postato il 2 Giugno 2011 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

2 giugno, l’unica forza di cui disponiamo: la nostra infrangibile unione

In tempi di personaggi politici mediocri o assolutamente ridicoli può essere utile ricordare in occasione della festa della Repubblica il Capo provvisorio dello Stato e primo presidente della Repubblica Enrico De Nicola. Napoletano, brillante avvocato e giurista diede lustro alle istituzioni del Regno e della Repubblica ma fu soprattutto un galantuomo che, pur avendo ricoperto tutte le massime cariche dello Stato, non rinunciò mai ad onestà, umiltà ed austerità nei costumi.

Memorabile rimase il cappotto rivoltato di De Nicola, che non fu solo protagonista di tante uscite ufficiali ma anche il segno di una classe politica che era chiamata a fare sacrifici come ogni altro cittadino italiano per ricostruire l’Italia uscita devastata dal secondo conflitto mondiale. Pochi forse sanno che il nostro primo Capo di Stato era monarchico e che probabilmente il 2 giugno, come tanti meridionali, votò perché rimanesse il Re; eppure questa circostanza non gli impedì di accettare l’incarico che di capo dello Stato provvisorio per cui era stato designato con l’accordo di tutte le forze politiche. De Nicola sapeva che il bene del Paese veniva prima del bene del Re e delle proprie convinzioni personali. Enrico De Nicola forse lo ricordano in ben pochi, forse è un nome familiare per quanti hanno una certa dimestichezza con le domande di certi test e concorsi pubblici, allora questa festa della Repubblica può essere un buon motivo per riaprire l’album di famiglia dello Stato repubblicano, non solo  per vedere la foto sbiadita di  uno dei suoi padri, ma anche per avere l’opportunità di rileggere un passo del discorso di insediamento del Presidente De Nicola (15 luglio 1946): «dobbiamo avere la coscienza dell’unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s’ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell’abisso per non risollevarci mai più». Parole, quelle di De Nicola, pronunciate per un Paese prostrato dalla tragedia della guerra, ma che restano sempre valide, specie in tempi difficili,  e che vale la pena ricordare nel centocinquantesimo anno dell’unità d’Italia.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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citoyenne
citoyenne
12 anni fa

Tempi lontani e altra tempra di Uomini.
Si rassegni, non esistono più. Nessuno è pronto a rinunciare alle proprie idee per il bene comune, non perchè ci creda fino in fondo, ma semplicemente per non perdere il potere. Quelli erano Uomini Politici, oggi sono divi prestati alla politica, basti vedere il tempo che trascorrono a “mostrarsi” nei vari talk show televisivi, il tempo che impiegano nei vari camerini per inceronarsi e mostrarsi “belli”. Dopo, guardando diritto nelle telecamere, cercano di far valere le loro idee “incorruttibili” per imbonire creduloni telespettatori.
E’ da tanto tempo che dico che tutte le attuali opposizioni debbono fare un passo indietro sulle loro “idee ideologizzate” e guardare al concreto, alle necessità degli Italiani, a ciò che è giusto “fare”. Ma, ognuno di loro, non solo il presidente Casini ma anche Di Pietro, Vendola, D’Alema, ecc. mettono sempre dei paletti: “potremmo pensarci, ma se Tizio o Caio si fa da parte” (e se a farsi da parte fossero loro stessi? gli Italiani magari ci guadagnerebbero!).
In Italia basterebbe che tutte le opposizioni si riunissero per portare pochi punti avanti e la situazione potrebbe cambiare immediatamente.
1^ punto: riforma del sistema elettorale (senza che comincino a trastullarsi sui vari sistemi, come son soliti fare)
2^ punto: riforma della giustizia (quella che si occupa dei cittadini non quella che protegge solo la classe politica ed imprenditoriale)
3^ punto. riforma fiscale (non a beneficio di chi evade, di chi corrompe e si fa corrempere, di chi promuove il lavoro nero)
4^ punto: riforma dell’amministrazione pubblica a cominciare dalla classe politica ( numero degli eletti di gran lunga inferiore, riduzione degli emolumenti e degli assegni extra, revisione totale del vitalizio, revisione totale del rimborso elettorale, ecc.)
5^ punto: potenziamento della scuola pubblica, della salute pubblica, ecc. (il denaro pubblico non può nè deve servire per finanziare i privati, se non nell’ottica e nella garanzia di “retribuzioni giuste” e “contratti giusti e definitivi” per chi vi lavora)
Ma queste proposte semplici vengono ideologizzate dai politici, per cui, piuttosto che concordare, mettono paletti.
De Nicola, De Gasperi, i Padri Costituenti non ci sono più… oggi ci sono solo divi.
Una citoyenne



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