Tutti i post della categoria: Sanità

Coronavirus: «È la terza guerra mondiale. La vinceremo»

postato il 11 Marzo 2020

«Come ai tempi del terrorismo gli interventi eccezionali sono del tutto giustificati»

L’intervista di Antonella Coppari pubblicata sul Resto del Carlino

Per descrivere il momento e indicare con quale animo si debba affrontare, Pier Ferdinando Casini ricorre a una frase del leader assurto a emblema della miglior Dc: Aldo Moro. «Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma, cari amici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato, con tutte le sue difficoltà».

Moro allude a periodi complicati, in cui vanno prese decisioni dolorose. Presidente Casini, ha mai vissuto una prova così drammatica?
«Questa è un’autentica terza guerra mondiale, anche se non ci sono i bombardamenti e ci è richiesto solo di stare in casa. Nulla di paragonabile al terrorismo: dopo l’11 settembre ci hanno chiesto di fare qualche piccolo sacrificio, come levare le scarpe agli aeroporti. Ora ci chiedono di cambiare radicalmente abitudini». [Continua a leggere]

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Coronavirus: Italia non è ventilatore del virus come Cina

postato il 27 Febbraio 2020

Il mio intervento in Senato dopo l’informativa del Ministro Speranza

Signor Presidente,
cari colleghi, a nome del Gruppo per le Autonomie vorrei esprimere anch’io alcune considerazioni, partendo da un presupposto (come mi sembra abbiano fatto nei loro diversi interventi anche i colleghi Collina, Faraone e gli altri): il ministro Speranza, che è una persona seria e perbene, ha tutta la nostra solidarietà e con lui tutto il Governo; tanto per eliminare un problema di equivoci, la stessa solidarietà ce l’hanno i Presidenti delle Regioni che sono in prima fila, a partire dal presidente Fontana, al quale è stata rimproverata la diretta Facebook; vorrei guardare però le cose anche dall’altra parte e dire cosa sarebbe capitato se non l’avesse fatta e le sue immagini fossero state rubate da qualcuno: probabilmente ci sarebbe stata la stessa speculazione rovesciata e a lui sarebbe spettato l’onere di spiegare di quello che era successo. Questo per dire come in questo momento sia estremamente difficile anche per la politica capire realmente cosa bisogna fare.
Vorrei dire una cosa, però, perché l’unità non è retorica: se siamo qua per esprimere solo genericamente unità, facciamo un esercizio retorico. Non serve oggi un esercizio retorico, ma una prova di verità singolarmente data da ciascuno di noi. [Continua a leggere]

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Governo Clinico, EBM ed Health Technology Assessment: le basi per una buona politica sanitaria

postato il 9 Febbraio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

Il welfare è uno dei temi più “spinosi”, all’interno di questa campagna elettorale: non ci sono abbastanza soldi e finora, quando c’è stata necessità di effettuare tagli al bilancio pubblico, i servizi sono stati i primi a soffrirne. Oltretutto, sul fronte della sanità, da anni si affrontano continui tagli di posti letto, scandali nelle varie ASL, casi di malasanità, e così via. In questo campo, quindi, promettere mari e monti è molto facile, proporre una politica sanitaria seria lo è molto meno.

Ritengo tuttavia che chi si accinga a enunciare delle proposte per la sanità non possa farlo senza farsi guidare da due concetti fondamentali: “Governo Clinico” ed “Evidence Based Medicine”. Il secondo concetto in un certo senso è contenuto nel primo: l’EBM (Medicina basata sull’evidenza) è un approccio alla pratica clinica basata sui risultati di studi clinici controllati e verificati, i quali vengono utilizzati dalla comunità scientifica internazionale per stilare le cosiddette “linee guida”, ovvero il vademecum per il medico sulle strategie diagnostico-terapeutiche più appropriate per ogni singola patologia. Il valore di tali raccomandazioni è tale che recentemente la Cassazione ha depenalizzato la colpa medica lieve se il medico imputato si è attenuto ad esse. Le linee guida, oltre che indispensabili per il personale sanitario, sono una preziosa risorsa per chi si ritrova a gestire la spesa sanitaria, in quanto permette di indirizzarla dove è stata provata la sua necessita, togliendola ai settori in cui questa spesa non serve a nulla. Questo ci permette di eseguire esami diagnostici solo quando sono davvero necessari, occupare i posti letto solo con pazienti che non possono essere curati a domicilio (credetemi, sono davvero pochi…), garantire a tutti i pazienti le cure più efficaci con il minor costo per la collettività, scongiurare scelte legate a interessi che di scientifico non hanno nulla. Il Governo Clinico altro non è che la pianificazione delle politiche sanitarie in base alle raccomandazioni che ci pone la comunità scientifica internazionale, e non in base agli interessi (spesso poco chiari) dell’amministratore di turno. A questi concetti si aggiunge quello di “Health Technology Assesment”, ovvero la distribuzione delle risorse tecnologiche in base all’utilità indicata dalla letteratura scientifica: per intenderci, si acquistano macchinari solo per le aree in cui, in base alle caratteristiche della popolazione, sono veramente necessari. Tutte queste politiche, oltre a una spinta verso l’assistenza domiciliare e una maggior attenzione agli sprechi, ci consente di avere un’assistenza migliore con minor costo.

In questa direzione, infatti, si muove il nostro programma elettorale, che sul tema della sanità così si spiega:

“L’approccio della medicina basata sulle prove di efficacia si sta progressivamente diffondendo nella pratica decisionale di medici e altri professionisti della salute. Il paradigma della decisione presa sulla base di “scienza e coscienza”, integrata dall’approccio EBM, ha ampliato e migliorato la “razionalità” decisionale nel settore della salute. Nel campo delle tecnologie sanitarie l’approccio dell’health technology assessment si radica proprio sul principio che le buone decisioni di policy e management non possono che fondarsi sul confronto tra “evidenze” (oggettive) e “preferenze” (soggettive). Questo implica un nuovo e più equilibrato rapporto tra la dimensione tecnica del sistema (chiamata a produrre le evidenze) e quella politica (chiamata alla decisione), in modo che preferenza ed evidenza, oggettività e soggettività possano incontrarsi in modo armonioso”.

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Tre proposte per la Sanità

postato il 7 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il Servizio Sanitario Nazionale è spesso stato criticato per gli sprechi e il non eccelso livello di assistenza. Il problema è che è ancora ancorato ad una visione “vecchia” che non tiene conto delle mutate esigenze della società.

Bisogna quindi passare da una situazione in cui si garantisce “l’aspirina gratuita a tutti” ad un sistema che tenga conto anche delle nuove esigenze della famiglia.

Uno dei probemi sui cui il sistema sanitario è deficitario, è l’assistenza ai malati di patologie cronico-degenerative, come ad esempio l’alzheimer e il parkinson, legate all’invecchiamento della popolazione e i bisogni propri di chi è disabile.

Diventa necessario, quindi, spostare risorse da trattamenti e medicine cui ormai possono giungere tutti (la famosa asprina gratuita per tutti) a quei trattamenti che sono maggiormente pesanti per le famiglie quali la lungodegenza e le malattie degenerative.

Una soluzione è nel progetto sperimentale avviato pochi mesi fa riguardo all’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, che fornisce assistenza migliore al malato e ha costi pari alla metà rispetto all’ospedalizzazione.

Ma la sanità può anche essere una grande risorse per l’occupazione e una ricchezza per l’economia italiana e per questo motivo bisogna puntare decisamente ad incoraggiare investimenti pubblici, ma soprattutto privati, per la ricerca e la produzione di farmaci e strumenti medici in Italia. Per fare ciò occorre una painificazione di lungo periodo e il coinvolgimento di soggetti privati.

Quanto detto sopra ci porta ad un altro punto: maggiore trasparenza.

Il cittadino deve potere verificare sempre con facilità sia l’operato delle ASL e delle strutture pubbliche (e chiaramente anche dei dirigenti e di chi vi lavora) sia anche le partnership tra pubblico e privato, sia le strutture private convenzionate, in modo che sia sempre chiaro e verificabile dove e come vengono spesi i soldi dei cittadini e si possa verificare sempre la qualità del servizio.

Per attuare questo un passo fondamentale è nell’agenda digitale, perché con la possibilità di digitalizzare tutto e consultare via internet si dà la possibilità al cittadino di fare verifiche.

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Un uomo, due ministri e la storia (felice) di speranza

postato il 2 Novembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Elisabetta Pontrelli

Il  31 ottobre 2012  già fa  parte delle  date  storiche nel mondo della Grave Disabilità. La giornata infatti ha  visto concretizzarsi ciò che  in passato molti altri signori con responsabilità varie avrebbero potuto fare, ma che purtoppo non è mai accaduto. Finalmente  il Ministro Fornero (Lavoro e Pari Opportunità) insieme al Ministro Balduzzi( Sanità) hanno fatto visita a Salvatore Usala, a casa sua, a Cagliari, da dove Tore, malato di sla totalmente paralizzato, insieme a tanti altri malati della Sardegna e di tutta Italia,  combatte da anni per ottenere quello che non dovrebbe essere  chiesto come fosse  una regalia, visto che si tratta di  un sacrosanto diritto, il Diritto Naturale di poter  mantenere la stessa dignità umana nella  tremenda situazione fisica, di non autosufficienza, alla quale la sclerosi laterale amiotrofica conduce. Ed il gesto nobile dei due  Ministri non è certamente stato quello di andare a far visita per sembrare altro…..per dare una pacca sulla spalla condita con i soliti nauseanti “vedremo, faremo, ce la metteremo tutta….” , bensì è stato realmente un incontro  chiarificatore sul  perché ci siano stati intoppi  “tecnici” fino ad ora nell’ elargire i 350/400.000  euro destinati alla Grave Disabilità e su quello che si potrà fare entro 20 giorni, dati alla mano. Si sono impegnati a chiederlo tempestivamente a Monti, visto che i malati non possono permettersi il lusso di aspettare, poiché le malattie gravi, in quanto tali, non hanno certamente i tempi politici ai quali, ahinoi, ci siamo tristemente abituati (fino all’ anno scorso, aggiungerei  per onestà intellettuale….). Insieme ai Ministri della Repubblica c’erano a rendere onore a Salvatore Usala anche il Presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, e l’ Assessore alla Sanità, Simona de Francisci, che si sono altresì impegnati a rendere più snelli i passaggi Governo-Regione e  che hanno pure  ricevuto, ad onor del vero,  i giusti elogi da parte dei due Ministri per il grande, prezioso lavoro già svolto   in Sardegna per i malati non autosufficienti,  soprattutto per  ciò che concerne l’ Assistenza Indiretta ed il Rientro a casa, due temi cari a Salvatore, che, generosamente e giustamente, ciò che funziona nella sua regione, vorrebbe fosse esteso presto anche alle altre! Salvatore Usala è rimasto soddisfatto dell’ incontro e, nonostante abbia avvisato la Fornero di essere un combattente dal grande coraggio, pronto a riprendere  lo sciopero della fame insieme ai 62 disabili gravi in tutta Italia, ha anche  affettuosamente dichiarato che non ha motivi questa volta per non fidarsi della PAROLA DATA da parte di Elsa e Renato, facendoci ricordare con  molta semplicità che le cose grandi si fanno quando ci si ricorda che dietro il ruolo che la vita ci ha assegnato c’ è sempre lui, L’ UOMO, e che se le cose le vogliamo fare in grande è proprio questo che non bisogna dimenticare mai. Sono ormai venti anni, per quanto mi riguarda, che assisto ad un  triste, mediocre teatro delle contrapposizioni, dei derby da stadio, delle urla dei superuomini: ma il teatro che amiamo è quello di Eduardo de Filippo che, consapevole degli orrori della guerra, dell’ uomo contro l’uomo, ci ricorda che “à da passà à nuttata”….. e la nottata di questo 31 ottobre appena trascorsa, celebrata in Sardegna come la notte de IS ANIMMEDDAS  da secoli prima dell’anglosassone Halloween,  sapeva di una magica regia dei tanti amici che ci  hanno già lasciato a causa della SLA, perché non sono riusciti ad essere forti e coraggiosi come gli SlaLeoni (è questo il soprannome di Tore ed altri amici cuor di leone!), ma che ci hanno lasciato però il dovere morale di migliorare il mondo. Ed il mondo si migliora solo se si ama profondamente la vita, passando necessariamente per il nostro prossimo però, altrimenti è sterile narcisismo, affermazione e adorazione patologica del proprio sé… Ma  il sé vero è altro, spesso seppellito dalle maschere sociali che ci soffocano ed impediscono la nostra Evoluzione Interiore. Il sé meraviglioso, poiché pura essenza umana, è quello che ha condotto Elsa e Renato Uomini, ancor prima che Ministri, nel nido di Salvatore Usala, la sua casa, la sua famiglia… Quanto accaduto, proprio perché non abituati a tanto,  sa quasi  di fiaba ed  invece è  già storia! Sicuramente i nostri due Ministri, il Presidente della Regione Sardegna e l’ Assessore alla Sanità  sanno convintamente quanto l’alterità sia una profonda ricchezza dalla quale attingere, non della quale aver paura; sanno quanto sia importante trasmetterla, soprattutto alle nuove generazioni. E chissà, forse  non sarà  nemmeno un caso che proprio il 31 ottobre  tante Istituzioni, tutte insieme, abbiano reso onore  a Salvatore; visto infatti che l’ aspetto spirituale della  festa delle Anime  era proprio quello di onorare i nonni  attraverso la memoria, cioè il racconto delle loro  gesta ai bambini, magari intorno ad un bel fuoco,  introducendo così  una profonda riflessione sul senso della Vita e della Morte, di introspezione che  portava ad analizzare il passato, per apprendere ciò che  non andava  bene , e guardare  il futuro con ottimismo, allora c’ è da sperare che questo incontro sia veramente di buon auspicio per sempre nella storia  del legame fra Politica e mondo della Disabilità e della Malattia in generale. Salvatore Usala  è stato quel Puro, proprio come i bambini,  che ha fatto da spartiacque tra il buio del passato e la luce del futuro. Ora sta a noi, con le nostre scelte, non deludere queste grandi aspettative, che non appartengono solo a lui, ma a tutte le persone di buona volontà.

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Combattere la malasanità

postato il 1 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Ancora un caso di “malasanità” denunciato dal “Mattino”: diciannovenne diabetico muore dopo infusione di una flebo di cortisone. Leggere queste notizie, come il bambino morto per la trasfusione di latte, mette addosso un’ enorme rabbia e tristezza; i responsabili, spesso a causa di negligenza o di mancato rispetto delle pratiche di prevenzione sanitaria, meritano di presentarsi davanti alla giustizia.

Tuttavia penso che a volte dovremmo fare anche trasmissioni in cui parlare delle buone notizie, delle vite salvate, dei trapianti e delle operazioni riuscite, dei centinaia di successi che avvengono ogni giorno in tanti ospedali italiani e che sono il 99% della sanità.

Mi raccontava un neurochirurgo di un paziente che l’aveva citato in giudizio per una cicatrice lasciatagli 15 anni prima in un’operazione in cui gli aveva salvato la vita, gli aveva chiesto i danni morali.

Sento un clima di generale sfiducia verso la sanità, dai casi più piccoli, come la signora anziana in pullman che confessa all’amica di far finta prendere i medicinali per la pressione che gli ha dato il medico di famiglia perché “vuole fare esperimenti sulla mia pelle”, ai casi gravi, come quelle persone che pensano che l’Aids sia solo un’invenzione della cause farmaceutiche o pensano di curare un tumore con parole magiche e infusi di erbe.

Combattiamo duramente la malasanità e  il sentimento di disagio e di disprezzo che in tanti, in troppi, hanno verso la medicina.

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Sanità e spending review, affrontiamola seriamente

postato il 9 Luglio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

Tempi di “spending review”, di tagli alle spese inutili e di gestione oculata delle risorse. Uno dei primi settori di cui si è parlato a riguardo è stato la sanità, già vittima in passato di tagli e relative polemiche, perchè quando si parla di riduzione delle risorse in campo sanitario le proteste fioccano da ogni dove; giustamente, perchè la salute è un diritto fondamentale che deve essere salvaguardato e per il quale non si dovrebbe “badare a spese”.

Ma siamo davvero sicuri che dei tagli alla spesa sanitaria, o meglio una revisione della stessa, sarebbe così dannosa? O forse, con una miglior gestione delle risorse si riuscirebbero ad avere servizi più efficienti a minor costo per la collettività?

A mio avviso, la sanità italiana è soggetta a un forte handicap: è strettamente connessa alla politica. E’ la politica, infatti, che sceglie i vertici delle aziende sanitarie, e questo (e non solo) ha fatto si che le strutture sanitarie fosse uno dei maggiori bacini di clientele e di voti di scambio, assumendo indiscriminatamente amici e parenti, e tutele sindacali altissime, per cui chi sbaglia raramente paga. Il risultato è un alto numero di dipendenti, spessissimo sovranumerario, dove non serve, a dispetto di reparti caratterizzati da un alto carico di lavoro dove il personale è carente.

Altro annoso problema è la concezione che in Italia abbiamo avuto finora di “degenza”. Spesso si sentono pazienti che si lamentano perchè devono svolgere degli accertamenti in regime ambulatoriale quando vorrebbero farlo da ricoverati: in realtà non bisogna scordare che i posti letto sono da riservare a pazienti che hanno una patologia acuta (insorta nel giro di poco tempo) che per essere curata ha bisogno di un monitoraggio quotidiano o di farmaci che devono essere somministrati endovena; le patologie croniche, una volta instaurata una terapia efficace, possono essere tranquillamente gestite dal medico di famiglia attraverso un sistema di assistenza domiciliare: altro spinoso problema, visto che in Italia tra tempi burocratici e scarsità delle risorse non si ha un sistema di assistenza domiciliare efficiente, cosa che consentirebbe di ridurre la necessità di posto in casa di riposo, RSA e altri sistemi di degenza non ospedaliera, spesso esosi sia per il cittadino che per lo stato, togliendo oltretutto il diritto del paziente di restare nella sua casa e fra i suoi cari.

I ricoveri impropri, tuttavia, sono una brutta realtà e, oltre a rappresentare uno spreco di risorse pubbliche, sono la causa principale dei pazienti ricoverati in barella protagonisti di tante vergognose situazioni. Un malato ha diritto ad avere un letto, ma ogni letto deve essere assegnato solo a chi ne ha veramente bisogno e soltanto per il tempo necessario. Incentivare l’assistenza ambulatoriale e domiciliare può aiutare molto a decongestionare i pronto soccorso e i reparti ospedalieri, facendo in modo che solo chi ne ha davvero bisogno ne usufruisca.

Come vedete, la sanità non è così povera come appare al cittadino, vittima di liste d’attesa chilometriche e disservizi di ogni tipo: è malgestita. Occorre un controllo oculato sulla spesa, andando a premiare le aziende che tagliano gli sprechi offrendo un buon livello di assistenza ai cittadini: si può e si deve fare, tagliando i rami secchi, sanzionando i dipendenti negligenti e spendendo solo il necessario. Ne risulterebbe di certo un risparmio di risorse ma un servizio sanitario migliore per i cittadini.

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Febbre d’azzardo…

postato il 7 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Il gioco d’azzardo patologico, classificato in psicodiagnostica all’interno dei disturbi ossessivo-compulsivi, è una problematica da non sottovalutare, soprattutto in conseguenza degli esiti che può determinare nella vita sociale dell’ individuo.  I giocatori compulsivi (o patologici) sono persone incapaci di resistere all’impulso di giocare con somme di denaro, al punto da farlo in maniera cronica e progressiva, fino alla compromissione delle proprie relazioni sociali e familiari. Si è calcolato che i giocatori d’azzardo patologici presentano tentativi di suicidio di 4 volte superiori rispetto alla media dell’intera popolazione. A ciò bisogna aggiungere i danni creati dalla frequente associazione con altre dipendenze, come quelle da alcool o da sostanze stupefacenti.
Le conseguenze più evidenti, tuttavia, sono quelle strettamente legate alle perdite finanziarie, nonchè le ripercussioni sull’ambiente di lavoro e sul contesto familiare.

Tuttavia, grazie alla proposta di legge presentata alle Camere dall’ Udc , firmata dal consigliere regionale dell’Emilia Romagna Silvia Noè, da qui a pochi mesi si compieranno grossi passi avanti nella prevenzione  all’insorgere della patologia.  La proposta di legge parla infatti di un “divieto di installazione dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici, o aperti al pubblico, nei circoli e associazioni”. Si parla di una sanzione che va dai 1.000 ai 6.000 euro a dispositivo, e la confisca (con distruzione) degli apparecchi senza autorizzazione.  Accanto al progetto di legge nazionale vi è anche una normativa regionale, firmata dalla stessa Noè, sorta con lo scopo di prevenire tutte le forme di dipendenza particolarmente comuni nelle fasce sociali maggiormente colpite dalla crisi. Vi sono persone che riservano speranze e illusioni nella monetina da un euro, e non vedono più la giocata come intrattenimento, quanto come dipendenza ossessiva.

Nella proposta di legge vi è l’obbligo, per i gestori, “di esporre materiale informativo che evidenzi i rischi connessi al gioco eccessivo”. Riportato, inoltre, il divieto di fare pubblicità sull’apertura o sull’esercizio di sale giochi.

La Regione prevede corsi di formazione per gli operatori delle sale da gioco, nonchè campagne di sensibilizzazione e di sostegno per gli affetti da quella che è una vera e propria patologia: la ludopatia.

Un viaggio di incontro da parte della politica locale verso una problematica di carattere sociale; lo stesso Ministro della Salute Renato Balduzzi ha mostrato il proprio sostegno verso l’iniziativa.

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Non facciamo pagare ai giovani medici il prezzo della crisi

postato il 16 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

In questi giorni è stato votato al Senato il Disegno di legge A.S. n. 3184 – “Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2012 n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento”. Al suo interno vi è un emendamento, precisamente il numero 3143, il quale definisce tutti i tipi di borsa di studio eccedente la somma di 11500 euro annui un “reddito da lavoro” a tutti gli effetti, e pertanto soggetto a imposta Irpef. Questo significa, in pratica, che i giovani laureati che decidono di perfezionare la loro formazione nel nostro paese e che avevano fino ad ora la fortuna di non doversi accontentare di meno di 1000 euro al mese, vedrà il proprio compenso mensile decurtato di una somma (pare dai 150 ai 300 euro mensili) da destinare a imposta Irpef.

Questo emendamento ci pare alquanto iniquo se pensiamo che colpisce una categoria, quella dei giovani laureati, che in Italia è già fortemente svantaggiata. In particolare i medici specializzandi si ritroveranno particolarmente penalizzati, in quanto inseriti in un contesto che è da studente, in teoria, ma in pratica da lavoratore a tutti gli effetti. Il medico in formazione specialistica, infatti, si ritrova a garantire con il suo lavoro il funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale: pratica interventi chirurgici, assiste i pazienti ricoverati, effettua visite ambulatoriali. In pratica, compie tutte le mansioni competenti al personale medico di ruolo. Senza, però, i diritti retributivi e previdenziali del personale dipendente dalle strutture sanitarie. Il medico specializzando, infatti, è destinatario di un contratto di formazione specialistica, il quale prevede ore di pratica in reparto e di formazione “senza dover mai sostituire il personale di ruolo” per un massimo di 38 ore settimanali. La verità è che non viene mai rispettato il limite dell’orario settimanale fino a raggiungere anche le 60 ore settimanali, compiendo atti medici spessissimo senza la supervisione del tutor (nonostante la Cassazione abbia recentemente decretato la piena responsabilità penale dello specializzando nel suo operato), senza tredicesima, senza alcun riconoscimento delle ore eccedenti, con malattia e maternità della durata massima di un anno e da recuperare, dovendo pagare di tasca propria tasse universitarie (dai 1000 agli oltre 2000 euro annui), iscrizione all’ordine professionale, previdenza Empam (nonostante l’iscrizione obbligatoria alla gestione separata Inps); a carico degli specializzandi c’è tutto quanto occorre la formazione, come libri e corsi di formazione che le strutture universitarie e ospedaliere non forniscono ai medici in formazione, e spesso in una situazione di “autodidatta”, in quanto pochi di noi possono vantare tutor che si preoccupi di insegnare loro il mestiere anzichè vederli come semplice manovalanza.

Se pensate che a tutti questi oneri dovremmo aggiungere la tassazione Irpef, si giunge facilmente a una conclusione: in Italia non c’è la gratificazione per giovane medico che invece nel resto d’Europa viene garantito. Che fare? Emigrare? Rinunciare alla formazione specialistica e cercare un impiego retribuito dignitosamente, magari buttando alle ortiche anni di studi e fatica e sacrifici economici (nonchè spese da parte dello Stato)? I giovani medici hanno deciso di non arrendersi, di far sentire la loro voce e di combattere, astenendosi da tutte le attività assistenziali nelle giornate del 16 e 17 Aprile e manifestando quest’ultimo giorno davanti al Parlamento, in previsione del voto di fiducia alla Camera del disegno di legge in questione previsto per il 18 Aprile. I rappresentanti dei medici in formazione hanno ottenuto la presentazione di un emendamento in Commissione VI (Finanze) della Camera dei Deputati che va ad abrogare l’emendamento del Senato in oggetto. Comunque in parlamento qualcosa si muove: Paola Binetti (UDC) afferma che “Non si può scaricare sulle loro spalle un peso insostenibile. Non è certo così che si incoraggia la ricerca, specie quando la si considera uno strumento fondamentale di sviluppo per il nostro Paese in grado di valorizzare e trattenere le migliori intelligenze giovanili. Sosterremo alla Camera ogni iniziativa per migliorare il testo. E’ chiaro che si tratta di una determinazione iniqua e dagli effetti infausti per migliaia di giovani medici in formazione specialistica, dottorandi e borsisti di medicina generale”. C’è da sperare davvero che, in un momento economicamente difficile, non si voglia davvero pensare di fare cassa sulle giovani eccellenze del nostro paese, e ricordiamoci che la salute è un bene prezioso, e formare bravi medici e ricercatori garantendo loro condizioni lavorative dignitose è un dovere per un paese moderno e civile.

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Incoraggiare la ricerca è sostenere i giovani medici

postato il 15 Aprile 2012

Dobbiamo incoraggiare la ricerca e invertire la rotta che costringe tanti giovani a trasferirsi all’estero per formarsi e avviare la propria carriera professionale. Ha ragione Paola Binetti, occorre evitare la tassazione delle borse di studio e degli assegni di ricerca per i giovani medici in formazione specialistica, dottorandi e borsisti di medicina generale. Questi ragazzi sono il futuro dell’Italia e già oggi contribuiscono in maniera determinante al buon funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale; alla Camera cercheremo di migliorare il decreto Semplificazioni tributarie.

Pier Ferdinando

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