postato il 12 Gennaio 2021 | in "Politica, Rassegna stampa"

«Perso tempo, la crisi serve a chiarire. Se nascerà un ter coinvolgere i leader»

L’intervista di Marco Conti pubblicata sul Messaggero

Presidente Casini, come finirà questo braccio di ferro tra Conte e Renzi?
«Fino a che non ci sarà la crisi aperta ufficialmente tutti continueranno a giocare e non si arriverà mai ad una definizione dei problemi».

Ovvero?
«Io non ho un ruolo, avevo però spiegato un po’ a tutti, informalmente, che è inevitabile arrivare a questo perché si è perso troppo tempo in giochi di Palazzo poco consoni ai bisogni del Paese. Ora l’esito era largamente prevedibile perché in un clima di sfiducia reciproca, fino a che non c’è una crisi formale, i protagonisti non vengono allo scoperto e il chiarimento invece di avvicinarsi si allontana».

Che cosa e chi dovrebbe assumere l’iniziativa?
«Mi auguro che questo indugiare, soprattutto del presidente del Consiglio, sia servito almeno a maturare contenuti interessanti sul Next Generation Eu. Per il resto è stata una gestione assolutamente sbagliata. Si è fatto di tutto per indugiare o sperare che la Provvidenza potesse risolvere i problemi. Io confido nella Provvidenza ma credo che ora abbia ben altri problemi che il governo italiano».

Quindi lei pensa che se Italia Viva ritirerà i ministri, Conte debba presentarsi al Quirinale?
«Su questo non c’è dubbio. Anche se viene il sospetto che chi lavora per le elezioni anticipate sono quelli che fanno finta di non capire proprio questo. C’è un logoramento del rapporto di fiducia che viene prima dei contenuti del Recovery Fund o di altre cose. Prima si prende atto di questo e prima si risolve la crisi. Si mettano le carte in tavola».

Se ciò non avverrà nelle prossime ora cosa accadrà in Consiglio dei ministri?
«Stasera, in consiglio dei ministri, senza un chiarimento, inevitabilmente ci saranno le dimissioni o le dissociazioni, non so la formula, delle ministre di Iv. I ministri di Iv staranno in Consiglio dei ministri per senso di responsabilità e poi, approvato il Recovery, prenderanno le distanze dal governo. A quel punto il presidente del Consiglio può o dimettersi o andare alle Camere e fare un dibattito parlamentare. Se poi non prende la fiducia è chiaro che si chiude la strada per un reincarico e un Conte-ter».

Consiglio a Conte non richiesto?
«Andare al Quirinale, ma se volesse recarsi in Parlamento gli consiglio di non inasprire una situazione già pesante e che è divenuta tale perché non ha assunto un’iniziativa che doveva prendere una settimana fa».

Perché non lo ha fatto?
«Bisogna chiederlo a Conte, ma questo atteggiamento dilatorio non ha aiutato né la causa di Conte né quella dell’Italia. Il Paese ha bisogno che finiscano tutte queste manfrine e capisca se c’è un governo o meno. E Conte ha interesse a evitare questo logoramento a cui è esposto. Più i giorni passano e più si logora. Lui, non Renzi».

Se invece andasse al Quirinale per rifare il governo, come si dovrebbe comporre il nuovo esecutivo?
«Vedo che alcuni protagonisti della politica dicono ora ciò che era evidente. Ovvero coinvolgere in un Conte-ter i principali protagonisti della politica. Quando il gioco si fa duro fuori i secondi, si dice. Quindi i principali esponenti politici debbono essere coinvolti».

Quindi Zingaretti e Renzi al governo?
«Sarebbe auspicabile, anche se mi rendo conto che Zingaretti ha un problema che riguarda la gestione della sua regione. Ma il mio auspicio è questo».

Se invece Conte va alle Camere e non ottiene la fiducia si vota?
«O c’è la possibilità di fare un governo di larghe intese oppure si va al voto anticipato. Le elezioni non le vuole nessuno e sarebbero in contrasto con il buonsenso. Ma la Costituzione parla chiaro, se i voti per un governo non ci sono non resta che sciogliere le Camere».

 



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