Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

Brindisi, l’orrore e lo sgomento.

postato il 19 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Ci sono momenti in cui le uniche sensazioni possono essere l’orrore e lo sgomento. Il disgusto per un male così grande, un attentato a una scuola in cui tanti giovani cercano di formare la propria mente e il proprio futuro. L’istituto professionale Falcone di Brindisi in cui Melissa, una ragazza sedicenne, ha perso la propria vita. Orrore e sgomento.

Mi piace pensare che l’uomo sia nato essenzialmente per il Bene. Me lo dice la medicina quando penso all’esistenza dei neuroni specchio della nostra empatia e a quel senso morale che pare essere scritto nella nostra corteccia prefrontale, quelle leggi “non scritte ma inalterabili ed eterne, valori assoluti” (Antigone).

Mi piace pensare che l’etica sia una cosa innata, scritta già nei nostri geni. Ma non dobbiamo dimenticare che la radice della nostra etica è qualcosa di male, di distorto. L’evoluzionismo ci parla di un progetto di selezione naturale in cui il più adatto avanza e il più debole e meno adatto soccombe in una lotta eterna e terribile. Anche la religione ci ricorda un peccato originale e il sangue versato di Abele dal proprio fratello Caino.

Ci sono momenti in cui gli uomini diventano dei mostri, non bestie (poverine) ma dei veri e propri mostri. In ognuno di noi c’è un lato oscuro, c’è un piccolo angolino nel nostro cuore in cui alberga la macchia del male, ma siamo noi a scegliere chi siamo, possiamo stimolarlo e farci trascinare da esso ma possiamo anche combatterlo se ci apriamo alla tensione alla novità, alla Bellezza, alla bontà che è dentro di noi ma troppe volte lasciamo zitta e silente.

E la politica deve essere chiamata a creare le condizioni per cui l’uomo possa avere questa libertà e creatività. Orrore e sgomento. Mi aspetto una reazione durissima ed esemplare da parte dello stato ma soprattutto dalla civiltà in ognuno di noi.

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Dalle agenzie di rating disegno criminale anti Italia

postato il 15 Maggio 2012

 
Ieri le agenzie di rating erano distratte, oggi rischiano di essere parte di un disegno criminale anti europeo e anti italiano. E’ una vergogna che in presenza di nessun elemento nuovo, salvo il deterioramento della situazione economica che vale per tutti i paesi del mondo e per l’Europa, oggi ci sia il declassamento delle nostre banche: è un attentato all’economia del Paese. Ecco perché è importante avanzare al più presto la proposta di un’agenzia di rating europea.

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Il compito dei moderati: liberare le energie positive delle nostre comunità

postato il 10 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

L’immagine del cumulo di macerie utilizzata da Pier Ferdinando Casini per commentare i risultati della recente tornata elettorale è efficace e veritiera. Ma cosa c’è dopo il cumulo di macerie che ha seppellito anche i moderati? C’è solo la ricostruzione, l’apertura di un cantiere, di una officina. Non dobbiamo però pensare ai cantieri dei nostri giorni a quelli delle opere incompiute, degli incidenti sul lavoro o dell’abusivismo edilizio, la nostra mente deve correre a quanto abbiamo letto nei libri di storia, a quanto ci hanno insegnato i nostri maestri, a quel racconto che di bocca in bocca è passato dai nostri avi a noi: all’inizio del Medioevo una serie di splendide costruzioni che gareggiavano fra loro in bellezza, fascino e suggestione costellarono d’improvviso l’Europa preda di povertà, pestilenze e guerre. Sono le cattedrali, che sorsero grazie allo sforzo di intere comunità che misero a disposizione risorse economiche ed umane per queste opere stravaganti ed utopistiche, slanciate verso il cielo con una grazia inimitabile nella sua perfezione. Le cattedrali racchiudono una energia straordinaria e il loro compito era, ed è tuttora, quello di catturare, concentrare ed amplificare l’energia di una comunità, la stessa energia che fece rifiorire le città di un continente devastato. Tutto ciò successe anche nel nostro Paese dove nei centri storici dei nostri comuni sorgono ancora questi prodigi comunitari che sono le cattedrali.

Oggi i moderati devono identificarsi con quegli antichi costruttori di bellezza e devono nuovamente essere pronti al lavoro. I moderati di questo Paese devono avere nel cuore e nella mente un progetto straordinario: devono destare una comunità, affinchè ciascuno dei suoi membri si riappropri del suo destino e spenda le sue energie migliori per dare all’Italia una nuova stagione politica.

La crisi economica, la disoccupazione, il degrado e l’abbandono che quotidianamente viviamo, l’inerzia politica che sembra avere ragione delle nostre energie ci spingono al pessimismo, a credere che l’incantesimo per cui nulla mai potrà cambiare non può essere rotto.

Percorrendo le piazze e le strade delle nostre città, possiamo percepire preoccupazioni, incertezze, timori e dispiaceri. Sono sentimenti legittimi, ma sono anche nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra 
e diventare polvere prima della morte. Questi sentimenti sono il nostro primo avversario, il primo ostacolo al cambiamento di questo Paese e possiamo batterli solamente se riusciamo a liberare le energie positive della nostra comunità. E’ l’energia dei nostri bambini che giocano a pallone, dei commercianti che combattono la crisi, dei nostri anziani che non si arrendono alla solitudine, dei giovani che non si rassegnano a perdere la speranza.

La sfida politica dei prossimi mesi, la sfida di tutti i moderati italiani è dunque quella di liberare queste energie, di fare sì che ogni italiano torni ad essere ricettivo a tutto ciò che è bello, buono e grande. Il nostro Paese deve tornare a sfidare gli avvenimenti con la sua volontà e il suo ingegno, dobbiamo ritrovare la gioia al gioco della vita per non lasciarci immobilizzare dal pessimismo e farci corrodere dal cinismo. I moderati, superando le alchimie della politica e i giochi di palazzo, devono esclusivamente regalare all’Italia un desiderio. L’Italia deve tornare a desiderare, perché desiderio nella sua etimologia è sentire la mancanza delle stelle. L’Italia deve tornare a guardare il cielo, quel cielo stellato delle notti italiane cantate da Fossati, e l’Italia deve trovare la sua stella per avere luce e camminare sicura nella notte.

Non si tratta di fare poesia, si tratta solamente di costruire un progetto politico con un’anima, di tornare a credere che la politica non è l’attività della casta, ma il mezzo con cui liberare e convogliare le energie positive della nostra comunità civile. E’ questo il punto di partenza per i moderati italiani.

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L’attualità del pensiero di Toniolo

postato il 29 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Il magistero ecclesiale ci ricorda che attraverso la venerazione dei beati e dei santi siamo incitati a ricercare la Città futura e attraverso la loro testimonianza ci è insegnata una via sicurissima attraverso la quale, tra le vicende del mondo, è possibile arrivare alla santità secondo lo stato e la condizione propria di ciascuno.

Ciò è particolarmente vero se consideriamo la vicenda umana e spirituale di Giuseppe Toniolo di cui celebriamo oggi la beatificazione. La straordinaria figura di Toniolo non ci sprona solamente, come credenti, a ricercare la Città celeste ma rappresenta una indispensabile testimonianza, specie per i cristiani impegnati nella società, per vivere al meglio ed edificare la Città terrena. Il fondatore della prima “Democrazia Cristiana” con l’esercizio eroico delle sue virtù non ci ha solamente testimoniato il Regno dei cieli ma ha anche disegnato, attraverso il suo insegnamento, una società che si regge sulla “buona politica” e la “buona economia”.

L’insegnamento di Toniolo non è stato prezioso solamente per i suoi contemporanei ma anche oggi, in tempi di crisi, può essere fonte di ispirazione per un profondo rinnovamento della società. Personalmente sono convinto che avesse ragione lo storico del cattolicesimo democratico Maurice Vaussard quando diceva che Toniolo “ha fatto per la gloria futura dell’Italia, più che due o tre generazioni di politicanti scalmanati, preoccupati di assicurarle innanzitutto il primato delle grandezze della carne”. [Continua a leggere]

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Coniugare rigore e crescita, Monti unica speranza per Italia

postato il 27 Aprile 2012

L’intervista ai microfoni del Tg3

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Casini, no a Berlusconi «I moderati? Li ha divisi lui»

postato il 26 Aprile 2012

«Grillo mi fa lo stesso effetto del cappio leghista vent’anni fa»

Pubblichiamo da QN l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Francesco De Robertis

ROMA –Presidente Casini, ha sentito che Napolitano è tornato a tuonare contro l’antipolitica.
«Meno male che c’è Napolitano».

A chi parlava il presidente?
«È un monito in una doppia direzione: ai partiti perché si rinnovino ed estirpino il malcostume e alla gente perché non pensi che si possa fare a meno della politica. Altrimenti si sfocia nel populismo. Non dimentichiamoci però che la situazione in cui siamo è dovuta al fatto che per troppo tempo abbiamo sentito le solite parole d’ordine e anche le solite decisioni demagogiche».

A chi si riferisce?
«Faccio un esempio: adesso in molti si lamentano giustamente dell’Imu, che è molto pesante. Ma quando si è abolito l’Ici eravamo in pochi, e io tra questi, a dire che era una sciocchezza». [Continua a leggere]

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25 aprile, il popolo canta la sua liberazione

postato il 25 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Il cantastorie ha cominciato a raccontare, 

il tessitore ha cominciato a dipanare,
porta la calce, porta i mattoni il muratore,
cammina l’uomo quando sa bene dove andare.

Il popolo canta la sua liberazione, il popolo canta la sua liberazione.

Il cantastorie ha cominciato a raccontare,
il tessitore ha cominciato a dipanare,
sento la vita che mi scoppia dentro al cuore,
cammina l’uomo quando sa bene dove andare.

Il popolo canta la sua liberazione, il popolo canta la sua liberazione.

(Claudio Chieffo)

Macerie e desolazioni. Le macerie delle città distrutte dalle bombe, dagli incendi e dai rastrellamenti. Le macerie civili di un paese privato della sua libertà e dei suoi diritti mentre  il cielo pesa greve sui sospiri delle anime gementi . Le macerie economiche di un paese mutilato e smembrato, di una rete ferroviaria e stradale distrutta. La guerra era in realtà  finita un anno e mezzo prima, con l’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943, ma l’Italia non trovava ancora pace: i corpi speciali nazisti SS e gli ufficiali della Wermacht avevano occupato le principali città italiane settentrionali governando con pugno di ferro e una lunga striscia di sangue.

Ma all’improvviso una scintilla nel buio, il popolo canta la sua liberazione.

Le forze angloamericane del generale d’acciaio Patton e dell’inglese Montgomery  ,sbarcate nell’estate del 1943 a Pantelleria con l’operazione Husky,  risalivano gradualmente la penisola aiutati dai partigiani, operai e studenti, contadini e intellettuali che lottavano per la libertà nelle città, sui monti e nelle campagne del centro-nord occupate dai tedeschi. Formazioni socialiste, comuniste, cattoliche, liberali, autonome e indipendenti riunite nel CNL, comitato di liberazione nazionale. La linea gotica è ormai superata, le alleati sono alle porte, Mussolini abbandona la prefettura alla volta di Como, il comitato nazionale di Liberazione proclama l’insurrezione armata e la liberazione di Milano.

Ricordate questa data , è una grande data,  il 25 aprile 1945.

La settimana successiva si inaugura il rinato teatro “La Scala” con le musiche di Rossini, Verdi, Puccini e il maestro Toscanini che aveva opposto il gran rifiuto di cantare “Giovinezza”.

E’ il primo segnale di un paese che ha voglia di rimboccarsi le maniche, di costruire un nuovo futuro, di sognare ancora. Il sogno di una generazione che ha sofferto la fame e la guerra ma ha lavorato duramente con il cuore colmo di speranza per un futuro migliore. Quella generazione costruirà un grande paese morale, civile ed economico, la settima potenza economica mondiale.

Oggi,  25 aprile 2012, non abbiamo in casa la guerra mietitrice di uomini e non siamo privati dei diritti civili, ma un ospite inquietante si aggira per le nostre case, una crisi che ci fiacca le reni e ci toglie le speranze, frusta le nostre ambizioni e ci costringe ad essere una generazione dalle passioni tristi. Una crisi economica che si erge a morale e che possiamo combattere soltanto tirando fuori tutta la nostra voglia di fare e di sognare.

Perché, come ci hanno insegnato i nostri nonni, il futuro si costruisce.

Grazie, grazie a tutti voi per questo insegnamento e per la libertà, il dono più grande. 

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Olivelli eroe cristiano

postato il 25 Aprile 2012

Pier Ferdinando Casini, Savino Pezzotta, Enzo Carra, Renzo Lusetti e Gian Guido Folloni in occasione del 25 Aprile hanno sottoscritto questo ricordo per la beatificazione di Teresio Olivelli.

 Oggi celebriamo la Festa della Liberazione.

Questo 25 aprile sarà una giornata dedicata alla memoria. Con la libertà ritrovata non possiamo dimenticare i sacrifici che essa è costata in termini di impegno, di sofferenze e di sangue.

Vogliamo ricordare anche la partecipazione dei cattolici alla resistenza oltre che alla lotta partigiana.

Per i cattolici quello non fu un momento facile, perché si trattava di decidere se per combattere e ridare la libertà all’Italia si dovevano o non si dovevano prendere le armi. Per un cristiano prendere un’arma per uccidere è sempre una lacerazione profonda e una trasgressione del comandamento, della Parola: “non uccidere”.

Eppure non potevano restare inerti e assistere allo sfacelo della Patria. Con altri si sono impegnati perché lo scempio avesse fine.

Tanti pastori e tanti cattolici hanno aperto le porte delle loro chiese, dei conventi, e hanno nascosto tutti quelli che i fascisti repubblichini e i tedeschi cercavano e volevano deportare, imprigionare, uccidere. La loro è stata una resistenza silenziosa, senza clamori e senza l’obiettivo del potere o di accaparrarsi i meriti per il futuro. Il loro unico obiettivo era salvare la vita delle persone e l’onore dell’Italia da altri, purtroppo, calpestato.

Quanti cristiani, laici e sacerdoti, gente del popolo e delle classi agiate parteciparono dunque alla guerra partigiana in montagna, nelle pianure e nelle città.

La loro scelta è stata pagata con il sangue. Preti fucilati, imprigionati, mandati a morire nei campi di sterminio perché avevano nascosto ebrei e fuggiaschi o perché avevano amministrato i sacramenti ai partigiani.

Cristiani, attraversati dal dubbio morale se imbracciare il fucile fosse legittimo, vissero un momento tragico, in cui la colpa e il riscatto convivevano nello stesso cuore. Questo li ha sicuramente fatti più umani.

Ci sono momenti nella storia in cui non ci si può sottrarre, anche a costo di pagare personalmente un prezzo e di vivere con la lacerazione dentro il cuore. Non potevano sottrarsi al dovere morale di battersi, di soffrire e sacrificarsi per la libertà, per aprire le strade della giustizia, per percorre fino in fondo, come quando Cristo scese agli inferi, la strada della salvezza.

Accanto a quelli che imbracciarono le armi ci sono stati altri che parteciparono a modo loro, disarmati, alla Resistenza, dando aiuto e conforto, rischiando anch’essi moltissimo.

Tutti, anche nella dura lotta, conservarono l’ideale della non violenza, della mitezza che restava la stella all’orizzonte. Un punto a cui occorreva tendere.

Oggi, il senso di una libertà conquistata a caro prezzo sembra essersi smarrito nei meandri degli interessi, delle clientele, della corruzione e dell’oblio verso il bene comune.

Essere fedeli agli ideali della Resistenza significa per noi, come allora, essere impegnati a costruire, oltre la crisi, un nuovo ordine sociale, per un’Italia più giusta e solidale, per una nuova economia che abbia al suo centro l’uomo e la sua dignità.

Non vogliamo dare un giudizio liquidatorio sulla attuale situazione politica, sociale ed economica, ma solo avvertire l’esigenza che un rinnovamento della politica non sarà possibile se nel contempo non ci sarà un rinnovamento sociale e se l’economia non tornerà ad essere al servizio della vita buona, più che del puro e semplice guadagno privato. Se la dimensione etica non dominerà la politica.

Si uscirà da questa crisi che sta provocando dolori e sofferenze, se guarderemo ai bisognosi, ai poveri, ai  senza lavoro e se combatteremo contro lo “spread sociale” che sta generando troppe ineguaglianze.

Questo è quanto ci dice la Resistenza, che fu certo lotta armata ma anche e soprattutto espressione di un anelito di libertà e di giustizia.

Per queste ragioni vorremmo anche ricordare che per iniziativa della Curia vescovile di Vigevano è stata promossa la causa di beatificazione di Teresio Olivelli. E’ un’iniziativa che testimonia il valore dell’impegno resistenziale dei cattolici configurandolo nella splendida figura di un eroe, di un comandante partigiano morto nel campo di concentramento di Hersbruck, in un luogo disumano, immolato per amore dei fratelli. Un “ribelle per amore” come lui stesso definì la partecipazione cristiana alla resistenza.

Ci auguriamo che presto la figura di un cristiano come Teresio Olivelli salga all’onore degli altari.

Sappiamo bene che questa decisione è oggetto di un esame ben più alto e diverso da quello che noi possiamo dare. Diciamo con tutta la pacatezza che richiede questo passo, che la beatificazione di Teresio Olivelli assumerebbe oggi un valore enormemente positivo, per la nostra comunità e per la Patria Italiana.

Pier Ferdinando Casini

Savino Pezzotta

Enzo Carra

Renzo Lusetti

Gian Guido Folloni

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Non al centro, ma avanti!

postato il 23 Aprile 2012



“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Scavone

Sarà che a me non è mai piaciuta la politica del massacro e quella degli spot, sarà che in queste settimane si diffonde un clima di rinnovamento generale, ma l’idea di un nuovo Polo, di un Partito della Nazione, mi entusiasma ed affascina particolarmente. O meglio, non idea. L’ idea è un qualcosa di ancora astratto e informe: potremmo definire così i proclami azzardati di Alfano, che rischiano di ripetere le vecchie, sbagliate esperienze del predellino. Quello del partito della nazione è senza dubbio un progetto, senza demagogie, concreto e reale.  E’ da tempo che abbiamo lanciato questa sfida al Paese, ovvero quella della formazione di una grande aggregazione moderatapluraleresponsabile. Una sfida lanciata alla politica e alla società civile, per mettere insieme il meglio e dare all’Italia finalmente una voce di verità e di azione. Questo, inoltre, è un progetto che rispetto agli altri può godere di un valore aggiunto: l’UDC non ha fallito, non si trova dinanzi ad un punto di non ritorno; compie un atto di generosità e di lungimiranza. L’UDC non azzera i suoi vertici per avere un posto in più tra i media, ma per segnare il passo e porre le prime basi concrete per ciò che accadrà a breve.

Alcune riflessioni sono d’obbligo. Sui social network, diventati ormai la voce e lo specchio della società, maggiormente delle nuove generazioni, si notano reazioni scomposte e addirittura scettiche. Ma cos’è che un giovane si aspetta da una nuova avventura politica? Cosa potrebbe spingerlo ad apprezzarla ed a condividerne caratteri e prospettive? Mi esprimo per esperienza personale: risposte e partecipazione, concetti troppo spesso evocati, ma che difficilmente trovano la dovuta realizzazione. Soprattutto in momenti come questi, nei quali è bassa la fiducia verso i partiti ed è semplice confondere le risposte con il populismo e la partecipazione con le lotte di quartiere; momenti in cui la soluzione a tutti i mali sembra essere l’antipolitica senza proposte, i comizi di sole accuse e nessuna prospettiva.

Io, da giovane e cittadino, mi aspetto invece che si consolidi un’area coraggiosa, che sappia dare le vere risposte, parlando il linguaggio della sincerità e della limpidezza. Faccio un esempio: non mi aspetto un partito che sul tema della previdenza dica che tutto è al posto giusto e che, magari, prometta irrealizzabili riduzioni dell’età pensionabile. Mi aspetto, invece, un partito che sappia analizzare anche i temi più spinosi con coerenza, e non avere timore di dire agli italiani ciò che è veramente necessario per assicurarci un futuro migliore. Ed è attraverso tutto ciò che passa la partecipazione di cui parlavo. Le scelte che sembrano impopolari oggi sono le porte del vero futuro, che aprono ai giovani non possibilità odierne che sono in realtà false chimere, ma grandi prospettive di crescita e modernità. E’ la buona politica che privilegia le nuove generazioni, lavorando a fondo e senza sconti sul presente per consegnare alle stesse le chiavi di un avvenire sereno.

Alla luce di queste considerazioni, sono convinto che i presupposti siano buoni e dalla nostra parte, e fanno ben sperare per la realizzazione di questo grande ed ambizioso progetto. Abbiamo le carte in regola per contare e dire la nostra, per essere “non al centro, ma avanti” – come ha detto Casini.
In conclusione, vorrei citare alcune parole pronunciate da De Gasperi in un congresso provinciale della DC nel ’47: “Bisogna impegnarsi a fondo. Mai impegnarsi a metà: quando si ha una convinzione e si è chiamati ad una certa responsabilità, allora non ci sono limiti, tutta la persona, tutte le fatiche, tutto lo spirito deve essere dedicato a quel lavoro.” Ebbene, impegniamoci a fondo come abbiamo sempre fatto: saremo protagonisti!

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Alle porte di una nuova era

postato il 23 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Umberto Velletri

Una nuova era è alle porte, un’era che lasci alle spalle anni difficili e che dia ancora più valore ad una politica sana ed improntata al futuro, un’era che sappia coniugare il rinnovamento socio-culturale ai valori democratici – cristiani , un’era di maggiore sobrietà con il rifiuto totale di demagogia e populismo, che per troppi anni ha incentrato la politica degli ultimi governi, e che parli un linguaggio della verità e della serietà.

Questa è la nuova era dei moderati italiani, che nonostante i partiti di provenienza, hanno il bisogno di ritrovarsi in un contenitore che possano sentire proprio.

Con le dimissioni di Pier Ferdinando Casini dalla carica di Presidente del gruppo parlamentare, si è dato un segnale forte dell’interesse che il leader dell’Udc ha nei confronti del futuro italiano, sia politico che sociale, un’interesse che va al di là di ogni carica o poltrona in sé, un’interesse genuino spinto dall’amore e dal rispetto che egli nutre nei confronti delle istituzioni e del popolo sovrano, e che da forza e stabilità ad una nazione che, anche a livello Europeo, dovrà ritrovare la fiducia persa negli ultimi anni.

Il passo indietro di oggi, e l’azzeramento dei vertici del partito, è l’inizio di un cambiamento di un Paese che finalmente avrà ciò che si merita, ed è il segnale che , tra i nostri politici, esiste una percentuale, anche se non altissima, di persone lungimiranti che danno più peso al futuro, e che sono coscienti di essere: “alle porte di una nuova era”.

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