postato il 28 Maggio 2012 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

I risultati ci sono, ora rimettiamoci in cammino

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Sono trascorsi diversi giorni dal ballottaggio delle amministrative delle scorse settimane, e il dibattito politico – surriscaldato sul momento dall’exploit di Grillo e del suo MS5 – sembra essersi “raffreddato”: questo ci permette delle riflessioni a mente più calma, partendo – come siamo soliti fare – dai numeri, dai dati.

Innanzitutto, in un quadro generale di difficoltà dei partiti maggiori e di avanzata di nuove forze politiche, il risultato dell’Udc non è affatto negativo: mentre, infatti, come spiega D’Alimonte oggi sul Sole, il Pdl perde ben 28 (ventotto!) punti percentuali e il Pd 16 (sui risultati del 2008), il nostro partito si conferma stabile al 6% (gli altri stanno più giù: Idv al 3,8%, Sel al 2,7%, la Lega addirittura al 2,4%). Il che, certo, non può essere considerato come un soddisfacente risultato finale, ma come una riprova della stabilità e validità del progetto che abbiamo messo in campo, sì. Nel dettaglio, il risultato al Nord – conquistato grazie alla sperimentazione di un nuovo tipo di aggregazione civica e centrista (senza Fli e Api, in molti casi) – è straordinario: in comuni come Alessandria, Buccinasco, Garbagnate Milanese, Belluno, Monza, abbiamo sfiorato o superato il 10% (novità assoluta, specie in un nord dove gli elettori orfani della Lega hanno ripiegato sul M5S). Senza contare che proprio al Nord, a Cuneo, abbiamo addirittura eletto un nostro sindaco (con una coalizione autonoma). Sulle stesse percentuali anche i risultati al Centro e al Sud, dove il nostro tradizionale radicamento è stato nuovamente premiato (in Sicilia abbiamo eletto, per esempio, diversi sindaci: e qui vi posso assicurare che, per esperienza personale, ripartivamo da un quadro completamente diverso da quello degli ultimi anni).

La (quasi?) scomparsa del Pdl, poi, apre nuovi e interessanti scenari: come abbiamo sostenuto più volte, rischia di sparire la rappresentanza politica che per tanto tempo ha detenuto la golden share del campo moderato, ma di certo non può essere scomparso quel blocco sociale, politico e culturale di “moderati” (per utilizzare un termine spaziale che però ormai significa poco) che è comunque maggioranza nel nostro Paese. Tocca a noi lavorare per rifondare questo campo e dare voce a milioni di elettori confusi e disorientati. Ecco perché la scelta di azzerare (e sciogliere) l’Udc ci ha premiati. C’è uno spazio da occupare e presidiare, da dove si può anche partire per andare conquistare nuovi territori. Per farlo, certo, servono programmi e idee chiare. Sulla base di questo dobbiamo poi andare a cercare i nostri voti, i voti che ci servono per vincere e governare (e fare, ça va sans dire, le riforme liberali e strutturali di cui questo Paese ha un maledetto bisogno). È ovvio, però, che noi da soli siamo insufficienti.

Dobbiamo cercare quindi compagni di strada coraggiosi e validi, senza doverli però trovare in esperienze consumate e superate: quello che ci serve non è altro personale politico da apparato; ci servono volti e storie freschi, ricchi di nuove energie. Non ci servono generali senza truppe, e neanche riedizioni aggiornate di coalizioni fallite. Né, tantomeno, possiamo accettare di unirci – in modo acritico – ai protagonisti di foto messi in crisi da nuovi e pericolosi concorrenti.



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