Ospite di “Otto e mezzo”
postato il 4 Ottobre 2011Pier Ferdinando Casini ospite di 8 e mezzo: Da Berlusconi a Casini?.
Pier Ferdinando Casini ospite di 8 e mezzo: Da Berlusconi a Casini?.
Decida almeno la nomina del governatore di Bankitalia
Oggi Berlusconi ha fatto una battuta di spirito non male dicendo che lui si occupa dello sviluppo del Paese. Ma se ne è reso conto solo lui. Abbiamo le parti sociali che lamentano l’assoluta latitanza del governo davanti ai problemi della crescita. Così i costruttori, la Confindustria, i sindacati. Il fronte si sta allargando e non riguarda solo le opposizioni. Se se ne occupa lo fa con poco costrutto. Ma se finalmente ha deciso di fare il Presidente del Consiglio, faccia almeno in una settimana la nomina del governatore della Banca d’Italia, visto che questo dipende solo da lui.
Pier Ferdinando
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
Il dibattito che si è sviluppato nei media e in campo politico intorno alla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco è stato in molti casi riduttivo se non ridicolo. Certa stampa ha colto del complesso discorso del cardinale Bagnasco esclusivamente il richiamo al pubblico decoro, che ha inevitabilmente indirizzato al Presidente del Consiglio, e su questa scia si sono mossi i commenti di altre illustri firme e di autorevoli esponenti del mondo politico. Da qui le inevitabili elucubrazioni sulle “manovre occulte” della gerarchia ecclesiastica per riposizionarsi dopo il crepuscolo berlusconiano lanciando una specie di Dc 2.0 o Tecno Dc, secondo la versione di Marco Damilano su L’Espresso, che vada da “Formigoni a Fioroni”. I retroscena, le grandi manovre e le strategie politiche sono sicuramente la specialità di alcuni notisti politici e rappresentano un piatto succulento per quanti si interessano di politica, capita però che questi diventino esaustivi di tematiche ben più complesse, come nel nostro caso; ridurre il dibattito sulla presenza politica dei cattolici in Italia alle bacchettate al Premier per la sua condotta morale o alla risurrezione della balena bianca non è solo riduttivo, ma anche offensivo per i cattolici italiani. Ciò non significa assolvere i discutibili comportamenti privati del Presidente del Consiglio, ma significa dire chiaramente che dietro le parole dei vescovi italiani non c’è nessuna volontà di abbattere Berlusconi, con buona pace di quei “bacchettoni e fedeli per finta” che pensano di battere Berlusconi anche con l’ausilio delle parole dei prelati che in altre occasioni hanno definito “indebite ingerenze”.
Le parole chiare dei vescovi italiani hanno fini più nobili, e se queste fanno male al Presidente Berlusconi e alla sua parte politica evidentemente lui e i suoi sodali hanno qualcosa da rimproverarsi, delle incoerenze da risolvere. E ciò è sotto gli occhi di tutti. Assodato che le immoralità del Primo ministro non sono l’orizzonte dell’impegno dei cattolici italiani occorre ricordare alcune cose fondamentali per una discussione più ampia e profonda.
Le gerarchie ecclesiastiche non si occupano di formare partiti politici, la Chiesa, e quindi non solo le gerarchie, si occupa soltanto di formare coscienze e non lo fa ripetendo semplicemente e solamente le parole della società civile, di cui pure c’è bisogno per mostrarsi consapevolmente partecipe di una sensibilità civile, ma lo fa ricorrendo al suo patrimonio peculiare: il Vangelo.
Le coscienze formate dalla Chiesa devono essere coscienze scomode per i poteri mondani, scomode come quelle dei santi, come scomodo fu lo stesso Gesù per i farisei, i sadducei e i dottori della Legge. I cattolici in politica devono essere capaci dello stesso grido dei profeti biblici: essi devono gridare perché sia applicata la dottrina sociale della Chiesa in difesa dei poveri, dei più deboli e della moralità della vita pubblica.
Coscienze scomode, capaci di denuncie forti ma anche di essere propositive. La Chiesa ha a cuore la giustizia e il bene comune, se nel nostro Paese ci sono innumerevoli problemi, la Chiesa, nel suo compito educativo, e i laici nella vita civile non possono non farsi carico di questi temi. Se la Chiesa e i cattolici si mettessero da parte, questo loro appartarsi o defilarsi sarebbe la spia di un grave problema ecclesiale. Dunque è necessario un impegno che, però, richiede qualcosa in più: la charitas, l’agape, cioè lo Spirito Santo, l’amore di Dio diffuso nei cuori degli uomini. Pertanto il cristiano non può non caricarsi di questi problemi, omettendo di portare il suo specifico contributo. Il cristiano crede di vivere in comunione con Dio e cioè crede che lo Spirito Santo lo ha unito a Gesù Cristo. Il cristiano quindi partecipa di questo corale sforzo della società civile che favorisce la crescita di ogni uomo e ogni donna con lo specifico della carità, del dono dello Spirito, che attinge nella comunità ecclesiale di cui è membro.
Questi in estrema sintesi i contenuti, a cui deve seguire non una strategia ma persone che sappiano incarnare e vivere questi valori. Quel che conta, come ha recentemente sottolineato Giuseppe De Rita, per il futuro dei cattolici in politica è l’identità nuova, una cultura fondante e soprattutto chi riuscirà ad impersonarla.
Come può il Pdl essere credibile nella costruzione della casa dei moderati se non riesce a fare un’autocritica sui cinque anni di Berlusconi? Capisco che ci si possa trovare a metà strada ma non si può fare prima la mitologia del Governo Berlusconi e poi chiedere a noi di fare insieme un partito dei moderati sul modello del Ppe. Questa è una impasse che non si scioglie se non si scioglie il nodo del giudizio sul fallimento politico del governo Berlusconi.
Pier Ferdinando
The YouTube ID of f--D8YkfTGY? is invalid.
Abbiamo un presidente del Consiglio che si lamenta di non avere poteri per governare ma quando ce li ha non decide, è paralizzato dai veti del ministro dell’Economia e non fa una proposta per il nuovo governatore della Banca d’Italia. E’ una proposta che spetta a lui e noi speriamo che si muova, perché tenere la situazione bloccata è da irresponsabili.
Berlusconi non ha bisogno di vertici, si svegli e si assuma la responsabilità di governare.
Pier Ferdinando
La paralisi del governo è inaccettabile
Accogliamo l’appello delle forze sociali, lo riteniamo importantissimo perché supplisce l’assenza del governo e lo accettiamo nel merito. Pensiamo che i cinque punti indicati – riforma delle pensioni, riforma fiscale, gestione del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia – debbano essere i capitoli di un’iniziativa per la crescita che il governo aveva promesso entro questa settimana e che sta rinviando a metà mese.
E’ inaccettabile la paralisi di un governo che dopo aver annunciato il decreto per la crescita lo rinvia sine die. Questo fa parte della noncuranza completa che questo esecutivo ha rispetto ai problemi del Paese. Il governo si muova, perché il Paese sta andando a fondo e non possiamo assistere inerti.
Pier Ferdinando
Casini: “Non devono scegliere il direttore di un Tg” (Il Giornale)
Versace: “Esco dal Pdl, si sta sbriciolando tutto” (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera)
A pranzo con Pisanu 12 senatori ribelli. Il rischio di sorprese (Monica Guerzoni, Corriere)
Alfano a Bruxelles per sposare il Ppe (Tommaso Labate, Il Riformista)
Ricomincio dalla Tecno-Dc (Marco Damilano, L’Espresso)
Cattolici dopo Berlusconi (Claudio Sardo, l’Unità)
Pensioni e liberalizzazioni, lettera Bce senza risposte (Lina Palmerini, Sole24Ore)
La lettera della BCE senza risposte (Giovanni Sabbatucci, Il Messaggero)
Una lettera indirizzata anche a noi (Stefano Menichini, Europa)
L’occasione della crisi (Adriano Sofri, La Repubblica)
Cellulari, l’asta delle frequenze porta allo Stato 3,9 miliardi (Sara Bennewitz, Repubblica)
«No alla legge bavaglio», la protesta arriva in piazza (Ettore Colombo, Il Messaggero)
Tg1, Minzolini indagato per il caso della Ferrario (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)
Geremicca – Terzo polo, una chimera per il Pd (Federico Geremicca, La Stampa)
Buttiglione – Una proposta da prendere sul serio (Rocco Buttiglione, Liberal)
Nel partito assedio a Tremonti. E Saccomanni resta in pole (Amedeo La Mattina, La Stampa)
Fuori dal tunnel (Massimo Gramellini, La Stampa)
Perché Bersani s’è infilato in quel radicale pasticcio (Salvatore Merlo, Il Foglio)
Ma che si aspetta? (Luigi Campiglio, Avvenire)
Gran lavoro da fare (Marco Tarquino, Avvenire)
Bagnasco: «Più sobrietà, pulire l’aria» (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)
Riccardi – La nuova partita dei cattolici laici (Andrea Riccardi, Corriere della Sera)
Richiamo ai valori comuni per un nuovo corso (Pier Luigi Fornari, Avvenire)
Sorgi – Parole dure che chiedono il passo indietro (Marcello Sorgi, La Stampa)
Ddl intercettazioni, ora il Pdl frena (Il Messaggero)
Comma ammazza-blog. Post dedicato a Gasparri & C. (Bruno Saetta, Valigia Blu)
Diffamazione: un’idea per i blog (Stefano Quintarelli, Espresso)
Pier Ferdinando Casini ospite del dibattito “Cambiare Partecipare Unire l’Italia”.
Serve un patto serio per la crescita, come propone la presidente di Confindustria Marcegaglia, prima che l’Italia affondi. Ci sono dati impressionanti sui posti di lavoro che vengono persi, sulla chiusura delle aziende, per questo non bisogna perdere tempo in buffonate e discussioni inutili sulla legge elettorale quando il rischio Grecia sembra concretizzarsi.
E non perdiamo tempo nemmeno con i litigi tra Berlusconi e Tremonti. E’ surreale quello che capita. Se c’è un gran responsabile degli errori del ministro dell’Economia, questo èil rpesidente del Consiglio, perché non esiste Paese in cui il premier delega ad altri la politica economica. Se il governo non è in grado, meglio andare al voto. In questo momento drammatico non c’è spazio per il settarismo, e anche l’opposizione deve far prevalere lo spirito costruttivo.
Pier Ferdinando
Se la parte migliore del Pdl, penso ad Alemanno, Pisanu, Mantovano, e la parte migliore del Pd, ad esempio Letta e Fioroni, si mettessero a discutere, io sarei il primo ad essere contento. Se Berlusconi avesse a cuore l’Italia e gli italiani e non solo se stesso, sarebbe lui stesso a fare un passo indietro. Io non rifiuto un coinvolgimento o le alleanze, ma questo deve avvenire su basi di serietà, e per essere credibile la strada che porta ad un rapporto tra noi e il Pdl ci vuole un’autocritica e un riconoscimento degli errori fatti, soprattutto sul rapporto con la Lega. Chi guida il governo oggi ha un gigantesco problema di credibilità, e qualsiasi Manovra senza la credibilità di chi lo guida sarà inutile. Berlusconi e Tremonti ci dicevano fino a pochi mesi fa che il peggio era passato e che non ci sarebbe stato bisogno di nuove manovre. E invece oggi siamo vicini al rischio Grecia.
Pier Ferdinando