«Premier assediato, dovrebbe volere i leader in squadra»
L’intervista di Giuseppe Alberto Falci pubblicata sul Corriere della Sera
«Devo ammettere di non capire il presidente del Consiglio». A dirlo è Pier Ferdinando Casini, già presidente della Camera, e oggi senatore delle Autonomie.
La crisi di governo è nei fatti: cosa non comprende dell’atteggiamento di Giuseppe Conte?
«Rimane assediato a Palazzo Chigi. Vive ogni richiesta come una minaccia e presenta provvedimenti, pensiamo a quelli sui servizi segreti, discutibili e non condivisi nella maggioranza».
Allora la pensa come Matteo Renzi?
«La penso come gran parte dei parlamentari del Pd e come molti nella maggioranza. Matteo è solo la punta dell’iceberg».
Non trova che sia un’anomalia aprire una verifica di governo nel pieno di una pandemia?
«Può darsi ma qui il problema è più profondo: si tratta di gestire un Paese che non riesce nemmeno a distribuire le prime dosi di vaccino. Stiamo distribuendo aiuti a pioggia. Ma lo capiamo che il Recovery fund è l’ultima opportunità per riprendere la corsa?».
Se lei sedesse al posto di Conte come si comporterebbe?
«Il premier è impegnato dal mattino alla sera a respingere gli assedianti. Mentre dovrebbe essere lui stesso a chiedere ai capi partito la corresponsabilità in una situazione drammatica come quella in cui ci troviamo. Chi guida una squadra è certamente più forte se al suo fianco c’è un coro di leader di partiti a sostenerlo».
Come si tradurrebbe in termini di assetto di governo questo suo suggerimento?
«Io vorrei Zingaretti, Di Maio, Renzi e Speranza, tutti nel governo con me».
I leader di Pd e Iv dovrebbero rivestire la carica di vicepremier come Salvini e Di Maio nel Conte I?
«La formula è secondaria. Qui è primaria la sostanza. Ed è per tal motivo che io pretenderei “Signori, se volete che io rimanga qui dovete essere tutti corresponsabili”».
Renzi però continua ad affermare che per Italia viva non è una questione di poltrone ma di contenuti.
«Contenuti e poltrone sono sempre legati. Da quando sono in Parlamento, dal 1983, non ho mai visto altro. Scandalizzarsi per questo significa essere fuori dal mondo. Le liti tra Fanfani e Andreotti, le discussioni tra Craxi e De Mita, e gli stessi problemi che abbiamo avuto in una fase del centrodestra con Berlusconi, per non parlare di Prodi, sono sempre stati connessi ai contenuti e alle poltrone».
Conte dovrebbe anche lasciare la delega ai Servizi segreti?
«È una vicenda incomprensibile. È la prima volta nella storia della Repubblica che si registra un accanimento su una questione che non dovrebbe esistere. L’autorità delegata è una garanzia prima di tutto per Conte».
Basterà un ritocco alla squadra o è più probabile un Conte ter?
«Se Conte non perde altro tempo forse riuscirà a sopravvivere a sé stesso: dipende da lui».
La saggezza di un leader vero. Grande Pier!