Il “Fascioleghista” e il nuovo incubo politico contemporaneo
L’era del pagnottismo che ha creato orribili mostri
Sono oramai due giorni che, tutta la stampa nazionale su web, quotidiani e tv si occupa del “Sono Porci Questi Romani” pronunciato da Umberto Bossi. Un tipo di sfottò che gli stessi abitanti della capitale si auto-attribuiscono da sempre e che, in maniera difficilmente spiegabile se non con la tradizione italica di riuscire a creare caos intorno al nulla e deserto riguardo ciò che conta, detto dal Senatùr ha scatenato uno stuolo irrefrenabile di scandali più o meno ipocriti e di giustificazioni più o meno patetiche.
La stessa “bufera” (definizione che piace tanto a noi giornalisti italiani) non è però scoppiata durante le innumerevoli volte in cui Bossi ha pesantemente e pubblicamente offeso la bandiera e l’inno d’Italia. Un vero è proprio reato, quello del vilipendio ai simboli nazionali, contemplato tra l’altro anche dall’articolo 292 del Codice Penale (come modificato dalle Legge n. 85 del24 febbraio 2006).
Articolo che in tre commi recita testualmente
“Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato.
1. Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena è aumentata da euro 5.000 a euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.
2. Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni.
3. Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali”
Leggendo le disposizioni di legge, dunque, anche un cittadino italiano comune capirebbe che per Bossi sarebbe stata necessaria la galera. E invece? Invece no: il leader del Carroccio urla, inveisce, insulta e provoca. Poi al massimo, se esagera e non ha bevuto troppo, bofonchia qualche roca scusa stando attendo a non urlare troppo e tutto passa; tutto viene dimenticato e le violazioni recidive del codice penale vengono sorvolate clamorosamente.
Ciò che però lascia maggiormente allibiti, sconfortati ed anche spaventati è la totale sottomissione alla Lega Nord dimostrata da quei personaggi politici di spicco e da quei ministri che, almeno teoricamente, dovrebbero rappresentare i valori della cosiddetta destra italiana. Tuttavia, pur di non scontentare il presidente del Consiglio, i vari La Russa e Alemanno chinano il capo, tollerano e, probabilmente, se ne fregano di ciò che urlano quotidianamente i rappresentanti leghisti. In particolare La Russa, in un’intervista a Repubblica, ha regalato agli italiani il più squallido, vigliacco e lampante esempio di servilismo politico che questo paese possa ricordare.
Difendendo il Senatùr, infatti, il ministro ha di fatto giustificato ogni tipo di propaganda purchè, quest’ultima, non porti all’esecuzione di atti ostili e violenti. In poche parole, seguendo il discorso larussiano, da domani ogni cittadino può parlare da un pulpito contro neri, ebrei, musulmani, settentrionali, meridionali, filippini e via discorrendo ad un patto; anzi ad un doppio patto: che lo faccia per “unire i suoi” e che il suo comizio virulento non scateni reali “reazioni ostili” nei confronti della popolazione insultata. Un vero e proprio inno a saltare a piè pari le leggi ordinarie e costituzionali che vietano non solo le azioni ma anche i discorsi a sfondo razzista e xenofobo.
Altro punto sul quale si potrebbe discutere in maniera sicuramente più interessante riguarda proprio la biografia del Senatùr che, come ancora pochi sanno (soprattutto fra i suoi elettori), non ha lavorato fino all’età di 46 anni. Prima di diventare Senatore, infatti, il numero uno del Carroccio che fa del “vai a lavorare” e del “no all’assistenzialismo” due dei suoi slogan prediletti, è riuscito a campare solo grazie ai “contributi” ricevuti sia dalla ex-moglie (la quale ha confermato la richiesta quasi ossessiva di soldi che ricevava spessisimo) che dai genitori. Insomma: un mantenuto cronico e disoccupato altrettanto pervicace che è poi riuscito ad entrare in politica garantendosi una rendita vitalizia alle spalle dei contribuenti. Questo è il massimo rappresentante del Lega Nord che oggi viene difeso dai nuovi mostri delle politica italiana. Quei mostri che, come orridi ibridi nati dall’unione tra il compromesso e la vigliaccheria, oggi si possono agevolmente definire “fascioleghisti”.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Germano Milite, julieNews.it
SPQR?
Sono Porci Questi Romani… i meridionali incapaci, i lavoratori del nord sono bravi, quelli del sud no, le genti del nord sono gagliarde, quelle del sud smidollate e infingarde. Gli operai dei cantieri navali del nord sono eccellenti, quelli degli stessi cantieri del sud sono scadenti. I pensieri di Bossi sono una fabbrica d’odio che s’incunea nel tessuto fragile del paese per frantumarlo. Spezza la geografia ma anche la società tra chi sa stare a galla e chi invece getta la spugna, tra chi ha i dané e chi non li ha, anche se chi non li ha, e per questo s’arrangia, deve quasi sempre questa sua inelegante condizione a chi li ha. L’Africa, il Sudamerica, il sud dell’Italia: opportunamente piegati a forza lavoro senza diritti, garantiscono l’opulenza del Nord e insieme la sua supponenza che Bossi -occupato a trasmettere questa cultura di potere al figlio – ha battezzato Padania. Bossi, da Milanese – Indicazione Geografica Protetta, non mi piace, da italiano non mi piace e… non mi è mai piaciuto! Se Bossi non piace a Napolitano, il Senatur può infischiarsene allegramente e magari sparare una pernacchia o alzare un dito medio, com’è nel suo stile. Se non piace a Berlusconi, chissene: tanto il Cavaliere è così impaurito dalla Lega, destinata a succhiargli valanghe di voti alle prossime elezioni, che davanti a ogni insensatezza del leader Carroccio fa spallucce e tace, sennò l’alleato e competitor lo sbrana ancora più di quanto stia facendo. Se Bossi disgusta gli elettori romani, arichissene: tanto mica votano per il Carroccio? Se non piace ai centristi e ai moderati, non fa niente: tanto «Casini è uno stronzo» e lo sono tutti quelli uguali a lui. Se poi la sinistra è indignata e scandalizzatissima, fa parte del gioco: quelli sono solo dei «pirla», secondo il capo lumbard. Ma se Bossi non piace neppure ai milanesi come me, fossi in Bossi – e me ne guardo bene – comincerei a preoccuparmi.
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