26 marzo, Milano
postato il 25 Marzo 2011Ore 16.30 – Auditorium (in corso San Gottardo, 39)
Presentazione del candidato sindaco per la città di Milano Manfredi Palmeri, con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli
Presentazione del candidato sindaco per la città di Milano Manfredi Palmeri, con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli
Presentazione del candidato sindaco per la città di Napoli Raimondo Pasquino con Gianfranco Fini e Francesco Rutelli
Responsabilità civile delle toghe, blitz di Pdl e Lega in commissione (Il Messaggero)
Responsabilità delle toghe: primo sì tra le polemiche (Giovanna Grassi, Avvenire)
Calderoli: “Noi e il Pd? C’è stata una vera svolta” (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
Galletti: Ma la gente pagherà di più (Gianluca Galletti, QN)
Tutti contro tutti per 8.300 euro al mese (Mario Ajello, Il Messaggero)
Un nuovo Patriottismo (Ernesto Galli della Loggia, Corriere)
Serve un riformismo “sperimentale” (Maurizio Ferrera, Corriere)
Pac-Man e l’immunità dai fantasmi (Francesca Fornario, L’Unità)
I Responsabili si scannano (Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano)
Partecipa alla tavola rotonda ‘150+1: l’Italia oltre il berlusconismo’
E’ ospite di ‘8 e mezzo’
No a divisioni, il ruolo dell’Italia ne uscirebbe indebolito
Nella storia dei Paesi chi guida mette la sua faccia nei momenti facili e in quelli difficili. Ieri e oggi questo Paese meritava la presenza del Presidente del Consiglio perché non si può guidare il Paese e far prevalere i tatticismi.
La scelta della missione in Libia era inevitabile. Stiamo intervenendo in un Paese dove Gheddafi era pronto a epurazioni, stava facendo massacri di civili, di chi si era ribellato. La comunità internazionale si è mossa tardi e male, c’è confusione nella catena di comando, ci sono polemiche che non fanno onore alla coalizione, c’è un protagonismo francese fuori luogo che non è del tutto estraneo ad interessi che nulla hanno a che fare con nobile politica ma andare in ordine sparso oggi significa indebolire il ruolo dell’Italia.
Pier Ferdinando
Libia, sì all’intervento. Passa il testo di Pdl e Lega (Maurizio Caprara, Corriere della Sera)
Sorgi – Una nomina in cambio di due voti (Marcello Sorgi, La Stampa)
Romano ministro, il gelo del Colle (Luca Ostellino, Sole24Ore)
Rimpastino “responsabile”, Romano diventa ministro (Gian Luca Roselli, Libero)
La Cultura inquina (Massimo Gramellini, La Stampa)
Caso Ruby, la giunta vota il conflitto (Barbara Fiammeri, Sole24Ore)
Lampedusa, immigrati via sulla nave San Marco (Federico Geremicca, La Stampa)
Severgnini – Berlusconi sa leggere l’umore nazionale (Beppe Severgnini, Corriere della Sera)
Nava – Kosovo, Iraq, Libia (Massimo Nava, Corriere della Sera)
L’agenda digitale fissa le tappe (Sole24Ore, Nòva24, Luca Dello Iacovo)
Il Presidente del Consiglio è tornato agli spot. Non fraintendete, Berlusconi è ancora a Palazzo Chigi e non ha deciso di tornare ad occuparsi di televisione, più semplicemente è il nuovo testimonial dello spot “Magica Italia” con cui il ministero del Turismo, della fedelissima Michela Vittoria Brambilla, intende rilanciare il turismo italiano. Nello spot Silvio Berlusconi, sulle note di “un amore così grande”, racconta le bellezze italiane e annuncia ai turisti di tutto il mondo che c’è una “magnifica Italia da scoprire ed amare” con tanto di immagini della “magica Italia”: Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Il ministero del Turismo ha scelto di puntare sull’arte e la cultura per rilanciare il turismo in Italia, anche perché bellezze naturali come le spiagge dell’Isola di Lampedusa in questo momento sono ben poco magiche.
La più grande delle isole Pelagie è infatti al collasso: gli immigrati presenti sull’isola sono ormai tanti quanto gli isolani cioè circa cinquemila, non ci sono strutture per ospitarli e le condizioni igieniche e sanitarie cominciano ad essere seriamente precarie. Ma l’emergenza Lampedusa non è solo umanitaria ma anche economica perché non solo l’isola sta affrontando uno sforzo economico senza precedenti, ma vede seriamente compromessa anche l’imminente stagione turistica estiva. Quanti turisti decideranno di passare le loro vacanze estive in un mega campo profughi? Molto pochi purtroppo. E mentre l’assessore al turismo della Regione Siciliana fa un bilancio catastrofico per Lampedusa, il governo si compiace nei suoi spot e continua a procrastinare gli interventi necessari per soccorrere l’ultimo lembo d’Italia. La priorità in questo momento drammatico non è l’aumento di posti al governo per soddisfare le voglie dei “responsabili” ma il soccorso a Lampedusa. Un soccorso che non passa solo dal trasferimento di alcuni immigrati o dall’evitare di costruire una tendopoli o altro tipo di campo profughi sul territorio isolano, ma che si deve concretizzare su più vasta scala con una azione del governo italiano che miri a fermare il flusso di immigrati tunisini, e non libici come la Lega tenta di far credere. Occorre una seria analisi della situazione tunisina che comporti un intervento, anche presso le istituzioni internazionali, per aiutare questo Paese che da solo non riesce a reggersi sulle sue gambe e che conseguentemente non è in grado di fermare l’emorragia di disperati verso le nostre coste. Purtroppo nulla di tutto questo è avvenuto. Lampedusa è ancora in piena emergenza mentre Berlusconi decanta le bellezze d’Italia proprio come un certo Nerone cantava Troia mentre Roma bruciava.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
Al consiglio comunale di Como l’ennesima e inopportuna furibonda lite sul Tricolore. Il consigliere PD Vittorio Mottola, dopo aver sottolineato con un discorso l’assenza della Lega Nord a tutte le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia e avendo precisato che il “tricolore è l’unica cosa che rimane alle famiglie dei ragazzi italiani che muoiono in guerra”, ha regalato una bandiera italiana all’assessore leghista al decoro Diego Peverelli. La scena che ne segue è degna del film “l’Esorcista” quando all’indemoniato viene gettata addosso l’acquasanta: l’assessore al decoro getta in faccia al collega del PD il Tricolore, rimproverandolo per il gesto “provocatorio e antidemocratico” e lamentando il mancato rispetto delle posizioni leghiste da parte delle altre forze politiche. L’assessore, visibilmente infervorato, viene invitato a lasciare l’aula e lui, nel farlo, apostrofa il consigliere Mottola con un sonoro “vergognati, terun de m…”.
A parte le ovvie considerazioni su questa vicenda, verrebbe da pensare: “lasciamo perdere, sono fatti isolati prodotti da persone poco intelligenti”. Questa volta credo che un’affermazione del genere sia del tutto fuori luogo. Non siamo davanti ad un fatto isolato ma all’ennesimo gesto di irriverenza, per non dire franco vilipendio, che gli esponenti della Lega Nord manifestano nei confronti dei simboli dell’Unità Nazionale, dopo l’opposizione alla Festa Nazionale del 17 Marzo passando per il comportamento dei consiglieri regionali lombardi della Lega Nord, andati al bar a prendere il caffè mentre in aula veniva suonato l’inno di Mameli. Ciò che però fa veramente arrabbiare è che questi presunti secessionisti non si pongano il problema di “Roma Ladrona” quando si tratta di ricoprire incarichi pubblici lautamente retribuiti. Forse c’è un problema di coerenza.
Oltre le piccinerie di una certa politica però bisogna fare un’ulteriore riflessione. L’Italia è unita dal 1861, ma qualcuno ha mai pensato ad unire gli Italiani? La Lega Nord non è l’unica forza politica di chiaro stampo secessionista presente in Italia: penso ai sardi dell’IRS ma anche a chi, nel Sud, inneggia al ritorno del Regno delle Due Sicilie, e potrei citarne altri. Cosa c’è dietro?
La risposta probabilmente è da cercare in un’Italia profondamente eterogenea, fatta di realtà politiche, ambientali e socio-culturali differenti. E’ sufficiente pensare al divario Nord-Sud, che esiste e non si può certo negare o spiegare in maniera semplicistica, alle minoranze linguistiche forse non abbastanza tutelate, alle peculiarità geografiche che spesso, anziché diventare ricchezza, sono fonte di difficoltà e divisione. Che alcune forze politiche facciano demagogia credo sia lapalissiano, ma l’errore di fondo, il nostro errore, è trascurare queste problematiche.
Come uscirne? Credo che se vogliamo “fare gli Italiani” dobbiamo convincerci che non siamo tutti uguali e abbiamo storie, territori ed esigenze profondamente diverse. L’Unità d’Italia si realizza solamente nel momento in cui ricchezze e problemi di ogni regione diventano patrimonio comune. Non possiamo parlare d’Italia Unita, e non posso definirci davvero italiani se non pensiamo che le bellezze di Firenze, di Roma o della Calabria siano una ricchezza di tutti , e se parimenti non crediamo davvero che la mafia, i rifiuti in Campania o le difficoltà per la ricostruzione de L’Aquila non siano un nostro problema.
Solo se inizieremo a considerare ogni angolo d’Italia come casa nostra, solo quando saremo capaci di condividere il nostro benessere ma anche i nostri problemi, solo allora potremo davvero parlare di italiani uniti oltre che di Italia unita.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru