Renzi si sieda al tavolo. Il Pd è responsabile, gli altri no
Situazione difficile, serve più serietà
L’intervista di Giorgio Caccamo a Pier Ferdinando Casini pubblicata su QN
«In politica tutto è possibile: sembra che pure in Corea stiano per fare la pace… Figurarsi se non si può fare un governo in Italia». L’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini osserva con un accenno di ottimismo le trattative per la formazione del governo. E però avverte: non si può dimenticare l’esito delle elezioni, ne la campagna elettorale che le ha precedute.
Si farà allora un governo Cinquestelle-Pd?
«La domanda è mal posta… Sembra quasi che ci si dimentichi tutto ciò che si è prodotto in passato: I Cinquestelle hanno imperniato la loro campagna elettorale sulla demonizzazione di Renzi e del Pd. Per cui, posta in questi termini, dovrei dire di no».
E in altri termini?
«Ecco, la vera domanda è: chi ha vinto le elezioni? Bisognerebbe che i presunti vincitori riconoscessero che non hanno vinto…».
Quali «presunti vincitori»?
«Salvini e Di Maio. Il loro esibizionismo non ha ragione di esistere. La Merkel non ha proclamato che il mondo ruotava attorno a lei, ma ha costruito un dialogo per scongiurare le elezioni anticipate. In Italia è mancato questo senso del limite: Salvini e Di Maio abbiano umiltà e riconoscano che non hanno la maggioranza assoluta per fare il governo. Se invece vogliono tornare al voto, beh, questa è la strada più diretta…».
Questo perché l’alleanza Cinquestelle-Pd non si farà…
«Il Pd deve essere sensibile ai richiami di responsabilità di Mattarella. Ma non può caricarsi l’onere di una situazione così scompaginata. Sarebbe un suicidio…».
E quindi che cosa potrà succedere?
«Mi auguro che il balletto degli equivoci finisca. D’altra parte, ‘mai dire mai’: sembrano sul punto di far la pace le due Coree. Figurarsi se non si potrà fare un governo in Italia! Possiamo addirittura diventare ottimisti noi».
Va bene l’ottimismo, ma chi 10 fa questo governo?
«I partiti che hanno avuto la maggioranza relativa devono offrire una proposta di governo credibile, che parta dal riconoscimento delle ragioni altrui. Perché le proprie ragioni, da sole, non hanno il 51%».
E se questa premessa si concretizzasse?
«A questo punto il Pd ha il dovere di sedersi a un tavolo, è un partito responsabile e non sfascista».
Il Pd: ma quale Pd?
«Ma il Pd è uno solo! Dovrebbe sedersi anche e soprattutto Renzi. Si è dimesso come atto di sensibilità, però ora ha il dovere di guidare la sua comunità perché ne è il leader più riconoscibile e riconosciuto. Non può stare in panchina».
Nel centrosinistra c’è in pratica solo il Pd. E dall’altra parte, esiste un vero centrodestra?
«Fa solo finta di esistere. Abbiamo passato due mesi a sentire Salvini e Berlusconi dire cose inconciliabili tra loro: uno sta con la Le Pen, uno con la Merkel… E’ una finzione elettorale».
Ma Berlusconi è davvero finito come pensano alcuni?
«Consiglio a tutti di non darlo mai per finito. E’ un uomo imprevedibile, capace di mille sorprese».
E il Pd invece? Cosa è diventato o cosa sta diventando?
«Il Pd legga bene i risultati elettorali: ha vinto pochi collegi uninominali nei quartieri centrali delle grandi città. Mentre il popolo della Cgil ha votato Cinquestelle o addirittura Lega… Alla sinistra del Pd non c’è una prateria, c’è un misero 3%».
Stando così le cose…
«…stando così le cose, bisogna riconoscere che la situazione è quasi compromessa. Operiamo con serietà e cerchiamo di passare dagli slogan autoreferenziali a un accordo sulle cose possibili».
È cambiato davvero tutto rispetto alla Prima Repubblica?
«I leader della Prima Repubblica, forse anche quelli della Seconda, non ritenevano che il mondo ruotasse attorno a loro. C’erano sì le aspirazioni personali ma alla fine si giocava di squadra. Però non c’è mai stato in Italia un cambio così radicale di attori politici, neanche dopo Tangentopoli».
Insomma la palla toma in mano al presidente Mattarella.
«Io ho tantissima fiducia nel presidente. Ma i miracoli non li può fare neanche lui…».
Una premessa redazionale.
La sesta domanda include un “10” che vuol dire “dici”?
Ma poi “10 fa questo governo?”, sta per “ma chi dici farà questo governo”?.
Ma Caccamo e Casini si danno del tu? oppure l’ottimo bolognese si è autointervistato?
Comunque, l’amico parlamentare Casini ha perfettamente ragione.
Io ora. solo ora, come iscritto nel PD romano sono minoranza, ora in questa fase, perché dissento dai 2 Matteo.
Sono completamente d’accordo con l’onorevole (l’aggettivo è pienamente pertinente) Casini, che per nostra fortuna non conferma la profezia latina “Nomen Omen”!
Ma potrebbe accadere, sta infatti accadendo in me, che possa esistere un renzismo senza Renzi.
Io ho esposte in casa le fotografie di Ignazio Marino e Matteo.
Scrivo e dico solo “Matteo”, perché avrei voluto un figlio simile, da 73enne.
Ma sto pensando allo yogurt, che prediligo; yogurt che conserva il valore e la funzione ma precipita sul biologico.
Se Matteo non si siede al tavolo del dialogo, andrà in scadenza, come lo yogurt!
Ma on. Casini, si è dimenticato di farci notare che quel tavolo, per la formazione di un governo per l’Italia, sarebbe la rivincita su chi è scappato da un confronto televisivo a cui era stato sfidato.
“Caro Luigi Di Maio, adesso ci guardiamo bene in faccia, lontano dalle videocamere. Spero non farai come Travaglio, tuo fan, che nel confronto referendario su la7, faceva le domande guardando la Gruber e non me!”, questo dovrebbe essere l’incipit dell’incontro o la firma alla ricevuta di ritorno sull’invito alla seduta spiritica, mentre dal camerino il genovese blatera l’ultimo “vaffa” suo, perché le sue speranze di diniego all’incontro sono andate appunto “vaffa”!!!
manuzio10@gmail,com Giovanni