postato il 10 Novembre 2011 | in "Politica"

«Ora niente vendette, saranno gli altri a cercarci»

Pubblichiamo da ‘Il Corriere della Sera’ il Colloquio con Pier Ferdinando Casini

di Aldo Cazzullo
Con gli uomini dello staff, con i due personaggi a lui più vicini – Cesa per la politica, Rao per la comunicazione -, con i mediatori che in questi giorni hanno sfilato al Pdl uomini (e donne) simbolo, ieri sera Pier Ferdinando Casini sorrideva: «Ricordate quando tre anni e mezzo fa Berlusconi ci diede un calcio nel didietro? Adesso potremmo rendergli la pariglia. Invece noi dobbiamo fare esattamente il contrario. Rassicurare. Ricompattare il quadro politico. Non attaccare nessuno, non andare a cercare nessuno. Tanto, se devono venire da noi, vengono. Berlusconi ha capito che, se non fa il governo di larghe intese, metà partito lo saluta, il Pdl gli si sfalda tra le mani. Non a caso ha controfirmato la nomina di Monti senatore a vita. Oggi la nostra vittoria non è il parlamentare in più che viene da noi. È la vittoria di una linea. La scommessa del 2008 sulla fine del bipolarismo; e adesso l’investimento sul governo di responsabilità nazionale. Ancora giovedì pareva impossibile. Oggi è a portata di mano».
E però il lavorio nell’ombra per portare via la Carlucci a Berlusconi non va sottovalutato. A sentire il nome di Pomicino, gli uomini dell’Udc un po’ si seccano, e ricordano quando Casini querelò «Geronimo» per i suoi articoli sul Giornale, ottenendone la condanna in primo e secondo grado. Il massimo sfregio a Berlusconi — sfilargli la bionda Gabriella, una vita tra Fininvest e Forza Italia — si deve a Lorenzo Cesa E alla sua antica amicizia con Milly Carlucci e con il marito Massimo Donati, imprenditore e manager (della moglie), il colpo per il Cavaliere è stato durissimo. Come quello di giovedì scorso, quando Verdini telefonava nell’altana di Montecitorio che ospita gli uffici dell’ex presidente della Camera per sentirsi dire che il suo conterraneo Bonciani, deputato toscano amico pure lui di Cesa, sarebbe passato all’Udc insieme con la calabrese D’lppolito.
Doveva essere il giorno della rimonta di Berlusconi; cominciava invece il suo logoramento finale, e prendeva corpo il governo di larghe intese. «Con Silvio non c’è mai stato un fatto Non ho mai usato parole forti contro di lui, neanche quando ne avrei avuto motivo. Come dopo la telefonata in treno, con cui di fatto mi cacciò. O quando mi ha portato via mezzo partito in Sicilia, a suon di ministeri e sottosegretariati».
Semmai il suo bersaglio polemico di questi giorni è sembrato Alfano. «No, non ho mai messo pregiudiziali su nessuno; ma è evidente che l’ipotesi Alfano è debole». Per un nuovo governo oggi, e per la campagna elettorale domani. Se si andasse a elezioni anticipate in inverno – possibilità cui Casini crede sempre meno ogni ora che passa – il Terzo polo si presenterebbe da solo. «Che senso avrebbe tornare nel vecchio centrodestra, proprio nel momento in cui è travolto dallo tsunami? Non lo farei neppure se mi offrissero la leadership».
E se gliela offrissero da sinistra? «Neppure. Cosa c’entro io con la foto di Vasto? Qui siamo di fronte a due poli che hanno fallito. Noi oggi non dobbiamo trattare alleanze con la destra o con la sinistra; noi dobbiamo essere la cerniera.
Qualcosa è cambiato anche nel rapporto con la Chiesa. Il passaggio da Ruini a Bagnasco, certo. Ma, più in generale, oggi i vescovi non hanno più la pretesa di dettare la linea all’ode. Casini non lo racconterà mai in pubblico, ma in passato ha dovuto dire più di un no a esponenti della gerarchia ecclesiastica che volevano spingerlo di nuovo tra le braccia di Berlusconi. «Oggi invece si vede che la linea giusta era quella opposta», e il nuovo centro può essere una risorsa per il mondo cattolico. Anche perché Casini non si pensa più come il capo di un partitino cattolico in lenta crescita, come il piccolo negoziante che rifiuta di fare il funzionario dell’ipermercato (nel ’94 Berlusconi gli aveva chiesto di diventare coordinatore di Forza Italia). «Noi dobbiamo costruire un partito nuovo, essere il punto di riferimento di un’area che oggi non si sente rappresentata dalla destra e dalla sinistra».
Fini, Rutelli, gli autonomisti che governano la Sicilia ci sono già. Domani forse ci saranno i moderati del Pdl e del Pd, i Pisanu e i Fioroni. Se si andasse a votare adesso, è chiaro che sulla scheda si troverebbero il simbolo dell’Udc e il nome del leader. Ma se la legislatura arrivasse alla sua scadenza con un nuovo governo, l’ambizione di Casini per il 2013 è riunire cattolici e moderati nel Partito della nazione.

1 Comment
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Stefano Tassinari
Stefano Tassinari
12 anni fa

Mai infierire.
A destra non hanno ancora capito il perchè è successo il tracollo e nel mentre il Terzo Polo è diventato il Primo. Il Primo? Ma è matto, Tassinari? Si in quanto ad influenza il Primo, confermo alla grande.



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