Il quoziente familiare e il “quoziente Parma”
“Riceviamo e pubblichiamo” le riflessioni di Jakob Panzeri
Aristotele scrive ne “La Politica” che il primo stadio e la base della società è costituita dalla oikia, dalla famiglia. La natura ha infatti distinto gli esseri umani in maschi e femmine che si uniscono a formare una prima comunità, la famiglia. Dalla famiglia è sorto il komos, villaggio, ampia comunità intesa a garantire in modo organico e sistematico i bisogni della vita. Da ciò è scaturito la creazione di un consesso pubblico , la polis, dello stato e delle leggi che indirizzano l’uomo e caratterizzano la sua vita sociale . Cercando inoltre la parola “famiglia” sul dizionario Zanichelli si trova riportata la seguente definizione: “ Famiglia: nucleo fondante e fondamentale della società umana fondata dai genitori e dai figli”. Ancora, molti di noi ricorderanno la lettera di Giovanni Paolo II rivolta alle famiglie nel 1994: “La famiglia ha la sua origine dallo stesso amore con cui il Creatore abbraccia il mondo creato. Il figlio unigenito è entrato nella storia attraverso la famiglia. Il mistero divino dell’Incarnazione è dunque in stretto rapporto con la famiglia umana”.
Infine in un intervento del dicembre 2006 alla Camera l’on. Buttiglione, contro le proposte dei pacs affermate dall’allora governo Prodi, definì la famiglia tradizionale anche costituzionale, in virtù dell’articolo 29 della Costituzione che tutela le famiglie fondate sul matrimonio e dedica un occhio particolare alle famiglie numerose.
Ebbene, abbiamo dunque definito cosa intendiamo per famiglia dal punto di vista sociale, culturale, religioso e politico. Definito cosa sia, possiamo passare adesso ad analizzarne i problemi: ben 3 milioni di famiglie italiane risultano sotto le soglie Istat delle povertà. Nei tempi moderni -o che si credono tali- assistiamo alle difficoltà e allo sgretolamento della famiglia sul piano morale, sociale ed economico. Occorre dunque attuare delle politiche familiari in grado di affermare il modello della famiglia e di sostenerla nel suo ambito sociale.
Con un decreto del 12 ottobre 2009, ma venuto alla ribalta mediatica in una recente puntata di “Porta a Porta”, la giunta del comune di Parma ha approvato il quoziente familiare, anzi, per la precisione “il quoziente Parma”. L’obiettivo di questa iniziativa è già enunciato nelle primissime righe del comunicato stampa rintracciabile sul portale del comune: “ Elaborare un coefficiente correttivo a misura di famiglia rendendo più eque ed omogenee le tariffe del comune di Parma, rafforzando le capacità economica della famiglia e promuovendo la capacità delle stesse di svolgere al meglio le proprie funzioni alla cura, all’educazione, al sostegno e all’accoglienza”. Sostanzialmente le famiglie verranno aiutate a seconda del numero dei figli riguardo le tariffe di accesso ai servizi comunali (il riferimento è ovviamente “agli asili nido, alle scuole dell’infanzia e ai servizi socio-assistenziali”).
Consiglio la visione del link comuneparma.it in cui sono elencati tutti i dati, le percentuali di risparmio e una scala di equivalenza fra il quoziente Parma e la scala Ise, e inoltre un confronto tra le relative tariffe e il peso economico sulle famiglie.
L’iniziativa è in sé molto buona e non si capisce come mai abbia suscitato polemiche nella puntata di “Porta a Porta” del 25 gennaio tra l’on. Pierferdinando Casini e il ministro della Difesa Ignazio La Russa, polemica ancor meno chiara considerando che la giunta del comune di Parma fautrice del quoziente è composta da PdL e Udc. Cercando credo di aver trovato il motivo: le lamentele del PdL, esposte in seguito dal sen. Baldassarri , presidente della commissione Finanze al Senato e riportato da Repubblica. Parma.it, riferiva che “il quoziente Parma” non è la stessa cosa del “quoziente familiare”, giacché l’iniziativa comunale modifica un sistema di tariffazione e accesso agli enti comunali, mentre il quoziente familiare, che gli esponenti del governo hanno promesso, si riferisce a qualcosa di più incisivo sulle famiglie: riguarderebbe infatti i criteri di attribuzione dell’Irpef, che è di materia governativa. In effetti è vero: son due provvedimenti diversi, è il secondo sarebbe un netto miglioramento per le situazioni delle famiglie, ma come afferma l’antica saggezza popolare: “Meglio un uovo oggi che una gallina domani!”
In attesa di una ratifica a livello nazionale che incida sull’Irpef, promessa che si spera si avveri, ben vengano iniziative a livello degli enti locali volte a migliorare la situazione delle famiglie come il Quoziente Parma o l’iniziativa portata avanti dall’assessore alla Famiglia della Regione Lombardia, Filippo Boscagli, emersa durante il convegno “Uno, nessuno, centomila figli, quale futuro?”(novembre 2009) in cui si è definito “il quoziente familiare criterio guida delle politiche regionali per una più equa ripartizione dei tributi”. Sostenere la famiglia significa anche sostenere la natalità.
Confrontando le piramidi dell’età relative all’Italia degli ultimi anni, è evidente un notevole aumento degli over 65 che è proporzionale al mancato incremento del tasso di natalità. Nel 2008, secondo dati riportati dall’istituto geografico De Agostini il tasso di mortalità ha persino superato il tasso di natalità ( 9.8 contro 9.6 per mille).
In attesa dunque che il governo centrale legiferi e introduca a livello nazionale il quoziente familiare, ben vengano iniziative come quelle del comune di Parma, e l’invito finale è che esse siano un modello da recepire e seguire.
condivido in pieno l’articolo, il quoziente familiare non è solo giusto dal punto di vista filosofico ma anche dal punto di vista della giustizia sociale.
Siamo di fronte ad una generazione sconvolta dai problemi economici delle famiglie e chi ne ha pagato le conseguenze sono i più giovani.
Lo Stato non può abbandonare la famiglia a se stessa dal punto di vista economico e neanche disgregarla giuridicamente perchè finirebbe per fare (come sta facendo peraltro) del semplice autolesionismo.