Tutti i post della categoria: Economia

Manovra, inammissibile che il premier non riceva i governatori

postato il 7 Luglio 2010


La manovra è necessaria e inevitabile, lo abbiamo riconosciuto, ma va costruita bene. Il fatto che il Presidente del Consiglio non riceva i governatori è inconcepibile.
Le Regioni sono di tutti, sono di tutti i colori, di destra e di sinistra, del Sud e del Nord e, in presenza di tagli che finiranno con il gravare sui cittadini l’effetto della manovra sarà lo stesso per tutte: tagli e riduzione  dei servizi sociali, della scuola, dei trasporti pubblici, della sanità.
Il Paese e’ nel caos. Non possiamo assistere a tutto questo con indifferenza.
Si riprenda al più presto il confronto istituzionale.

Pier Ferdinando

1 Commento

Le famiglie diminuiscono i consumi: ora si taglia anche sul cibo

postato il 7 Luglio 2010

La notizia è di quelle che dovrebbero fare riflettere, soprattutto se avviene in un paese che è considerato “ricco e opulento”: le famiglie italiane sono sempre più povere e ora si risparmia sul cibo, stando all’ISTAT.

Se andiamo più in profondità, osserviamo che nel 2009 2009 vi è stata una significativa contrazione dei consumi: la spesa media mensile per famiglia lo scorso anno è stata pari a 2.442 euro, cifra che segna una flessione dell’1,7% rispetto all’anno prima.
Ma in realtà, afferma l’ISTAT, la contrazione dei consumi reali è ben maggiore: la cifra riportata sopra, incorpora anche l’aumento dei prezzi che l’anno scorso è stato pari in media allo 0,8%, quindi la contrazione nella realtà supera abbondantemente il 2%. A questo punto aggiungiamo un altro dato: se consideriamo il valore mediano della spesa mensile (quello al di sotto del quale si colloca circa il 50% delle famiglie italiane), si osserva una diminuzione più marcata, pari al 2,9%, con una spesa che scende a 2.020 euro.

Contemporaneamente, assistiamo anche ad una riduzione del reddito disponibile familiare da parte della maggioranza degli italiani, che dopo le imposte e i contributi, vedono diminuire il loro reddito del 2,7%. Questo dato è molto interessante perché aiuta a spiegare come mai la contrazione della spesa per consumi è stata particolarmente evidente fra le famiglie con livelli di spesa medio-alti, segno che le incertezze e i timori per il futuro economico vanno a colpire tutti i ceti sociali.

Questa contrazione dei consumi, per la prima volta da anni, ha colpito la spesa per l’alimentazione: se consideriamo il 2008 osserviamo che la spesa media per generi alimentari e bevande è scesa del 3%, portandosi a 461 euro al mese (nel 2008 era invece salita fino a 475 euro per effetto dell’aumento dei prezzi degli alimentari). L’Istat spiega, inoltre, che la quota di famiglie che asserisce di aver ridotto quantità e/o qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente è pari al 35,6%.

Geograficamente osserviamo che la diminuzione maggiore riguarda il Mezzogiorno dove dai 482 euro del 2008 si scende ai 463 del 2009 e la spesa mensile per generi alimentari e bevande rappresenta in media il 18,9% della spesa totale (il 16,4% tra le famiglie del Nord, il 24,4% nel Mezzogiorno). La Lombardia è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.918 euro), seguita da Veneto (2.857) ed Emilia Romagna (2.799). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia, con una spesa media mensile (1.721) di oltre mille euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata.
Le altre voci di spesa risultano abbastanza stabili: diminuisce la spesa per servizi sanitari, tabacchi e comunicazioni, ma risulta in aumento la spesa per combustibili ed energia, probabilmente per via dell’inverno lungo e rigido; cala al 3,6%, la quota della spesa per sanità (in particolare medicinali, dentista e visite mediche). Si spende un po’ meno per fumare (0,8% contro il precedente 0,9%), ma anche per il tempo libero e per la cultura (al 4,2% dal 4,3%).

Come si vede, le famiglie, non potendo tagliare su altre spese, che già negli anni passati erano drasticamente calate, iniziano a tagliare su due voci di spesa fondamentali: l’alimentazione e la salute. Altro dato interessante è la spesa per gli affitti. All’abitazione viene ormai destinato oltre un terzo della spesa totale (il 33,5% del 2009 contro il 32,1% del 2008); vive in affitto il 17,1% delle famiglie mentre il 15,9% paga un mutuo e spende in media 530 euro al mese. Diretta conseguenza di un mancato piano casa efficiente da parte del governo.

Un approfondimento, il calo dei generi alimentari, riguarda, ed è questa la cosa grave, gli alimenti che i dietologi e i nutrizionisti reputano base: il pane ( secondo la Cia, confederazione Italiana Agricoltori, il 50% delle famiglie ha diminuito sensibilmente il consumo di pane), pasta, carne.

Il Codacons definisce grave questo calo dei consumi e vede come unica soluzione non una manovra improntata ai tagli, ma alla crescita. Dello stesso Tenore la Marcegaglia, presidente di Confindustria, che afferma: «La crisi colpisce sempre i più deboli. Ritornare a crescere, ricreare nuova occupazione, evitare che si perdano nuovi posti di lavoro è il tema fondamentale, sul quale imprese e lavoratori sono dalla stessa parte».

5 Commenti

Meridionali, arrabbiamoci! Riflessione sui limiti e sulle promesse di riscatto del nostro Sud

postato il 6 Luglio 2010

di Giuseppe Portonera

Tremonti è uno di quei politici che parla poco, ma che quando parla sa sempre il fatto suo. Lo abbiamo conosciuto negli anni sempre intento a far di conto, a gestire questo o quel problema finanziario, molto preciso e puntiglioso. Ultimamente, sarà la febbre da successione nel Pdl, è diventato molto più loquace ed ha sempre una parolina per tutto: ormai, le sue pubbliche uscite a conferenze o incontri con le parti sociali sono davvero imperdibili. Anche perché, di solito, sono sempre vespaio di polemiche. Il nostro ministro non s’è smentito nemmeno qualche giorno fa, quando, intervenendo all’assemblea della Coldiretti, non ha risparmiato critiche alla gestione delle risorse economiche al Sud. “Più il Sud declinava, più i fondi salivano: questa cosa è di una gravità inaccettabile”, ha evidenziato Tremonti, secondo cui la colpa di questo “scandaloso percorso” non è dell’Unione Europea né dei governi nazionali, di destra o sinistra che siano. “È colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende: e siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni, allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini”. Sono parole durissime che, come prevedibile, hanno mandato in bestia i governatori del meridione, che hanno corrisposto pan per focaccia alle critiche ministeriali.

Ma se Tremonti avesse ragione? Insomma, questi fondi esistono (anche quando qualcuno tenta di scipparli) e sono pure belli cospicui. Eppure qui al Sud le cose non vanno per nulla bene: ci sono grandi opere pubbliche che restano incompiute, una sanità che non funziona, scuole o ospedali messi male. Nell’ambito del programma 2007-2013, infatti, il Ministro ha assicurato che c’è stato per il Sud uno stanziamento di fondi europei pari a 44 miliardi, ma – dice – ne sono stati spesi solo 3,6: come mai la maggior parte di questi soldi finisce inutilizzata? Scorrendo velocemente le statistiche ci si rende conto che la Calabria, per esempio, ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16). Perché, maledizione? Perché non si usano fino all’ultimo centesimo questi benedetti fondi? Certo, se il nostro ministro è davvero convinto che la colpa sia dei governatori, questi non la pensano proprio come lui e fanno notare che grazie alle Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo, si può verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile. È ovvio, insomma, che parlando di spreco di soldi, si giocherà a puntare il dito l’uno contro l’altro. Ma io, amici miei, non ci sto. Non voglio cadere nella retorica provata dello scarica-barile, ne fare polemiche autonomiste contro Roma (anche perché sapete bene come la penso su questo punto). Vorrei solo poter vivere in una terra finalmente capace di poter riscoprire l’orgoglio che l’ha sempre contraddistinta e che possa diventare treno motore, anziché vagone al rimorchio. A me piacerebbe che il tutto partisse dal basso, dalla gente comune che non ne può proprio più dei dinosauri della politica che l’hanno solo soffocata per tutto questo tempo; dai nostri laureati e dai nostri geni, che invece di dover emigrare (o meglio, fuggire) potrebbero diventare la leva con cui risollevare la nostra situazione; dai nostri lavoratori, che non possono sempre pagare per primi, vedendosi chiudere la fabbrica in cui hanno lavorato per una vita; da tutti noi, insomma, da chi il Sud lo vive per com’è davvero e non come certi tizi lo vorrebbero fare apparire. Meridionali, arrabbiamoci: ormai ce n’è proprio di bisogno! Per fare capire a chi ci comanda, che non si può spuntare a tempo di elezione e poi sparire nel nulla. Il Sud è attualmente più arretrato del Nord e la questione meridionale tiene banco da 150 anni, ok. Ma chi l’ha detto che le cose non possono cambiare? Chi l’ha detto che le nostre potenziali sono minori di quelle della Padania? Il cammino è lungo e faticoso, ma sono convito che non si possa più permettere che a decidere la strada siano sempre i soliti spreconi che ci hanno governato: favoriamo il ricambio generazionale, lanciamo la rivoluzione della buona politica proprio da qui, dal “malfamato, mafioso e sprecone” Sud. Le potenzialità non mancano, ma servono molta, molta buona volontà e tanta caparbietà. Perché il nostro futuro sia migliore del nostro passato.

13 Commenti

Caso Brancher, governo pensi ai problemi della gente, non ai ministri

postato il 5 Luglio 2010

Ora si accantoni disegno di legge sulle intercettazioni

Pier Ferdinando CasiniE’ ora che il Governo si preoccupi più dei problemi degli italiani che di quelli dei suoi ministri e affronti rigorosamente la manovra che rischia di tagliare servizi sociali fondamentali per i cittadini. In molte regioni italiane i tagli investiranno i trasporti pubblici locali e i servizi scolastici: temi molto più rilevanti che le dimissioni di Brancher. L’epilogo di questa vicenda, nata male e finita peggio, è comunque positivo. Mi auguro che il Presidente del Consiglio faccia la stessa scelta anche per la legge sulle intercettazioni accantonando questo testo e costruendo una soluzione condivisa da votare subito dopo l’estate. E’ bene evitare altri colpi di sole.

Pier Ferdinando

4 Commenti

Le riforme più importanti riguardano l’economia e il lavoro

postato il 3 Luglio 2010

Pier Ferdinando CasiniLe riforme istituzionali meritano senz’altro di essere discusse e realizzate ma di fronte ad una disoccupazione ormai al 9%, che purtroppo continuerà a crescere, con un 17,8% di disoccupati al Sud e il 26,2% dei giovani che non riescono a trovare lavoro, parlare solo di riforme istituzionali sarebbe da irresponsabili.
Le prime e le più importanti riforme da realizzare sono quelle relative all’economia e al lavoro: penso alla previdenza, alla riforma dei servizi pubblici locali, alla riduzione del cuneo fiscale per le imprese e i lavoratori.

Pier Ferdinando

2 Commenti

Emendamento Udc alla Manovra: Agevolazioni per le assunzioni di giovani fino a 30 anni

postato il 3 Luglio 2010

di Marta Romano

Sono stati presentati oggi, da parte dell’UDC, alcuni emendamenti alla manovra finanziaria che si appresta ad essere discussa in Senato. Tra le varie proposte, tutte molto valide e facilmente comprensibili, vorrei riflettere su una in particolare: Agevolazioni per le assunzioni di giovani fino a 30 anni.

Ormai il tempo della campagna elettorale è finito, è finito il tempo degli spot e delle trovate pubblicitarie: è giunta l’ora delle proposte concrete. Questo emendamento propone una seria opportunità di sviluppo per l’Italia e per il settore delle imprese, senza sottovalutare le ottime reazioni che l’approvazione di questo emendamento potrebbe provocare nell’ambito del giovane impiego.

Non si parla di belle parole, di quelle che si sprecano in politica, di quelle che illudono i ragazzi che però, nonostante le rassicurazioni della campagna elettorale, usciti da scuola, o dall’università, non riescono a trovare alcuna possibilità d’impiego o, nel migliore dei casi, vi è l’assunzione per un tempo determinato, al termine del quale ci si ritrova con un pugno di mosche in mano, senza alcuna certezza del futuro.

E’ la dura legge del precariato.

E allora,  perché non invertire questa tendenza, con una proposta seria e concreta, come quella portata avanti dall’UDC? Analizziamola con maggiore attenzione.

Innanzitutto, nell’emendamento è proposto un credito d’imposta, triennale (2010-2011-2012), pari a 500 euro, per ogni giovane assunto a tempo indeterminato nell’impresa. In questo modo, si ridurrebbe il grande problema della disoccupazione giovanile, e ciò non peserebbe sulle imprese, già in grosse difficoltà a causa della crisi che ha colpito recentemente i mercati.

Altra brillante proposta, è quella di sgravi contributivi del 50% dei contributi dovuti all’INPS per le imprese che assumono giovani a tempo indeterminato. Anche questa proposta avrebbe valore triennale, e rimetterebbe in moto quel meccanismo alla base dello sviluppo, inceppatosi negli ultimi anni.

In questo modo, dunque, è possibile incentivare le imprese ad assumere, a puntare su giovani e, allo stesso tempo, si pone un freno al triste problema dell’emigrazione, che vede protagonisti molti giovani, costretti a lasciare la propria Regione, o addirittura il proprio Paese, per un’opportunità lavorativa.

Forse, in questo modo, Politica e Giovani non saranno più parole distanti e distinte. Forse queste due parole possano incontrarsi su un sentiero comune: quello dello Sviluppo.

4 Commenti

Manovra, il Governo se la prende con chi difende la legalità

postato il 1 Luglio 2010

Casini Sulla manovra vedo solo una grande confusione. Il governo se la prende con i deboli e con chi difende la legalità.
I tagli ai poliziotti vanno assolutamente cancellati per un fatto minimale di equità e onestà. Lavoreremo in Parlamento e nel Paese perché questo provvedimento iniquo venga cambiato e coloro che tutelano la legalità e la sicurezza dei cittadini non siano dimenticati.

Pier Ferdinando

1 Commento

Spesa pubblica 2009 in aumento e i servizi sono in discesa: noi produciamo, il governo spende male

postato il 28 Giugno 2010

di Gaspare Compagno

Oggi l’ISTAT ha dato una notizia pessima sul fronte della Spesa pubblica italiana, e quindi sulle dinamiche presenti e future del debito pubblico.

Ed è la seconda cattiva notizia in questo campo, in pochi giorni: infatti già due giorni fa la CGIA di Mestre, aveva pubblicato uno studio in base al quale si evinceva che nella classifica mondiale delle qualità delle prestazioni offerte dalle istituzioni pubbliche, stilata dal World Economic Forum (Wef), il nostro Paese si piazza al 97° posto.

Che significa? Significa che lo Stato, gli enti locali, insomma tutto il settore pubblico dà agli italiani dei servizi scadenti, tra i peggiori del mondo intero, e sicuramente i peggiori in assoluto tra i paesi più economicamente sviluppati, come ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre.

Oggi, dopo questa notizia, si è aggiunta anche la notizia da parte dell’ISTAT che la spesa pubblica nel 2009 ha raggiunto i 798,854 miliardi di euro, in pratica 800 miliardi di euro, con la conseguenza di superare oltre la meta’ del prodotto interno lordo (ovvero quanto produciamo). In pratica quasi la metà di quel che è prodotto in Italia viene bruciato dalla spesa pubblica che, come abbiamo detto sopra, dà dei servizi non adeguati.

Questo livello di spesa rispetto al PIL era stato raggiunto solo negli anni Novanta e per la precisione solo nel 1996, quando il rapporto spesa-PIL era al 52,6%.

Ma questo risultato a cosa è dovuto?

Sicuramente, come si evince dai dati finanziari pubblicati dall’ISTAT, hanno pesato gli ammortizzatori sociali, infatti le prestazioni sociali in denaro (pensioni, sussidi, ecc.) nel 2009 hanno inciso oltre il 36% sulle uscite totali e sono cresciute rispetto al 2008 del 5,1%. Questa è già la dimostrazione che, contrariamente a quanto si sosteneva da parte del governo, la crisi in Italia era ben presente già nel 2009.

Ma la cosa peggiore è che questo aumento della spesa complessiva è avvenuto nonostante i tassi bassi avuti nel 2009 che hanno permesso allo Stato italiano di rispamiare sugli interessi passici (-12,2%) facendo diminuire di quasi il 9% le uscite in totale.

Che significa tutto ciò? Nel 2009 lo Stato ha pagato meno interessi, e questo ha comportato un risparmio di circa il 9% (pari a circa 10 miliardi di euro), ma questa diminuzione di interessi passivi sono stati più che compensati dall’aumento di spesa determinato dalla crisi mondiale (che il governo sosteneva non esserci o che quanto meno non era presente in Italia) che ha inciso per il 36% Parlaimo di diecine di miliardi di euro.

Ed è tutto qui il problema. Avere negato l’esistenza di una crisi, salvo poi ritrovarsi con una manovra aggiuntiva che si sta discutendo ora in Parlamento, e con una spesa pubblica fuori controllo.

Le altre voci di spesa sono rimaste pressocchè invariate (ad esempio la spesa per stipendi è aumentata del solo 1%) o con aumenti minimi ( ad esempio la spesa sanitaria è aumentata del 4,4%).

Di contro si registra una notevole diminuzione del PIL, superiore al previsto, che ha prodotto una diminuzione del gettito fiscale. E questa è una pessima notizia che conferma quel che tutti gli italiani sapevano, ma il governo negava: già nel 2009 l’Italia era in piena crisi (mentre nel 2009 il governo negava), infatti la flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%), mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell’Iva (-6,7%) e dell’Irap (-13%). In pratica sono diminuite le entrate perchè l’economia andava male, si produceva di meno, si guadagnava di meno e le aziende si fermavano o chiudevano.

Secondo il TG1 di Minzolini l’Italia si colloca al quinto posto, insieme alla Francia, in Europa per pressione fiscale.

Con tutto il rispetto per Minzolini, ma registriamo che non tutti sono d’accordo con la sua lettura dei dati. Infatti stando all’ufficio studi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili bisogna rileggere il dato sulla pressione fiscale, da cui risulta che siamo primi per la pressione fiscale come afferma Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Infatti, spiega Siciliotti, se consideriamo la pressione fiscale sulla sola componente del Pil che le imposte le paga per davvero, ossia sulla componente depurata della quota stimata di economia sommersa, si vede chiaramente come la pressione fiscale ”reale” in Italia sia superiore: 51,6% nel 2009 rispetto al 50,8% nel 2008. Quindi molto al di sopra della Francia e delle altre nazioni. Questo è dovuto alla componente di economia sommersa stimata in Italia, che e’ percentualmente piu’ rilevante di quella di tutti gli altri Paesi europei, esclusa la sola Grecia. Ovvero, a causa dell’evasione e del sommerso (sempre in attesa di qualche condono o scudo fiscale), i lavoratori onesti pagano molto di più, e l’indice della pressione fiscale ”reale” cresce significativamente di piu’ di quello che accade con riferimento ad altri Paesi.

E non sono solo i dottori commercialisti a sostenere questa tesi, perchè anche la CGIA di Mestre  afferma la stessa cosa che anzi quantifica il sommerso in Italia pari a 250 miliardi di euro nel 2009 e l’Istat stessa: infatti l’Istituto nazionale di statistica non fa altro che applicare le disposizioni previste dall’Eurostat (Istituto europeo di statistica), che stabilisce che i sistemi di contabilita’ nazionale di tutti i Paesi europei, devono includere nel conteggio del Pil nazionale anche l’economia non osservata.

A conclusione di ciò si può solo sperare che il governo  prenda atto di una realtà assolutamente negativa per la spesa pubblica, per la produttività italiana e soprattutto per le tasche degli italiani, una realtà che era nota agli italiani, ma non al presidente del Consiglio che fino all’ultimo ha negato l’esistenza della crisi.

3 Commenti

Prelievo su banche e transazioni finanziarie: chi le paga?

postato il 25 Giugno 2010

bce1

di Gaspare Compagno

La proposta di Francia e Germania di tassare le banche e le transazioni finanziarie ha incontrato il favore dei vari governi europei ed ha dato vita ad un documento che nella sostanza dice poco: i governi devono trovare una soluzione e tassare la banche, ma la tassazione avverrà con modi e importi che saranno decisi dai singoli Stati in piena autonomia.
Ma in concreto cosa c’è? A mio avviso nulla.
I politici dovevano dare una “risposta” ai loro elettori e l’hanno data, ma dal documento non emerge nulla di concreto, perchè incarica gli organi competenti della UE e della BCE ad approfondire la questione e a dare una risposta per la prossima riunione che si svolgerà ad Ottobre.

Se il principio del “paghi chi ha causato la crisi” è corretto e limpido, meno limpido è trovare le cause della crisi medesima: nel caso della Grecia, ad esempio, è palese che è stato il precedente governo a truccare i bilanci pubblici.
Cosa che si è ripetuta con l’Inghilterra.
E si potrebbe continuare.
Chiaro che additare la responsabilità alle banche è, da un punto di vista mediatico, la scappatoia perfetta per i governanti, che però dovrebbero ammettere che una delle cause della crisi europea è la mancanza di crescita, che ha portato ad una riduzione del potere di acquisto delle famiglie e ad una crescita delle persone in cerca di lavoro.

transazioneOra, se l’ipotesi di tassare le banche e le transazioni finanziarie diventa realtà, è logico aspettarsi che le banche e le istituzioni finanziarie si rivarranno su qualcuno, andando a strozzare ulteriormente le famiglie e le imprese che hanno attualmente grossa difficoltà e che sono l’asse produttivo della società e che quindi andrebbero tutelati.
E’ prevedibile che questa tassa verrà poi girata sotto varie forme alle famiglie e ai piccoli imprenditori e artigiani, e allora accadrebbe che i governi tradirebbero le promesse fatte alle famiglie e ai consumatori di non penalizzarli.
Non li penalizzano direttamente, ma indirettamente si, dando vita ad una tassazione indiretta iniqua, ingiusta e che condannerebbe ulteriormente i soggetti deboli della società: le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e che non vedono un futuro per loro.
Invece bisogna assicurare questo futuro, intervenendo con una legislazione efficace, efficiente, snella e certa nei tempi e nelle punizioni.

Con le regole certe si mettono le basi per una crescita che produrrebbe ricchezza per tutti, imprenditori e famiglie, ma se queste ultime vengono penalizzate, come possiamo aspettarci da loro ottimismo e propensione ai consumi? Questa è la vera domanda a cui bisogna rispondere.

4 Commenti

Manovra: Casini, è indispensabile ma questa non va

postato il 25 Giugno 2010

La manovra è indispensabile ma questa è fatta male e neppure se volessimo potremmo votarla: si procede secondo la logica facile, ma non utile, dei tagli lineari per le Regioni, che dovranno ridurre i servizi, ed è mancato il coraggio di tagliare le province e i piccoli comuni sotto i 1000 abitanti.
Questo non significa che noi giocheremo al ‘tanto peggio, tanto meglio’. Al contrario, chiediamo che nel dibattito parlamentare sia recuperato il percorso virtuoso e ci sia più attenzione per le fasce di cittadini italiani che soffrono. Noi saremo costruttivi e faremo di tutto perché le forze politiche responsabili dell’Udc e del Pd non dicano solo dei no, ma cerchino di migliorare la qualità legislativa. In un momento di crisi economica come questo, la maggioranza non sia sorda alle proposte ragionevoli dell’opposizione.

Pier Ferdinando

2 Commenti


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram