Necessario cambiare la legge elettorale, inaccettabile che 5 persone scelgano 1000 parlamentari
Se la maggioranza vuole andare avanti 3 anni lo faccia, oppure si dimetta Berlusconi e si apre una fase politica nuova. Io chiedo la riforma della legge elettorale perché non è accettabile che 5 persone
scelgano mille parlamentari e che chi prende il 30% nelle urne prenda il 50% in Parlamento. Questo è inaccettabile, altro che parafascista, come dice Alfano. Auspico che alla nuova legge elettorale concorrano Fli e Pd, ma mi auguro anche che il Pdl non si sottragga a questo confronto.
Cosa pensa l’elettorato cattolico di questo momento politico? Secondo me è sconcertato, perché vede un Presidente del Consiglio che fa battute di cattivissimo gusto con disinvoltura e poi dopo, in Parlamento, che parla della necessità di un’agenda bioetica. Io dico con chiarezza a Berlusconi: questi valori non debbono essere usati strumentalmente. Porti il quoziente familiare, l’agenda bioetica, i temi del diritto alla vita in
Parlamento. Faccia provvedimenti veri e noi li voteremo.
Riforma della Giustizia? Noi siamo per una tutela alle alte cariche dello Stato, non siamo per mille forzature. Berlusconi se ha le idee chiare su un provvedimento di tutela delle alte cariche dello Stato sa che c’e’ un’ampia convergenza. Se vuole aggiungere altre cento forzature, siamo per respingerle tutte al mittente.
Pubblichiamo da ‘Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Giovanna Casadio
«Con queste affermazione altro che riforma! Non ci sono i presupposti, si affossa tutto. Qui siamo sempre all’anno zero. Non si vuole fare la riforma della giustizia ma si persegue la contrapposizione tra politica e magistratura a 360 gradi. L’attacco di Berlusconi è demenziale». Pier Ferdinando Casini è scettico sul futuro delle riforme e sulla tenuta del governo.
Eppure Berlusconi sostiene che la riforma della giustizia è la priorità? «Un po’ come le affermazioni di grande impegno sulla bioetica vengono contraddette da una barzelletta con bestemmia incorporata, allo stesso modo una riforma della giustizia impegnativa, complessiva, partendo da terni come la separazione delle carriere – questioni complicate su cui noi siamo disponibili al dialogo e al confronto – si azzera e affossa in questo modo. È chiaro che occorre un minimo di rispetto reciproco per imbarcarsi in una operazione tanto grande. Gli insulti contraddicono ogni serietà di proposito». [Continua a leggere]
L’attacco di Berlusconi alla magistratura è demenziale. Se si vuole fare una riforma seria della giustizia non si puo’ partire insultando i magistrati. Ancora una volta il premier rischia di andare fuori strada, mentre il tema della riforma della giustizia è importante, forse ineludibile.
Dovremmo discutere con pacatezza, anche sulla separazione delle carriere. Dovremmo accogliere l’invito del capo dello Stato a garantire un rapporto più equilibrato tra le istituzioni del Paese.
La saggezza di Napolitano è infinita, ma si scontra con l’ottusità di chi pensa di ottenere qualche vantaggio dall’inasprimento continuo dei toni verbali e dello scontro, anche morale.
L’accanimento con cui si sono condotte alcune campagne, pronte anche a investire gli affetti più intimi delle persone, non è certo la premessa per un Paese normale e una buona politica.
Allo spazio di approfondimento politico di La7, condotto da Lilli Gruber con la partecipazione di Bruno Manfellotto, si parla di legge elettorale, riforma della giustizia, tenuta della maggioranza ed elezioni anticipate.
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Sia Prodi che Berlusconi in difficoltà dopo 2 soli anni
Prodi dopo due anni è andato a casa. Berlusconi con 100 parlamentari di maggioranza dopo due anni ci spiega che è il più bravo del mondo ma oggi, anche lui, rischia di andare a casa.
Ma a questi signori non viene in mente che prima di andare a casa forse bisogna cambiare qualcosa perché è il sistema che non regge più?
Cita cose condivisibili ma che non sono state fatte
Quello di Berlusconi è stato un discorso pieno di buoni sentimenti e di propositi, da primo giorno di scuola.
Peccato che sono passati 18 anni. Se lo avesse fatto nel ’94 sarebbe stato più credibile, nel senso che la maggior parte delle cose che ha detto, in realtà, non sono state fatte e gli obiettivi che si è proposto, molti dei quali condivisibili, non sono stati raggiunti. Sono solo parole.
Sono emblematici i casi della Salerno-Reggio Calabria e della Statale ionica che lui ha citato come esempio del ‘buon governo’. Proprio stamattina, in Commissione, sono stati tagliati quei fondi. Almeno si informasse.
Pier Ferdinando
Di fronte ad una compravendita squallida e indegna di parlamentari, é giusto porre la fiducia sul discorso che Berlusconi farà domani alla Camera. E’ arrivato il momento di un atto di trasparenza, ciascuno deve assumersi la responsabilità davanti al Paese di dire se è coerente con gli impegni presi, con chi lo ha mandato in Parlamento o se ha cambiato opinione.
Se Berlusconi annuncia ddl che condividiamo siamo pronti ad aiutarlo Non siamo all’anno zero, il Presidente del Consiglio non può venire domani a fare il discorso che avrebbe fatto due anni fa. Deve fare un discorso che si colloca nel terzo anno della legislatura. Per cui, se c’e’ la fiducia votiamo no, se c’e’ un giudizio da dare su questi due primi anni, daremo un giudizio negativo.
Se, invece, Berlusconi spiegherà che vorrà fare delle cose che condividiamo, ad esempio il quoziente familiare, diremo ‘bravo, realizzale’, presenta dei ddl e noi ti aiuteremo.
La nostra è un’opposizione repubblicana molto chiara e non e’ cambiata di una virgola dall’inizio di questa legislatura.
L’Italia ha perso la pazienza. Gli italiani sono disgustati dallo spettacolo che la politica sta offrendo e la responsabilità è del Pdl, che due anni fa ci aveva spiegato che il miracolo italiano è possibile, e che oggi invece ha ridotto così la politica. Mi aspetto che mercoledì prossimo Berlusconi chieda scusa in Parlamento per la situazione in cui siamo ridotti.
Ho sempre detto al premier che se vuole aprire una fase politica vera, una fase che serva al Paese, deve andare in Parlamento, riconoscere che questa maggioranza è fallita, dimettersi e rivolgere un appello alle forze responsabili che forse potranno accettarlo.
Non ci interessa l’aggiungi un posto a tavola, perché non siamo degli accattoni della politica. A me non interessa affatto andare a fare il ministro: in queste circostanze sedersi su una poltrona non serve a nulla, solo a rendersi ridicoli.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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