postato il 19 Settembre 2012 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

I finanziamenti pubblici ci sono, ma gli italiani non sanno usarli

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Se dico “Liberi Tutti” pensate al gioco del nascondino. Sbagliato. Se pensiamo che l’Italia è in crisi, diciamo “non ci sono investimenti pubblici”. Sbagliato. Cosa hanno in comune i due punti sopra riportati? Tutto. Perché “Liberi Tutti” è un progetto finanziato con soldi pubblici nel comune di Cortemilia (comune che ha finanziato anche il progetto definito “alla Rinsfusa”, nessun errore è proprio così) in provincia di Cuneo con lo scopo di “sviluppare politiche e servizi per l’anticipazione e gestione dei cambiamenti, promuovere la competitività e l’imprenditorialità”.

Ma non è finita qui. Il giornalista Marco Esposito, in un suo lungo articolo intitolato “Bici e orchestre, l’Italia dei Bonus” pubblicato sul mensile Linus, ci fornisce un interessante visuale sui progetti finanziati con fondi pubblici, dopo avere spulciato tutti i numeri, che sono ufficiali e resi pubblici dal ministro Barca sul sito: http://opencoesione.gov.it/.

E così ho saputo che la Scuola agraria del Parco di Monza ha ottenuto fondi per il verde pensile.

Siete stupiti?

Non stupitevi, perché Esposito ci informa con puntualità che: un paesello in provincia di Genova, chiamato Rondandina, che ha 78 abitanti, ha procurato 90.000 euro per abitante tramite finanziamenti pubblici spesi quasi tutti per la ristrutturazione della villa Sauli Podestà del Parco del Basilico. Siete stupiti? Coraggio, ora si ride. Come possiamo prendere la notizia che le tecniche di tatuaggio artistico sono state finanziate con fondi pubblici? Sono costate 1483 euro alla UE, 1953 euro allo stato italiano e 498 euro al Friuli Venezia Giulia. Io ho appreso questa notizia con una risata.

In provincia di Verona, nel comune di Dolcè hanno costruito una pista ciclabile per collegare i percorsi ciclabili già esistenti tra Dolcè e Avio. Costo del progetto? Uno sproposito, più di un milione di euro, suddivisi così: 622.000 euro di soldi UE, 650.000 euro di soldi dello stato e 80.000 euro di soldi della regione veneta

La motivazione? Qui siamo al Nobel della fantasia: “aumento della collaborazione, della condivisione e della cooperazione tra gli enti locali al fine di armonizzare le aspettative di sviluppo e di eliminare i fenomeni di disgregazione sociale”.

Tutto questo per dire “facciamo una pista ciclabile”.

L’obiezione è: ma i lavori non sono stati appaltati con una gara? Certo. Il punto, però, è che questi progetti che impatto hanno sul PIL? Nullo.

Che impatto ha un progetto sui tatuaggi artistici? Cosa produrrà in seguito questo progetto?

Un progetto, per impattare sull’economia, deve dare vita ad una attività che perduri autonomamente nel tempo; il finanziamento pubblico deve agevolare o fungere da avvio, ma poi ci uvole un progetto che vada avanti da solo: una start up; una azienda, una strada che agevoli il commercio.

Inoltre, molti di questi progetti hanno un importo talmente basso che sfuggono ai controlli della Corte dei Conti e così abbiamo “lo studio personale in funzione dell’esecusione orchestrale”, che è costato 4.839 di fondi ue, più 8070 di fondi nazionali, più 80 euro della regione liguria e 3000 euro di un soggetto privato. Totale 16.000 euro, dati per un progetto iniziato il 27 dicembre 2011 e finito il 31 dicembre 2011, ovvero 4 giorni, per 16.000 euro.

E a Caino, in provincia di brescia, hanno finanziato con 9675 euro il “tirocinio di un individuo”. Che tirocinio era? Chi lo ha fatto? E dopo è stato assunto? Non si sa. Intanto a Bologna hanno creato un progetto (30 milioni dei quali 11 della UE e 19 dello stato), per erogare assegni formativi e nell’operoso Trentino gli assegni formativi sono erogati per “lavori di abbellimento” a Storo e Briolo. Tutti questi progetti sono stati finanziati con i fondi UE stanziati per il periodo che va dal 2007 al 2013. Siamo quasi alla fine di questo periodo, e io vorrei sapere, quante attività produttive che hanno un impatto sull’economia sono state finanziate e quanti sono i progetti inutili. Il totale dei progetti finanziati è astronomico: 467.257 progetti, di cui 339.167 sono tutti nel Nord Italia. Il bello è che questi fondi dovevano servire per le politiche europee di coesione e dovevano riguardare soprattutto il Sud e le aree svantaggiate dell’Italia. Invece, contrariamente a quello che hano affermato i leghisti per anni, chi se ne è avvantaggiato e se ne avvantaggia è prorpio il nord che mette in campo progetti “ridicoli”. La Lombardia è la regione con il maggior umero di progetti finanziati. Voi pensate all’operosità lombarda, vero? Sbagliato. Perch+è tra il 2007 e il 2013, la Lombardia ha messo in campo 194.420 progetti per un importo medio di meno di 5000 euro. Quale attività produttiva fai con 5000 euro? Allora ammettiamolo. I fondi ci sono, ma noi italiani siamo malati di assistenzialismo, preferiamo chiedere pochi soldi per un progettino con una motivazione ridicola, prendere poche migliaia di euro sapendo che non avremo controlli, visto l’importo e stop. Non pensiamo a chiedere magari più soldi per realizzare progetti che creino davvero economia e lavoro.

Di contro, esiste anche una realtà di italiani che scelgono di impegnarsi: a Mussomeli, paesino quasi al centro della Sicilia, sono fiorite moltissime attività produttive come aziende produttrici di pannelli fotovoltaici e di energie verdi; a Brolo sono sorte molte piccole realtà dell’agroalimentare; Napoli finanzia per metà con i propri fondi, la metropolitana di prossima costruzione (importo totale 1,4 miliardi di euro) e solo in minima parte con fondi UE e statali.

E altri esempi troviamo anche nel Nord Italia e nel centro. Questo per dire che forse la realtà italiana è più complessa di quello che certi slogan semplicistici vorrebbero farci credere, e che, se vogliamo uscire dalla crisi, la prima cosa da fare è che noi italiani ci impegniamo per primi, senza aspettare interventi dall’alto o scorciatoie.

9 Commenti
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freeskipper
11 anni fa

E adesso voltiamo pagina!
Scandali, ruberie, impicci e imbrogli fino alla nausea, fino a non poterne più! Basta! Sono tutti uguali, mandiamoli a casa! E non è qualunquismo! Destra, sinistra e centro. E’ un continuo susseguirsi di scandali! Dal nord al sud fino ai rumors capitolini del Laziogate, ormai nel Belpaese le furfanterie sembrano la regola nazionale, dall’infame serie del “così fan tutti”! E non è populismo! Vicende squallide, a dir poco imbarazzanti. Ma non per “loro”, che degli scandali se ne fregano e continuano a fare man bassa dei denari pubblici, ad accumulare privilegi e a scalare la carriera politica e sociale a colpi di tangenti, corruttele e ruberie varie. La politica “ostriche&champagne” rigorosamente a spese del contribuente si è mangiata ormai tutto e a questo punto non le resta che mangiare se stessa! E’ la malapolitica che si autofagocita! E’ la fine di una classe dirigente ormai arrivata al capolinea, ma che non vuole scendere! Ma bisogna farli scendere! E questo compito spetta costituzionalmente agli elettori. Lo strappo fra Palazzo e Paese, la frattura fra politica e cittadini è ormai insanabile! La “casta” non ha saputo, né voluto autoriformarsi, né tantomeno fare pulizia in casa propria! “Loro” a forza di scandali sono diventati impermeabili alla “vergogna”! Il rischio è che anche la gente per bene diventi “indifferente” allo schifo, al disgusto, alla nausea e alle immondizie tirategli addosso per decenni da questa classe dirigente che ha sommerso di spazzatura tutte le cose belle di cui gli italiani dispongono e sono capaci, trasformando il Belpaese in una “discarica” a cielo aperto, nella fogna dell’affarismo selvaggio e spregiudicato! Pretendere il ricambio di questa classe dirigente non è un qualsiasi “grillo populista” che salta per la testa della gente da un giorno all’altro, ma un diritto sacrosanto. La politica nel bene anche se fino ad oggi lo è stata soprattutto nel male, è e sarà sempre e comunque la nostra vita. E per tentare di restare vivi bisogna restituire alla politica la dignità, la nobiltà, l’autorità ed il rispetto perduto. La politica è un “cosa seria”. Fare politica è una “cosa alta”, resa infima e bassa da “loro” che la hanno calpestata e asservita al proprio tornaconto personale, smarrendo il senso delle istituzioni e dello Stato, perdendo di vista ogni regola etica, morale e giuridica, avvilendo il senso civico, perdendo il rispetto per “loro” stessi, per i “loro” elettori e per la cosa pubblica! Per far risorgere la politica ai livelli che le competono è rimasto un solo modo: cambiare le persone che la fanno!

basta!!
basta!!
11 anni fa

Dice il nostro premier che si vede la luce dietro l’angolo!!. Insomma a forza di tasse e tagli, di stato di polizia, di cancellazione di diritti acquisiti e di dignità (esclusa solo la casta dei politici e dei boiardi di stato), ancora una ventina di anni di recessione con disoccupazione in aumento, generazioni bruciate, economia compromessa anche per quel poco di sano che c’era, ma poi dal 2030 in avanti … potremo sperare in una lenta ripresa del PIL … Forse avrei dovuto scrivere potranno……. AVANTI COSì ……..

NON.SE.NE.PUO'.PIU'
NON.SE.NE.PUO'.PIU'
11 anni fa

Vergognoso, schifoso, faccia da maiale, pezzo di m…. nullafacente !!! Si pagava più di 1000 E. al giorno netti per pasteggiare a ostriche e champagne alla facia dei contribuenti onesti.
Io dopo 39 anni di libera professione, svolta nel modo intellettualmente più onesto possibile, senza dipendenti,tra difficoltà infinite per sopravvivere nel mondo del lavoro, pagando sempre le tasse anche oltre il dovuto, prendo 700 e. al mese di pensione !!!!!!!!!!!!
Andavetene tuti a casa e molto in fretta ………………

citoyenne
citoyenne
11 anni fa

Buongiorno, dott. Pezzati

Lei sostiene: “I finanziamenti pubblici ci sono, ma gli italiani non sanno usarli”.
Facile che lei abbia ragione, ma il fatto è che non viene mai spiegato ai cittadini, quelli più che digiuni nella materia di cui si parla e magari con qualche idea in testa, come si accede ai finanziamenti pubblici.
Mi rendo conto che ci vuole un progetto, ma il progetto da chi deve partire? Dal singolo cittadino, da un gruppo di cittadini, dall’amministrazione comunale, dalla regione?
Non solo, ma da chi dovrebbe essere approvato? Dall’UE, dallo stato italiano, dalle regioni, dai comuni?
Non solo, ma quale cifra sarebbe disponibile per il finanziamento del progetto? (una cosa è la famosa pista ciclabile con i costi da lei descritti, altra cosa è il progetto per impiantare una fabbrica di … giocattoli, per usare un paradosso!)
Non solo, esiste una modulistica sulla quale mettere, nero su bianco, gli estremi dell’eventuale progetto?
Forse, a corredo del suo illuminante articolo, sarebbe stato il caso di aggiungere la legge a cui si fa riferimento, con i dovuti chiarimenti, considerato che le leggi troppo spesso sono sistematicamente scritte in forme molto scure, appunto perchè il cittadino comune non possa capirle; magari corredandolo, sempre il suo articolo, anche sugli uffici a cui rivolgersi e avendo cura di avere sperimentato, a monte, che in questi uffici ci siano persone preparate per dare le dovute delucidazioni.
Queste ed altre notizie sarebbero state provvidenziali.
Una citoyenne

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@ citoyenne: e perchè non scrivere direttamente io il progetto e pubblicarlo?
Basta leggere un bando per sapere le risposte (pubblicizzati anche sui comuni quotidinai, per altro, per avere le informazioni che lei chiede.
Nei bandi lei trova: a chi è rivolto, cosa ci vuole per avere le giuste informazioni, chi lo approva, gli importi, e a chi rivolgersi per avere spiegazioni.
Senza offesa, ma questi bandi hanno durata pluriennale, c’è tutto il tempo per leggerli e informarsi. Se una persona non è in grado di fare questo, mi scusi, ma allora parliamo di un minus habens e in quel caso ci vuole l’assistenza sociale. I progetti approvati (circa 470.000) sono stati presentati da persone, come lei e me. Erano tutti laureati in giurispudenza o in economia?

Per inciso: gli importi per a pista ciclabile, sono più che sufficienti per aprire una piccola fabrichetta, o una piccola azienda che produca tessile (o altro), o una officina artigianale. certo se pensiamo ai grandi stabilimenti dove si producono migliaia di auto o migliaia di computer come alla ST di Catania, non sono sufficienti, ma per altre produzioni, sono più che sufficienti.

Serena Rossi
Serena Rossi
11 anni fa

caro salvatore, ma dove vivi? ti aspetti una risposta? ma non hai capito come ragionano i politici? ti tengono sospeso all’infinito. se volevano fare qualcosa, in quattro anni la facevano. Prima promettono e poi fingono di essere impegnati
pensa a L’aquila, se ne parla più? dove sono le case che dovevano fare?
e per l’emilia dopo il sisma? però i soldi per la legge mancia li hanno trovati subito.
Quindi se volevano davvero dare un rimborso maggiore lo facevano, invece prima ti promettono, così dai il voto, poi ti diranno che solleciteranno e tante parole..ma i fatti? I fatti dicono che manco rispondono.

salvatore
salvatore
11 anni fa

… cara serena, come mai rispondi qui e non in “alitalia, la voce dei rispermaitori” …? … e come mai la redazione non chiude quel tema così bene aperto a suo tempo da gaspare compagno …? …

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@salvatore: perchè il mio articolo, da te citato, è in fondo ai motori di ricerca di google. l’indicizzazione degli argomenti fa salire in vetta gli articoli con i commenti più recenti.
quindi se digiti “alitalia casini” (per fare un esempio) il primo articolo che salta fuori è questo perchè ha i commenti più recenti (e perchè ha avuto circa 1950 visite in più).

@ serena rossi: scusa, ma se qui parli di L’Aquila vai un pochino fuori tema, perchè nel caso delle promesse non mantenute per l’aquila, devi rivolgerti al berLOSCO.

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@ serena rossi: detto quanto sopra, devo dire ceh hai centrato il problema.



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