Uno su tre ha detto No: «E adesso l’antipolitica è più debole»
«Fare subito le riforme per un rapporto tra cittadini ed eletti. Io sono favorevole alle preferenze»
L’intervista pubblicata sul Resto del Carlino
«Come si dice? È la democrazia, bellezza». Pier Ferdinando Casini, senatore e politico di lungo corso, non si strappa le vesti per la vittoria del Sì al referendum. Esorta la politica a lavorare per le riforme che, giocoforza dopo questo risultato a favore del taglio dei parlamentari, dovranno essere realizzate.
Luigi Di Maio, grillino puro e duro, parla di ’risultato storico’. Lei, che invece era per il No, che replica?
«Nulla. In democrazia, vorrei sommessamente notare, chi vince va rispettato. E in questo referendum ha vinto il Sì. Un risultato, peraltro, prevedibile».
Non sembra dispiaciuto…
«Non si tratta di essere tristi o allegri. La questione è politica. E poi la vittoria del Sì era largamente prevedibile perché praticamente tutti i leader dei partiti avevano dato indicazione di votare a favore del taglio dei parlamentari. Era quindi difficile pensare a qualcosa di diverso nel risultato».
Una bella scoppola…
«Ma non direi proprio. Il fatto che sia stato superato il 30 per cento da parte del No è invece indicativo. Di fatto, i due terzi del Paese si sono espressi a favore contro un terzo. Non mi pare un cattivo risultato».
Ora, però, dovete mettervi a lavorare. Non basta il taglio voluto dai cittadini.
«Certamente. Andrà rivista le legge elettorale, andranno cambiati i regolamenti parlamentari».
Il che non sarà facile tecnicamente parlando.
«Difficile e faticoso o meno che sia io mi auguro, in tutta sincerità, che si restituisca ai cittadini la facoltà di scegliere i propri rappresentanti. Con chiarezza: sono per le preferenze».
Ma meno parlamentari che cosa significa?
«Il problema, per questo dico di fare le riforme per bene, è che in una situazione in cui già si è allentato tanto il rapporto tra cittadini e parlamentari, ci saranno interi territori che rischiano di non essere adeguatamente rappresentati. Per questo, con la situazione che si è creata in seguito al referendum, è importante ci siano rappresentanti direttamente scelti dalla gente».
C’era il rischio spallata al governo avesse vinto il No?
«Non credo. Referendum e regionali sono cosa diversa».
Ha vinto il sentimento anticasta e antiparlamentare?
«Quel ’sentiment’ c’è. Ma, rispetto a qualche anno fa, il vento mi pare cambiato. Lo dimostra il fatto che un cittadino su tre ha votato No».
Si attendono conferme, ma nella sua Bologna il Sì convince di meno col 57,2% rispetto alla media nazionale. E il No è vicino al 43…
«Il che mi rende lieto. La mia ’patria urbana’ è sempre fonte di soddisfazione…».