postato il 16 Dicembre 2017 | in "Economia, Rassegna stampa"

Banche: “Veleni da campagna elettorale. Io resto concentrato sui risparmiatori”

La sottosegretaria? Distinguere tra opportunità e conflitto d’interesse
L’intervista di Enrico Marro pubblicata sul Corriere della Sera

Cominciamo dal caso Boschi. Che ne pensa dell’audizione del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha rivelato dei suoi colloqui con l’allora ministra Maria Elena che riguardarono la crisi di Banca Etruria di cui era all’epoca vicepresidente il padre, Pierluigi Boschi?
«L’impatto sistemico del caso Boschi sui problemi delle banche italiane, se non fossimo già in campagna elettorale, sarebbe pari a zero», risponde il presidente della commissione d’inchiesta parlamentare sulle crisi bancarie, Pier Ferdinando Casini.

Non sta minimizzando?
«No, se parliamo delle migliaia e migliaia di risparmiatori ridotti sul lastrico».

Se parliamo invece di conflitto d’interessi?
«Per me un conto è l’opportunità, un conto il conflitto d’interessi. Finora quest’ultimo non è emerso. Vegas ha detto chiaramente che la Boschi non ha fatto pressioni».

L’opportunità invece?
«La lascio valutare a ciascuno. Io devo stare ai fatti. Presiedo una commissione che ha messo al centro dei propri lavori il dramma dei risparmiatori vittime delle crisi bancarie. Dire che questo dipende dai comportamenti di Boschi padre e figlia è ridicolo».

Mdp chiede a questo punto di convocare Maria Elena.
«Le audizioni le decide la commissione, che ha già definito il calendario».

Lei che ne pensa?
«Che la commissione non è la sede della campagna elettorale».

Presidente, cosa emerge dai vostri lavori?
«Tre punti. Primo: l’enorme peso della crisi economica. Aziende che hanno preso prestiti senza riuscire a restituirli. Secondo: prima dell’intervento di Draghi a difesa dell’euro l’incertezza delle norme europee ha complicato la situazione. Terzo: alcuni manigoldi hanno cercato scorciatoie per fare i propri affari e occultare alle autorità di vigilanza le difficoltà dei loro istituti».

Chi sono i manigoldi?
«Lo accerterà la magistratura e noi non dobbiamo interferire. Dico solo che sui finanziamenti “baciati”, cioè in cambio dell’acquisto di azioni della stessa banca, sulla pratica di rifilare prodotti tossici, sui crediti concessi in modo disinvolto, il risparmiatore è apparso totalmente indifeso».

Colpa della vigilanza?
«Noi non possiamo confondere le guardie con i ladri, ma vogliamo che le guardie lavorino al meglio. Il rapporto tra Bankitalia e Consob non è stato così fluido come doveva e infatti nel 2015 i protocolli sono cambiati».

Cosa altro va cambiato?
«Bisogna dare informazioni più chiare ai risparmiatori: oggi i prospetti sono illeggibili anche per esperti. Inoltre, queste indagini devono essere condotte da magistrati competenti. La distrettualizzazione è un’ipotesi da valutare».

Presidente, a cosa è servita questa commissione?
«La risposta la lascio all’opinione pubblica. Tutti sanno che io non l’ho votata, ma ho lavorato per tenere i lavori nei binari istituzionali. Per questo ho vissuto momenti di solitudine, come quando ho ritenuto un errore del Pd la convocazione di banchieri imputati, perché non possiamo essere il quarto grado di giudizio».

La commissione concluderà i lavori con una relazione di maggioranza e più relazioni di minoranza. I 5 Stelle l’hanno criticata.
«Evidentemente hanno un problema di comunicazione. Consiglio a Di Maio di parlare con i commissari dei 5 Stelle che mi hanno a più riprese dato atto di aver condotto i lavori in modo unitario. Ho ancora in mente le previsioni della vigilia: “La commissione non convocherà mai Ghizzoni!”…»

Per i 5 Stelle, lei ha lavorato per Renzi in cambio di un posto in una lista satellite.
«Se mi candiderò o meno non c’entra nulla con la commissione. Se qualcuno ha dubbi su come presiedo, può fare una telefonata ad Arcore. Sono stato indipendente come presidente della Camera e non ho cambiato abitudine. Ma cosa vuole… so’ ragazzi».



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