Ue: La battaglia italiana è giusta ma Angela è un osso duro
Renzi ha le sue buone ragioni: il Paese paga le disattenzioni del passato, è difficile rimontare la situazione
L’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità
Nella disputa con la cancelliera Merkel, «Matteo Renzi ha le sue buone ragioni, alcune addirittura clamorose, come quella del raddoppio del gasdotto North Stream. Ma una cosa va detta: le posizioni polemiche in Europa o sono sorrette da una strategia di lungo periodo o rischiano di essere solo il segno di una frustrazione». A sostenerlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato. Quanto alla politica estera portata avanti dal Governo, l’ex Presidente della Carnea sei Deputati, rimarca: «Renzi è stato intelligente ed ha evitato protagonismi fuori misura. A cosa sarebbero serviti due o tre aerei italiani impegnati nei bombardamenti? Praticamente a nulla, se non ad una vuota esibizione muscolare»…
Presidente Casini, come valuta il confronto serrato tra il premier italiano Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha caratterizzato il Consiglio Europeo di Bruxelles?
«L’Italia, e dunque Renzi che ne è oggi il premier, paga i prezzi di pesanti disattenzioni del passato, ad esempio per quanto riguarda il sistema bancario. Ed è sempre difficile rimontare una situazione parzialmente compromessa. E poi, né la politica estera né quella europea sono un pranzo di gala. Ciascuno difende il proprio interesse e si sono allontanate nel tempo personalità come quella di Helmut Kohl che aveva un anelito europeista capace di fargli compiere, da cancelliere tedesco, scelte impopolari».
La politica, soprattutto quella estera, è anche confronto-scontro di personalità. Un passo indietro nel tempo. È la fine dell’estate del 2012 e nel Pd inizia la “rottamazione” e la campagna delle primarie vinte da Pier Luigi Bersani. La battuta più gettonata fu la sua, presidente Casini: “Fa ridere immaginare che al vertice con la Merkel l’Italia mandi Renzi. E finché rido io non c’è problema, ma se si comincia a ridere in giro per l’Europa altroché se il problema c’è…”. Renzi le rispose così: “A parte che far ridere la Merkel sarebbe già un bel risultato. Pier sa che se un giorno dovesse accadere, lì non ci sarebbe Matteo Renzi, ma l’Italia…”. La Merkel “ride” davvero?
«La Merkel è un osso duro, molto duro. Ha visione politica, ha un grande e strutturato Paese alle spalle, ha una egemonia nella politica europea che viene da lontano e cede poco a mozioni degli affetti e dei sentimenti. Detto questo, non è certamente la “crocerossina dell’Europa” e non c’è dubbio che per lei spesso si attua a Bruxelles una politica di due pesi e due misure. Renzi ha le sue buone ragioni, alcune addirittura clamorose come quella del raddoppio del North Stream. Ma una cosa va detta: le posizioni polemiche in Europa o sono sorrette da una strategia di lungo periodo o rischiano di essere solo il segno di una frustrazione».
Anche alla luce di quanto è avvenuto al Consiglio europeo, come valuta la politica estera perseguita dall’Italia?
«L’Italia e il Governo Renzi hanno assunto una posizione in politica estera corretta e saggia. Abbiamo affermato la nostra centralità sul dossier libico, che risponde a precisi interessi geopolitici, e abbiamo seguito una linea razionale nella lotta contro l’Isis. Stiamo formando i quadri dell’esercito curdo, li stiamo aiutando, probabilmente proteggeremo la Diga di Mosul…».
Ma qualcuno dice e scrive che Renzi è stato timido, reticente, rispetto alla chiamata alla guerra contro lo Stato islamico lanciata dal presidente francese Francois Hollande all’indomani delle stragi di Parigi del 13 Novembre.
«Renzi è stato intelligente ed ha evitato protagonismi fuori misura. A cosa sarebbero serviti due o tre aerei italiani impegnati nei bombardamenti? Praticamente a nulla, se non ad una vuota esibizione muscolare. La coalizione c’è già, da tempo, ma se il Daesh è ancora vivo e vegeto lo si deve alla confusione e alla eterogeneità dei fini che caratterizzano ciascun protagonista. Mi viene il più che fondato sospetto che il primo a volere un Califfato islamico ben vitale, sia lo stesso presidente siriano, Bashar al Assad, che da questo trae una insperata legittimazione politica».
Per concludere, vorrei che tornassimo al Vecchio Continente. Quale immagine di sé sta dando l’Europa in uno scenario internazionale così perturbato?
«Dopo più di sessant’anni, l’Europa oggi è costretta a tornare a De Gasperi. Mi spiego: capiamo oggi che economia e finanza se non sono sorrette da una politica estera e di difesa comune, rischiano di condurci a una rinazionalizzazione e alla fine dell’Europa. Questo problema è ineludibile. Avremo la forza per affrontarlo? I dubbi sono più che legittimi, ma l’alternativa è la completa subalternità di tutti i Paesi europei, Germania inclusa, nei nuovi equilibri geopolitici mondiali»