Tutti i post della categoria: Media e tecnologia

WiFi libero dal 1 gennaio, libertà di connettersi

postato il 5 Novembre 2010

Viaggiando all’estero è facile trovare punti di accesso WiFi liberi e gratuiti. Il WiFi ingabbiato dalla burocrazia è una anomalia tutta italiana, per questo più volte, in Parlamento e nel web, ci siamo occupati di una liberalizzazione assolutamente necessaria. La rete è libertà e progresso, è un diritto, un’opportunità.

Esultiamo quindi alla notizia della liberalizzazione del WiFi, così come annunciata dal Ministro Maroni, vigileremo sulle nuove norme affinché favoriscano davvero lo sviluppo tecnologico e la libertà di accesso.

Pier Ferdinando

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L’alluvione del nord-est ed il disinteresse dei media nazionali

postato il 3 Novembre 2010

“Siamo in ginocchio, l’acqua ha invaso tutto”, questo l’sms che mi è giunto poche ore fa da una amica di Casalserugo(PD),uno dei comuni della provincia di Padova maggiormente colpiti dall’alluvione che in queste ore sta flagellando il nostro territorio.

La situazione peggiore si registra nelle provincie di Vicenza e Verona dove si continua a monitorare il livello dei fiumi,a lavorare incessantemente per evitare che la situazione peggiori e nei posti in cui il livello dell’acqua inizia a diminuire si lavora per rimuovere il fango.

I numeri parlano chiaro: 2 morti, 10.000 sfollati e i danni per ora ammontano a 1 miliardo di euro.

Ma alla disperazione della popolazione si aggiunge la rabbia per come la notizia di questo tragico evento sia passata in secondo piano nei TG e nei giornali nazionali: la gente vive questa mancanza di considerazione come una profonda ingiustizia, ripetendo che quando c’è bisogno di dare una mano la nostra Regione è sempre al primo posto, ma quando abbiamo bisogno di essere aiutati rimaniamo in balia di noi stessi e dobbiamo arrangiarci con i mezzi di cui disponiamo.

Intanto nei media nazionali avanti con gli scandali, avanti con le escort! tutto passa come se nel Nord-Est non fosse accaduto niente di grave…una semplice pioggia più intensa del previsto.

Fortunatamente la nostra popolazione sa rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno e di certo non resta ad aspettare che arrivino gli aiuti dall’alto; tuttavia come è accaduto in altre tragedie nazionali, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, compresi i mass media nazionali, per far fronte a questa emergenza che ha una portata eccezionale, promuovendo ad esempio raccolte fondi e iniziative di solidarietà.

Solidarietà che ha sempre contraddistinto la popolazione di questa terra in eventi drammatici come il terremoto dell’Aquila. Solo così il cento cinquantenario dell’Unità d’Italia non sarà puro esercizio di alta retorica povera di contenuti, ma un ideale che affonda le sue radici nella concretezza delle azioni.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Ricco e Enrico Rossetto

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WiFi, dal Consiglio dei Ministri barricate contro l’innovazione

postato il 23 Ottobre 2010

steal this connection di dana~2Per potere avere un WiFi libero, e avere una rete informatica degna di un paese sviluppato come è l’Italia, prima dovremmo liberarci delle false promesse e delle false paure del governo.

Per false promesse mi riferisco alle affermazioni di Brunetta secondo cui l’accesso al WiFi sarebbe stato liberalizzato in Italia, aveva affermato che avrebbe posto la questione nel Consiglio dei Ministri di ieri, cosa che invece non è avvenuta.

Per false paure del governo, mi riferisco ai timori, da parte del ministro Maroni, sulla perdita di sicurezza qualora si liberalizzasse l’accesso al Wi Fi.

Perchè dico false paure? Intanto, non è vero che chiudere il WiFi ci garantisce la sicurezza: l’attuale legge prevede solamente maggiore burocrazia e costi per chi volesse aprire un hot spot wifi, perchè impone di acquisire l’identità (tramite i dati della carta di identità) di chi fruisce del servizio, e poi trasmettere questi dati alle autorità competenti.

Non basta certo una carta di identità a garantire sui messaggi e sui contenuti inviati e ricevuti tramite internet e, soprattutto, non è sufficiente per identificare con sicurezza una persona. Inoltre, il traffico su Internet è talmente ampio che non si può pensare di controllarlo e verificarlo messaggio per messaggio, sito per sito, per tutti gli utenti (un controllo di questo tipo si può realizzare se già le autorità competenti sospettano di un certo individuo); a questo punto che senso ha identificare migliaia di persone, se poi non si può verificare quello che compie?

Ma anche seguendo questo ragionamento, e cioè della necessità di identificare la persona, si può ovviare ai controlli del decreto Pisanu, con la semplice registrazione in remoto dei codici identificativi della carta SIM dell’utente, il vantaggio è che il gestore non avrebbe necessità di tenere archivi, fare trasmissione di dati verso le autorità competenti e tutto sarebbe molto più veloce e con costi molto più contenuti.

La riprova di quanto detto, la si ha se andiamo a guardare gli altri paesi: la Francia ha circa 30 mila hot spot pubblici (ovvero punti in cui una persona può connettersi tramite Wi Fi), mentre l’Italia solo 4 mila. Significa che per la Francia, la sicurezza dei suoi cittadini non è importante? Sinceramente mi sembra una ipotesi ridicola.

La Gran Bretagna ne ha 28.000, eppure è stata teatro di attentati terroristici negli ultimi anni, e anzi alcuni mesi fa ha alzato il livelolo di guardia, ma questo non ha portato né una censura verso internet, né una limitazione alla possibilità di accedervi.

E se consideriamo gli USA? La patria del Patriot Act, la norma che ha limitato le libertà per la lotta al terrorismo, presenta ben 70.000 punti di accesso al Wi Fi totalmente gratuiti, senza considerare quelli a pagamento (con i quali sfondiamo largamente la soglia dei 100.000 punti di connessione). Anzi a New York (teatro dell’attentato dell’11 settembre 2001), ci sono 856 hot spot gratuiti, mentre in tutta Italia ce ne sono solamente 1.731.

Da quanto detto, emerge quanto il decreto Pisanu sia completamente superato, obsoleto, riproporlo è ridicolo, la sua abolizione dovrebbe anzi aprire interessanti prospettive, soprattutto se lo si vede nell’ottica di uno sviluppo tecnologico non più rinviabile, a partire dall’approfondimento del WiMax.

L’abolizione dell’articolo 7 del decreto Pisanu rappresenterebbe un salto enorme nelle possibilità di sviluppo dell’Italia, ed è una atto dovuto da parte di una politica responsabile verso il cittadino.

Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

WiFi, i precedenti post

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WiFi libero (anche) in Italia… Brunetta facci sognare?

postato il 18 Ottobre 2010

i-life di Patrick MayonRicorderete sicuramente che qualche giorno fa ho già parlato della necessità di “liberare” il WiFi e di abolire l’inutile e anacronistico Decreto Pisanu. Oggi giunge una bella notizia: il Ministro Brunetta, intervenendo al Future Center Telecom ha fatto sapere che durante il prossimo Consiglio dei ministri si dovrebbe esaminare l’abrogazione dell’art. 7 della legge Pisanu sull’obbligatorietà del deposito dei dati anagrafici sulle reti WiFi. «Il ministro Maroni – ha sottolineato Brunetta – si è detto disponibile e penso che dal prossimo Cdm si potrà liberare la rete».

Prendiamo per buone le parole del Ministro Brunetta, anche perché rappresentano un deciso cambio di marcia rispetto a quelle di un altro ministro, Elio Vito, che durante il question time dell’On. Roberto Rao, qualche giorno fa, arrivò a difendere il Decreto Pisanu, definendolo un’ineludibile sistema di sicurezza.

Ora non ci resta che vedere cosa accadrà al prossimo Consiglio dei Ministri in merito alle modifiche dell’art. 7 del decreto Pisanu sul WiFi: siamo curiosi di sapere se le parole di Brunetta rappresentano la linea guida del Governo o se si tratta di opinioni isolate. Internet – e quindi il libero accesso al suo utilizzo – rappresentano non solo una delle più alte espressioni della nostra libertà, ma soprattutto una nuova frontiera per lo sviluppo dell’economia e della società. Dare la possibilità di consultare Internet in ogni momento e con ogni comodità, significa garantire ai propri cittadini l’apertura al mondo più moderno e tecnologicamente avanzato. Vi faccio un esempio: un istituto scolastico dotato di connessione Wi-Fi è considerato all’avanguardia, quasi offrisse un servizio fuori dal comune. E invece no. Perché ogni scuola, di qualsiasi ordine e grado, dovrebbe essere dotata di questo tipo di connessione. In fondo, quale mezzo migliore esiste per evitare che Internet diventi una perdita di tempo se non quello di insegnare, sin da piccoli, a integrarlo – in modo sapiente e costruttivo – nella propria vita? Dai libri alle ricerche, dallo svago allo studio.

Ho già avuto modo di sottolineare come la proposta di legge portata avanti dall’Udc (con il concorso di Api, Pd e FLI) rappresenta un ottimo passo verso il futuro, verso una nuova alfabetizzazione. I vantaggi che si potrebbero ricavare sono immensi: la possibilità di un maggior coinvolgimento della gente comune, un avvicinamento sempre maggiore tra i quadri dirigenti della società e la base, una maggiore circolazione di informazione libera e veramente indipendente.

Se il dibattito che si svolgerà in Consiglio dei Ministri (così come ha promesso il Ministro Brunetta) andrà in questa direzione, vorrà dire che il lavoro che è stato svolto finora è stato ben fatto, perché determinerà novità positive ed utili per lo sviluppo tecnologico del settore e favorirà quella parte di cittadini colti, ben informati e attivi che devono essere un modello per tutti noi. Se invece, il CdM preferirà chiudersi a riccio in una posizione stantia e vecchia, continuando a sostenere che il Decreto Pisanu rappresenta una buona cosa, vorrà dire che occorrerà andare avanti con le iniziative bipartisan già intraprese, sperando di finirla di rincorrere ciò che altrove è già passato.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

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Report, no a censure

postato il 18 Ottobre 2010

La libera stampa non puo’ subire censure. Report è un programma giornalistico che apprezzo, la Gabanelli può essere sgradevole a volte per noi politici, ma forse ascoltarla non ci fa male.
Non chiedo che il presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda di Antigua, come non l’ho chiesto al presidente della Camera per la vicenda di Montecarlo. Credo sia importante che la libera stampa e la libera televisione non subiscano censure.
Quanto ad Annozero di Michele Santoro, non mi piace e non ne condivido il taglio, ma la sua trasmissione piace a 6 milioni di persone che potrebbero cambiare canale. Chiudere il programma sarebbe illiberale.

Pier Ferdinando

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WiFi libero, il decreto Pisanu va abolito perché inutile e dannoso

postato il 13 Ottobre 2010

wifi di güneş in wonderlandDa cinque anni in Italia c’è una legge che tutti (da Destra a Sinistra) hanno sempre definito sbagliata. Da cinque anni, però, nessuno ha mai presentato una proposta seria per abolirla. Oggi, finalmente, quel santo giorno sembra essere arrivato. Stiamo parlando, ovviamente, del Decreto Pisanu. Dopo l’iniziativa per l’abolizione portata avanti da Lanzillotta, Barbareschi, Rao e Gentiloni. Poco fa alla Camera si è proprio tenuto un question time sull’abrogazione di questo Decreto, illustrato proprio dall’On. Rao e tutto fa pensare che questa volta, gli estremi per avvicinarci un po’ di più all’Europa e a un rapporto sano con la modernità ci siano tutti.

Il Decreto Pisanu è superato per una serie di diversi motivi. Primo, perché fu pensato come argine per il rischio di terrorismo informatico, forma di terrorismo mai avvenuta sul nostro territorio. Secondo, perché l’Italia è un Paese fortemente tecnologizzato, ma con un handicap fortissimo, quello di non avere lo Stato dalla propria parte. Da noi ci sono infatti 4.806 punti di accesso Wi-Fi (in maggioranza privati), mentre in Francia ce ne sono 5 (cinque) volte di più. Prova ne è il fatto che se negli altri Paesi mezzi come I-Pod, I-Pad o Smartphone sono esclusivamente Wi-Fi, da noi sono in maggioranza Edge (dato che non ci sono punti di accesso). Terzo, perché frenare l’espansione del Wi-Fi libero è controproducente per l’economia e la nascita di nuove forme di investimento.

Senza dubbio il grande male del decreto Pisanu è contenuto nel suo primo comma (che impone la richiesta di un’autorizzazione al questore per condividere un po’ di connettività tra gli avventori del proprio esercizio commerciale) e nel quarto (il quale sancisce il famigerato obbligo di identificazione a mezzo carta d’identità nonché di logging della clientela). In parole semplici, il gestore che offre il servizio deve registrare l’utenza che ne usufruisce: se quindi mi connetto ad Internet tramite un punto di accesso Wifi, vengo automaticamente schedato. Un vero e proprio abominio dal punto di vista intellettuale e sociale. Un inutile e dannoso adempimento burocratico dal punto di vista giuridico. Scorrendo le varie statistiche, ci si può bene rendere conto di come l’Italia sia sistematicamente tra gli ultimi Paesi in Europa, a fianco di Romania e Bulgaria, per tutto quanto riguarda Internet e informatica. Ciò che più colpisce è la fotografia sociale che ne risulta: metà dei nostri cittadini non ha mai usato un computer (a fronte di un’altra metà, quella più giovane, che però è più che al passo con i tempi); sono indietro anche le imprese, che investono decisamente meno di quelle tedesche o inglesi in tecnologie dell’informazione (e qui ne paga chiaramente il nostro livello di concorrenza); è complessivamente indietro la pubblica amministrazione, nonostante i periodici annunci di rivoluzioni digitali (vero Ministro Brunetta?). Il tutto, perché, non ci sono leggi che valorizzino e supportino un uso sapiente e costruttivo di Internet nella vita di ciascuno di noi. E qual è, secondo voi, la madre di questa mancanza? Proprio il Decreto Pisanu, che – nel 2005 – rappresentò un tipo di risposta sbagliata (perché generalizzata e superficiale) a un serio problema come quello del terrorismo. Perché non è certo chiudendo le porte ad Internet che si impediscono gli attentati.

Altro punto, molto interessante, che a nostro avviso merita di essere portato all’attenzione di tutti il prima possibile è il fatto che il Governo italiano non abbia ancora liberato le frequenze necessarie per ampliare le reti mobili, cosi che navigare in Internet con le chiavette internet è sempre più difficile. Eppure, come spiega un rapporto realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano, gli italiani che navigano attraverso la rete mobile sono saliti alla fine dell’estate a 12 milioni, il doppio dei sei milioni di inizio 2009. Questo significa che, per gli operatori, vendere l’accesso a Internet attraverso la rete mobile sta diventando un business, stimato a fine 2009 in circa 1,24 miliardi di euro (più 30 per cento rispetto al 2008). Una miniera d’oro, che però non viene adeguatamente sfruttata, per il discorso di cui sopra: a fronte di pochissime frequenze, il traffico sta diventando eccessivo. Il rischio di collasso è dietro la porta. Inoltre è chiaro a tutti che le tariffe italiane sono tra le più salate d’Europa, mentre la velocità effettiva di navigazione è circa un quinto di quella promessa. In Austria e Finlandia bastano 10 euro al mese e si naviga quanto si vuole, ovunque; in Germania e in Spagna bastano 17 euro. Un sogno per gli utenti del nostro Paese.

Ecco perché l’on. Roberto Rao non ha tutti i torti a dichiarare inutile e dannoso il Decreto Pisanu. Perché, finalmente, avremo la possibilità di liberarci di uno di quei fastidiosissimi e retrogradi laccioli burocratici che frenano il lavoro, lo svago e l’impegno di cittadini moderni, attivi e ben informati.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

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A seguire la trascrizione stenografica del question time odierno

Interrogazione a risposta immediata sulla liberta della rete wi-fi

Illustrata dall’On Roberto Rao

PRESIDENTE. L’onorevole Rao ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01274 concernente gli intendimenti del Governo in merito alla proroga dell’efficacia dei limiti previsti dall’articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005 in materia di accesso senza fili alla rete Internet

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro – come lei ben ricorda – all’indomani degli attentati di Londra e Madrid, sanguinosi, nelle metropolitane, il nostro Paese – come tanti altri – assunse una serie di misure di contrasto al terrorismo, tra cui il cosiddetto decreto Pisanu. Un decreto che ha posto dei limiti severi – parliamo di adempimenti burocratici pesantissimi – per l’accesso alla rete Internet senza fili (la cosiddetta rete wi-fi). Si tratta di una norma che non ha eguali in altri Paesi  occidentali e secondo la quale i gestori dei pubblici servizi per utilizzare questo sistema, ancora oggi, sono obbligati a chiedere una specifica licenza al questore, a identificare con documento coloro che vogliono accedere alla rete, e a conservare i dati cartacei in un apposito archivio.
Gli stessi proponenti hanno ammesso che questa misura si è rivelata poco utile per il contrasto al terrorismo, ma molto gravosa per la diffusione del libero accesso ad Internet, e dunque estremamente dannosa per lo sviluppo del nostro Paese. Concludo, signor Presidente, facendo una richiesta al Ministro: visto che su iniziativa degli onorevoli Lanzillotta e Gentiloni, insieme al collega Barbareschi, abbiamo presentato una proposta di legge per abrogare o per modificare questa norma, vorrei sapere il parere  del Governo su questa questione.


PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.


ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all’onorevole Rao sulla base degli elementi che sono stati forniti dal Ministero dell’interno. Come lei ha ricordato, l’articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005 fa parte di un gruppo di disposizioni volte a controllare attività sensibili, in particolare gli Internet point e gli altri esercizi nei quali sono offerti servizi di comunicazione anche telematica, in relazione a possibili minacce terroristiche. Questa  disposizione risponde quindi a esigenze di sicurezza dello Stato. Va evidenziato che l’applicazione della normativa, di straordinaria importanza, ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del grave fenomeno della pedopornografia on line. Le richieste di semplificazione e di liberalizzazione poste alla base della sua interrogazione, onorevole Rao, unitamente all’esigenza di non pregiudicare la sicurezza dello Stato (e quindi la sicurezza dei cittadini), le posso assicurare, sono pertanto all’attenta valutazione del Governo e del  Ministero dell’interno.


PRESIDENTE. L’onorevole Rao ha facoltà di replicare.


ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, e mi dispiace che abbiano scomodato lei, nel senso che la mia richiesta poteva anche essere rivolta al Ministro Romani, o al Ministro Calderoli (che è competente per la semplificazione). Con grande cortesia lei ha interpretato, invece, il pensiero del Ministro dell’interno che chiaramente ha come primo interesse quello della tutela dei nostri cittadini rispetto agli attacchi e in materia di sicurezza anche internazionale, ma è lo stesso pensiero  che abbiamo noi. Ovviamente la sicurezza nazionale viene al primo posto, ma questa norma a nostro giudizio – lei ha citato alcuni fatti, ma la risposta era anche necessariamente sintetica e generica, sui grandi risultati cha ha dato questa norma in termini di contrasto al terrorismo e questa è la prima volta che ne sentiamo parlare, e sarà il caso di approfondire la questione in sede di dibattito parlamentare – senza dubbio complica la vita dei cittadini, quindi ci saremmo aspettati un intervento che  lasciasse presupporre un’iniziativa un po’ più forte per abrogarla. È una questione che non riguarda soltanto la sicurezza dei cittadini. Internet rappresenta per noi l’ultima frontiera della libertà, ma anche un volano determinante per lo sviluppo dell’economia. L’abrogazione o la modifica del decreto Pisanu presenta un interesse trasversale. Lei lo sa, anche nei vertici della Commissione Trasporti abbiamo trovato una grande attenzione. Si possono trovare anche soluzioni intermedie (forse quelle che lei  ha auspicato), ma si deve assolutamente cancellare l’obbligo per i gestori di conservare un archivio cartaceo di chi si connette, altrimenti siamo veramente agli antipodi. Del resto, se un terrorista ha in animo di commettere un attentato non gli sarà certo difficile falsificare un documento in modo da ingannare il gestore di un locale pubblico. Inoltre, corriamo l’ulteriore rischio che questa norma venga ancora una volta prorogata con il mille proroghe che sarà approvato da qui a breve. E così, di anno in anno, di proroga in proroga, il decreto Pisanu potrebbe diventare come le accise sulla benzina introdotte per la guerra d’Abissinia, rinnovate ciclicamente fino ad assumere un’impropria stabilità. In altre parole, si rischia di prorogare una norma sbagliata solo perché non si trova il tempo di occuparsi della questione.

L’Italia ha un quinto dei punti di accesso wi-fi della Francia, è agli ultimi posti in Europa – e che tristezza queste classifiche – a fianco di Romania e Bulgaria. In altri Paesi che si impegnano come noi e forse anche più di noi nella lotta al terrorismo non ci sono regole simili. Per quanto riguarda lo sviluppo di Internet noi saremo in prima linea, anche al fianco di iniziative come quella che abbiamo presentato noi o di analoghe del Governo. Se vogliamo crescere e svilupparci dobbiamo colmare questo  grave ritardo.

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Lo spettacolo televisivo del dolore

postato il 11 Ottobre 2010

Merenza davanti alla tv, di Family hotels Finale LigurePer chi nell’ultimo mese non avesse seguito la tragica storia di Sarah (difficile, vista la quantità di parole spese in tv e nei giornali) ricordo qual è stato l’altrettanto tragico epilogo: mercoledì 6 ottobre durante la puntata serale di “Chi l’ha visto?”, la madre di Sarah scopre in diretta che è stato ritrovato il corpo della ragazza e che lo zio è in qualche modo coinvolto, visto che le ricerche si sono focalizzate in un unico punto solo dopo il lungo interrogatorio di Michele, cognato della madre Concetta. Non solo: Sabrina, cugina di Sarah e figlia di Michele, scopre in diretta che suo padre (suo padre!) è l’artefice del fatto orribile che ha sconvolto l’intera famiglia. Inoltre, la verità è stata svelata contemporaneamente a 3.680.000 italiani, che, avidi di sapere, hanno seguito fino all’ultimo minuto la puntata.

Inevitabilmente, è scoppiata la polemica: come avrebbe dovuto agire Federica Sciarelli, conduttrice del programma? Perché nessuno ha impedito che una notizia così sconvolgente venisse data da un’estranea e di fronte a milioni di spettatori, violando l’intimità e il raccoglimento della famiglia attorno al dolore provocato da questa scoperta?

Prima di azzardare una risposta, ritengo necessaria una riflessione. Spesso mi capita di chiedermi, come mai “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”? Perché ci colpiscono di più le cattive notizie piuttosto che quelle positive? Come mai la nostra empatia sembra attivarsi di più se assistiamo a situazioni di sofferenza invece che di felicità? Perfino la scienza sembra non offrirci via di scampo annoverando, fra le emozioni classificate primarie (tristezza, collera, paura, disgusto, sorpresa e gioia), più emozioni negative che positive.

Istintivamente siamo portati ad indagare, ad informarci, come per valutare quale sia il grado di sofferenza dei diretti interessati. “Dobbiamo” sentire il pianto straziante di Sabrina e vedere il volto impietrito della madre. Oppure, quando veniamo a sapere delle morte di una persona, subito chiediamo se questa aveva famigliari, figli, se era sposata… come se volessimo sapere qual è il vuoto che si porta dietro, quanta sofferenza provoca la sua scomparsa: ci concentriamo sul dolore. Ma perché, mi chiedo, sentiamo questo bisogno di conoscere tutti i particolari, di immergerci nella sofferenza del dramma che ci viene presentato? È per semplice “partecipazione empatica”? per curiosità? O c’è dell’altro?

E quando riusciamo a percepire la gravità di ciò che è successo, o pensiamo di esserci riusciti, ci sentiamo responsabili di gridare quanto il mondo sia ingiusto e quanto disgusti tutto il male che esisite. Ci sentiamo in dovere di indigniarci e, cinicamente, di perdere le speranze in questa umanità capace di compiere atti orribili. Noi invece abbiamo la possibilità di sentirci migliori, noi non faremmo mai niente del genere, anzi… e ci ritroviamo a riproporre la pena di morte come giusto prezzo da pagare, come se uccidendo un’altra vita riuscissimo a mettere fine al ciclo di morti e di omicidi. E troviamo anche un “macabro” conforto nel constatare che non siamo soli nella sofferenza di tutti i giorni, del tipo: c’è chi sta peggio!

Ma che ruolo hanno i media in tutto questo? Semplice. Questa “macchina dell’informazione” ha capito di poter giocare su quanto appena scritto, di poter far leva sui sentimenti degli “spettatori” amplificando le nostre paure, il nostro disgusto, la nostra partecipazione al dolore altrui, sfruttando tutto ciò per aumentare gli ascolti, le vendite (per fortuna questo rappresenta solo una parte del giornalismo). Ma, usando le parole di Aldo Grasso in occasione dei vent’anni da Vermicino (caso che ricorda quanto successo in tv la sera del 6 ottobre), “E’ opportuno immettere in un circuito incontrollabile immagini che invocano solo la pietà? Una cosa è soffrire, un’altra vivere con le immagini della sofferenza, che non rafforzano necessariamente la coscienza o la capacità di avere compassione. Possono anche corromperle”. Infatti, l’effetto che questo fenomeno produce, è l’abituare la persone al male. La compassione, l’empatia, la sensibilità vengono anestetizzate. Una persona abituata al dolore e alla sofferenza alza una barriera nel suo cuore: per un istinto di autoconservazione, un meccanismo di difesa, si rende passivo di fronte al dolore, fugge in ogni modo al contatto diretto con esso. Seguendo un tg veniamo bombardati da notizie di cronaca negative ad una così alta velocità che la nostra mente non ha il tempo meteriale di elaborare l’accaduto e di rendersi pienamente conto della sua gravità. Abituarsi al peggio, non è mai un bene, ci impedisce di stupirci di fronte ad eventi più grandi di noi, ci rende passivi e inerti di fronte alla realtà.

Dunque, forse la giornalista avrebbe dovuto interrompere subito il collegamento invece di limitarsi a chiedere alla madre se voleva farlo, una madre che per sapere le ultime novità riguardanti le sorti di sua figlia era costretta a dipendere dai giornali e dalla tv. Non si sarebbe dovuto insistere nel continuare a leggere notizie non confermate, non si sarebbe dovuto insistere nel puntare le telecamera su questa famiglia che si è vista costretta a frantumare l’ultimo briciolo di speranza davanti a milioni di persone, non si sarebbe dovuto insistere nel chiedere a Sabrina di mostrarsi alla telecamera per spiegare quanto sapeva e nel mandare in onda il suo pianto alla scoperta della verità.

Ma le colpe non sono da attribuire solo a Federica Sciarelli, perché è l’intero sistema che sotto questo aspetto non funziona: saper distinguere e separare ciò che è lavoro da ciò che è buonsenso, ciò che è scoop da ciò che è una tragica verità, ciò che è curiosità da ciò che è rispetto, ciò che è spettacolo da ciò che è realtà. “Bisogna smetterla di parlare della normalità del male, qui siamo di fronte al male della normalità” (Aldo Grasso).

“Riceviamo e pubblichiamo” di Chiara Cudini

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Nobel per la Pace a Liu Xiaobo, il web a difesa dei diritti umani

postato il 8 Ottobre 2010

CHINA-DISSIDENTA dieci anni di distanza dalla consegna del premio Nobel per la Pace a Kim Dae-Jung, ex presidente della Corea del Sud, l’ambito riconoscimento internazionale è stato assegnato, secondo “quasi tutte” le aspettative, ad un altro personaggio dagli occhi a mandorla.

Questa volta non si tratta né di un Presidente, né di un Re del Sol Levante, bensì di un semplice uomo cinese tra il miliardo e quattrocento milioni di connazionali. L’uomo in questione è un anti-eroe per eccellenza, diventato, quasi per caso, il simbolo della lotta per il riconoscimento dei diritti e delle libertà in Cina. Il suo nome è Liu Xiaobo, e sta scontando 11 anni di carcere per “incitamento a sovvertire il potere dello Stato”.

Il possente e numeroso esercito cinese è stato sconfitto da un cittadino magrolino e con gli occhiali “a fondo di bottiglia”, che ha avuto il coraggio di denunciare quello che il Governo “giallo” cerca da sempre di celare. Le sue parole hanno scavalcato la lunga muraglia cinese e hanno superato i confini asiatici, giungendo alle orecchie europee e di tutto il mondo. Alla sede ufficiale del Nobel di Oslo, è stata letta la motivazione della premiazione: “Per la sua lunga e non violenta battaglia per i diritti umani in Cina”.

Siamo tutti con Liu Xiaobo!!!

A tal proposito ricordiamo che l’articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso. Peccato che queste disposizioni non siano, di fatto, mai state garantite alla popolazione.

Liu Xiaobo ha semplicemente manifestato legittimamente il suo dissenso per queste pratiche anti-democratiche e il popolo cinese lo ha sostenuto. E anche la rete, il web, ha diffuso il contenuto della famosa Carta 08, un documento favorevole alla democrazia nel Paese tra i più ricchi e influenti del mondo, ispirato alla Carta 77 dei dissidenti ceco-slovacchi.

Non è un caso che la notizia è stata data da Twitter, il nuovo uccellino virtuale che vaga indisturbato da un capo all’altro del mondo non conoscendo frontiere.

Come tutti sanno, il premio Nobel per la Pace conferisce grande prestigio, sebbene sia spesso fonte di controversie politiche, e infatti pare che il Governo cinese avesse “avvertito” le alte cariche delle istituzioni, dei comitati organizzatori e della monarchia norvegese, ad accantonare l’idea di premiare colui che, in patria, secondo chi dovrebbe “applicare” correttamente la legge, è considerato un dissidente politico. Fortunatamente il “consiglio” non è stato accolto.

Oggi assistiamo ad un passaggio di testimone importante, da Barack Obama a Liu Xiaobo, dall’uomo più potente del mondo ad un uomo prigioniero, ostaggio del suo stesso Paese, reo di aver chiesto di poter esercitare i diritti e le libertà fondamentali riconosciute a tutti i cittadini del mondo.

La Cina sta attuando una forte censura anche dei mezzi di comunicazione e di informazione interni, cercando di controllarli e di far trapelare solo determinate notizie.

Io allora dico: “Per fortuna che c’è Twitter e che, oltre ai giornali, ci sono coraggiosi blogger che diffondono anche le notizie più scomode, senza paura”, con la speranza che questa “Oscenità” (così è stata commentata la notizia del Nobel dal Governo di Pechino), possa essere d’esempio a tutti i componenti del Governo asiatico.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Daniele Urciuolo

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Libero WiFi in libera Italia

postato il 8 Ottobre 2010

Metro U. de Chile di -Priss-In Italia dal 2005 esiste una norma che, ufficialmente, dovrebbe difenderci dai terroristi, ma che, in realtà, finisce semplicemente per ingigantire la burocrazia: l’articolo 7 della legge Pisanu del 2005 che sancisce paletti e restrizioni per le reti wireless pubbliche.

Questa norma potrebbe essere eliminata grazie ad una proposta firmata da Gentiloni (PD), Roberto Rao (UDC), Barbareschi (FLI) e Lanzillotta (API).

Cosa diceva questo famoso articolo 7? Che bisognava procedere ad identificazione dei fruitori delle reti wireless tramite raccolta dei dati di un documento di identità.

E qui veniamo al vulnus che rende nei fatti inutile questa norma e una maledizione a livello burocratico, tanto che nessuna altra nazione ha adottato qualcosa di simile, neanche gli USA del post Patriot Act.

Infatti, se un gestore deve tenere copia cartacea di tutti i documenti di identità si pone un grosso problema in ordine alla tenuta di simile archivio, con notevole aggravio di costi, oltre ad aumentare i passaggi burocratici (comunicazione agli enti appositi e così via); da un punto di vista pratico, inoltre, questa norma è assolutamente inutile: il gestore può solo prendere nota dei dati, ma non può verificare se i dati riportati sulla carta di identità siano veri o falsi.

Questa norma è sempre stata rinnovata anno per anno con il decreto milleproroghe, e da qui discendono alcune considerazioni.

La prima è che se una norma è transitoria, allora, per definizione, deve essere limitata nel tempo, se viene rinnovata di volta in volta sine die, allora non si parla più di norma transitoria, ma è necessario pensare una soluzione stabile e definitiva e che venga discussa in Parlamento.

La seconda considerazione è che, come detto, questa norma non ha eguali in nessun altra nazione del mondo, e le motivazioni le abbiamo menzionate: non è efficace, e appesantisce la burocrazia.

La terza considerazione, molto importante, è che a questo punto, proponendo in sede apposita la cancellazione, lo scopo, assolutamente corretto a mio avviso, è quello di porre l’accento sulla necessità di realizzare una normativa sul settore, che sia da un lato a tutela del cittadino e della sua sicurezza e dall’altro possa rilanciare il settore del Wi Fi in Italia fortemente penalizzato da una mancanza di prospettiva, e che potrebbe essere un interessantissimo volano per lo sviluppo economico e per la creazione di nuovi posti di lavoro oltre che di maggiori servizi per il cittadino.

Per effetto della legge Pisanu nessuna biblioteca, azienda pubblica o privata può dare accesso alla propria rete se prima non ha acquisito i dati dell’utente, si è attrezzata per controllare gli accessi alle singole postazioni e i software utilizzati dagli utenti, con la conseguenza di negare di fatto la possibilità di utilizzo libero della rete Wi-fi, con un aumento spropositato dei costi per il gestore.

Ovviamente il settore necessita di una regolamentazione, e proprio per questo si sta provando ad accelerare l’iter scardinando alla base la norma, in modo da avere una corsia preferenziale per la calendarizzazione alla Camera e avviare una proficua discussione nelle sedi competenti.

Sinceramente mi sembra una buona notizia.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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Domani mattina vi aspetto all’EstremoCentroCamp

postato il 10 Settembre 2010

Domani mattina dalle 10, all’interno del 1° Laboratorio delle Idee a Chianciano (Parco Fucoli, Sala Fellini), si terrà un appuntamento a cui tengo moltissimo e a cui siete tutti invitati: l’EstremoCentroCamp “Per una politica migliore anche attraverso il contributo dei media digitali”. La rete ha in sé un enorme valore di libertà, accorcia le distanze, permette un rapporto più vero tra eletti ed elettori. Ecco perché domani voglio confrontarmi con voi e raccogliere le vostre idee migliori per il nuovo Partito, attraverso un momento di dialogo fra i blogger, fra noi parlamentari, dirigenti di Partito e tutti coloro che nel web ci seguono con interesse.

Potete prenotare il vostro intervento domani mattina direttamente in sala, se invece non potrete essere presenti.

Vi aspetto!

Pier Ferdinando

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