postato il 3 Febbraio 2016 | in "Esteri"

No al modello Bush, serve intesa con le forze sul terreno

Casini Zuccari

 

L’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità

La Conferenza di Roma della Coalizione anti-Isis, il ruolo dell’Italia nelle aree di crisi. L’Unità ne discute con Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato.
«Non si devono ripetere interventi unilaterali – rimarca l’ex presidente della Camera – ma è necessario preventivamente creare le condizioni politiche per le intese necessarie con le forze sul terreno».
E questo vale sia sul fronte siro-iracheno sia su quello libico: «Il “modello Bush” per l’Iraq non può essere replicato». Quanto all’Italia, «il nostro Paese – dice Casini – sta giocando un ruolo importante e non solo in Libia, come dimostra il riconoscimento di Kerry. Semmai i problemi esistono in Europa…».

“Schiacceremo lo Stato islamico ovunque”, ha affermato il segretario di Stato Usa John Kerry a conclusione del summit di Roma, ma, ha avvertito,”sarà una guerra di lungo periodo”. Presidente Casini, come valuta queste affermazioni?
«La considerazione di Kerry è sottoscrivibile. D’altra parte, il Daesh sta cercando di realizzare una piattaforma geopolitica che superi le vecchie statualità e che si irradia dal Medio Oriente all’Africa. Sono di queste ore gli ennesimi atti terroristici compiuti da Boko Haram in Nigeria, e questo movimento è un neo affiliato all’Isis. La guerra sarà lunga e dolorosa, e potrà incidere anche sulla qualità della nostra vita e delle nostre abitudini».
Sia il segretario di Stato Usa che il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e la responsabile della politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, hanno insistito sul fatto che l’azione militare non può surrogare l’iniziativa politica.
«Questa è la novità di questi mesi. Non si devono ripetere interventi unilaterali ma è necessario preventivamente creare le condizioni politiche per le intese necessarie con le forze sul terreno, e non è un caso che americani ed europei cerchino insistentemente l’aiuto dei principali Paesi islamici. Il “modello Bush” per l’Iraq non può essere replicato».
Il vertice di Roma ha affrontato i dossier più caldi, in particolare Siria e Libia.
«Sulla Siria, il tema di fondo che domina tutti questi colloqui, è il ruolo di Assad. La convergenza contro l’Isis è totale, ma si indugia da parte di alcuni per la paura di favorire Assad che ha rotto il suo rapporto con la popolazione siriana. Tutti sanno che non si possono combattere contemporaneamente le milizie del sedicente “Califfato” e quelle di Assad, ma soprattutto il fronte sunnita vuole la garanzia che non si stia portando solo acqua al mulino del regime».
E in Libia?

«In Libia la situazione, pur assai confusa è comunque più chiara: noi stiamo aspettando l’insediamento, travagliato, del governo creato sotto l’egida delle Nazioni Unite. Da quel momento, la Libia potrà contare sulla disponibilità e sull’aiuto, in forme da concertare, delle forze militari italiane, americane, francesi e britanniche».
La Coalizione anti-Isis si allarga, estendendosi ora a 66 Paesi, ma a questo ampliamento corrisponde, a suo avviso, una visione strategica condivisa?
«È proprio su questo che si sta lavorando. È fin troppo chiaro che senza una intesa stretta tra americani e russi, e una sorta di “gentlemen’s agreement” tra i Paesi sunniti e il fronte sciita, difficilmente si produrrà una intesa seria. Sullo sfondo, ma non in secondo piano, c’è il tema irrisolto del conflitto tra Arabia Saudita e Iran che si sta giocando sul prezzo del petrolio, sul tema religioso e sul terreno del povero, martoriato Yemen».
In questo scenario così vasto e tormentato, quale ruolo può giocare l’Italia?
«L’Italia sta già giocando un ruolo importante e non solo in Libia. Non è un caso che Kerry abbia definito “grandioso” il nostro impegno. Certamente la missione in Africa di Renzi e l’impegno sulle questioni geopolitiche del Mediterraneo dimostrano che l’Italia è viva e ben presente. Semmai, i nostri problemi esistono in Europa… ».
Vale a dire?
«Sono molto perplesso per le polemiche continue tra Roma e Bruxelles. Consiglio a Renzi di perdere qualche punto nei sondaggi e di abbassare il tasso critico verso l’Unione europea. C’è un modo più efficace per farsi sentire e non gli mancherà la fantasia per dimostrarlo nei modi opportuni all’interno del Consiglio europeo».



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