Archivio per Settembre 2012

“L’intervista” di Maria Latella

postato il 23 Settembre 2012

Ospite dello spazio di approfondimento di SkyTg24

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L’intervento all’Idc

postato il 22 Settembre 2012

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Il mio saluto, a nome dell’Idc, al Santo Padre

postato il 22 Settembre 2012

Santità,

le esprimo profonda gratitudine a nome dell’Internazionale Democratico Cristiana e di Centro per la straordinaria opportunità che Ella ci ha concesso d’essere qui, oggi, a Castel Gandolfo.

C’è in noi un anelito, certo insufficiente ma sincero, per la libertà, per la difesa della dignità dell’uomo, per la intangibilità della vita, per l’affermazione dei diritti dei più deboli, siano essi donne, minori o minoranze etniche e religiose, contro ogni sopraffazione e violenza.

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Trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza

postato il 22 Settembre 2012

Pubblichiamo, in italiano ed inglese, il discorso che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto ai partecipanti all’Incontro promosso dall’Internazionale Democratico Cristiana.

Signor Presidente,

onorevoli Parlamentari,

distinti Signore e Signori!

Sono lieto di ricevervi durante i lavori del Comitato Esecutivo dell’Internazionale Democratico Cristiana, e desidero, anzitutto, rivolgere un cordiale saluto alle numerose Delegazioni, provenienti da tante nazioni del mondo. Saluto in particolare il Presidente, On. Pier Ferdinando Casini, che ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a vostro nome. È trascorso un lustro dal nostro precedente incontro ed in questo tempo l’impegno dei cristiani nella società non ha cessato di essere vivace fermento per un miglioramento delle relazioni umane e delle condizioni di vita. Questo impegno non deve conoscere flessioni o ripiegamenti, ma al contrario va profuso con rinnovata vitalità, in considerazione del persistere e, per alcuni versi, dell’aggravarsi delle problematiche che abbiamo dinanzi.

Un rilievo crescente assume l’attuale situazione economica, la cui complessità e gravità giustamente preoccupa, ma dinanzi alla quale il cristiano è chiamato ad agire e ad esprimersi con spirito profetico, capace cioè di cogliere nelle trasformazioni in atto l’incessante quanto misteriosa presenza di Dio nella storia, assumendo così con realismo, fiducia e speranza le nuove emergenti responsabilità. «La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, diventando così occasione di discernimento e di nuova progettualità» (Enc. Caritas in veritate, 21).

E’ in questa chiave, fiduciosa e non rassegnata, che l’impegno civile e politico può ricevere nuovo stimolo ed impulso nella ricerca di un solido fondamento etico, la cui assenza in campo economico ha contribuito a creare l’attuale crisi finanziaria globale (Discorso alla Westminster Hall, Londra, 17 settembre 2010). Il contributo politico ed istituzionale di cui voi siete portatori non potrà quindi limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato, ma dovrà continuare ad assumere come centrale ed imprescindibile la ricerca del bene comune, rettamente inteso, come pure la promozione e la tutela della inalienabile dignità della persona umana. Oggi risuona quanto mai attuale l’insegnamento conciliare secondo cui «nell’ordinare le cose ci si deve adeguare all’ordine delle persone e non il contrario» (Gaudium et spes, 26). Un ordine, questo della persona, che «ha come fondamento la verità, si edifica nella giustizia» ed «è vivificato dall’amore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1912) ed il cui discernimento non può procedere senza una costante attenzione alla Parola di Dio ed al Magistero della Chiesa, particolarmente da parte di coloro che, come voi, ispirano la propria attività ai principi ed ai valori cristiani.

Sono purtroppo molte e rumorose le offerte di risposte sbrigative, superficiali e di breve respiro ai bisogni più fondamentali e profondi della persona. Ciò fa considerare tristemente attuale il monito dell’Apostolo, quando mette in guardia il discepolo Timoteo dal giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole» (2 Tm 4,3).

Gli ambiti nei quali si esercita questo decisivo discernimento sono proprio quelli concernenti gli interessi più vitali e delicati della persona, lì dove hanno luogo le scelte fondamentali inerenti il senso della vita e la ricerca della felicità. Tali ambiti peraltro non sono separati, ma profondamente collegati, sussistendo tra di essi un evidente continuum costituito dal rispetto della dignità trascendente della persona umana (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1929), radicata nel suo essere immagine del Creatore e fine ultimo di ogni giustizia sociale autenticamente umana. Il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale – con conseguente rifiuto dell’aborto procurato, dell’eutanasia e di ogni pratica eugenetica – è un impegno che si intreccia infatti con quello del rispetto del matrimonio, come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunità di vita familiare. E’ nella famiglia, «fondata sul matrimonio e aperta alla vita» (Discorso alle Autorità, Milano, 2 giugno 2012), che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l’amore gratuito, ricevendo al tempo stesso – dal bambino al malato, all’anziano – la solidarietà che gli occorre. Ed è ancora la famiglia a costituire il principale e più incisivo luogo educativo della persona, attraverso i genitori che si mettono al servizio dei figli per aiutarli a trarre fuori («e-ducere») il meglio di sé. La famiglia, cellula originaria della società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale. Correttamente quindi il Beato Giovanni Paolo II aveva incluso tra i diritti umani il «diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità» (Enc. Centesimus annus, 44).

Un autentico progresso della società umana non potrà dunque prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunità che ne deriva, politiche che spetterà non solo agli Stati ma alla stessa Comunità internazionale adottare, al fine di invertire la tendenza di un crescente isolamento dell’individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia per la stessa comunità.

Onorevoli Signore e Signori, se è vero che della difesa e della promozione della dignità della persona umana «sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1929), è altrettanto vero che tale responsabilità concerne in modo particolare quanti sono chiamati a ricoprire un ruolo di rappresentanza. Essi, specialmente se animati dalla fede cristiana, devono essere «capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et Spes, 31). Utilmente risuona in questo senso il monito del libro della Sapienza, secondo cui «il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto» (Sap 6,5); monito dato però non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilità di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno.

Auguro quindi ad ognuno di voi di proseguire con entusiasmo e decisione nell’impegno personale e pubblico, e assicuro il ricordo nella preghiera affinché Dio benedica voi e i vostri familiari. Grazie per l’attenzione.

***

Mr President,

Honourable Members of Parliament,

Ladies and Gentlemen,

 I am delighted to be able to receive you during the course of the work of the Executive Committee of the Christian/Centrist Democrat International. I would like, first of all, to address my cordial greetings to the numerous delegations from many countries around the world and, in particular, to your President, the Honourable Pier Ferdinando Casini, whom I thank for the courteous words he addressed to me in your name. Five years have passed since our last meeting, during which time the involvement of Christians in society has not ceased to enliven and improve human relations and living conditions. This commitment must not lessen or decrease; rather, it must be proffered with renewed vitality, in view of the persistence and, in some cases, the worsening of the problems we are facing.

 The current economic situation is becoming increasingly serious, and its complexity and gravity rightly arouse concern. Yet, in the face of this situation, Christians are called to act and express themselves with a prophetic spirit – that is, a spirit capable of seeing in these transformations the unceasing and mysterious presence of God in history – and thus to shoulder their newly emerging responsibilities with realism, confidence and hope. «The current crisis obliges us to re-plan our journey, to set ourselves new rules and to discover new forms of commitment … [it] thus becomes an opportunity for discernment, in which to shape a new vision for the future» (Enc. Caritas in veritate, 21).

In this way, with confidence not resignation, civil and political activity must be given new incentives to seek solid ethical foundations, the lack of which in the economic field has helped to create the current global financial crisis (Address at Westminster Hall, London, 17 September 2010). Your political and institutional commitment must not, then, be limited to responding to the requirements of market logic. Rather, its central and indispensable goal must remain the search for the common good, correctly understood, and the promotion and protection of the inalienable dignity of the human person. The teaching of Vatican Council II that «the order of things must be subordinate to the order of persons, and not the other way around» (Gaudium et spes, 26) is today more timely than ever. This order of persons «is founded on truth, built up in justice, and animated by love» (Catechism of the Catholic Church, 1912), and it cannot be discerned without constant attention to the Word of God and the Magisterium of the Church, especially by people such as you, who draw the inspiration for their activities from Christian principles and values.

Unfortunately the cursory, superficial and short-term responses to the most fundamental and profound human needs are numerous and strident. This makes the words of the Apostle sadly appropriate for our own time, when he warned Timothy of the day in which «people will not put up with sound doctrine, but having itching ears, they will accumulate for themselves teachers to suit their own desires, and will turn away from listening to the truth and wander away to myths» (2 Tim 4:3).

The areas in which this decisive discernment is to be exercised are those touching the most vital and delicate interests of the person, the place where the fundamental choices regarding the meaning of life and the search for happiness are made. These areas are not separate from one another but profoundly interconnected; they possess a manifest continuum which is constituted by respect for the transcendent dignity of human beings (cf. Catechism of the Catholic Church, 1929), rooted in the fact that they were made in the image of the Creator and are the ultimate goal of any authentically human social justice. The commitment to respecting life in all its phases from conception to natural death – and the consequent rejection of procured abortion, euthanasia and any form of eugenics – is, in fact, interwoven with respecting marriage as an indissoluble union between a man and a woman and, in its turn, as the foundation for the community of family life. It is in the family, «founded on marriage and open to life» (Address to the Authorities, Milan, 2 June 2012), that human beings experience sharing, respect and gratuitous love, at the same time receiving – be they children, the sick or the elderly – the solidarity they need. The family, moreover, constitutes the principal and most significant place for the education of the person, thanks to the parents who place themselves at the service of their children in order to draw out («e-ducere») the best that is in them. Thus the family, the basic cell of society, is the root which nourishes not only the individual human being, but the very foundations of social coexistence. Blessed John Paul II was right, then, to include among human rights, «the right to live in a united family and in a moral environment conducive to the growth of the child’s personality» (Enc. Centesimus annus, 47).

The authentic progress of human society cannot forgo policies aimed at protecting and promoting marriage, and the community that derives therefrom. Adopting such policies is the duty not only of States but of the International Community as a whole, in order to reverse the tendency towards the growing isolation of the person, which is a source of suffering and atrophy for both individuals and for society.

Honourable ladies and gentlemen, if it is true that the defence and promotion of human dignity «have been entrusted to us by the Creator” as a duty that pertains strictly and responsibly to “men and women at every moment of history” (cf. Catechism of the Catholic Church, 1929), it is equally true that this responsibility particularly concerns those called to political office. They, especially if animated by Christian faith, must be «strong enough to provide coming generations with reasons for living and hoping» (Gaudium et Spes, 31). In this sense, the warning contained in the Book of Wisdom to the effect that «severe judgement falls on those in high places» (Wis 6:5) is highly beneficial, a warning given not to frighten but to spur and encourage those in government, at all levels, to achieve all the good of which they are capable, in keeping with the mission the Lord entrusts to each one.

 In the hope, then, that each of you will continue to fulfil your personal and public commitments with enthusiasm and determination, I assure you all of a remembrance in my prayers, and I invoke God’s blessings upon you and your families. Thank you for your attention.

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Il futuro da scegliere

postato il 21 Settembre 2012

di Vincenzo Pezzuto

Decisamente in sintonia con l’esigenza di un futuro più sicuro e responsabile (più che di una politica responsabile) appare l’analisi di Fabbrini su “Il Sole 24 di Ore”. Parlare di scollamento tra l’establishment del Paese (che teme il ritorno ad una competizione politica irresponsabile) e la politica, significa parlare di due visioni che trasversalmente attraversano (come ha precisato il capogruppo Udc alla camera, Galletti) la società e la classe politica: chi considera Monti tecnocrazia e chi invece crede che stia lavorando per il bene dell’Italia.
Un quadro simile mal si concilia con la precaria situazione economica italiana (secondo debito pubblico di Europa e tra i più alti al mondo), che impone serietà e senso di protezione finanziaria.
La ricetta per risanare tali fratture potrebbe essere quella (come propone Fabbrini) di individuare quattro doveri che i partiti dovranno rispettare, con la consapevolezza che un clima di tensione e di politica urlata avrà pesanti ripercussioni sul Paese.
A farsi avanti per proporre la lista degli ingredienti è stato Pier Ferdinando Casini:

Si attendono i dettagli della proposta, ma possiamo affermare già di averli e sono frutto della politica responsabile di questi ultimi mesi. Perchè gli impegni e le proposte nei confronti del futuro di un Paese non si improvvisano dalla sera alla mattina, ma si elaborano con consapevolezza ed un pizzico di lungimiranza.

1) Quale Europa sarà necessario avere in mente? Quale futuro per la moneta unica?
L’Europa che gli europei hanno in mente è la stessa che propone l’Udc: gli Stati Uniti d’Europa. Non si può prescindere dal rilancio della crescita e degli investimenti, dalla creazione di posti di lavoro, dalla sussidiarietà e dal mutualismo reciproco. A fare da collante dovrà esserci un elemento cardine, la maggiore unità politica. Questo è il quadro che dovrà interessare l’UE e chi lo rispetta (come l’Udc) ha votato con convinzione il pareggio di bilancio in Costituzione e il fiscal compact). Occorre stare alla larga da chi pone a repentaglio il futuro dell’assetto comunitario (e soprattutto dei cittadini e milioni di lavoratori europei) riproponendo vecchie trovate populistiche dagli effetti catastrofici.

2) Quali le priorità da soddisfare (con copertura finanziaria)?
Combattere il populismo significa essere chiari nei confronti degli elettori. Significa individuare delle priorità da soddisfare. Il fine ultimo non dovrà essere quello di riempire paginone di programmi utili solo al proprio tornaconto elettorale. Significa individuare dei punti realizzabili con mezzi e risorse finanziarie realmente disponibili e nel rispetto dei vincoli finanziari esterni. La differenza rispetto al passato consterà nella bravura di certa classe politica nella ricerca non di facili consensi (grazie alle solite furbizie) ma promettendo dei sacrifici e misure per la crescita (ma veramente realizzabili). Non è plausibile sentir parlare ancora di abolizione dell’Imu da chi non ha mai fornito giustificazioni finanziarie sull’abolizione dell’Ici (con i risultati che tutti sappiamo). Ai pacchetti (anzi “pacchi”) programmatici preconfezionati ad arte non crede più nessuno ed in particolar modo i mercati.

3) Posizione in merito a mercato del lavoro, pensioni, evasione fiscale?
La strada è in salita (e lo si sapeva) ma è già delineata e collaudata dai fatti (del resto l’Italia non ha fatto la fine di Grecia e Spagna): continuità con l’Agenda Monti e le riforme. Riforme che interessano il lavoro, le pensioni e i giovani non si votano perchè proposte da un Governo tecnico o perchè imposte dallo stato di emergenza. Si attuano perchè sono le uniche in grado di dare riposte alle prospettive dei giovani. In questi restanti mesi di Governo e dal 2013 è e sarà doveroso puntare: – alla riduzione dell’Irpef per le famiglie con redditi bassi ed in base al numero dei figli (compatibilmente con le coperture finanziarie); – alla sburocratizzazione del sistema amministrativo ed all’approvazione della riforma della Giustizia in modo da rendere appetibile il mercato italiano agli investitori nazionali ed esteri; a rendere operativa l’Agenda Digitale, che potrà dare un contributo del 5% alla crescita del Pil da qui al 2020; – alla redazione di un piano strategico per il rilancio del mezzogiorno (si badi: in netta antitesi con le disattese promesse del passato); – ad ulteriori fasi della spending review; – a combattere chi vive alle spalle della gente onesta che giornalmente contribuisce al mantenimento della cosa pubblica (e che potremmo definire “ladro” né più né meno di chi prende tangenti nella Pubblica amministrazione – come già dichiarato dal leader Udc).

4) Commissione esterna di esperti per la valutazione delle proposte?
Affinche la prossima competizione elettorale non si trasformi in un gioco al massacro dove a pagare saranno sempre i soliti, la commissione paventata da Fabbrini potrà svolgere un ruolo interessante. A patto che si tratti unicamente di una valutazione connessa alla disponibilità finanziaria delle proposte partitiche. Il giudizio di valore spetta ai cittadini e dovrà rispondere al grado di soddisfacimento del loro benessere.

Occorre, in definitiva, “ricucire” il Paese e l’Europa, puntare con forza alla crescita, continuare con forza sulla strada del Governo Monti per il bene dell’Italia. Occorre mettere da parte i personalismi, le furbizie, la demagogia e le trovate populistiche. Più senso di responsabilità. Più proposte efficaci. Più futuro. Più Italia.

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I democratici cristiani di tutto il mondo a Roma per una nuova azione politica

postato il 20 Settembre 2012

Tra domani e sabato si svolgerà a Roma la riunione dei leader dell’Internazionale Democratica di Centro (Idc-Cdi) presieduta da Pier Ferdinando Casini.

Alla riunione, che si tiene ogni due anni, partecipano oltre 150 delegati da tutto il mondo, presidenti, primi ministri, leader di partito tra cui: Mariano Rajoy, primo ministro della Spagna, Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria, Sali Berisha, primo ministro dell’Albania, Enda Kenny, primo ministro dell’Irlanda, Antonio Samaras, primo ministro della Grecia. Saranno presenti anche Wilfried Martens, presidente del Ppe, Antonio Lopez-Isturiz, segretario generale Ppe, George Sabra, membro e portavoce della segreteria generale del Consiglio nazionale siriano, l’organismo che riunisce le opposizioni impegnate nella lotta contro il regime di Bashar al Assad, Amine Jemayel, ex Presidente del Libano, Eduardo Frei, ex Presidente del Cile, Carlos, il fratello di Osvaldo Paya’, dissidente cubano e leader del Movimento Cristiano di Liberazione recentemente scomparso, Jevhenija Tymosenko figlia di Julija Tymosenko, ex primo ministro dell’Ucraina, attualmente detenuta in carcere. Porterà un suo saluto anche il Presidente del Consiglio Mario Monti.

Nel corso degli incontri si discuterà della situazione politica ed economica internazionale, con particolare attenzione al Medio Oriente, alla guerra civile in Siria, alla condizione dei cristiani nel mondo.

L’internazionale nasce a Santiago del Cile nel 1961 come Unione Democratica Cristiana Mondiale per creare in legame tra le varie organizzazioni democristiane internazionali alternative alle internazionali socialiste. Nel 1982 viene rinominata Internazionale Democratica Cristiana. Fino al 1999 viene detta Internazionale Democratica Cristiana e dei Partiti Popolari, per poi ridiventare Internazionale Democratica Cristiana e dal 2001 Internazionale Democratica Centrista, accogliendo partiti non solo democristiani ma anche solo centristi.

Conta poco più di 100 membri, provenienti soprattutto dall’Europa e dall’America meridionale. L’ala europea dell’IDC è il Partito Popolare Europeo, il principale partito politico europeo. Il corrispettivo latino-americano è l’Organizzazione Cristiano Democratica d’America.

Il messaggio di cui l’Idc è portatrice, è un messaggio coerente e integrante basato sulla temperanza, il dialogo e il consenso, rappresenta la grande speranza per trovare nuove vie di azione politica. L’IDC crede che gli esseri umani e i valori legati alla persona umana (libertà, solidarietà, responsabilita e giustizia) siano le stelle maestre e l’asse definitivo del suo progetto politico.

L’internazionale Democratico Cristiana/Internazionale Democratico Centrista si affaccia a questo tempo nuovo che si apre con un progetto di maggior prosperità e pace, con un nuovo stile di azione politica che risponda ai nuovi bisogni ed alle aspirazioni dei popoli, promuovendo società efficienti, competitive e solidali sulla base del dialogo sociale. Dove la nozione di uguaglianza incrocia tutte le politiche pubbliche ed include sia il il dovere etico che l’imperativo politico, la lotta contro la povertà, per eguali opportunità. Miglioramento nella distribuzione del reddito e nella qualità della vita della popolazione. Un nuovo stile di azione politica che essendo fondato sui valori dell’umanesimo che ispirano il progetto dei democratici cristiani, è adatto alla nuova realtà dei tempi presenti al fine di anticipare un comune e incoraggiante futuro. Un nuovo stile di azione politica che offra soluzioni perché tutti gli individui raggiungano il loro destino materiale, intellettuale e spirituale.

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