Le parole del presidente del Consiglio Berlusconi su una possibile exit strategy dall’Afghanistan dimostrano “molto dilettantismo”. Una exit strategy? Le cose bisogna farle, non dirle. Dirle soltanto significa allentare lo spirito di solidarietà verso i nostri soldati, indebolire e compromettere la loro missione. C’è molto dilettantismo nelle parole del governo.
Il “caso politico” di fine luglio è stato scatenato dal Carroccio: test di conoscenza del dialetto per i docenti, per verificare “il loro grado di apprendimento delle tradizioni e della lingua della regione in cui vogliono lavorare”. La proposta, lanciata in Commissione Cultura dalla deputata leghista Paola Goisis, ha prodotto come conseguenza immediata il blocco dei lavori da parte della presidente Valentina Aprea (Pdl). Oggi se ne parla tanto in rete (Polisblog, Clandestinoweb, Affaritaliani, acceso il dibattito nei forum Corriere, il Messaggero, Il Secono XIX). Per l’opposizione il governo è sempre più condizionato dalla Lega, che invece definisce l’argomento una “boutade estiva”. [Continua a leggere]
Quattro miliardi alla Sicilia: e il resto del Sud quanto dovrà aspettare?
Sono molto preoccupato per le sorti della Repubblica di un Paese in cui nascono gruppi territoriali pronti a ricattare il governo, e a cui il governo si sottomette per sedare la rivolta.
Quattro miliardi dall’Esecutivo ai siciliani ma Calabria, Campania, Puglia…quanto dovranno aspettare? In quelle regioni ci sono cittadini di serie B? E quando arriverà una fetta anche per loro? La verità è che piccoli rivoli corporativi stanno mettendo in discussione l’unità d’Italia. Il governo sta perpetrando l’idea del clientelismo politico.
La politica deve recuperare dignità, dare risposte nazionali a problemi locali. Nei prossimi mesi ipotizziamo tante vicende come quella siciliana. Questo governo non ha più un disegno generale, cerca solo di evitare lo smottamento della maggioranza. Ma lo smottamento si evita solo governando per gli italiani e non per una parte di essi.
Si avvia per il Pdl un piccolo inizio di smottamento. Passano all’Udc la deputata ed ex sindaco di Lavagna Gabriella Mondello e l’ex coordinatore del partito di Berlusconi per la Provincia di Genova Giovanni Boitano.
Un benvenuto ai due nuovi acquisiti, che lasciano un partito che è al governo, che è al potere, per passare a un partito che non è né al governo né al potere. Di solito capita il contrario. Chissà che non sia un piccolo inizio di smottamento in una direzione inversa, è la prima volta che capita che un “granellino” di sabbia va da dal grande al piccolo. La Liguria è una Regione dove l’Udc è decisiva, senza di noi non si vince, chiediamo che ci sia una discontinuità.
Ancora una volta dobbiamo levare la nostra voce affranta e sdegnata per ricordare dei martiri della fede, cristiani come noi, che in Pakistan sono caduti sotto i colpi del fanatismo estremista. Il mondo occidentale deve farsi sentire a difesa dei propri martiri, mentre almeno in metà del globo si accentuano le persecuzioni verso chi testimonia semplicemente la propria fede. [Continua a leggere]
Quella del partito del Sud è un’idea alla quale sono contrarissimo. Così muore la politica. La questione del Mezzogiorno è alla base della mia rottura con il Pdl, perché si è data alla Lega la golden share della politica italiana.
La politica è grande se unisce, non se crea tante corporazioni che fanno sindacato di interessi. Alle corporazioni si è piegata la politica e tante corporazioni sono più forti della capacità della politica.
Il partito del Sud nasce perché qualcuno vuole autocollocarsi. Detto questo, c’è un grande trasferimento di risorse dal Sud al Nord. Vediamo cosa farà il governo sui fondi Fas.
Prima la polemica del Sud contro il Nord, poi la querela da parte del presidente della Regione Veneto al ministro dell’Economia Tremonti, poi lo studio del dialetto nelle scuole italiane, poi la richiesta di uscire dall’Afghanistan… Mi sembra che sia un continuo di polemiche nella maggioranza che destabilizza il nostro Paese: speriamo che cambi la musica.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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