postato il 8 Maggio 2014 | in "Politica"

Riforme o baratro. La palude ingrassa Grillo

I fatti dell’Olimpico evidenziano un’emergenza nazionale, lo Stato ha perso autorità. Basta attaccare i poliziotti, sono servitori della Repubblica che fanno il loro dovere
Pier Ferdinando Casini
L’intervista di Alberto Gentili a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Messaggero

Presidente Casini, le riforme in Senato arrancano. Ce la farà il governo?
«Le riforme si devono fare. Ed è assurdo che qualcuno non abbia ancora capito che senza riforme la perdita di credibilità dell’Italia e della politica sarebbe totale e definitiva. Qualcuno pensa che Renzi stia mettendo un eccesso di enfasi, forse per ragioni elettorali. Ma ho costatato parlando con la Merkel quanta valenza si dà in Europa al tema delle riforme: il superamento del bicameralismo non è meno importante del pareggio di bilancio».

Anche nel suo gruppo e nel Pd c’è chi non ha capito: l’ordine del giorno di Calderoli è passato grazie al voto di Mario Mauro e all’assenza di Mineo.
«Rispetto i miei colleghi. Ma Mauro per primo sa che non condivido il suo voto. Tra l’altro in una compagnia assai discutibile, se si pensa che l’ordine del giorno è passato con i voti di Cinquestelle e Sel. Soprattutto non condivido i contenuti: se esamino le competenze che si vogliono trasferire alle Regioni, sbalordisco. La riforma del titolo V non è servita a farci capire i danni di un eccesso di regionalismo?».

Renzi ha fatto balenare la minaccia delle dimissioni se non avanza la riforma del Senato. E’ un rischio concreto?
«Chi pensa di scherzare con Renzi scherza con il fuoco. Renzi è un politico avveduto, sa benissimo che la seconda volta che minaccia una cosa e non la attua, perde credibilità. Per cui fa bene a tenere una linea dura. Naturalmente questo non può significare avere un approccio arrogante, cosa che sembra aver imparato anche il ministro Boschi. Il Parlamento non è un passacarte, ma non può essere neppure una palude. Tra il passacarte e la palude c’è lo spazio per una politica consapevole che si deve autoriformare senza ritardi».

Se Renzi si dimette si va alle elezioni o si può tentare un nuovo governo?
«Se Renzi si dimette si va a votare, ma soprattutto si va alla catastrofe definitiva. Renzi è l’unico vero antidoto contro lo sfascismo di Grillo e l’antipolitica. Renzi è a palazzo Chigi perché la politica non è stata in grado di vincere la sfida con Grillo. E ora siamo tutti sulla stessa barca».

Casini, non sarà mica diventato renziano?
«Ho smesso da tempo di dover sostenere gli esami del sangue. Ho sufficiente esperienza per poter vedere il centrodestra che procede in ordine sparso, Grillo e i rischi del suo populismo e Renzi che ho smesso di vedere come un problema e che considero un’opportunità per l’Italia. Il fatto che in passato ho spesso polemizzato con lui mi rende più libero».

Nell’impazzimento del centrodestra, Berlusconi è andato a dire che dopo le elezioni potrebbe tornare in maggioranza.
«Berlusconi dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso, prima che non gli altri».

In queste ore va in scena il duello tra Camusso e Renzi. Lei con chi sta?
«Sono sempre stato assertore del dialogo con le parti sociali, ma il dialogo non può essere inteso come una paralisi permanente. La concertazione non è un fine, è un metodo. Dopo di che si decide».

Quindi ha ragione il premier quando dice che i sindacati sono un elemento di conservazione?
«In democrazia i sindacati sono una parte essenziale del sociale. Ma come la politica fatica a riformare se stessa, così essi faticano a ripensarsi e difendono lo status quo. Se dobbiamo cambiare noi, la sfida vale ugualmente per il sindacato e le altre parti sociali che sono sempre più autoreferenziali».

In questi giorni lo Stato non ha brillato. Prima gli applausi di un sindacato di Polizia agli agenti riconosciuti colpevoli della morte di Aldrovandi, poi lo stadio Olimpico ostaggio degli ultrà. Cosa ne pensa?
«Penso che i fatti dell’Olimpico evidenzino una vera e propria emergenza nazionale: quando lo Stato perde la propria autorità nulla è più possibile. Ciascuno si sentirà autorizzato a imporre le proprie idee, sia esso un manifestante no-Tav che un comitato di occupazione abusiva delle case. Parliamoci chiaro, in Italia non c’è rischio di autoritarismo, ma di anarchia! Si concede a migliaia di persone di manifestare a volto coperto e alla prima manganellata i poliziotti – le vere vittime predestinate della violenza – finiscono sul banco degli imputati. Questo non è accettabile».

Il capo dello Polizia, Pansa, ha detto che l’agente che a Roma ha pestato la ragazza è un «cretino».
«Sono un grande estimatore di Pansa, ma sono convinto che in questo caso doveva essere più cauto. Quell’agente ha sbagliato, come hanno sbagliato al congresso del Sap. Dietro questi episodi c’è però un clima di esasperazione: servitori dello Stato, con stipendi da fame, che non si sentono tutelati dallo Stato».

Durante la finale di coppa Italia c’è stato un deficit di gestione dell’ordine pubblico?
«Dico solo che non invidio il presidente del Senato e Renzi che si sono trovati in una situazione davvero imbarazzante. L’intero sistema va rivisto: gli hooligan inglesi non erano meno pericolosi dei nostri ultrà, ma in Gran Bretagna il fenomeno è stato estirpato. Da noi c’è la complicità delle società con i tifosi violenti, i veri gestori delle curve che ricevono biglietti omaggio a non finire per i loro traffici. Questo non può essere più tollerato».



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