«Lo squallore della vicenda è ormai sotto gli occhi di tutti. II discredito internazionale? Lottiamo per gli ultimi posti…»
L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Piccolo’ di Roberta Giani
Non scaglia la prima pietra: «Sono un cristiano. E, per costume e convinzione, non faccio la morale a nessuno». Non odia Silvio Berlusconi: «Non nutro antipatie o inimicizie. Semmai, in queste ore, provo sentimenti altalenanti». Non condanna nemmeno le truppe del Pdl che, come un sol uomo e una sola donna, difendono l’indifendibile: «Quando si spengono i microfoni, e prevale la dimensione privata, scorgo un disagio enorme». Ma mentre lo «squallore» del bunga bunga di Arcore fa il giro del mondo, Pier Ferdinando Casini dice basta: l’Italia, quella che si sta battendo per conquistare «gli ultimi posti» nell’hit parade del «discredito internazionale», non può permettersi un premier «sotto ricatto». In «fuga dalla realtà». No, mentre la crisi non passa e i problemi aumentano, l’Italia non può più permetterselo: e allora, o il premier fa un passo indietro e designa un successore «magari del Pdl» o le urne sono inevitabili. [Continua a leggere]
La situazione politica sul punto di deflagrazione: Berlusconi invoca una punizione per i PM e le opposizioni insorgono. Pier Ferdinando Casini si indigna e accusa: “il video è una dichiarazione di guerra”, le dimissioni del Premier sono ormai inevitabili. La misura è persa (Cazzullo sul Corriere) e questo Paese merita di meglio (meraviglioso Gramellini su La Stampa): non siamo tutti come “loro”, pronti a svendere la nostra dignità (o dei parenti), pur di “sistemarci per la vita”. La Chiesa, dopo gli allarmi dell’Avvenire (a proposito, leggete l’editoriale di D’Angelo di oggi), parla per bocca di Bagnasco: “nella vita di un uomo di fede serve coerenza” (trovate tutto sul Corsera). Ormai è corsa verso il voto, sappiatelo. Anche perché, la pagliacciata dei “responsabili” si è dimostrata per quel che era: il gruppo non è arrivato nemmeno a 20 deputati e ha chiesto in prestito due onorevoli dal Pdl; lo chiamavano calciomercato.
Forse Berlusconi non si rende conto che chi vince le elezioni non è il padrone del Paese. Nessun leader democratico può minacciare punizioni ai magistrati: ci si può indignare, si può polemizzare, ma soprattutto bisogna difendersi nelle sedi appropriate.
Da Berlusconi è venuta una dichiarazione di guerra di cui il Paese non ha alcun bisogno.
Vorremmo che lo Stato di diritto non fosse calpestato con questo meccanismo di videomessaggi ogni due giorni: stiamo diventando la repubblica dei videomessaggi.
A questo punto della vicenda non si può più andare avanti e far finta di non vedere, serve un’assunzione di responsabilità: non serve minimizzare e neanche prendersela con la magistratura per le modalità delle indagini perché siamo alla sostanza e non più alla forma.
Io, se fossi il Presidente del Consiglio, valuterei con serenità l’ipotesi di fare un passo indietro per far sì che la politica torni ad occuparsi dei problemi degli italiani e delle riforme di cui il Paese ha bisogno.
Se Berlusconi pensa di affidare il destino del suo governo alla contabilità parlamentare è un problema suo. Io, alla famosa cena a casa di Vespa, lo invitai ad aprire una fase di responsabilità nazionale: non ha voluto seguire questo percorso e ognuno risponde delle sue scelte.
Se il Pd rinunciasse all’alleanza con Vendola e Di Pietro? Aprirebbe una fase politica seria, di riflessione, perché vorrebbe dire che la sinistra italiana ha scelto definitivamente un riformismo reale, ma le contraddizioni tra Fassino e Vendola su Mirafiori ci sono a prescindere da me.
Sulla Fiat Berlusconi sbaglia quando dice ‘se vincessero i no, Marchionne farebbe bene ad andarsene dall’Italia’, ma il rischio c’è. Io, al referendum, avrei votato sì dopo di che non possiamo certo correre il rischio che in mancanza della politica decida Marchionne.
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postato il 14 Gennaio 2011
Ieri è finalmente arrivata la sentenza tanto attesa della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo “a metà” (sembra un paradosso, ma è così) il Legittimo Impedimento, lo scudo che avrebbe dovuto risolvere parecchi problemi al Presidente del Consiglio. Peccato? Per fortuna? A voi l’ardua scelta: noi, da parte nostra, possiamo solo ricordare al Premier che se fosse stato un po’ più umile e ci avesse ascoltato, magari avrebbe avuto più fortuna (come ricordano Casini e il Vice-presidente del CSM Vietti). Cosa succede ora nel mondo della Politica è poco chiaro: Stefano Folli sul Sole pone l’accento sul quadro ormai logoro della legislatura; Massimo Franco esplora le varie opportunità sul Corriere; Massimo Ajello assicura che la sentenza è un colpo all’appeal del Centrodestra e rilancia il Polo della Nazione. Ma il vero dato della situazione è che la crisi è parallela per entrambi gli schieramenti (leggete Sorgi su La Stampa): se il Pdl soffre (complice la giunta Alemanno-bis), il Pd non solo arriva alla conta e al rischio scissione (buona notizia, secondo il Riformista), ma è costretto a rimpiangere Veltroni, l’unica vera anima democratica (trovate tutto sul Foglio). Infine, da non perdere l’inchiesta de L’Espresso sull’avanzata leghista nei luoghi del potere, il commento di Buttiglione sul cammino del Nuovo Polo e l’agenda delle liberalizzazioni necessarie.
Noi abbiamo detto che siamo disposti a votare i provvedimenti del governo se li riteniamo positivi per il Paese, altrimenti non li voteremo. Ma se Berlusconi crede di poter risolvere i problemi dell’Italia con due deputati in più è un suo problema. Gli faccio i miei auguri.
Tante volte non la penso come Berlusconi, ma stavolta sono d’accordo con lui: le elezioni anticipate sarebbero una follia. Ci sono una maggioranza e un’opposizione responsabile: se il governo proporrà provvedimenti utili agli italiani e al Paese li voteremo. Se invece saremo noi a fare proposte positive ci aspettiamo che vengano accolte. Lavoriamo per creare un clima migliore nell’interesse del Paese.
Lettera-appello inviata al Presidente del Consiglio a seguito della condanna dell’ex magnate russo del petrolio: ‘attivare ogni canale diplomatico possibile al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa dei cittadini russi’.
‘Come Lei sa, il 23 settembre 2009 la Camera ha discusso ed approvato una mozione di cui sono primo firmatario, nella quale si impegna il governo ad attivare ogni canale diplomatico possibile al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Mikhail Khodorkovsky, di Platon Lebedev e, in generale, dei cittadini russi.
La mozione ha ottenuto, fatto piuttosto insolito in questa legislatura, un voto favorevole molto ampio da destra a sinistra, con la sola astensione della Lega. Successivamente all’approvazione della mozione ho sollecitato più volte il governo da lei presieduto a darne concreta attuazione, anche attraverso lettere pubbliche. Più volte le ho chiesto di farsi carico, nelle sue visite ufficiali e nei suoi viaggi a Mosca, di rappresentare l’istanza contenuta nella mozione approvata dal Parlamento e dare quindi concreta attuazione all’impegno assunto dal governo.
Il processo a Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev si è concluso qualche giorno fa con la condanna al carcere fino al 2017. Il caso Khodorkovsky le è ampiamente noto. Si tratta dell’ex magnate della compagnia petrolifera Yukos, e del suo socio Platon Lebedev, in carcere dal 2003, dopo essere stati arrestati con le accuse di truffa ed evasione fiscale e successivamente condannati ad otto anni di detenzione in Siberia. [Continua a leggere]
Convergenza in Parlamento, ma ognuno resta al suo posto
L’obiettivo dell’Unione di Centro ma anche delle altre forze del Polo degli Italiani che abbiamo costituito ha in mente una cosa chiara e netta: un confronto in Parlamento. Non diciamo né sì né no a un tavolo, constatiamo che un tavolo c’è già. La via maestra è quella del Parlamento su cui porre i provvedimenti seri che servono al Paese e ciascuno si assumerà le responsabilità. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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