postato il 27 Maggio 2012 | in "Esteri, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Hula, la strage degli innocenti

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

“Satelles i, ferrum rapte, perfundas cune sanguine”

“Vai o guardia del corpo, afferra la spada, / riempi le culle di sangue”

(Prudenzio, IV secolo, Inno epifanico in ricordo di Erode e la strage degli innocenti )

Marzo 2011: presso la cittadina di Dara’a (intervista a un siriano emigrato in Italia che racconta i drammi della sua terra), nella regione agricola e tribale di Hawran, un gruppo di ragazzini di elementari e medie scrive sui muri con i gessetti colorati “Il popolo vuole la caduta del regime”. I ragazzi vengono immediatamente sequestrati dalla polizia e imprigionati. Al terzo giorno, i capi tribù di Dara’a vanno a supplicare i rappresentati del governo per la liberazione dei bimbi, ma vengono umiliati ed insultati pesantemente. In seguito alle prime proteste che diventano sempre più vivaci, i bimbi vengono scarcerati . Hanno le unghie strappate e mostrano evidenti segni di percosse. Tranne uno che non ritornerà a casa; evirato e ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Già nei mesi precedenti, sull’onda dei moti di protesta di Tunisia ed Egitto, erano iniziate le prime timide manifestazioni contro il regime ma ora la misura è colma. Il popolo siriano addolorato e inferocito scende nelle piazze del paese in barba alle legge del ’63 che vieta le adunanze popolare. E’ l’inizio di una rivolta che giorno per giorno non cessa di essere perseguitata e cannoneggiata dai carri armati ed elicotteri ultramoderni del presidente Assad. Ancora oggi, a più di un anno di distanza, un bilancio di sangue arriva dalla Siria: le forze governative hanno bombardato Hula, un insieme di piccoli villaggi 200 km a nord di Damasco uccidendo 92 persone tra cui 32 bambini.

La strage degli innocenti. Dopo duemila anni, ancora il sangue dei bambini bagna i ciottoli delle nostre piazza. Bambini innocenti che muoiono violentati dalle sete di potere; vittime inconsapevoli dei mostri del presente che nella loro fame smisurata vogliono recidere sul nascere il futuro.

Per approfondire:

Tarek, che sfidò il regime con i canti.



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