postato il 7 Novembre 2019 | in "Esteri, Europa, Spunti di riflessione"

Muro di Berlino: quando prevalse la forza della libertà e della democrazia

Il mio intervento nell’Aula del Senato sulla commemorazione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino

Signor Presidente,
vorrei ringraziare il vice presidente La Russa per la sua idea di ricordare in quest’Aula una data molto importante per la nostra storia: trent’anni fa cadeva il muro di Berlino, la cui costruzione ha rappresentato una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea del Novecento, con la divisione tra i Paesi europei caduti sotto il giogo del Comunismo e dell’Unione Sovietica. La democrazia veniva abbattuta, con la forza delle idee.
Non servirono i carri armati, non servirono manifestazioni di forza: l’unico grande elemento insopprimibile, che riuscì a scalfire quel grandissimo ignobile muro, fu la forza della democrazia. Nel confronto tra il blocco dei Paesi dell’Unione Sovietica e il blocco dei Paesi europei democratici, in quel giorno drammatico, dopo mesi e mesi di logoramento, dopo una vicenda storica che ha segnato il mondo contemporaneo, prevalse la forza della libertà e della democrazia.
Ho visitato Berlino Est negli anni passati, negli anni in cui il muro c’era. Ricordo la mia prima visita nel 1973: avevo 18 anni e partecipavo ad un corso di formazione della Fondazione Adenauer a Berlino Ovest. Con un gruppo di giovani, molti dei quali ho ritrovato poi sui banchi del Parlamento nella Democrazia Cristiana e in altri partiti, entrai in quella sorta di città spettrale che era Berlino Est. Provenendo da Berlino Ovest noi giovani eravamo stupefatti di come il mondo non potesse aver chiara la percezione della differenza che c’era.

Una città spettrale e buia, in cui la gente era triste e impaurita; e, dall’altra parte, la vetrina dell’Occidente. Ho visitato diverse volte Berlino prima della caduta del Muro e invito tutti voi ad andarla a vedere oggi: una meravigliosa città del nostro mondo, una grande città in cui una classe dirigente straordinaria, capitanata da quel gigante contemporaneo che è stato Helmut Kohl, è riuscita in poco tempo a omologare la città e a far crescere anche Berlino Est come Berlino Ovest.

Ricordiamoci quello che capitò dopo la caduta del muro e l’unificazione tedesca: vi ricordo la scelta drammatica di Kohl, che gli costò anche la rielezione, di stabilire la parità tra il marco dell’est e il marco dell’ovest, perché il marco dell’est era chiaro a tutti che aveva un valore praticamente insussistente rispetto al marco dell’ovest. Quella scelta pose le condizioni per creare la Repubblica federale tedesca unificata, che io credo sia anche per noi italiani un punto di riferimento e un alleato fondamentale, nella buona e nella cattiva sorte.
Bene, colleghi, vorrei terminare questo brevissimo intervento rendendo omaggio alle grandi personalità della storia, di diverse visioni, che hanno consentito che quel muro cadesse. Il primo, che io ho avuto l’onore grandissimo di ricevere nel Parlamento, è stato Giovanni Paolo II.
Senza quel grande papa non ci sarebbe stata la possibilità di una caduta così rapida del comunismo. L’altro è Gorbaciov, che fece una scelta a prezzo di grandissime incomprensioni nel suo Paese, al punto che oggi stesso è un leader certamente non amato dai russi, anzi i russi in qualche modo lo detestano. Quella scelta di evitare di tirare fuori dalle caserme i carri armati sovietici ha consentito che il muro cadesse in pace, senza spargimento di sangue, dopo che tanti – lo ha ricordato il senatore La Russa – morirono proprio per passare quel muro da una parte e dall’altra. Infine Ronald Reagan, che, dopo il famoso discorso Ich bin ein Berliner (Anch’io sono un berlinese) di Kennedy, due anni prima della caduta del muro, con un discorso analogo, diede un grande contributo.
Si tratta di personalità che sono state dei giganti della storia e che credo debbano essere ricordate, perché il Parlamento non solo deve legiferare, ma deve anche coltivare intatto il valore della memoria.



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