postato il 8 Gennaio 2019 | in "Politica, Rassegna stampa"

«E’ una deriva venezuelana, si rischia la dittatura delle minoranze»

L’intervista di Dino Martirano pubblicata sul Corriere della Sera

«La riforma che introduce il referendum propositivo senza quorum e pericolosissima. Così si avanza rapidamente verso una possibile dittatura delle minoranze che nessuno ci garantisce estranee a poteri forti e lobby…». E’ seriamente preoccupato l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini — che, a questo punto, e il decano dei parlamentari se si esclude il senatore a vita Giorgio Napolitano 一 perché con la riforma Fraccaro «si inaugura la stagione del derby permanente tra il popolo e le Camere, innescando un grave rischio per le istituzioni democratiche del Paese…».

Il governo gialloverde, che ha anche un ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, punta sull’ iniziativa «legislativa popolare rafforzata» per mandare in pensione le Camere?
«In passato c’è stata una fase in cui i regimi totalitari hanno abolito le Camere o le hanno ridotte a soggetti serventi. Poi c’è stato un lungo periodo (da Craxi a Berlusconi) in cui i processi riformatori hanno messo in discussione, a volte anche con ragioni, un eccessivo corporativismo parlamentare. Oggi siamo arrivati a chi vuole “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”. Ma tutti noi dovremmo ricordare bene che fine fanno le scatolette dopo essere state aperte: finiscono buttate nel secchio della spazzatura».

La Lega ha prima presentato e poi a sorpresa, nonostante l’iniziale appoggio di Salvini, infine ritirato un emendamento che fissa al 33% l’asticella del quorum di partecipazione.
«Il ritiro dell’emendamento della Lega e un fatto gravissimo perché il referendum propositivo senza quorum sarebbe un colpo mortale per la democrazia parlamentare. Con questo passo indietro mi sembra evidente il gigantesco baratto concordato da Lega e M5S».

Con l’approvazione della legge di Bilancio, tanto per ricordare le parole del capo dello Stato, si e verificata «una grande compressione dell’esame parlamentare». Cosa succederebbe se, a fare pressione sulle Camere, ora ci si mettesse anche il popolo oltre che il governo?
«E questo è un altro grande pericolo della riforma perché nel testo non c’è un limite al numero delle iniziative referendarie che potrebbero investire il Parlamento. Così le Camere rischiano di rimanere ingolfate, se non schiacciate, in una morsa stretta dal governo e dal popolo».

Ora Luigi Di Maio offre ad- dirittura il supporto della piattaforma Rousseau ai gilet gialli francesi con la pretesa di dimostrare che anche l’Assemblea nazionale andrebbe aperta come una scatola di tonno. Il mondo sta cambiando?
«Il mondo sta cambiando con la Rete, è vero. Ma prendiamo gli Stati Uniti dove, anche con la presidenza Trump, il sistema democratico e molto solido e il ruolo del Parlamento e tutt’altro che indebolito e ridimensionato».

Lei ritiene che in Italia il sistema parlamentare conservi sufficienti anticorpi per difendersi dagli attacchi?
«Siamo senza partiti,con un Parlamento mortificato e con i capi comunicatori che interloquiscono con le masse. Io dico che i pericoli sono largamente sottovalutati. Per questo bisognerebbe mobilitare gruppi di cittadini di tutti gli orientamenti per vigliare sulla democrazia. Perché, al punto in cui siamo, parlare di deriva venezuelana non mi sembra esagerato».

 



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