Tutti i post della categoria: Riforme

Referendum: se non passa il Sì, Italia giudicata irriformabile

postato il 18 Settembre 2016

Parole Parisi di buon senso, ma senza novità
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Angelo Picariello pubblicata su Avvenire

Al di là di quanto sostiene l’ambasciatore americano, se non passasse il referendum in tutto il mondo si dirà che l’Italia è definitivamente irriformabile, con gravi danni per l’immagine e la credibilità del nostro Paese». Pier Ferdinando Casini mette in campo i “centristi per il sì”, e per il futuro, «con questo centrodestra», ritiene inevitabile continuare il sostegno al governo Renzi.

Parisi l’ha convinta?
Nelle sue parole ho trovato un condensato di buon senso, ma non vedo atti di coraggio o vere novità. È una persona seria, ha messo in fila le questioni. È un’occasione persa, i veri problemi del centrodestra li ha elusi.
Meglio collaborare al progetto riformatore di Renzi?
Non ho dubbi che il nostro compito sia quello di continuare a sostenere questa maggioranza. Se le prospettive sono queste non vedo come il centrodestra possa costituire un’alternativa credibile a Renzi.
Voi votaste anche la riforma, poi bocciata, del centrodestra. C’è chi dice che non era poi così diversa.
Lo penso anch’io, e non mi spiego come mai, a parte singole personalità come Pera e Urbani, nessun altro nel centrodestra lo dica. C’è un aspetto in cui esse differiscono, il recupero di centralità delle scelte su alcune materie. Ma l’equilibrio energetico del Paese, ad esempio, non può esser messo a repentaglio dall’ultimo Comune italiano. E questo, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, l’abolizione del Cnel, ci induce al sì convinto.
Forza Italia insiste per il no.
Ne fa una scelta contro Renzi. O forse c’è la riserva mentale di sostituirsi, in caso di vittoria del no, all’area centrista. Ma non ce ne sarà bisogno, quest’area è solida, ampia e contribuirà a dare stabilità alla legislatura.
C’è dolore per la scelta diversa dell’Udc?
Il dolore è una categoria dell’animo, non la scomoderei. Ognuno fa le sue scelte, va dove lo porta il cuore.
L’Italicum non può creare problemi nel combinato disposto con la riforma?
 Dopo aver parlato di rischio di deriva autoritaria per Berlusconi, ora la cosa si ripete con Renzi. Ma non era vero ieri e non è vero oggi. La legge elettorale si può cambiare con legge ordinaria, e credo verrà cambiata per alcuni aspetti (penso al ballottaggio, al premio alla coalizione) ma se anche rimanesse così non ci sarebbe da spaventarsi. Anzi, visto che i parlamentari della maggioranza verranno eletti quasi tutti con le preferenze, è sbagliato pensare che Renzi riuscirà a tenerli a bada facilmente, altro che deriva autoritaria. D’altronde se tutti sono sempre stati favorevoli a dare più poteri al premier, questo è un capitolo che manca nella riforma, e questa legge elettorale sarebbe in grado di completalo.

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Ospite di Otto e Mezzo

postato il 16 Settembre 2016

Nello spazio di approfondimento politico di La7 condotto da Lilli Gruber dal titolo “Renzi senza alternative?”, insieme a Beppe Severgnini e Andrea Scanzi.

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“Caro Matteo, dammi retta il ballottaggio è pericoloso”

postato il 11 Settembre 2016

Votare sì al referendum è un dovere morale Ma eliminiamo il doppio turno dalla legge elettorale

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L’intervista di Alessandro di Matteo a Pier Ferdinando Casini pubblicata su La Stampa.

Pier Ferdinando Casini, perché ha riunito i “centristi per il sì”?
«Credo sia un dovere morale che chi ha votato la riforma in Parlamento la sostenga nel paese e non mi piace che il dibattito sul referendum diventi un regolamento di conti nel Pd. Inoltre, io sostengo Renzi convintamente – perché è unica alternativa allo sfascio – ma gli ho voluto dire che se gli argomenti che usa per il sì sono quelli dei costi della politica allora siamo al grillismo di ritorno, sono argomenti deboli e autolesionisti».

Tocca a lui aprire il tavolo sulI’Italicum per salvare il referendum?
«Renzi ha capito di avere regalato ai suoi avversari un argomento in più di cui non c’era affatto bisogno, quando ha personalizzato il referendum. Ora è troppo burocratico dire che si rimette alla volontà del Parlamento, il governo dovrà prendere l’iniziativa. L’Italicum cambierà, lo sanno anche i sassi. Ma si farà dopo il referendum». [Continua a leggere]

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«Un dovere dare all’Italia la riforma. Il mio Sì è coerente»

postato il 11 Settembre 2016

Casini: il no al referendum è masochista

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L’intervista di Natalia Lombardo a Pier Ferdinando Casini  pubblicata su L’Unità

I “Centristi per il Sì” hanno esordito ieri mattina al Teatro Quirino di Roma con Pier Ferdinando Casini. Un evento promosso da varie associazioni, come «Centro popolare», «La buona direzione» e «Estremo centro». Ora il “tour” referendario avrà altre tappe a Catania, Milano, Napoli e Bologna.

Anche i centristi quindi scendono in campo attivamente. Perché?
«Lo ritengo un dovere per chi ha votato in Parlamento la riforma, è un fatto di coerenza e di serietà. E poi voglio chiarire che non è una resa dei conti all’interno del Pd, è qualcosa che riguarda l’Italia e gli italiani. Rispetto le dinamiche interne al Pd ma si deve coinvolgere tutti coloro che hanno sostenuto questo cambiamento. Le parole di Napolitano sono state il sunto della nostra manifestazione». [Continua a leggere]

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Referendum: Casini-Pera, il centrodestra voti sì per non tradire lo spirito riformatore

postato il 8 Luglio 2016

Al di là dei dubbi, se vincesse il no si tornerebbe ad un sistema di veti incrociati che farebbe male al Paese
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La lettera di Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera dei deputati dal 2001 al 2006, e 
Marcello Pera, presidente del Senato dal 2001 al 2006, pubblicata su Il Corriere della Sera.

È noto che veti contrapposti e paure incrociate spinsero l’Assemblea costituente ad una scelta compromissoria riguardo all’assetto delle istituzioni repubblicane, in particolare il bicameralismo perfetto.
È noto anche che fin da subito forze politiche e espressioni della cultura costituzionale espressero molte riserve su questo punto. Due camere elette diversamente ma contemporaneamente, con la stessa durata e con la stessa funzione legislativa, non costituiscono un’istituzione che esalta il Parlamento e controbilancia l’azione del governo, ma un meccanismo pesante e faticoso che produce instabilità e lentezza. Durante i decenni, tentativi di correggere questa situazione non sono mancati, dalla commissione Bozzi, a quella De Mita, a quella D’Alema, alla riforma Berlusconi.
Tutti sono falliti e il prezzo in termini di inefficienza della Repubblica è diventato particolarmente oneroso. La lentezza politica ha un costo economico. La diluizione delle responsabilità politiche ha un costo democratico. Nonostante la consapevolezza del problema denunciato per tanto tempo, siamo rimasti un’anomalia costituzionale, perché nessun ordinamento, in Europa e altrove, conosce un sistema di produzione legislativa come il nostro.
In tutte le grandi democrazie, il ruolo delle seconde Camere nell’approvazione delle leggi è sempre limitato e la decisione definitiva è affidata alla Camera politica, dove i Parlamenti decidono le sorti dei governi. Il Parlamento ha ora approvato, dopo due anni di ampio e approfondito dibattito, una incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Non si tratta di una Costituzione nuova, ma di una Costituzione rinnovata, che promette e precostituisce altri interventi.
In ogni caso, non possiamo dire che la riforma sia improvvisata, perché il confronto tra le forze politiche è stato lungo e meditato. Ora tocca ai cittadini esprimersi con un referendum: sta a loro decidere, come richiede la democrazia sulle scelte fondamentali, se confermare o respingere le scelte compiute dal legislatore. Noi siamo a favore dell’approvazione della riforma.
Comprendiamo le perplessità di quanti con condividono alcune delle soluzioni adottate, in particolare in tema di modalità di composizione del Senato e di coordinamento con la legge elettorale della Camera dei deputati. E tuttavia la scelta di trasformare il Senato in organo rappresentativo dei territori, la riduzione del decentramento legislativo, l’attribuzione alla Camera dei deputati del ruolo di organo politico di ultima istanza, salvi gli opportuni temperamenti, il mantenimento e anche il rafforzamento degli organi di garanzia, ci sembrano, tra gli altri, obiettivi ai quali sarebbe grave rinunciare, anche in presenza di pur legittime riserve su questo, o quell’aspetto della riforma. Così come ci sembrerebbe incomprensibile tornare ad un sistema in cui il governo è costretto ad avere la fiducia in due Camere diverse, che, essendo elette con criteri diversi, non garantiscono omogeneità di maggioranza. [Continua a leggere]

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Renzi cambi spartito. Deve unire, non può solo dividere

postato il 23 Giugno 2016

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Monica Guerzoni a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Corriere della Sera

Pier Ferdinando Casini sa bene che «chiedere a Renzi di essere meno Renzi è un’impresa disperata». Eppure, per scongiurare che il rottamatore finisca vittima della rottamazione, l’ex presidente della Camera azzarda alcuni suggerimenti: «Io consiglio a Renzi di cambiare spartito e di riflettere sui dati elettorali. Con molta serenità e, se ne è capace, con una certa dose di autocritica».

Renzi stai sereno?
«Non esiste solo il problema, molto sentito, di una divaricazione tra il vecchio e il nuovo: anche in Italia l’insoddisfazione del ceto medio ha cambiato profondamente la tipologia del voto tradizionale. Esiste un fenomeno parallelo, la rottamazione del potere».

 Gli italiani vogliono rottamare il rottamatore?
«In un tempo caratterizzato dalla velocità, dopo due anni di presidenza del Consiglio è Renzi a rappresentare il potere, più di ogni altro».

Troppo potere nelle mani di un uomo solo?
«La solitudine nella gestione del potere comporta un onere evidente. Quando io lo sento dire “ho rinnovato troppo poco” oppure “il voto ai Cinquestelle è un voto di proposta e non di protesta” mi preoccupo, perché temo che scelga la spiegazione più semplice».

Dove ha sbagliato Renzi?
«Il potere ce l’hanno anche Merkel e Cameron, due leader che hanno cercato di superare i vecchi steccati e si propongono come elementi unificanti dei loro Paesi. Davanti alla protesta loro non incarnano una protesta di serie B, ma la soluzione politica. Renzi dovrebbe unificare, non solo dividere. Ha diviso il Pd, lasciato al suo destino una parte della maggioranza e non è riuscito a essere elemento unificante neppure con la sua opposizione».

E la «santa alleanza» tutti-contro-uno? [Continua a leggere]

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Adozioni, stop ai furbi è tempo di un accordo

postato il 21 Febbraio 2016

«Asticella troppo su: stralciare la stepchild non stravolgerebbe il ddl»
Pier Ferdinando Casini
L’intervista di Marco Ventura al Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, pubblicata sul Messaggero

Troppa confusione sulle unioni civili? «Si è fatto di tutto per trasformare una vicenda chiara e limpida in un gigantesco far west per motivi elettorali o multiple rese dei conti: tra Grillo e Pd, tra minoranza del Pd e Renzi…». Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, attribuisce una «responsabilità anche alla maggioranza del Pd. Renzi aveva garantito la libertà di coscienza su punti scottanti come la stepchild adoption, poi è stato presentato un maxi-canguro che di fatto impedisce l’espressione di quella libertà».

Come battere l’ostruzionismo senza canguro?
«Nei regolamenti e nella prassi parlamentare, il Presidente ha la possibilità di difendersi dall’ostruzionismo senza ricorrere a un artifizio che di fatto umilia il Parlamento: si possono ridurre drasticamente emendamenti e votazioni, si possono raggruppare in base ad argomenti omogenei, e poi la Lega ha già rinunciato a 4500 emendamenti. Se invece il problema è che non si vuole far esprimere l’Aula, altro che canguri, ci vorrebbero dei gorilla… L’articolo 102, comma 4 del Regolamento del Senato, per esempio, dice che il Presidente ha facoltà di modificare l’ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell’economia e della chiarezza delle votazioni». [Continua a leggere]

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A L’intervista della domenica

postato il 7 Febbraio 2016

Nello spazio di approfondimento di Rainews24, condotto da Enrica Agostini, rispondo alle domande sul caso Regeni e sul Ddl Cirinnà

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Riforma costituzionale: le ragioni di un Sì

postato il 20 Gennaio 2016

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Senato della Repubblica, 20 gennaio 2016 – Ho chiesto di intervenire nella discussione generale sul disegno di legge di riforma costituzionale oggi all’esame del Senato per la seconda deliberazione parlamentare per testimoniare le ragioni del mio voto favorevole.
Da quando sono entrato in Parlamento, nel 1983, la discussione pubblica sulle riforme costituzionali, peraltro avviata già a partire dagli anni ’70, ha avuto al centro il tema del superamento del bicameralismo paritario, che ha rappresentato una costante del dibattito ed è stato oggetto di molteplici tentativi di revisione.
Ricordo, in proposito, l’istituzione della Commissione Bozzi, proprio nel 1983, e i successivi tentativi che hanno occupato il Parlamento nel corso di questi trent’anni: la Commissione De Mita – Iotti nella XII legislatura, la Commissione D’Alema nella XIII legislatura, nella quale si riuscì soltanto a riformare il Titolo V della Costituzione.
Ricordo, inoltre, il tentativo di revisione costituzionale approvato dalle Camere nella XIV legislatura, ma non confermato dal referendum, come pure i tentativi di revisione costituzionale avviati e non conclusi nella XV e nella XVI legislatura.
Nel corso quindi degli ultimi trent’anni, le istanze riformatrici più avanzate che hanno attraversato il dibattito di politica costituzionale si sono orientati in maniera decisa verso un modello di bicameralismo differenziato, in linea con i modelli parlamentari di altri ordinamenti costituzionali europei, nei quali le seconde Camere svolgono funzioni diverse rispetto alle Camere politiche e seguono criteri di composizione differenziati.
Si tratta, quindi, di una scelta non certamente estemporanea, ma frutto di una lunga e approfondita riflessione, né in alcun modo improntata dalla pretesa di realizzare una democrazia a costo zero, perché i costi della democrazia non possono essere considerati dannosi. Questa è una pericolosa demagogia: stiamo attenti perché la storia è piena di corsi e ricorsi, ed è sin troppo facile ricordare la polemica anti parlamentare che diede un contributo straordinario all’avvento del fascismo.
La scelta non è estemporanea – ribadisco – nè, per quanto mi riguarda, legata al tema dei costi della politica ma frutto di una lunga e approfondita riflessione che affonda le sue radici nello stesso dibattito in Assemblea Costituente, nel quale emerge la consapevolezza della incompiutezza e – per certi aspetti – della debolezza della scelta operata in favore di un sistema bicamerale perfetto, nonostante molti autorevoli membri di quell’Assemblea – tra i quali desidero ricordare Costantino Mortati – si espressero in favore di un bicameralismo differenziato: mentre la Camera politica avrebbe dovuto esprimere la rappresentanza “indistinta”, ovvero la rappresentanza della Nazione nel suo complesso, l’altra Camera avrebbe dovuto offrire un diverso canale di espressione della rappresentanza, portando a livello centrale istanze e interessi diversificati, in particolari quelli riconducibili ai territori. [Continua a leggere]

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Apprendista stregone chi vota contro

postato il 19 Settembre 2015

Grasso può solo dire no agli emendamenti
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Alberto D’Argenio a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Repubblica.

“Questa riforma passerà tranquillamente, le congiure secondo me esistono solo nell’ intenzione di qualche apprendista stregone e mi auguro che anche Forza Italia dia un segnale di intelligenza politica: ricordo a tutti che dietro l’angolo non ci sono solo le elezioni, ma la vittoria del populismo e dell’antipolitica. Sarebbe l’ennesima prova dell’inconcludenza di un parlamento che volle la rielezione di Napolitano con l’impegno di riformarsi”.
Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri, sprona i colleghi a votare la riforma costituzionale. E si dice certo che alla fine il Presidente Grasso ammetterà emendamenti solo sul comma 5 dell’articolo sull’elezione indiretta del nuovo Senato, come chiede il governo.

Eppure un accordo ancora non c’è e anche alcuni senatori del suo gruppo, Ap, si dicono pronti a votare contro
“E’ sacrosanto rivendicare libertà di coscienza su leggi eticamente sensibili, che non possono vincolare le forze di governo, ma sbaglierebbero a disperdere l’elemento costitutivo del gruppo votando contro le riforme che per molti nell’Ncd sono la ragione di fondo della rottura con Berlusconi e della collaborazione con il centrosinistra. Un no alle riforme sarebbe la negazione della propria ragione sociale:per carità, in politica ho visto di tutto, ma questo sarebbe un suicidio in diretta. [Continua a leggere]

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