postato il 28 Gennaio 2012 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

Agenda digitale, la modernizzazione del Paese passa da qui

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

In Italia il rapporto tra politica e web non è mai stato, giusto per usare un eufemismo, dei migliori. Anziché comprendere tutte le immense potenzialità offerte da uno sviluppo consapevole della Rete e sfruttarle adeguatamente, in tutti questi anni abbiamo assistito al concepimento e all’approvazione – o tentata tale – di mostruosi decreti che rappresentano la cifra ideale dell’arretratezza culturale di larga parte della nostra classe dirigente. Decreto Pisanu, di Comma 29, di Emendamento Fava: cambiano i nomi, non la sostanza. Il problema è a monte: i difensori della libertà, anche sul Web, si trovano sempre sulla difensiva, costretti a rintuzzare gli attacchi sferrati da lobby o da parlamentari poco attenti e svegli; se si vuole invertire questa tendenza, quindi, occorre che alla difesa del principio di libertà e di neutralità sul Web, vada aggiunta l’impegno per rendere consapevole il Paese che la modernizzazione e il miglioramento del nostro sistema passano proprio da Internet. Che non è solo un canale di comunicazione alternativo, ma è uno strumento rivoluzionario.
In Italia c’è un ostacolo enorme al libero sviluppo di Internet: un divario che è infrastrutturale, economico e culturale. Infrastrutturale, perché chi vorrebbe accedere a Internet non può per l’assenza della banda larga. Economico, perché quasi il 20% delle famiglie che non ha accesso a Internet trova troppo costoso il computer o l’accesso a Internet, o entrambe le cose. Culturale, perché il 23% di chi non accede a Internet la considera inutile e non interessante, mentre il 41% vorrebbe accedere, ma non ritiene di averne le capacità. Ecco a cosa serve un’Agenda Digitale. Bisogna colmare il digital device italiano creando una nuova e diffusa consapevolezza (o meglio ancora, un vero e proprio processo di alfabetizzazione) nel Paese che Internet migliora la qualità della nostra vita e il fatto che nel Decreto Semplificazioni sia stato inserito questo riferimento è già un’ottima notizia. Nel decreto sono già inserite importante novità: dal finanziamento delle infrastrutture per la banda larga e ultra-larga (in Italia ci sono 5,6 milioni di cittadini che soffrono di gravi disagi a causa del “divario digitale”); dalla condivisione attraverso la rete dei dati in possesso delle istituzioni pubbliche, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini e la sburocratizzazione delle pratiche (visto che i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni saranno condivisi al loro interno, senza bisogno di inutili duplicazioni); dalla creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con la pubblica amministrazione; dall’incentivazione dell’e-commerce e delle transazioni finanziarie sul Web.
È sicuramente un grande passo in avanti, ma non è ancora abbastanza. Perché – come recita la mozione di Agendadigitale.org – “il XIX secolo è stato caratterizzato dalle macchine a vapore, il XX secolo dall’elettricità. Il XXI secolo è il secolo digitale”. Finora questo principio non è riuscito a fare breccia in Italia, conservatrice per sua natura e abbastanza diffidente nei confronti di qualsiasi novità: abbiamo fiducia, invece, nel fatto che questo Governo saprà superare anche questi ostacoli e contribuire ancor di più a modernizzare il nostro Paese.


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