Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

10 eventi per ricordare il 2011. E voi come lo ricordate?

postato il 31 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

14 gennaio: A seguito dell’aumento dei prezzi del pane e dei generi alimentari la protesta in Tunisia porta alle dimissioni di Ben Alì. Le proteste, che si riveleranno essere molto di più di una protesta per il pane, contageranno tutto il Nordafrica.

11 marzo: Un terremoto di magnitudo 9 Richter , tra i dieci più forti della storia della sismografia, colpisce il Giappone. Il terremoto e le onde anomale conseguenti causano 11.000 morti accertati e oltre 17.000 dispersi. A causa del maremoto, segue un incidente alla centrale nucleare di Fukushima che provoca la fuoriuscita di materiale radioattivo

17 marzo: è il 150° anniversario dell’Unità d’Italia

1 maggio: Papa Giovanni Paolo II è proclamato Beato.

2 maggio: Bin Laden è ucciso in Pakistan dai Navy Seal

16 agosto: Si apre a Madrid la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù

24 settembre: I laboratori nazionale del Gran Sasso in collaborazione con il Cern di Ginevra diffondono al mondo la scoperta dei neutrini più veloci della luce.

3 novembre Ricercatori francesi riescono ad invertire il processo di invecchiamento cellulare ottenendo da cellule di ultra novantenni cellule staminali.

16 novembre 2011 Nasce il governo Monti. Il neo-presidente del consiglio e i suoi ministri giurano fedeltà sulla Costituzione davanti al Presidente della Repubblica.

17 dicembre Il cinquantanovenne imprenditore edile di Vigonza Giovanni Schiavon  si toglie la vita con un colpo di pistola dopo aver denunciato in una lettera appello  il dramma della piccola imprenditoria strozzata dalla pubblica amministrazione e l’impossibilità di riscuotere  dallo stato 250.000 crediti di lavoro per pagare i suoi operai.

E voi come lo ricordate?

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Se questa è una “democrazia sospesa”…

postato il 27 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Edoardo Marangoni

“Governo tecnico”, periodo di “democrazia sospesa”: sono queste 2 locuzioni che paiono essere ultimamente molto gradite a giornalisti, studiosi, ascoltatori di tg e lettori di giornali.
Sembrano queste le 2 “formule magiche” con cui rapidamente e, dico io, semplicisticamente definire in un lampo e precisamente come e dove collocare il Governo Monti.
Che si tratti di un unicum quanto alla nostra esperienza costituzionale è cosa non certo sicura. Altri sono stati, chiamiamoli così, gli “esperimenti presidenziali” tentati e andati a buon fine, basti ricordare Spadolini, Ciampi e Dini.
Ma ciò che più mi preme di esprimere non è tanto cosa sia il Governo Monti –questo credo spetti ad autorevole Dottrina-, quanto manifestare un pizzico di fastidio per chi usa espressioni che con il Diritto Costituzionale e la nostra Costituzione sono in contraddizione.
Se è vero come è vero, che un Governo per essere tale deve avere la fiducia del Parlamento (Art.94 Cotituzione), che è espressione diretta della volontà popolare(artt.56 e 57Costituzione), allora, visti proprio i numeri straordinari della Fiducia ottenuta il 17 e il 18 novembre scorso, mi sento di poter dire con serenità e fermezza ad un tempo che il Governo Monti è un Governo “Politico” (se mai quest’espressione vuol dire qualcosa, costituzionalmente parlando).
Va concesso a chi sostiene la tesi del “governo tecnico” che tutti i Ministri, Presidente del Consiglio incluso, siano uomini esperti e competenti in una certa materia, senza previa esperienza politico-partitica parlamentare. (Il caso del Ministro Giarda mi pare marginale e per così dire “border-line”).
Non mi pare però nemmeno che siano uomini che han vissuto fino a metà novembre rinchiusi nelle loro “torri d’avorio”, ma ben radicati nel tessuto sociale, economico e politico in senso lato del nostro Paese.
Ma credo che, tutto sommato, anche qui la disputa, benché per me appassionante, lasci un poco il tempo che trova.
Il vero punto, il nodo centrale, a mio avviso, è l’uso dispregiativo (come altro valutarlo?!) dell’espressione “democrazia sospesa”.
Se ne parla come se vi fosse stata un’imposizione dall’alto, extra-ordinem, fuori e contro le garanzie costituzionali, quasi perfino di tipo sovversivo, non solo della democrazia, ma proprio del nostro Stato.
Vorrei tranquillizzare tutti gli animi inquieti: non è così.
E’ nelle piene facoltà del Presidente della Repubblica nominare Primo Ministro “qualsiasi” persona goda della sua fiducia…e del Parlamento! Questo punto è importante, e già ne abbiamo accennato.
E’ certo vero che Monti (e la sua compagine ministeriale) non hanno ricevuto alcun mandato elettorale. Ma a quello scopo esiste il Parlamento. E’ il Parlamento il responsabile presso i cittadini, presso gli elettori delle sorti della Legislatura. Il Popolo elegge il Parlamento, non il Governo.
Ma provo ora ad elevarmi un poco, a “viaggiare” tra i ricordi di tutti noi attraverso i secoli, tentando di rimembrare quel che diceva con intuito geniale Montesquieu.
Ricordiamo tutti la formula dei “3 poteri”: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario. Ben separati, al punto da permettere all’uno di vigilare sugli altri vicendevolmente.
Fermiamoci un attimo e proviamo a scordarci di quel che tv e giornali ripetono insistentemente.
Abbiamo noi in Italia una Magistratura indipendente dagli altri 2 poteri? Sì. Taluni poi dicono anche troppo, quindi ad adiuvandum in questo caso.
L’attuale Parlamento è stato eletto direttamente e liberamente dal popolo sovrano? Sì, nel 2008.
E il Governo, l’Esecutivo, non è forse avulso da ogni logica giudiziaria e politica-partitica-parlamentare? Sì, certamente, tutti lo dicono ed anzi evidenziano. Ha forse questo Governo dei legami più o meno diretti con la Magistratura e/o il Parlamento? No, per bacco! Il Governo Monti non è espressione né della Magistratura né tantomeno ha in sé esponenti Parlamentari!…
Oh, perdindirindina! Vorremo mica dire che con il Governo Monti vediamo oggi realizzata compiutamente in Italia la dottrina dei 3 poteri di Montesquieu?! Direi proprio di sì!
Ecco perché, di fronte all’espressione “democrazia sospesa” io proprio non resisto dall’alzarmi in piedi e dire la mia.
Potrà non piacere questa realizzazione, potrà non essere apprezzata la compagine governativa, si potrà dubitare sull’efficacia del suo lavoro, ma di certo non si può affermare –se un minimo periti ed onesti intellettualmente- che oggi la situazione politica determini una “sospensione della democrazia”.
Al contrario, oggi abbiamo nel nostro Paese quello che per Montesquieu era un sogno, un’utopia verso cui tendere idealmente.
Ma di questo non ringraziamo questo o quell’altro o noi stessi, ringraziamo il solo vero ingegnere costituzionale, anagraficamente vecchio ma ancora il più frizzante d’ingegno, artefice del miracolo politico: il Presidente della Repubblica.
Credo che noi Giovani, nonostante la confusione politica, costituzionale, sociale ed economica in cui siamo immersi, pieni di speranze ed entusiasmo e altrettanto stufi di questa classe politica incapace di risultati efficace e produttivi nel lungo periodo, dobbiamo sempre ricordarci che per essere dei buoni allievi dobbiamo saper sceglierci dei buoni maestri.

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Carceri, uscire dal Male.

postato il 21 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

“Perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, dev’essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata a’ delitti, dettata dalle leggi” (Cesare Beccaria, Dei delitti e delle Pene)


Oggi abbiamo la fortuna di vivere in un’epoca in cui la maggior parte degli stati democratici rifiuta la pena capitale e la tortura, infame crogiuolo della verità, eppure se il marchese di Beccaria potesse volgere il suo sguardo illuminato dall’alto dei suoi tre secoli, non sarebbe ancora soddisfatto. Nelle carceri italiane sono oltre 88.000 i detenuti a fronte di una capienza massima di circa 43.000 persone e le pene alternative concesse oggi sono solo un terzo di quelle concesse cinque anni fa. Ma al di là dei numeri spesso siamo noi stessi a voler dimenticare una verità che può sembrarci scomoda: il carcere prima di essere un luogo di punizione è, o meglio dovrebbe essere, un luogo di riabilitazione. Pensate che la parola più antica che si avvicina a questo concetto è l’aramaico carcar che significa “calare”. Ne troviamo, infatti, già menzione nella Bibbia, libro della Genesi, quando Giuseppe, figlio di Giacobbe, “arrestato” dai fratelli, fu calato in una cisterna in attesa di essere venduto schiavo al ministro del faraone. E’ verosimile pensare da un punto di vista storico e antropologico che i primi carceri siano sorti proprio con l’inizio della città e quindi della storia umana con la funzione di allontanare dalla vita sociale individui che nuocevano e portavano danno alla comunità per rieducarli alla vita civile. Ma a volte questa verità ci sfugge, forse abbiamo bisogno di vedere proiettati mostri, reali o fittizi che siano, e con passione desideriamo vederli soffrire ed essere puniti quando il diritto non ha fatto ancora il suo corso e la cronaca nera diventa trash degna di ascolti da capogiro. A volte anche noi preferiamo unirci al coro degli abitanti di Colono che gridano a Edipo che per lui può esistere solo “l’esilio o la morte”. Questi atteggiamenti ci allontanano dalla Giustizia. No, Beccaria non sarebbe proprio contento di vedere la giustizia italiana moderna, troppo spesso incapace di garantire la regolarità di un processo e la garanzia di una pena, e di vedere l’istituzione carceraria priva in questo stato della sua funzione educatrice e costruttrice ridotta a una topaia in cui ammassare uomini che privati della loro libertà perdono totalmente anche la loro umanità. Quali soluzione allora? Costruire nuove carceri? Non ci sono soldi. Una nuovo indulto? Assolutamente no. L’indulto del governo Prodi è stato una vera debacle, in meno di due anni siamo tornati al punto di inizio, tutto esaurito. La società non è stata in grado di rieducare e riassorbire molti detenuti che sono stati costretti dalla loro indigenza a perdurare sulla loro strada di rovina e delinquenza. E’ indubbiamente un positivo punto d’inizio il pacchetto di misure del ministro della Giustizia Paola Severino approvato dal Consiglio dei Ministri: scontare ai domiciliari gli ultimi 18 mesi di pena ed evitare la reclusione breve di chi deve essere processato per direttissima, ricorrendo all’uso di camere di sicurezza nei commissariati. Sono misure giuste ma non risolvono il problema.

Nel 2009 al Meeting di Rimini ho assistito a uno spettacolo umano straordinario. L’incontro di alcuni detenuti del carcere di Padova all’interno della mostra “Libertà va cercando ch’è sì cara” ha lasciato un segno indelebile che ha commosso migliaia persone. Come la storia di Maurizio, padre di famiglia italiano, che prepara di giorno in uno stand soufflé al limone e dolci al cioccolato per tornare di notte dietro alle sbarre. Ha incontrato in carcere una cooperativa, il consorzio Rebus, che gli ha insegnato il mestiere di pasticciere, e un sacerdote, don Eugenio Nembrini, che lo ha invitato a non smarrire le tracce della propria umanità e a cogliere l’aspetto coercitivo e punitivo del carcere come una sfida personale, ad aprirsi all’infinito e a farsi aiutare dalla società a ri-entrare nella propria umanità. Perché senza un percorso di ri-educazione, senza questo spicchio aperto all’infinito, non può esserci l’uscita interiore da un male, dal Male, il superamento di quella sottile linea che come dice Solzenitsy attraversa il cuore dell’uomo.

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40 anni di amore senza frontiere

postato il 21 Dicembre 2011

Sono passati 40 anni da quel 21 dicembre 1971, quando un gruppo di medici reduci dalla tragedia del Biafra (Nigeria) e un gruppo di giornalisti decisero di fondare Medici senza Frontiere, un’organizzazione umanitaria che  facesse dell’azione medica e della testimonianza i due pilastri della propria identità. Medici senza Frontiere può essere considerata un’organizzazione pionieristica nel campo della carità perché ha sempre testimoniato, facendosene dunque portatrice, principio fondamentale che tutte le vittime di un disastro, sia naturale sia di origini umane, hanno diritto a un’assistenza professionale, fornita con le maggiori celerità ed efficienza possibili. Ed è quel “tutte le vittime” che traduce alla perfezione e praticamente il “senza frontiere” dell’organizzazione: i Medici Senza Frontiere prestano infatti la loro opera di soccorso alle popolazioni povere, alle vittime delle catastrofi di origine naturale o umana, alle vittime della guerra, senza discriminazione alcuna, sia essa razziale, religiosa, filosofica o politica. A MSF va anche il merito di aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica anche le catastrofi umanitarie più lontane e dimenticate con una sincera consapevolezza delle cause e di aver operato in contesti di guerra per mediare tra le parti opposte. Ma probabilmente il merito più grande di MSF è quello di aver testimoniato, con il soccorso coraggioso e disponibile fino al sacrificio, il rispetto per la dignità della persona, il valore di ogni singola vita umana e la speranza della pace e della riconciliazione. Non basterebbero altri 40 anni per ringraziare MSF per la sua opera umanitaria e per ricordarci che questa nostra umanità è capace di slanci d’amore straordinari, veramente “senza frontiere”.

Adriano Frinchi

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La differenza tra dittatura e democrazia

postato il 20 Dicembre 2011

 

 

 

 

 

di Adriano Frinchi

È morto il presidente della Corea del Nord, Kim Jong-Il. Kim aveva 69 anni e governava con pugno di ferro dal 1994. L’annuncio della dipartita del dittatore nordcoreano è stata data così dalla televisione di stato:

The YouTube ID of 7zT8lKweG00&feature=youtu.be is invalid.

La notizia della morte del “caro leader” ha gettato nello sconforto e nella disperazione i nordcoreani, secondo quanto documenta sempre la televisione di stato, che si sono cimentati in un incredibile pianto di massa:

The YouTube ID of ccsNr9UJeVY&feature=youtu.be is invalid.

I video del pianto di massa nordcoreano ha impressionato, e in alcuni casi suscitato l’ilarità, dei mass media occidentali che però dimenticano che in tempi non così remoti in Europa accadde qualcosa d’identico; penso ai funerali di Stalin in Russia o a quelli del dittatore albanese Enver Hoxha. Scene molto simili, se non uguali a quelle di Pyongyang.

Oggi quando cade un governo non amato cade ci sono scene ben differenti:

The YouTube ID of fN_A38k_o24&feature=youtu.be is invalid.

Queste immagini non sono proprio il massimo della maturità politica però, confrontate al pianto di massa per il dittatore comunista, ci  ricordano che abbiamo la fortuna di vivere in un paese democratico dove non si piange o si gioisce per decreto.

 

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Un governo che parla il linguaggio della verità

postato il 14 Dicembre 2011

Mario Monti presentando la manovra in commissione ha detto qualcosa di assolutamente banale e scontato ma di tremendamente vero: il governo dei professori deve parlare il linguaggio della verità. E’ un’affermazione quella di Monti che implica necessariamente, in una sorta di sillogismo implacabile, il fatto che i governi precedenti e  in generale la politica tutta non sono stati sinceri, non hanno detto la verità. E qual era la verità da dire a questo Paese? Era la verità dura ma necessaria delle riforme, dei provvedimenti urgenti più volte rinviati, era la verità di un sistema bipolare “ad alta concentrazione di conflitto”, o “muscolare” come lo definì a suo tempo Casini, incapace di governare l’Italia. Oggi, e fa una certa impressione dirlo, abbiamo un governo che parla il linguaggio della verità che dice a chiare lettere che è finita la ricreazione, che non è più tempo di prendere in giro se stessi e il Paese. Il governo dei tecnici non è una sospensione della politica, ma è un rimedio all’incapacità del sistema politico messo sotto accusa da quel “perché non le avete fatte voi queste cose?” di Mario Monti; può anche diventare, se le forze politiche continuano in questo slancio coraggioso, l’occasione per il rilancio della politica, una politica in cui, secondo l’auspicio di Monti, “gli eletti sappiano guardare abbastanza lontano per fare le cose che servono al futuro del Paese”. Questa rifondazione della politica può cominciare da subito: approfittando della “pax montiana” è possibile, se non doveroso, discutere della riforma della legge elettorale, che non è altro che un modo per ricostruire il rapporto perduto tra cittadini e politica, dove quest’ultima, come ha sottolineato Monti, è fatta da eletti e non da nominati.

Adriano Frinchi

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Dare il buon esempio

postato il 12 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Mettiamo subito in chiaro alcune cose: tagliare gli stipendi dei parlamentari non é la panacea di tutti mali. Dire che la crescita riprenderà dopo questi tagli é assolutamente demagogico.
Detto questo, il punto é un altro: non si può chiedere agli altri, siano essi operai, dipendenti pubblici, lavoratori e imprenditori, di fare sacrifici su sacrifici senza pensare prima a se stessi.
Quella varata da Monti é una manovra impegnativa che toccherà le pensioni e reintrodurrà l’ICI, ma é necessaria. E’ necessaria per uscire fuori dalle difficoltà causate da anni di malgoverno, dalle conseguenze di questo bipolarismo malato e dagli ultimi anni caratterizzati dalla contrapposizione netta tra le due fazioni, tra “berlusconiani” e “antiberlusconiani”. La manovra serve; questa manovra serve.
Tuttavia, c’é un dato di fatto: un personal trainer grasso non può chiedere ad una persona ridotta già pelle e ossa di continuare a correre sul tapis roulant, o prima o poi il meccanismo si incepperà e la palestra sarà destinata ad un misero fallimento. Ora immaginiamo che i parlamentari siano tanti personal trainer, a cui si chiede di fare una dieta, di ridurre i carboidrati per dare l’esempio, per recuperare un po’ di credibilità agli occhi dei suoi allievi: non sarà la soluzione al problema dell’obesità, ma i soci della palestra ricominceranno a correre sul tapis roulant con più spirito.
Per questo non si può tornare indietro, né i parlamentari possono opporsi a questa scelta, né tanto meno cadere in stupidi vittimismi. E se qualcuno tra loro si chiederà il perché di tagli proprio alla propria categoria di appartenenza, qualcuno potrà consolarli dicendo che questa domanda se la pongono da anni piccoli e medi imprenditori, e non sono ancora riusciti a trovarvi una risposta.

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A futura memoria (se la memoria ha un futuro)

postato il 3 Dicembre 2011

Prima di iniziare a leggere vi prego di guardare attentamente la foto a fianco e di considerare come degli imbecilli hanno ridotto Oscar Giannino che era stato invitato a parlare ad una conferenza alla facoltà di Scienze politiche di Milano. Detto questo mi appresto a scrivere un post molto banale, ma anche molto umiliante per una persona che crede di essere in un Paese civile e democratico: sono convinto che impedire ad un giornalista di parlare in una università e lanciargli contro uova e pomodori non è solo antidemocratico e incivile ma è da cretini.  Sono gli stessi cretini che hanno lanciato un bengala contro Bonanni e che hanno sputato in faccia a Marco Pannela, gente che si comporta come se gli anni settanta non fossero mai finiti, o per dirla con Francesco Costa “sedicenti rivoluzionari di sinistra, minorenni, di mezza età e più stagionati che si considerano in missione per il bene del pianeta”. Sono un po’ stanco di questa gentaglia che non ho ben capito perché bivacca nelle nostre università, ma sono anche infastidito da chi minimizza queste cose. Scrivo queste cose a futura memoria, sempre che, come diceva Sciascia, la memoria abbia futuro.

Adriano Frinchi

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Toscana, 225 anni senza pena di morte

postato il 30 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Lorenzo Mazzei

Era un giorno come tanti nel Granducato di Toscana ma in pochi ebbero la consapevolezza che quel 30 novembre del 1786 sarebbe passato alla storia. Quel giorno  il Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo di Lorena, in carica dal 1756, emanò la Riforma Penale,  con questa riforma, che diventerà monumento e gloria del Granduca, la Toscana diventò il primo stato al mondo in cui veniva abolita completamente la pena di morte, uno degli atti più vigliacchi del genere umano, usato da ogni stato dell’epoca e che Pietro Leopoldo definì una pratica “conveniente solo ai popoli barbari“. Con l’abolizione della pena di morte veniva anche abolita la tortura e la mutilazione delle membra.

Questa legge, in parte ispirata al Codice Giuseppino, prese spunto soprattutto dalle concezioni filosofiche dell’Illuminismo ed in particolare alla più famosa opera dell’Illuminismo Italiano “Dei delitti e delle pene” scritto da Cesare Beccaria e pubblicata, per la prima volta sempre in Toscana, a Livorno, nel 1764.

Grazie a questa legge il Granduca comandò la “demolizione delle Forche ovunque si trovino” ed ogni strumento di tortura che vennero poi bruciate, in maniera molto spettacolare per segnare la nascita di una nuova epoca e di una nuova concezione.

Dall’anno 2000  la regione Toscana celebra in questo giorno  la Festa della Regione Toscana, in omaggio a tutti coloro che si riconoscono nei valori della pace, della giustizia e della libertà nella speranza che nel più breve tempo possibile la pena di morte sia abolita in ogni angolo della terra.

Grazie Toscana.

 

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