Ospite di Porta a Porta
postato il 24 Dicembre 2010Alla trasmissione di approfondimento politico di Rai 1, condotta da Bruno Vespa.
Alla trasmissione di approfondimento politico di Rai 1, condotta da Bruno Vespa.
Pubblichiamo l’intervista a Pier Ferdinando Casini su ‘Liberal’ di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Il Polo della Nazione nasce in un momento estremamente difficile per l’Italia, caratterizzato da una crisi economica e politica. Ha suscitato tante attese, ma anche più di un’obiezione. Per rispondere alle une e alle altre interviene Pier Ferdinando Casini, leader dell’Unione di Centro, che in un’intervista a Liberal spiega genesi e obiettivi della nuova formazione politica.
Presidente Casini, come è nata l’avventura di questo nuovo Polo?
Il Polo della Nazione nasce non per dividere il Paese, come hanno finora fatto destra e sinistra, ma per unirlo. Abbiamo bisogno di uno sforzo di unità nazionale se vogliamo uscire da una crisi che non è soltanto economica, ma anche, e forse, soprattutto politica e morale. Per farlo dobbiamo liberarci dal giogo della scelta secca tra le proposte fino ad ora presentate dal Popolo delle libertà e dal Partito democratico, che si sono dimostrate fallimentari. A noi interessa parlare degli italiani e dei loro problemi e lanciare un messaggio di pacificazione nazionale. [Continua a leggere]
Ospite di ‘Radio Anch’io’, Pier Ferdinando Casini risponde alle domande del direttore de ‘Il Sole 24 Ore’ Gianni Riotta, del direttore di ‘Libero’ Maurizio Belpietro e dei radioascoltatori sui principali temi di ’attualità politica: dal futuro della legislatura, al sostegno sollecitato dal premier Berlusconi dopo la nuova fiducia, dalle proteste studentesche contro la riforma dell’Università, alla crisi internazionale.
Il 14 dicembre Berlusconi ha avuto la fiducia. La partita è finita: ha preso la maggioranza, ha il dovere di governare e noi non possiamo lavorare solo per mettere i bastoni tra le ruote al governo. Senza confusione di ruoli, chi sta all’opposizione, deve concorrere alle scelte politiche per il bene del Paese ma, nello stesso tempo, la maggioranza deve riconoscere i suoi limiti e abbandonare la sindrome di autosufficienza che non porta da nessuna parte.
Si è coagulata un’area piena di gente responsabile che non vuole mettere in ginocchio l’Italia e che ieri ha spiegato come voterà in Parlamento sui singoli provvedimenti.
Pier Ferdinando
Berlusconi faccia appello alla responsabilità e noi risponderemo
Il Polo della Nazione non nasce attorno a un leader ma attorno a un’idea diversa di Paese. Non ci interessano i posti, né le poltrone, né la politica che ruota attorno alla convenienza di qualcuno e credo che vada apprezzata la nostra idea di lavorare per il bene del Paese anche dall’opposizione vada apprezzata. Se Berlusconi, come ha fatto Obama negli Usa, farà un appello alle forze politiche alla responsabilità, viste le difficoltà economiche che attraversa il Paese, l’Udc farà la sua parte ma senza posti, senza ingressi nel governo, perché sarebbe trasformismo.
Pier Ferdinando
A due giorni di distanza dai disordini avvenuti a Roma il 14 dicembre, che hanno messo ferro e fuoco la città causando milioni di euro di danni mentre in Parlamento si votava la fiducia a Berlusconi, non si placa la polemica su quegli atti di violenza che hanno trasformato la manifestazione in una vera e propria guerriglia urbana. [Continua a leggere]
Bandire dalla politica italiana l’evocazione populistica
Con Berlusconi non polemizzo più, ho fatto un fioretto per Natale. Ma voglio dire al premier che l’unità dei moderati non si crea sugli appelli o sugli slogan, ma sui fatti. E’ importante bandire dalla politica italiana l’evocazione populistica.
Il Pdl è nato attorno a Berlusconi ed è questo che noi contestiamo: non vogliamo cadere nello stesso errore. Il “nuovo polo”, invece, non nasce attorno a un leader ma attorno a un progetto. Qui da noi non c’è il predellino, non c’è salito né Casini, né Fini né Rutelli.
Stiamo costruendo un disegno politico, e quando ci saranno le elezioni vi faremo sapere chi è il leader della coalizione.
Pier Ferdinando
Nel convulso giorno del voto di fiducia è sfuggita ai più una incredibile dichiarazione attribuita al Presidente del Consiglio: “Anche il Vaticano si è chiesto come mai l’Udc non dia l’appoggio esterno al mio governo”. Non volendo neanche prendere in considerazione l’idea che Oltretevere la prima preoccupazione sia quella di vedere l’Udc alla corte del Cavaliere, restano le parole gravissime, e non smentite, del Premier.
Perché sono gravissime? Non certo perché si esautora Padre Lombardi del ruolo di portavoce della Santa Sede, ma perché da questa affermazione traspare la concezione utilitaristica che Berlusconi ha della Chiesa e dei cattolici. Il Presidente del Consiglio crede con generici impegni sui valori, con provvedimenti a favore delle famiglie (mai attuati) e cospicui finanziamenti a parrocchie e scuole private di poter fare della Chiesa cattolica un instrumentum regni e di trattarla come una delle azienda di famiglia. No, caro Presidente, lei potrà “convincere” tutti i deputati che vuole, potrà compiacere anche qualche prete e qualche vescovo ma non può tirare nel fango di una insulsa battaglia politica la Sede Apostolica e la Chiesa di Gesù Cristo che, nonostante le umane debolezze, hanno pensieri più importanti del salvare politicamente lei e il suo governo.
E’ triste anche il ricorso da parte di un capo di governo a termini generici e giornalistici come “Vaticano” , un termine che il più delle volte indica la Santa Sede esclusivamente come centro di potere temporale. Vaticano è il nome del luogo dove la tradizione vuole sia stato sepolto San Pietro dopo essere stato martirizzato durante la persecuzione di Nerone, il luogo dunque dove riposa un pescatore galileo che disse il suo no chiaro ai potenti del tempo. Un nome quello di Vaticano che meriterebbe maggior rispetto specie da chi si professa paladino dei valori cattolici.
Presidente, anche se siamo alle comiche finali risparmi la Santa Sede da questo teatrino segua quell’antico e sano principio proprio della saggezza popolare che vuole il profano separato dal sacro e che si concretizza nel celebre detto: “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”. I santi si scomodano solo per le grazie importanti, per salvare un governo bastano i fanti a poco prezzo che si possono racimolare alla Camera.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
Se si va alle elezioni noi alternativa a Pd e Pdl
Per dar vita a un governo di responsabilità più ampio abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera.
Ha ritenuto di non ascoltare il nostro consiglio. Peraltro ha ottenuto la fiducia che voleva per tre voti e ora ha solo il dovere di governare. Se non sarà in grado di farlo si è lasciata aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni.
Sia chiaro che in quel caso siamo pronti a presentare agli italiani una proposta di governo alternativa al Pd e al Pdl.
Pier Ferdinando
Signor Presidente, io non parlo perché, poiché non offendo nessuno e mai l’ho fatto in quest’Aula, vorrei parlare con il Presidente del Consiglio.
Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, mi è sembrato, nelle parole pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio al Senato e poi alla Camera, di sentire spartiti e melodie già visti, evocazioni di tradimenti e di ribaltoni, soliti anatemi contro la sinistra, programmi mirabolanti, come se lei venisse dalla luna e non avesse governato negli ultimi dieci anni.
Non una parola, signor Presidente, nemmeno accidentale, di autocritica. Non un gesto concreto, che desse valore al proposito di unire i moderati in un rinnovato patto di legislatura. Infatti, onorevoli colleghi, se si intende riunificare i moderati in questa legislatura o nella prossima, non bisogna lasciare questo evento al catalogo delle buone intenzioni, bisogna compiere degli atti politici affinché questo si verifichi. [Continua a leggere]