postato il 3 Dicembre 2010 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

Internet sia un diritto Costituzionale (il libero WiFi resta un miraggio)

In occasione dell’ultimo voto di fiducia al Senato Berlusconi, illustrando i suoi cinque punti programmatici, ha annunciato, ancora una volta, l’inizio dei lavori per il ponte sullo Stretto e il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Questo annuncio, per ovvie ragioni, è stato accolto dalle risate ironiche dei senatori che hanno incarnato il sentimento profondo degli italiani davanti alle promesse di questo governo. Del resto l’elenco delle promesse non mantenute, dalla rivoluzione liberale al problema rifiuti a Napoli, è così lungo che ragionevolmente nessuno si azzarda a scommettere su un inaspettato slancio riformatore e innovatore di questo governo.

Eppure un piccolo barlume di speranza era stato dato lo scorso 5 novembre dal ministro Roberto Maroni che in una affollata conferenza stampa annunciò orgoglioso il WiFi libero dal primo gennaio 2011. Il Governo prospettava una celere rimozione delle complicate procedure previste dalle norme antiterrorismo introdotte dall’ex ministro Pisanu per monitorare e identificare gli accessi al Web, norme che a dire il vero si sono rivelate poco efficaci e che costituirono un vero ostacolo alla diffusione di internet senza fili in Italia. Una riforma piccola ma di immensa portata per gli effetti, che aveva fatto esultare gran parte della blogosfera italiana, anche se qualche (illuminato) commentatore aveva classificato la cosa come una non notizia o peggio una presa in giro.

Ad oggi bisogna registrare un nulla di fatto: il Governo non ha sin qui disposto nessun provvedimento per abrogare o sostituire  le norme del decreto Pisanu, e considerate le cattive acque in cui naviga l’esecutivo possiamo a ragione prevedere che dal primo gennaio non cambierà assolutamente nulla in Italia in tema di WiFi libero.

E’ sempre triste quando uomini politici e in particolare uomini di governo fanno delle promesse che poi non mantengono, e la delusione è ancora più grande se la promessa non mantenuta riguarda una materia che vede l’Italia clamorosamente in ritardo rispetto al resto del mondo. L’indolenza del Governo diventa ancor più evidente davanti al vasto consenso che raccoglie la proposta di Wired Italia e del prof. Stefano Rodotà di far diventare internet un diritto costituzionale integrando l’articolo 21.

Malgrado questo ampio consenso nel Paese sembra però prevalere nel governo e nella maggioranza una sorta di paura della libertà della rete ( e per il Popolo della libertà è il colmo…), ampiamente riscontrabile nelle reazioni alla vicenda Wikileaks e nelle dichiarazioni internetfobiche dell’on. Jannone e di Emilio Fede. E’ una paura giustificata quella del governo? Assolutamente no, un governo non  può avere paura della verità, della libertà e della democrazia e dunque non può avere paura della rete perché non può non comprenderla, come ha giustamente sottolineato l’on. Roberto Rao (Udc), come indispensabile strumento per una democrazia partecipata. E la democrazia in Italia non è facoltativa. Per fortuna.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

4 Commenti
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Orazio Puglisi
Orazio Puglisi
13 anni fa

Una cosa è il wifi libero,già di per sè criticabile,un’ altra è chiedere che internet venga inserito tra i diritti costituzionali.
Chi lo chiede,come credo di aver capito fa l’on.Rao,farebbe bene a leggere durante le vacanze natalizie Calamandrei.

gaspare
gaspare
13 anni fa

orazio, internet è uno strumento di diffusione del pensiero e come tale deve essere massimamente garantito e salvato dalla censura.
Nessuno di noi si sognerebbe di chiduere un gironale o di dire ad un gironale “devi pubblicare questo”… la stessa cosa deve essere fatta con internet.

Adriano Frinchi
Adriano Frinchi
13 anni fa

Si puo’ discutere su queste tematiche, essere d’accordo o meno. Ma intanto sarebbe bene rispettare le promesse o meglio ancora non promettere!

Orazio Puglisi
Orazio Puglisi
13 anni fa

@Gaspare.
Sono d’accordo con te al cento per cento.Ma ho troppo rispetto per la Costituzione per sostenere una scemenza del genere: ribadisco che leggere Calamandrei non farebbe male a nessuno,tanto meno a Rao.



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