Banche: altra commissione? Partiamo da proposte dell’ultima, finora rimaste lettera morta
L’intervista a cura di Luca Gualtieri, pubblicata su Milano Finanza
Anche se il crack della Popolare di Bari ha riportato il credito al centro dell’agenda politica, oggi non c’è alcun bisogno di una nuova Commissione Banche. Semmai la politica dovrebbe rompere gli indugi e legiferare sulle materie individuate dalla precedente commissione, dalle misure a contrasto delle porte girevoli ai controlli più stringenti sulle competenze dei board. Proposte rimaste finora lettera morta. Pierferdinando Casini ha accolto con forte scetticismo l’iniziativa del nuovo governo e non ha dubbi nel rispedire al mittente le bordate contro Banca d’Italia. «Mi pare di sentire lo stesso spartito suonato due anni fa», taglia corto l’ex presidente della Camera che, tra il 2017 e il 2018, ha presieduto la prima commissione d’inchiesta sulle banche.
Casini, c’è bisogno di una nuova commissione banche in questo momento?
Mi chiedo: questa proliferazione di commissioni di inchiesta ha una qualche utilità per il sistema istituzionale italiano? Evidentemente no, soprattutto perché le commissioni di inchiesta sono uno strumento da maneggiare con estrema cura e rigore: il loro abuso rischia di trasmettere un’immagine distorta dei problemi e quindi di amplificare le crisi. Oggi vedo un uso molto disinvolto dello strumento, spesso piegato dai partiti a pure finalità elettorali in barba al rigore di altri paesi come il Regno Unito.
Le sembra che il caso Popolare di Bari offra qualche elemento di novità rispetto alle crisi esaminate dalla scorsa Commissione?
Questa crisi rispecchia le precedenti per modalità e dinamiche. Semmai la domanda che mi pongo è un’altra: negli ultimi due anni cosa ha fatto la classe politica per tradurre in legge le conclusioni serie e articolate raggiunte dalla precedente Commissione d’inchiesta? Mi pare molto poco. Evidentemente, al di là degli interessi elettoralistici, ai partiti non interessa intervenire per prevenire alla radice l’insorgere delle crisi.
Insomma, le conclusioni della vostra Commissione sono rimaste lettera morta?
Mi pare di sì. L’unico provvedimento preso è stato il protocollo d’intesa tra la Banca d’Italia e la Consob in materia di servizi e attività di investimento e di gestione collettiva del risparmio. Una misura importante, come ha riconosciuto l’ex presidente di Consob Massimo Nava. Sul resto c’è ancora moltissimo da fare per la classe politica.
Eppure la Commissione elaborò molte ipotesi di intervento. Ce ne vuole ricordare alcune?
Le conclusioni sono state molteplici. Tra le principali menzionerei l’attribuzione di maggiori poteri investigativi a Bankitalia, le misure a contrasto delle porte girevoli tra vigilanti e vigilati, i controlli più stringenti sulle competenze dei board, i maggiori presidi sui conflitti di interesse, la nuova fattispecie di truffa ai danni del mercato, la semplificazione dei prospetti informativi, la promozione dell’educazione finanziaria e l’idea di una super procura finanziaria.
Ha citato Bankitalia. Con la crisi della Popolare di Bari Via Nazionale è tornata bersaglio di dure polemiche. Che impressione ne sta avendo?
Niente di nuovo sotto il sole. Mi pare di sentire lo stesso spartito suonato due anni fa. Vale però la pena ricordare che tutte le inchieste aperte in queste anni dalle procure italiane sugli scandali bancari sono state avviate su iniziativa di Bankitalia che ha trasmesso l’esito delle ispezioni alla magistratura. Al di là di singoli casi, mi pare che l’istituzione abbia fatto il proprio lavoro.
Qualcuno però sostiene che via Nazionale non abbia dato tempestivamente l’allarme a risparmiatori e clienti. Una critica strumentale?
Mi sembra proprio di sì. Bankitalia si trova nella delicata posizione di dover salvaguardare la fiducia nel sistema finanziario e non può certamente divulgare messaggi allarmistici anche di fronte a situazione di crisi. La cautela insomma è doverosa e la politica deve muoversi con estrema attenzione su questo terreno, anche per non compromettere l’indipendenza dell’istituzione.
Qualche partito però nei mesi scorsi ha messo in discussione il requisito dell’indipendenza, arrivando a ipotizzare una nazionalizzazione della banca centrale. Come ha accolto quelle proposte?
Come un dibattito del tutto inappropriato, se non addirittura come demenza allo stato puro. Tanto più che i proponenti di quelle idee hanno subito fatto retromarcia. L’autonomia di Bankitalia è un requisito non negoziabile.
Qualcuno rimprovera alla scorsa Commissione il mancato coinvolgimento della Bce e dell’allora presidente Mario Draghi. Come risponde a questo critiche?
Rispondo ricordando che quella Commissione si è svolta in circostanze eccezionali, negli ultimi mesi della legislatura e con una campagna elettorale già in corso. Mi creda se le dico che in quelle condizioni davvero ingrate siamo riusciti a fare un miracolo.
Di fronte all’ennesima crisi bancaria, quella della Popolare di Bari, come dovrebbe muoversi il governo?
Mi pare che il governo Conte stia facendo quanto hanno fatto i precedenti esecutivi in circostanze simili. Vorrei peraltro ricordare ai molti detrattori di Matteo Renzi che è stata proprio la sua riforma a superare il problematico modello delle popolari. Oggi qualcuno ama ancora riempirsi la bocca della retorica sul localismo, sul legame di sangue tra banca e territorio, ma bisognerebbe ricordare che molte crisi affondano le proprie radici in quella retorica. Gli esempi non mancano.
Per tamponare la crisi della Popolare di Bari, il governo potrebbe rispolverare il progetto di una Banca del Sud. Le sembra un progetto realistico?
Che l’economia del Sud abbia bisogno di ossigeno e che la presenza di banche possa essere d’aiuto mi pare innegabile. Dubito però che una fantomatica banca del sud possa rappresentare una risposta. In pratica stiamo parlando del nulla.
Sarebbe favorevole a una nomina di Carla Ruocco alla presidenza della nuova Commissione?
Il parere è positivo visto che Carla Ruocco ha maturato una profonda esperienza alla presidenza della commissione finanze.
Ma oggi le banche italiane sono ancora una priorità per la politica?
Le banche naturalmente sono sempre una priorità. Mi sembra però che oggi il sistema finanziario italiano sia più solido rispetto a qualche anno fa. Una solidità raggiunta anche grazie ai sacrifici fatte dagli istituti che hanno sostenuto radicali processi di bonifica dell’attivo.
L’emergenza insomma è rientrata?
Sì.