Spesa pubblica 2009 in aumento e i servizi sono in discesa: noi produciamo, il governo spende male
Oggi l’ISTAT ha dato una notizia pessima sul fronte della Spesa pubblica italiana, e quindi sulle dinamiche presenti e future del debito pubblico.
Ed è la seconda cattiva notizia in questo campo, in pochi giorni: infatti già due giorni fa la CGIA di Mestre, aveva pubblicato uno studio in base al quale si evinceva che nella classifica mondiale delle qualità delle prestazioni offerte dalle istituzioni pubbliche, stilata dal World Economic Forum (Wef), il nostro Paese si piazza al 97° posto.
Che significa? Significa che lo Stato, gli enti locali, insomma tutto il settore pubblico dà agli italiani dei servizi scadenti, tra i peggiori del mondo intero, e sicuramente i peggiori in assoluto tra i paesi più economicamente sviluppati, come ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre.
Oggi, dopo questa notizia, si è aggiunta anche la notizia da parte dell’ISTAT che la spesa pubblica nel 2009 ha raggiunto i 798,854 miliardi di euro, in pratica 800 miliardi di euro, con la conseguenza di superare oltre la meta’ del prodotto interno lordo (ovvero quanto produciamo). In pratica quasi la metà di quel che è prodotto in Italia viene bruciato dalla spesa pubblica che, come abbiamo detto sopra, dà dei servizi non adeguati.
Questo livello di spesa rispetto al PIL era stato raggiunto solo negli anni Novanta e per la precisione solo nel 1996, quando il rapporto spesa-PIL era al 52,6%.
Ma questo risultato a cosa è dovuto?
Sicuramente, come si evince dai dati finanziari pubblicati dall’ISTAT, hanno pesato gli ammortizzatori sociali, infatti le prestazioni sociali in denaro (pensioni, sussidi, ecc.) nel 2009 hanno inciso oltre il 36% sulle uscite totali e sono cresciute rispetto al 2008 del 5,1%. Questa è già la dimostrazione che, contrariamente a quanto si sosteneva da parte del governo, la crisi in Italia era ben presente già nel 2009.
Ma la cosa peggiore è che questo aumento della spesa complessiva è avvenuto nonostante i tassi bassi avuti nel 2009 che hanno permesso allo Stato italiano di rispamiare sugli interessi passici (-12,2%) facendo diminuire di quasi il 9% le uscite in totale.
Che significa tutto ciò? Nel 2009 lo Stato ha pagato meno interessi, e questo ha comportato un risparmio di circa il 9% (pari a circa 10 miliardi di euro), ma questa diminuzione di interessi passivi sono stati più che compensati dall’aumento di spesa determinato dalla crisi mondiale (che il governo sosteneva non esserci o che quanto meno non era presente in Italia) che ha inciso per il 36% Parlaimo di diecine di miliardi di euro.
Ed è tutto qui il problema. Avere negato l’esistenza di una crisi, salvo poi ritrovarsi con una manovra aggiuntiva che si sta discutendo ora in Parlamento, e con una spesa pubblica fuori controllo.
Le altre voci di spesa sono rimaste pressocchè invariate (ad esempio la spesa per stipendi è aumentata del solo 1%) o con aumenti minimi ( ad esempio la spesa sanitaria è aumentata del 4,4%).
Di contro si registra una notevole diminuzione del PIL, superiore al previsto, che ha prodotto una diminuzione del gettito fiscale. E questa è una pessima notizia che conferma quel che tutti gli italiani sapevano, ma il governo negava: già nel 2009 l’Italia era in piena crisi (mentre nel 2009 il governo negava), infatti la flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%), mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell’Iva (-6,7%) e dell’Irap (-13%). In pratica sono diminuite le entrate perchè l’economia andava male, si produceva di meno, si guadagnava di meno e le aziende si fermavano o chiudevano.
Secondo il TG1 di Minzolini l’Italia si colloca al quinto posto, insieme alla Francia, in Europa per pressione fiscale.
Con tutto il rispetto per Minzolini, ma registriamo che non tutti sono d’accordo con la sua lettura dei dati. Infatti stando all’ufficio studi del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili bisogna rileggere il dato sulla pressione fiscale, da cui risulta che siamo primi per la pressione fiscale come afferma Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Infatti, spiega Siciliotti, se consideriamo la pressione fiscale sulla sola componente del Pil che le imposte le paga per davvero, ossia sulla componente depurata della quota stimata di economia sommersa, si vede chiaramente come la pressione fiscale ”reale” in Italia sia superiore: 51,6% nel 2009 rispetto al 50,8% nel 2008. Quindi molto al di sopra della Francia e delle altre nazioni. Questo è dovuto alla componente di economia sommersa stimata in Italia, che e’ percentualmente piu’ rilevante di quella di tutti gli altri Paesi europei, esclusa la sola Grecia. Ovvero, a causa dell’evasione e del sommerso (sempre in attesa di qualche condono o scudo fiscale), i lavoratori onesti pagano molto di più, e l’indice della pressione fiscale ”reale” cresce significativamente di piu’ di quello che accade con riferimento ad altri Paesi.
E non sono solo i dottori commercialisti a sostenere questa tesi, perchè anche la CGIA di Mestre afferma la stessa cosa che anzi quantifica il sommerso in Italia pari a 250 miliardi di euro nel 2009 e l’Istat stessa: infatti l’Istituto nazionale di statistica non fa altro che applicare le disposizioni previste dall’Eurostat (Istituto europeo di statistica), che stabilisce che i sistemi di contabilita’ nazionale di tutti i Paesi europei, devono includere nel conteggio del Pil nazionale anche l’economia non osservata.
A conclusione di ciò si può solo sperare che il governo prenda atto di una realtà assolutamente negativa per la spesa pubblica, per la produttività italiana e soprattutto per le tasche degli italiani, una realtà che era nota agli italiani, ma non al presidente del Consiglio che fino all’ultimo ha negato l’esistenza della crisi.
Non ci vuole Mario Draghi,per dire che L’Italia è una società Bloccata,scommetto che la perspicace casalinga di Voghera,se ne sia accorta,e alla grande anche.
Per società bloccata,intendo quella che necessità di un cambiamento evidente a tutti,ma per naturale conservatorismo o per interessi consolidati o per entrambe le cose,le riforme non si faranno mai. Un paese che ha un tasso di crescita quasi attorno allo zero,con o senza crisi,un paese che da quello che ci ho capito io,ha un debito pubblico che oltrepassa il Pil,che tutte le volte che deve ripagare il debito,non stanga mai petrolieri,assicuratori,e politici.
Un paese perennemente in ritardo con i parametri programmati tra varie agende europee..(maastricht ,lisbona),e sale sul treno d’europa..in seconda classe.Un paese dove investimenti per giovani,istruzione,tecnologie,vanno sempre in soffita.Le reti di protezione familiare non si sono modernizzate,le tasse sui salari sono troppo alte,la competitiviyà di imprese è bassa,forse anche perchè vulnerabile alla concorrenza.Poi il freno al cambiamento è anche un economia sommersa,e un evasione fuori controllo,la spesa per la ricerca,fa ridere i polli e infine il tasso di natalità è basso e i figli vivono con i genitori notte tempo,senza possibilità di costruirsi un domani certo. Ma signori,dove vogliamo andare? non so cosa si sono raccontati al g20. Ma niente di buono.
christian, il problema è che poi il popolo italiano (bue, lasciamelo dire) vota per chi???
Per il solito Berlusca, quando ormai è da 16 anni che racconta le stesse cose, fa le stesse promesse, fa le stesse bischerate.
E la gente lo vota.
Noi invece dobbiamo sbugiardare quello che non va, essere una frusta per il politico che, al governo, non fa nulla.
In questo caso, dobbiamo fustigare questo governo
[…] sono affatto. Ad oggi, infatti, le altissime tasse che paghiamo (chi le paga) si rendono necessarie per coprire sprechi e spesi folle dello Stato, per mantenere in vita gli esili dorati per i politici…: se pagassero il giusto tutti, questo problema non si porrebbe neppure. Non per nulla, infatti, il […]