La novità del nostro progetto sono le nostre idee
“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera
Se qualcuno credeva che il Governo Monti rappresentasse la morte della politica, beh è sicuro che avrà cambiato idea in questi ultimi giorni. Prima l’affollata discussione sui rimborsi elettorali e il finanziamento pubblico ai partiti (in cui, in un mare di populismo e demagogia, c’è stato pure chi è stato in grado di elaborare delle proposte serie e convincenti), poi alcuni importanti riposizionamenti all’interno dell’area moderata, a partire dall’annuncio dell’azzeramento dell’Udc e della “novità pazzesca” annunciata da Alfano riguardo ai destini del Pdl.
Sono stati due fatti politici che hanno subito scatenato i fan dei retroscena da palazzo, da tempo digiuni; i giornali hanno momentaneamente messo da parte tutte quelle schede tecniche e i dossier sulle manovre del Governo, e sono tornati a riempirsi di scenari e di commenti, di interviste agli esperti del settore: che fa Casini, si candida a premier o a Presidente della Repubblica, ci saranno anche Passera e Pisanu con lui? e Berlusconi, sosterrà Alfano o scioglierà il Pdl per fare una grande lista civica nazionale? I soliti, infiniti, noiosi discorsi. Ora, se per ovvie ragioni soprassediamo su cosa abbia intenzione di fare da grande il Pdl, possiamo anche provare a ragionare su cosa faremo noi, dei nostri destini politici e della nostra forma partito. Qualche giorno fa, all’Auditorium della Conciliazione a Roma, le cariche politiche del partito sono state azzerate e per l’autunno è stato convocato un congresso per ufficializzare lo scioglimento del partito e la confluenza in un qualcosa di più grande, in qualcosa a cui – del resto – lavoriamo da tempo. Questo è il fatto, la cronaca. Onestamente, dei retro-scena non sappiamo bene che farcene: sono gli “avan-scena” che ci interessano; i mille patemi d’animo su quello che accade dietro le quinte, li lasciamo volentieri ad altri. Casini lo ha spiegato con molta chiarezza, su La Stampa di ieri: «a forza di stare intrappolati nelle casacche del ventesimo secolo, non ci siamo accorti che il mondo è andato avanti». Il solco da seguire è quello che abbiamo tracciato fino ad oggi, e che non ha certo il suo punto d’inizio nella nascita del Governo Monti: che questo sistema bipolare fosse giunto a un punto di non ritorno, non lo sosteniamo certo da quando è nato #ABC; lo avevamo detto già nel 2006, lo abbiamo ribadito nel 2008, lo abbiamo dimostrato adesso. I fatti sono testardi.
Cosa succede, quindi? Succede che abbiamo scelto di slegare le vele e di rimetterci in mare aperto, ridiscutendo quella rendita di posizione che ci veniva dall’aver previsto tutti gli ultimi avvenimenti politici. Succede che, come hanno giustamente scritto Piercamillo Falasca sul Futurista e Carmelo Palma su Libertiamo, sta nascendo una “cosa nuova”: nuova non perché maquillage di idee vecchie, nuova perché fondata su idee nuove; nuova perché è nata nel Paese, prima che nel Palazzo, permettendo l’incontro tra tanti volenterosi (ma forse anche pazzi!) che non ne possono più di vedersi appiccicate addosso etichette vecchie e superate, che sono stanchi di dover ragionare con gli schemi del passato. Personalmente, so che c’è un filo che mi lega alla gran parte degli aderenti degli altri partiti del Terzo Polo, come pure a molti del Pdl o del Pd. Abbiamo valori comuni e visioni affini, siamo noi a costituire il nerbo dell’Italia moderata e liberale. Quell’Italia prima sovra-eccitata a forza di promesse e rivoluzioni e poi tradita e delusa, a cui bisogna necessariamente ridare subito voce.
Per questo chi ci accusa di fare marketing elettorale e basta, sbaglia. Perché la nostra novità non sono né Casini, né Fini, né Pisanu, né chiunque altro (a partire da chi magari è ancora fermo ai muretti del box ad aspettare comodo di scendere in pista). La nostra novità sono le nostre idee, sono gli Italiani con cui costruiremo il partito nuovo.