Pubblichiamo da Il Corriere della Sera l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Monica Guerzoni
«Gianfranco? Dovrei denunciarlo per plagio…».
Vuoi dire che Fini l’ha copiata, presidente Casini?
«Insomma, dalle quote latte alla vicenda Gheddafi, dalla necessità di cambiare la legge elettorale al quoziente familiare, ha detto cose che noi sosteniamo da anni».
Il Pdl una Forza Italia allargata.
«Noi lo dicemmo due anni fa, quando lui saliva sul predellino. Eppure Berlusconi lo conosciamo bene, è simpatico e avvolgente, ma è anche prevedibile. Perché Fini ci ha fatto un partito insieme?».
E adesso, che succede?
«Probabilmente il premier si sente vittima di chissà quale tradimento. Lui, che ha una idea proprietaria del partito, si chiederà perché Fini si comporti così, dopo che lui lo ha fatto presidente della Camera». [Continua a leggere]
“Berlusconi dica con chiarezza agli italiani la sua visione, ma eviti di affossare definitivamente il sistema giudiziario per liberarsi dei processi che lo riguardano”. A chiederlo è stato Pier Ferdinando Casini, intervistato da Repubblica Tv sul processo breve. “Ci sono questioni enormi che rischiano di andare al macero se si fanno questi provvedimenti – ha sottolineato – da Parmalat a Thyssen, e io non me la sento”.
Sui 5 punti, “è chiaro che noi non voteremo la fiducia al governo – ha spiegato Casini – Siamo pronti a dare qualche consiglio se Berlusconi lo vuole ascoltare: questa e’ la nostra opposizione repubblicana”.
Nell’intervista il leader Udc ha poi affrontato il tema del cosiddetto terzo polo: “Se dovessimo scegliere alle prossime elezioni lo faremmo”, ha detto. Ha poi parlato della legge elettorale: “Credo che le idee di D’Alema e Veltroni possano essere conciliate, penso che si potrebbero conciliare con il provincellum”.
Sulla possibilità di un’alleanza con il centrosinistra ha chiarito: “A me non interessa l’Ulivo, vecchio o nuovo, ma sono un interlocutore, perché sono una forza d’opposizione, e se devo imbarcarmi in un’alleanza che sia la riproposizione del governo Prodi, dico no grazie”.
Casini ha inoltre affrontato il tema dei precari della scuola: “Questo governo deve risolverlo non in una logica aritmetica. La politica dei tagli lineari fin qui attuata dal governo è dannosa e iniqua, e il ministro Tremonti non puo’ lasciare sola la Gelmini su questo punto”.
La cosa più simpatica di questo nuovo viaggio di Mu’ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī , supremo leader libico, in Italia, resterà senza dubbio la telefonata del colonnello Francesco Ferace all’ambasciata libica, per informarsi di come debbano essere nutriti i trenta fantastici quadrupedi che la “Guida della Rivoluzione” ha portato con sé. [Continua a leggere]
Non entriamo in un governo dove l’unico che conta è Tremonti
L’intervista a Pier Ferdinando Casini su Il Corriere della Sera di Aldo Cazzullo
«Dove eravamo rimasti? Al predellino, quando ci venne spiegato che i moderati fuori dal Pdl non avrebbero avuto diritto di cittadinanza? Al bipartitismo, quando Veltroni e Berlusconi ci additarono come sbocco della transizione italiana la terra promessa di due partiti unici? Invece tutto è andato nella direzione da noi denunciata. Il goffo tentativo di ridurre la politica italiana al bipartitismo ha posto sul piedistallo due grandi vincitori: non il Pd e il Pdl, ma Di Pietro e la Lega».
Presidente Casini, è la sua estate. Tutti la cercano. Berlusconi la voleva al governo. Bersani la vuole nell’Alleanza democratica.
«È l’estate in cui si tocca con mano quel che diciamo da tempo: la Lega è diventata l’arbitro della politica italiana. Per fortuna Berlusconi ha impedito le elezioni anticipate, e ha fatto bene. Il voto in autunno sarebbe stato non solo un’ammissione di responsabilità da parte del Pdl, costretto a interrompere la legislatura dopo due anni come Prodi, nonostante i cento deputati di maggioranza. Berlusconi ha capito che sarebbe stato la vittima designata. Avrebbe trainato la coalizione alla vittoria alla Camera, impallando il Senato. A quel punto la Lega e una parte della sinistra avrebbero fatto nascere il governo Tremonti». [Continua a leggere]
L’intervista a Pier Ferdinando Casini su Repubblica di Francesco Bei
Sul futuro non si sbilancia, non dice esplicitamente di sì a quella “Alleanza per la democrazia” lanciata da Pierluigi Bersani nella lettera di ieri a Repubblica. Ma è chiara l’attenzione con cui Pier Ferdinando Casini guarda al progetto lanciato dal segretario democratico. Un’operazione che ha molti punti di contatto con la strategia immaginata a via della Scrofa. Bersani archivia l’esperienza dell’Unione e immagina un nuovo Ulivo perno di un’alleanza più larga per sconfiggere Berlusconi. Ha letto la proposta?
“L’ho letta attentamente. E ritengo importante che il Pd, tramite il suo segretario, si stia assumendo la responsabilità di guidare una riorganizzazione del campo della sinistra democratica. È un impegno funzionale a dare maggior ordine alla politica italiana e, per quanto riguarda le forze dell’opposizione, a rendere più chiari i rapporti politici”. [Continua a leggere]
Questa evocazione continua delle elezioni anticipate é una scorciatoia, una prova di impotenza. Chi ha vinto ha 100 parlamentari in più e ci ha spiegato che ci sarebbe stato il miracolo italiano, allora lo realizzi, vada avanti. Berlusconi sa come vincere le lezioni, ma non sa governare. Dal Pdl, ora, mi aspetterei un piccolo atto di umiltà.
Qualora si aprisse la crisi potremmo prendere in esame l’ipotesi di un governo di responsabilità nazionale, cioè di un armistizio che comprenda almeno parti del Pdl e parti del Pd. Un governo che non rappresenti una nuova spaccatura dell’Italia, ma che sia un momento di armistizio, perché l’Italia sta andando nel baratro, e’ un paese che si sta spaccando.
Il presidente della Repubblica, giustamente, ha richiamato alle procedure di carattere costituzionale, che vanno sempre rispettate. Io ho parlato di responsabilità nazionale perché penso che quello che serve non è schierare una parte contro l’altra, è riconciliare l’Italia, gli Italiani, è uscire da questa melma insieme, cercando di ricucire un paese che è terribilmente diviso.
Tutto quello che è avvenuto in questa estate contribuisce in modo straordinario a portare discredito nei confronti del nostro Paese e della politica, per cui io non ho nessuna intenzione di alimentare oltre questa melma di fango che sta inondando tutto e tutti e che a mio parere contribuisce a delegittimare nel mondo l’immagine dell’Italia.
Cari amici, con la nostra attività negli ultimi mesi abbiamo ottenuto due grandi vittorie: l’elezione di Michele Vietti alla vicepresidenza del Csm e i significativi risultati della nostra opposizione parlamentare. Ma non possiamo riposarci, perché il rischio di elezioni anticipate alla ripresa dei lavori parlamentari è fortissimo. Utilizziamo perciò l’estate per mobilitarci nel territorio.
L’area di responsabilità nazionale che si è formata in occasione della mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo è qualcosa di fortissimo e nuovo, la proiezione in Parlamento di quello che vogliono i cittadini. Non un terzo polo, non un grande centro, ma un’area che nasce per dare un contributo a ricucire il Paese.
Chi si è astenuto nel voto sulla sfiducia al sottosegretario ha dato prova di responsabilità e serietà. Ora sia il Governo a farsi carico della posizione di Caliendo.
Berlusconi deve dirci con chiarezza: vuole fuggire dalle responsabilità andando a votare, oppure vuole continuare a governare? Nel secondo caso, il premier dovrà misurarsi, necessariamente, con la novità rappresentata da questa nuova area di responsabilità.
Lasciamo al governo la responsabilità di decidere, non decapitiamo gli uomini per una manciata di voti in più
Sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo l’Udc si astiene. Rifiutiamo il giustizialismo come metodo di lotta politica, così come rifiutiamo di minimizzare la questione morale. La questione morale esiste e non basta non commettere reati perché la politica prevede ragioni di opportunità, decoro e anche decenza. Chi è al governo del Paese dovrebbe astenersi dal frequentare persone poco raccomandabili. Ma il giustizialismo non ha mai dato un contributo serio a moralizzare.
Noi non approviamo la condotta del sottosegretario Caliendo ma, allo stato, non ravvisiamo un quadro di responsabilità sufficiente a impegnare il Parlamento della richiesta di revoca della sua delega. Lasciamo al governo la responsabilità di decidere. Noi non decapitiamo gli uomini per una manciata di voti in più. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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