L’Italia e la vespa: sogno di una favola moderna

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano


Immagino Te, Italia mia, come una Vespa, una di quelle Vespe rosse fiammanti che hanno fatto la storia del nostro Paese nel dopoguerra, quel Paese che cresceva senza sosta, mosso da entusiasmo e voglia di fare, dalla gioia di tornare a vivere. Quella Vespa correva, sfrecciava col vento di cambiamento che investiva l’Europa intera, correva senza fermarsi, neanche davanti ai dossi e alle salite, che allora erano già molto ripide. Correva veloce perché la guidavano mani abili, di persone premurose, che tenevano all’incolumità di quella Vespa rosso fuoco più della loro stessa vita e che per questo, nel loro viaggio in sella a quel veicolo, hanno fatto di tutto per evitare pozzanghere, fango e breccia, per farla sfrecciare senza incidenti.

Purtroppo, però, Paese mio, cara Vespetta, sei stata sfortunata: hai subito troppi passaggi di proprietà. Ben presto gli autisti sono diventati più incauti, si sono divertiti a fare manovre spericolate e, troppo fiduciosi della tua carrozeria, non hanno evitato le buche, che poi sono diventati crateri: ci sono finiti dentro, hanno sfiaccato gli ammortizzatori di quel veicolo che sembrava così forte, così imbattibile. Ma non si sono arresi.

Ti hanno svenduta ai migliori offerenti. Ti hanno svenduta a chi  non aveva neanche la patente per guidarti, a chi aveva promesso di renderti più bella, di ridarti lucentezza e che, invece, ne ha approfittato per portarti attraverso sentieri paludosi, sporchi e maleodoranti, attraverso  “Rione degli Spot” , “Viale del Clientelismo” e  “Via della Corruzione”. Attraverso le strade lerce e pericolose della città più brutta di sempre “MalaPoliticopoli”.

Eppure Tu sei forte, Vespetta-Italia, sei forte. Sei ancora viva, il tuo motore va più lento, perché nessuno l’ha mai ripulito, ma corre ancora. La tua carrozzeria è diventata scura, nera di polvere e di fango, ma sotto quella coltre fumosa si vede ancora il ruggito di quel rosso fiammante. C’è qualche graffio qui è lì, ma sei ancora in piedi. Hai rischiato di cadere, ma sei ancora lì.

Ora, però, quel cavalletto così forte, che ha retto il peso di tanti anni di difficoltà, è stremato. Italia mia, mai come adesso hai bisogno di mani forti che ti tengano ben salda, che ti riportino a correre e sfrecciare, per non lasciarti ancora ferma, col rischio di cadere giù e renderti un rottame da demolire.

E allora, adesso tocca a noi, a noi tutti: riverniciamo insieme la nostra Vespa, il nostro Paese, diamole nuovo lustro. E per farlo ripartiamo dal Sud, da quel Sud che può essere il motore di questa nuovo veicolo. Rimettiamolo in sesto, puliamo il carburatore dalle ortiche che lo ostruiscono e ripartiamo alla velocità della luce. Facciamo urlare ancora quel motore, ascoltiamo insieme il suo boato, corriamo insieme a lei, alla nostra Vespa, col vento tra i capelli. Ripartiamo insieme e, perché no, ripartiamo dal Sud.

2 Commenti
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Lorenzo
12 anni fa

Complimenti per l’articolo. Condivido in pieno quanto scritto anche se al giorno d’oggi è veramente dura riuscire a trovare giovani realmente interessati a cambiare questo nostro paese ammaccato senza avere un tornaconto personale.
In Italia c’è aria di cambiamento ma non vedo la voglia di farlo in maniera democratica. Si punta tutto su violenza, fisica e verbale, ed odio. Si sta andando verso una società dove o si è di una parte o si è di un’altra e il rispetto del pensiero opposto non esiste più.
Spero tuttavia che questa mia visione si riveli sbagliata!

Marta Romano
Marta Romano
12 anni fa

Purtroppo devo darti ragione su molto. Spesso nei giovani manca il coraggio di affermare le proprie idee e la speranza di vederle realizzate. Ma se si parte con la frase “fa tutto schifo”, cosa si risolve? Se nn facciamo nulla per pulire questa politica, rimarrà sempre sporca, se non ci rimbocchiamo le maniche, nessuno lo farà per noi. E’ dura, é vero, ma noi giovani, in particolar modo, abbiamo il DOVERE di fare qualcosa, e di non aspettare che tutto ci sia dato in mano, come pacchetto pronto e confezionato da altri. Fare politica è anche e soprattutto mettersi in gioco, in modo civile e democratico, evitando l’odio e la violenza. Possiamo essere il cambiamento, e al contempo possiamo essere l’ultimo segno del degrado sociale del nostro Paese. Possiamo risollevare questa Vespa dal fango, come possiamo affossare ancora di più. Sta a noi, nessuno escluso, decidere.



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