postato il 2 Aprile 2014 | in "Politica"

«Matteo un po’ pazzo, la follia serve. E chi è intelligente lo asseconda»

Il piano su Palazzo Madama porterà più efficacia

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Aldo Cazzullo a Pier Ferdinando Casini

«Renzi è un po’ pazzo. Ma non c’è dubbio che un elemento di follia in questo momento serva. Mi ricorda molto qualcun altro…».

Casini, non dirà anche lei che Renzi è come Berlusconi.
«Ci sono differenze. Renzi ha il cinismo di chi capisce i meccanismi della politica: ad esempio capisce perfettamente che, se non crea una discontinuità con i governi precedenti, ne fa anche la fine. E ha una grande forza: non essendo un neofita della politica, né uno che si schifi della politica, perché ne è il prodotto, ha preso le misure al Parlamento ed è nelle condizioni di dire che o va avanti l’impianto di riforma, o si va alle elezioni».

Praticamente, un ricatto.
«Sarà un ricatto, ma non è che con i metodi delle Bicamerali, da Bozzi alla Iotti a D’Alema, si siano avuti grandi risultati».

Ma il Senato deve essere elettivo o no?
«Renzi sarà anche stato troppo ruvido, brutale. Ma mi rifiuto di pensare che un Senato a elezione indiretta sia un attentato alla democrazia; è un modo per rendere più efficace il processo legislativo. Non sono un resistente, non mi iscrivo all’albo dei conservatori. Non sono un nostalgico del Cnel: sfido a trovare un italiano che sappia cosa fa il Cnel e a cosa può essere utile, oltre che a sistemare sindacalisti a fine carriera. La riforma del titolo V sarà un merito storico di questo governo, come il superamento delle Province. Noi l’avevamo proposto. Se ora si riesce a farlo, meglio».

Ha ragione Renzi, quando dice che Grasso è andato oltre le sue funzioni?
«Non sarei così severo. Grasso non si è certo macchiato di lesa maestà. Ma è ovvio che chi esprime opinioni di parte si pone sul terreno della politica, e deve accettare risposte proporzionate. Noi non possiamo schierare Renzi, per poi evirarlo il giorno dopo».

Cosa intende con “noi”?
«La politica ha messo in campo Renzi come antivirus, come ultimo antidoto all’antipolitica, al grillismo. Se lo priviamo del corpo contundente che ha, vale a dire la capacità di riforma del sistema, lo narcotizziamo. A quel punto Renzi non serve più alla politica per rimontare Grillo e batterlo sul suo terreno».

Casini, lei è il leader dell’Udc…
«Lasci in pace l’Udc, che ha i suoi dirigenti. Io sono un battitore libero. Renzi taglia trasversalmente i partiti e gli schieramenti».

…non crede che, per Renzi, anche voi facciate parte di quel sistema di cui intende liberarsi?
«Renzi è stato votato dalla politica. Il suo non è un governo del presidente, è un governo del Parlamento; perché siamo ancora una Repubblica parlamentare. Renzi si è presentato con un atto di ostilità verso chi aveva più esperienza di lui: la rottamazione. Noi abbiamo vissuto con insofferenza quel passaggio del passato. Ma oggi dalla forma si passa alla sostanza, alle riforme. La parte intelligente della politica asseconda Renzi, non lo frena. Lo considera un’opportunità, non un problema. Dobbiamo riconoscere che ha più energia di noi; se avrà anche più successo, sarà un bene per il Paese. Un Paese in cui io ho quattro figli: voglio che ci rimangano. Dei vincoli di parte non mi interessa più nulla. Questa è l’ultima chiamata».

Lo si diceva anche di Monti. E di Letta.
«Monti e Letta hanno fatto il loro dovere, ma non sono riusciti ad arginare l’antipolitica. Serve un cambio di marcia in Europa».

Renzi ha fatto cadere Letta.
«Ma non c’è stato nessun complotto. Semplicemente, il segretario del Pd dopo l’investitura delle primarie non poteva pagare il conto di un governo in cui non metteva la faccia. Non so come una parte del Pd non lo abbia capito. Mentre fa benissimo Alfano a non essere l’ufficiale frenatore: un’area moderata di governo che si limitasse a essere così modesta da bloccare le riforme di Renzi sarebbe autolesionista».

Se vi trovate così bene con Renzi, perché vorreste tornare con Berlusconi?
«Non corra… Le segnalo che, pur nella confusione di Forza Italia, Berlusconi non si è messo di traverso rispetto al premier. Prova di intelligenza».

Ma alle elezioni politiche andrete con questa maggioranza di governo?
«Questa maggioranza intanto deve riscrivere le regole del gioco. Renzi rompe tabù consolidati a sinistra. Anche in Francia Hollande ha dovuto chiamare Valls, il Sarkozy della sinistra: il guaio è che in Italia, tra Renzi e Grillo, è diventata afona la destra. Con la sua polemica contro i “professoroni” e i “professionisti dell’appello”, il premier ha messo il dito nell’ingranaggio del politically correct della sua parte. Noi dobbiamo assecondarlo. E chiedergli di mantenere un impegno fondamentale che ha preso nel discorso di insediamento».

Quale?
«La riforma della giustizia. Non possiamo andare avanti così: giudici che pretendono di fare la politica industriale, pm che si costruiscono carriere nei partiti, cause civili e penali che durano 15 anni. Qui va dal magistrato solo chi ha torto; chi ha ragione ha paura di affidarsi alla giustizia. Si scandalizzeranno le vestali del giustizialismo; ma la riforma va affrontata».



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