postato il 26 Agosto 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Ma il problema dei cattolici non è solo Berlusconi

La polemica sull’editoriale di Famiglia Cristiana è una di quelle polemiche inutili che distraggono dalle questioni importanti. E’ una polemica inutile perché il settimanale dei paolini è una rivista cattolica, e non dunque la rivista rappresentativa di tutti i cattolici italiani, che esercita legittimamente come qualunque altro organo di stampa il diritto di critica nei confronti del governo di questo Paese.

Risultano così sproporzionate le reazioni dei pretoriani berlusconiani  che sembrano vivere in un mondo dove esiste il crimine di lesa maestà per quanti dissentono dal Premier  e dove i giornali cattolici si occupano solo del fatto se è meglio accendere le candele a san Francesco o a san Giuseppe. Fortunatamente viviamo in un paese libero e democratico dove criticare il Presidente del Consiglio è legittimo e a volte doveroso anche per un giornale cattolico che, ricordiamocelo, ha il compito di cercare la verità e di guardare alla realtà sub luce Evangelii. Fatta questa premessa necessaria per sgombrare il campo dalle sterili polemiche è giusto occuparsi dell’editoriale di Beppe Del Colle che pur facendo delle importanti sottolineature sembra perdere di vista lo sfondo più vasto della vicenda dei cattolici italiani in politica.

Del Colle si muove sulla scia di un bell’editoriale di Gian Enrico Rusconi su La Stampa, dove si invitano i cattolici italiani a fare autocritica sulla recente esperienza politica, e attribuisce alla discesa in campo del Cavaliere il “demerito” di aver iniziato la diaspora del voto cattolico. Il “fenomeno Berlusconi” è sicuramente un elemento chiave per comprendere la vicenda recente dei cattolici in politica ma non esaustivo perché la crisi della presenza politica dei cattolici in Italia viene da lontano: non è stato Berlusconi a spaccare il voto cattolico ma la storia.

Il cambiamento e le fibrillazioni della Chiesa Cattolica sempre meno monolite e più sinfonia, il crollo delle ideologie, la crisi irrisolta della Democrazia Cristiana hanno progressivamente “liberato” il voto cattolico in Italia (è sufficiente guardare il progressivo assottigliarsi dell’elettorato democristiano) che orfano della Balena Bianca si è disperso tra le nuove formazioni politiche con una innegabile, e incoraggiata dalle gerarchie ecclesiastiche, preferenza per le forze del cento destra guidato da Silvio Berlusconi. Solo a questo punto si può accettare il rilievo di Del Colle sul problematico rapporto con il berlusconismo che da un lato, supportato da schiere di atei devoti, solletica e ammalia i cattolici con la difesa ad oltranza della vita ma dall’altro opera una progressiva estromissione dei valori dalla vita personale e comunitaria.

C’è dunque un rapporto problematico dei cattolici con il berlusconismo, ma c’è soprattutto un problema della presenza dei cattolici nella vita politica e nella società civile che le vicende di questi anni, incluso il berlusconismo, non fanno altro che confermare. Questa crisi della presenza politica dei cattolici rientra nel più grande travaglio della Chiesa Cattolica che nel nostro caso non riesce a far passare capillarmente al suo interno la convinzione che l’impegno per la cultura e per l’educazione e la formazione della persona umana costituisce la prima sollecitudine dell’azione sociale dei cristiani. Mancano, per usare una immagine quasi milaniana, quei preti che ti volevano davvero bene e dunque ti  mettevano il Vangelo in una mano e il giornale nell’altra e ti insegnavano che la “Buona Notizia” delle pagine evangeliche può e deve essere anche nelle pagine del tuo giornale. Ecco perché ha ragione Rusconi quando dice che i cattolici “non possono limitarsi a scaricare la responsabilità sulla cattiva politica del presente” ma devono compiere una seria autocritica su questi ultimi anni, una critica che colpisca specialmente ogni appiattimento deferente verso i potenti finalizzato a lucrare favori o vantaggi, una critica che sostenuta dalla radicalità evangelica ridia spazio e vigore alle voci profetiche capaci di denunciare ma anche di annunciare gioia grande, capaci di ripetere le parole isaiane: “per amore del mio popolo non tacerò”.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

2 Commenti
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jenny
jenny
13 anni fa

il fatto è che berlusconi NON meritava affatto il voto dei cattolici….berlusconi NON c’entra nulla coi cattolici…



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