postato il 23 Ottobre 2010 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

WiFi, dal Consiglio dei Ministri barricate contro l’innovazione

steal this connection di dana~2Per potere avere un WiFi libero, e avere una rete informatica degna di un paese sviluppato come è l’Italia, prima dovremmo liberarci delle false promesse e delle false paure del governo.

Per false promesse mi riferisco alle affermazioni di Brunetta secondo cui l’accesso al WiFi sarebbe stato liberalizzato in Italia, aveva affermato che avrebbe posto la questione nel Consiglio dei Ministri di ieri, cosa che invece non è avvenuta.

Per false paure del governo, mi riferisco ai timori, da parte del ministro Maroni, sulla perdita di sicurezza qualora si liberalizzasse l’accesso al Wi Fi.

Perchè dico false paure? Intanto, non è vero che chiudere il WiFi ci garantisce la sicurezza: l’attuale legge prevede solamente maggiore burocrazia e costi per chi volesse aprire un hot spot wifi, perchè impone di acquisire l’identità (tramite i dati della carta di identità) di chi fruisce del servizio, e poi trasmettere questi dati alle autorità competenti.

Non basta certo una carta di identità a garantire sui messaggi e sui contenuti inviati e ricevuti tramite internet e, soprattutto, non è sufficiente per identificare con sicurezza una persona. Inoltre, il traffico su Internet è talmente ampio che non si può pensare di controllarlo e verificarlo messaggio per messaggio, sito per sito, per tutti gli utenti (un controllo di questo tipo si può realizzare se già le autorità competenti sospettano di un certo individuo); a questo punto che senso ha identificare migliaia di persone, se poi non si può verificare quello che compie?

Ma anche seguendo questo ragionamento, e cioè della necessità di identificare la persona, si può ovviare ai controlli del decreto Pisanu, con la semplice registrazione in remoto dei codici identificativi della carta SIM dell’utente, il vantaggio è che il gestore non avrebbe necessità di tenere archivi, fare trasmissione di dati verso le autorità competenti e tutto sarebbe molto più veloce e con costi molto più contenuti.

La riprova di quanto detto, la si ha se andiamo a guardare gli altri paesi: la Francia ha circa 30 mila hot spot pubblici (ovvero punti in cui una persona può connettersi tramite Wi Fi), mentre l’Italia solo 4 mila. Significa che per la Francia, la sicurezza dei suoi cittadini non è importante? Sinceramente mi sembra una ipotesi ridicola.

La Gran Bretagna ne ha 28.000, eppure è stata teatro di attentati terroristici negli ultimi anni, e anzi alcuni mesi fa ha alzato il livelolo di guardia, ma questo non ha portato né una censura verso internet, né una limitazione alla possibilità di accedervi.

E se consideriamo gli USA? La patria del Patriot Act, la norma che ha limitato le libertà per la lotta al terrorismo, presenta ben 70.000 punti di accesso al Wi Fi totalmente gratuiti, senza considerare quelli a pagamento (con i quali sfondiamo largamente la soglia dei 100.000 punti di connessione). Anzi a New York (teatro dell’attentato dell’11 settembre 2001), ci sono 856 hot spot gratuiti, mentre in tutta Italia ce ne sono solamente 1.731.

Da quanto detto, emerge quanto il decreto Pisanu sia completamente superato, obsoleto, riproporlo è ridicolo, la sua abolizione dovrebbe anzi aprire interessanti prospettive, soprattutto se lo si vede nell’ottica di uno sviluppo tecnologico non più rinviabile, a partire dall’approfondimento del WiMax.

L’abolizione dell’articolo 7 del decreto Pisanu rappresenterebbe un salto enorme nelle possibilità di sviluppo dell’Italia, ed è una atto dovuto da parte di una politica responsabile verso il cittadino.

Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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