postato il 21 Marzo 2012 | in "In evidenza, Lavoro e imprese, Riceviamo e pubblichiamo"

Finalmente la riforma del mercato del lavoro

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Nei prossimi giorni il governo manderà al parlamento, dopo una lunga trattativa, la riforma del mercato del lavoro, e al di là di simpatie, antipatie e di veti incrociati minacciati da alcuni soggetti la maggior parte dei sindacati e delle parti che si sono confrontate sono arrivate ad un accordo che dovrà essere sottoposto al vaglio del Parlamento.

Ma cosa prevede questa riforma?

Essenzialmente i punti fondamentali sono due: da un lato un intervento sul mondo dei contratti a termine per combattere il precariato, dall’altro modificare l’art.18.

Per quanto riguarda il primo punto, faccio rilevare che ne avevamo già parlato portando avanti una proposta che era a costo zero e che sembra essere stata accolta dal Governo, ovvero una limitazione alla possibilità di reiterare i contratti a tempo determinato per più di 36 mesi e saranno posti “vincoli stringenti ed efficaci” sui contratti intermittenti e quelli a progetto.

Per quanto riguarda la modifica dell’art. 18, diciamo subito che le novità più importanti saranno la sua estensione a tutte le aziende, quindi anche a quelle con meno di 15 dipendenti (molte piccole aziende rinunciavano ad assumere o a crescere proprio per evitare di incappare nel famigerato art. 18) e un riordino delle tutele.

Quest’ultimo punto è molto importante, è assolutamente falso che le intenzioni siano quelle di cancellare le tutele, infatti la proposta del governo prevede per i licenziamenti discriminatori la tutela anche alle imprese sotto i 15 dipendenti. Sul fronte dei licenziamenti disciplinari, invece, la parola spetterà al giudice che deciderà il reintegro oppure un indennizzo economico per un massimo di 27 mensilità tenendo conto dell’anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l’indennizzo da un minimo di 15 a un massimo di 27 mensilità.

5 Commenti
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Giovanni
Giovanni
12 anni fa

Sono stupito della compiacenza dell’UDC rispetto alla rifroma del lavoro e dell’articolo 18. E’ evdiente che il licenziamento per motivi economici è la cancellazione di una parte importante dello statuto dei lavoratori. Quello che mi stupisce è che attraverso questa modifica dell’art. 18 non si vuole nascondere una volontà precisa a praticare della “MACELLERIA SOCIALE” e non un intervento a sostegno dello sviluppo. Mi chiedo dove questa riforma del lavoro interviene nello sviluppo e cioè creando nuovi possibilità per le imprese di creare richhezza e occupazione. Quello che credo e che non si può scaricare sui lavoratori il peso di errori e ruberie di 20 Anni che ha visto anche l’UDC essere protagonista. Immagino che l’UDC e altri movimenti politici ..spariranno alle prossime elezioni.
Forse questo commento non verrà mai pubblicato
Saluti

citoyenne
citoyenne
12 anni fa

Buongiorno

Le argomentazioni da lei poste dovrebbero servire a mettere in evidenza i lati positivi del provvedimento…. ma ormai gli Italiani sono molto diffidenti e non credono a chi sostiene che questo governo stia operando per il bene del popolo… sta senza dubbio operando per il bene delle banche, dei grandi imprenditori, delle assicurazioni… di tutto il mondo danaroso, ma non certo per il bene del popolo.
Una sola e semplice dimostrazione: tutti i provvedimenti presi a danno del popolo sono partiti immediatamente… quelli che il popolo si aspettava e che dovevano colpire il mondo finanziario, politico, ecc. sono stati rimandati a data da destinarsi. Più chiaro di così… Una citoyenne

mario pezzati
mario pezzati
12 anni fa

quando si parla del mondofinanziario come di un mondo a sè stante e che non ha occupati, mi viene da ridere…
Banche, assicurazionei, ecc. non hanno forse migliaia di occupati? S echiude un abanca o se la si colpisce duramente, non vengono forse licenziati dei lavoratori???

Si dice che si deve colpire la banca, l’assicuraizone e così via…forse ci si scorda che senza le banche e le assicurazioni e così via, il sistema economico collasserebbe: senza le banche chi presterebbe denaro ad aziende e famiglie?

semmai, bisogna essere equi: il che significa sanzionare i comportamenti eccessivi o lesivi, posti in essere da chiunque, sia che si tratti di banche o aziende sia che si tratti di lavoraotri.

Secondo lei è giusto che non si possono controllare i lavoratori degli stabilimenti, anche se inq uesti stabilimenti si registrano furti???

la riforma del mercato del lavoro ci ha semplicemente adeguato al mondo economico tedesco, francese, europeo.
Prima di parlare, bisognerebbe studiarsi la legislazione lavorativa di quei paesi.

anonimo
anonimo
12 anni fa

COMMENTO AL TITOLO, FINALMENTE LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO. STESSA COSA GIA’ LETTA DOPO LA RIFORMA DELLE PENSIONI TANTO INVOCATA DAI POLITICI TUTTI.
Sono un geometra, libero professionista iscritto all’albo ed alla cassa geometri dal 1974.
Al 31/12/2011 ho maturato i 38 anni di contributi versati e oltre i 60 di età. La nostra cassa, al momento (ma forse presto dovrà cambiare le regole), prevede la pensione di anzianità con forti penalizzazioni (oltre il 40% a scalare) a partire da 58 anni di età e con minimi 35 anni di contributi versati.
Come contribuzione obbligatoria versiamo circa l’11,5% del reddito imponibile netto come contributo soggettivo, oltre al 4% di contributo oggettivo ed un contributo di solidarietà per maternità. La pensione viene però calcolata solo sul contributo soggettivo. Esiste un minimo obbligatorio da versare anche con reddito inferiore, che corrispondeva nel 2011 ad un reddito imponibile di circa 22000 E. annui, che vengono costantemente rivalutati (min. 2500+900+17 E. di contributi dovuti).
La nostra cassa prevedeva il sistema retributivo calcolato ormai sull’intera vita lavorativa e, dal 2007, il sistema contributivo semplice con applicazione dei coefficienti di legge uguali x tutti.
Dopo aver sentito il ministro dire più volte ed in ogni sede, che le regole sarebbero state cambiate e unificate per tutti i lavoratori (magari pure abolite le casse autonome), per non rischiare di dover lavorare obbligatoriamente ancora 4/5 anni e cioè sino a oltre i 65 anni di età, a malincuore ho fatto domanda di pensione di anzianità.
So di essere un privilegiato tutto sommato, ai giovani andrà sicuramente ben peggio. Tuttavia dopo 38 anni di contributi, avendo dichiarato sempre un reddito imponibile netto decisamente superiore alla media degli stipendi degli impiegati (ho sempre lavorato da solo, senza ferie, liquidazione, mutua, etc..) la domanda è stata accettata e dai conteggi fatti, precepirò circa 750 euro netti al mese !!
Ripeto, sono sicuramente un privilegiato, perchè osservando i conteggi, rilevo che per gli anni dal 2007 in poi, a fronte di un reddito medio imponibile superiore ai 30000 e. netti annui, il montante contributivo utile per la pensione è stato inferiore ai 140/150 euro anno. Insomma, in 5 anni, ho maturato qualcosa come 840 euro di pensione lorda annui.
Significa che un giovane, se dichiara un buon reddito (ma è davvero dura che lo possa fare), dopo 40 anni di lavoro, ben che gli vada percepirà una pensione inferiore ai 6000 euro annui lordi, salvo integrazioni al minimo (500 euro lordi al mese).
Questa è il nuovo sistema contributivo tanto apprezzato dalla casta e dal governo, che pone fine alle ingiustizie e rende tutti poveri.
AI dipendenti le cose vanno un po’ meglio, ma solo perchè insieme ai datori di lavoro pagano più contributi (circa il 33%).
Ovviamente continuerò a lavorare, sinchè potrò farlo.

max
max
12 anni fa

Egr. sig. Pezzati,
intervengo anche su questo forum per dirle la mia sulla questione “lavoro” .
Io ad esempio non ho ben chiaro che succederà ad un lavoratore che verrà licenziato per motivi economici e che, facciamo la migliore ipotesi, avrà 27 mensilità di indennizzo. Mettiamo che sia , che so, a 6 – 7 anni dalla pensione. Cosa succede? Terminate le 27 mensilità, ben sapendo che nessuno lo assumerà perchè troppo vecchio, come mangerà quell’uomo?
Vede sig. Pezzati, io non discuto che le aziende debbano avere una discreta libertà di movimento, e ci mancherebbe. Ma la gente non può mica morire di fame, cazzo. E senz’altro deve essere lo stato a provvedere in merito, chi altri sennò? La Caritas? Il Papa? Amnesty International? Nei paesi che quando fa comodo vengono citati ad esempio, vedi Germania, cosa succede a chi non ha un reddito?
E’ ora di smetterla sig. Pezzati di dire che c’è necessità di intervenire dell’art.18 per riformare il mercato del lavoro se un mercato del lavoro NON C’E’ !!! Io ho una professionalità non da ridere, glielo assicuro, ma ho 52 anni. Bene, da circa 4 spedisco curriculum a destra e manca perchè vorrei cambiare lavoro. Sa quante risposte ho ricevuto ? UNA ! Questo è il mercato del lavoro di cui si blatera tanto . Ma dove vivete? In Italia? Uscite ogni tanto di casa?
Qui si stanno costruendo le bancarelle ma manca l’area su cui mettercele.Come al solito si parte dal contrario.
Quindi, ok a fare le riforme ma devono essere sostenibili. Non si può continuare a far tutto fregandosene delle conseguenze sulla povera gente. E badi bene, io non sono un assistenzialista, ma indubbiamente non si può ignorare che magari uno deve anche mantenere una famiglia, sfamare qualche figlio, ecc. ecc.
saluti



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