postato il 2 Marzo 2010 | in "Economia, Elezioni, Politica"

Il Pdl implode. Sull’economia manca un disegno riformatore

Pier Ferdinando Casini Va subito rimesso in moto il Paese: patto flessibile per far investire i comuni, incentivi alle imprese e sospensione di un anno per gli studi di settore

da ‘Il Sole 24 Ore’ di Fabrizio Forquet

«Ti auguro e mi auguro che la lista del Pdl venga riammessa». Di prima mattina Pier Ferdinando Casini è al telefono con Renata Polverini. I giornali sparsi sul divano titolano sull’esclusione della lista del popolo della libertà a Roma.

Per voi dell’ Udc è più un vantaggio o uno svantaggio?
Renata vincerà lo stesso. È questo che conta. Certo se continua così la volta prossima il Pdl dovrà chiamare Bertolaso per presentare le liste… Anche in queste cose c’è il segno di un’implosione di quel partito. Che non è evidentemente legata alle liste del Lazio, ma alla mancanza di disegno riformatore che è emersa in questa prima parte di legislatura. È di questo che bisogna parlare.

Per il governo il tempo delle riforme è dopo la crisi.
Io non avrei votato Tremonti come uomo dell’anno per l’economia. Ma bisogna riconoscergli di aver tenuto i conti sotto controllo e questo non è un merito da poco. E tuttavia io credo che, proprio nella crisi che ti impone comportamenti virtuosi, lo spazio per le riforme c’era e c’è. Le faccio subito l’esempio dei servizi pubblici locali.

Una riforma per la verità è stata fatta.
Sì, ma del tutto insufficiente. È un passo indietro anche rispetto al disegno di legge Lanzillotta dello scorso governo. E questo avviene perché una vera liberalizzazione dei servizi pubblici locali è destinata a smantellare le rendite diposizione negli enti locali di alcuni partiti, in particolare della Lega. D’altronde va ricordato che, dopo i grandi proclami in campagna elettorale, le province sono state tutt’altro che abolite.

Le liberalizzazioni sono un tema importante. Ma nell’immediato cosa si può fare per aiutare l’economia a ripartire?
Le opere. Questo governo fa un gran parlare di grandi opere, ma i dati dell’Ance contraddicono ogni trionfalismo. Il problema è che per far partire le grandi infrastrutture serve tempo. Sul ponte di Messina ho l’impressione che per ora non abbiano inaugurato più di un cespuglio. Noi invece dobbiamo rimettere in moto l’economia subito. Smettiamola allora con un’interpretazione rigidissima del patto di stabilità, che impedisce ai comuni di spendere rapidamente le risorse di cui dispongono per sistemare la scuola che magari non è a norma, oppure risolvere il problema dell’asfaltatura di una strada. Queste sono opere immediatamente cantierabili, soldi che possono essere spesi subito, avvantaggiando le piccole e medie imprese che sono un volano serio dell’economia del nostro paese.

Intorno alla questione delle opere è esploso in questi giorni il caso Bertolaso. Che idea se ne è fatto?
Sono un garantista, stimavo Bertolaso e lo stimo tutt’ora. Ma una riflessione va fatta: quando gran parte del governo respinge le accuse sostenendo che l’alternativa era non fare, che i grandi eventi devono stare sotto la protezione civile altrimenti non si fanno, da l’idea di un paese che ha gettato la spugna davanti alla possibilità di riformarsi. È una paese che non è normale e che si rassegna a non esserlo. Questa è in fondo la più grande e vera ammissione di impotenza da parte del governo: dov’è Brunetta che doveva riformare la pubblica amministrazione? Dov’è la riforma della giustizia? Ne parliamo sempre, ma poi le cause civili continuano a durare 15 anni.

Torniamo alle priorità per la ripresa.
Una molla importante è quella dei pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese. Darebbe non poco ossigeno alle Pmi, ma anche qui solo annunci. E poi il fisco.

Tremonti ha lanciato un confronto a tutto campo su una grande riforma fiscale, voi ci sarete?
Sì, ma con le nostre idee. È chiaro che la pressione fiscale in Italia è troppo elevata, ma lo è soprattutto per i lavoratori dipendenti. L’emergenza è il cuneo fiscale troppo ampio, non lici che era stata già abolita per i redditi bassi e che ha sottratto risorse agli enti locali. Non a caso Calderoli oggi propone una tassa sugli immobili in sede locale. Il tema vero è il cuneo fiscale, le tasse sul lavoro.

E le piccole aziende, gli artigiani, i commercianti, le cosiddette partite iva?
Non li dimentico. Tutt’altro. Gli studi di settore sono stati concepiti in un’epoca di espansione economica, ora bisogna pensare quanto meno a una sospensione di un anno. Perché chi cerca in qualche modo di essere in regola e ha una piccola azienda oggi non ce la fa. Infine le famigli e. Nella finanziaria il bonus famiglie è sparito, manca del tutto una politica per la famiglia. Bisogna arrivare al tema più figli meno tasse. Ci sono esperienze fatte in sede locale, come il «quoziente parma», che potrebbero diventare un modello per gli enti locali.

Il governo intanto continua a rinviare il decreto incentivi, che aiuterebbe molti settori produttivi in difficoltà.
Va dato ossigeno alle imprese. Mi auguro che questa sia la settimana decisiva per il decreto e che non ci siano ulteriori rinvii. Ovviamente mettere sul piatto solo 300 milioni, come sembra intenzionato a fare il governo, è solo un palliativo.

C’è un tema carsico nel dibattito di politica economica italiana, le pensioni. Lei è d’accordo con Tremonti quando sostiene che la riforma è già stata fatta?
Stiamo garantendo alla nostra generazione un livello previdenziale che non siamo in grado di offrire ai nostri figli. Il problema è questo. È un atto di egoismo di una generazione che rischia di innescare un conflitto vero. Perciò io dico, da due anni per la verità, che bisogna intervenire ancora, anche garantendo pensioni minime più dignitose. E su questo vedo che sono d’accordo anche il governatore Draghi e, a volte, Berlusconi stesso.

A proposito di Draghi, secondo lei il governo sta facendo abbastanza per la sua candidatura a governatore della Bce?
La Banca d’Italia e il governatore sono una risorsa del nostro paese e mi ha fatto piacere che Tremonti lo abbia riconosciuto qualche settimana fa. Mi auguro che questa telenovela del rapporto Tremonti-Draghi sia finita. È una cosa che ridicolizza l’Italia. L’idea che il ministro dell’Economia, capace nel suo lavoro, perda il suo tempo a polemizzare in modo infantile con il governatore è una prova di debolezza. Comunque la corsa vera non è ancora partita. Di certo rischiamo di pagare la scarsa credibilità in Europa dell’Italia.

Dopo il voto regionale ci sono tre anni senza elezioni, che spazio politico si apre per le riforme?
Mi auguro che si facciano riforme condivise sotto il profilo istituzionale, ma che si facciano anche riforme condivise per l’economia. Guardiamo al tema dell’energia. O l’affrontiamo in un’ottica bipartisan o ci prendiamo in giro. Il giorno dopo le elezioni Berlusconi e Scajola farebbero bene a chiamare i principali partiti cercando l’intesa di tutti sul piano del governo. Altrimenti si butteranno solo ulteriori risorse. E al nucleare dovrà essere abbinato un grande piano verde, sulla new energy: come hanno fatto in Germania, bisogna agevolare i privati e chi vuole fare impianti di energia alternativa.

Ma dopo le elezioni ci saranno le condizioni, nella maggioranza e nei rapporti con l’opposizione, per portare avanti questi progetti?
Queste elezioni non sono la prova generale per il governo. E un test regionale, non nazionale. Ma dopo ci saranno tre anni in cui gli alibi sono finiti. Anche la sentenza sul caso Mills è importante perché riduce a zero gli alibi. Il governo deve confrontarsi con la sua capacità di risolvere i problemi. Se non ce l’ha, tra tre anni gli italiani ne trarranno uomo le conseguenze.

Dal ministro Bondi 2009, al «Giornale» lei oggi è guardato come un nemico del Pdl.
Non pensavo che andare a pranzo con il presidente della Camera e con il presidente della commissione antimafia fosse una cosa di cui uno dovesse discolparsi. Entrambi peraltro sono esponenti del Pdl. Questo è ü segno del degrado della politica. Gli amici del Pdl dovrebbero essere contenti che frequento loro e non altri. È un segno di nervosismo. E anche dell’implosione del Pdl. Come, del resto, testimonia anche questa vicenda di Roma.

Il Pdl rischia la scissione?
Non auguro sventure agli altri e penso che finché c’è Berlusconi la scissione non si materializzerà. Questo non è un partito, è un gruppo di persone tenute insieme da Berlusconi.

D’Alema, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ha accusata di non avere gestito bene le alleanze alle regionali.
Sono contento, così tutti capiscono che tra noi permangono profonde differenze.

Un’ultima cosa: ha detto che non avrebbe votato Tremonti come uomo dell’anno per l’economia, per chi si sarebbe pronunciato?
Il vero oscar dovrebbe andare alle famiglie dei piccoli imprenditori che hanno resistito alla crisi.

12 Commenti
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antonio di matteo
antonio di matteo
14 anni fa

l’ultima risposta è da incorniciare. le famiglie e i piccoli imprenditori. l’Italia è tutta qui.

Francesco
Francesco
14 anni fa

Certo è, che Berlusconi comincia a soffrire,
di manie persecutorie, anche oltre l’ambito giudiziario,
se basta solo andare a pranzo in 3 per fargli materializzare
una congiura. Brutto segno, evidentemente vede la fine avvicinarsi.
Però intanto, preso dalle sue idiosincrasie per tutti coloro che osano contraddirlo, non trova il tempo, ammesso che ne abbia voglia,
per attuare i programmi promessi.
A mala pena, gli resta il tempo per riuscire a pensare alle aziende,
ed ha risolto, persino il suo conflitto di interessi, abbandonando
per qualche minuto il Consiglio dei ministri nel momento del voto al
decreto Romani che abbassando la quota pubblicitaria al suo principale concorrente, Sky, aumenterà i guadagni di Mediaset.

lucas
lucas
14 anni fa

‘sto governo deve darsi una mossa… noi ancora aspettiamo e non fanno nulla.
al nord le fabriche stanno chiudendo.

carlo zappatori
carlo zappatori
14 anni fa

Casini ha regione quando afferma che queste elezioni regionali non vanno drammatizzate. Concordo sulla necessità che nei prossimi tre anni di legislatura sarà necessario attuare una nuova politica industriale per ridare competività al Paese, ma anche mettere a punto una nuova politica fiscale che riduca la tassazione diretta su pensionati e lavoratori ( che sono quelli più tartassati), parlando meno di federalismo fiscale che tradotto in soldoni significa soltanto penalizzare ulteriormente il Sud che ha bisogno, invece, di crescere per ridurre il livello inaccettabile di disoccupazione. Presidente Casini prosegua con tenacia nella difesa di questi reali bisogni della gente e vedrà che i consensi saranno crescenti.

Dado
Dado
14 anni fa

tante importanti verità.

Valeria
Valeria
14 anni fa

Pongo la mia fiducia al presidente Casini , che in questa intervista ha colto in pieno le problematiche reali del paese e la politica distorta del governo Berlusconi

Francesco
Francesco
14 anni fa

L’industria automobilistica è in crisi?
Trovata la soluzione: auto blu per tutti.
Sembra che quest’anno siano aumentate del 3,1%, in tutto adesso sono 626.760.
Più che in tutti gli altri paesi messi insieme,
negli Stati Uniti, sono 72.000,
in Francia (61.000),
Regno Unito (55.000)
e Germania (54.000).

Se ricordiamo bene il ministro Tremonti aveva promesso di ridurle: Pinocchio!

ROSARIO
ROSARIO
14 anni fa

Penso che dire subito e già tardi infatti il paese ha bisogno di riforme quelle che indica il Presidente Casini sono le più importanti, e comunque arriviamo alle conclusioni che ci vuole una politica seria, insomma ci vogliono uomini che si rimboccano le maniche per portare tutto ad un regime accettabile.
Ciao a tutti

nicolò
nicolò
14 anni fa

La crisi economica ha colpito una buona parte di famiglie italiane. Il sistema ha retto grazie agli ammortizzatori sociali ma se non c’è una ripresa decisa e a breve si rischia un malcontento maggiore. Si dovrebbe far partire le opere pubbliche e speriamo che vengano fatti incentivi.

italomariofabbri
italomariofabbri
14 anni fa

in tutto questo c’è un ingrediente indispensabile e cioè la serietà senza la quale è impossibile anche solo pensare a questi obiettivi.
Solamente con una politica seria si possono trovare le risorse.
Per D’Alema che ha criticato le liste di Casini direi che oltre gli italiani ( “Il vero oscar dovrebbe andare alle famiglie dei piccoli imprenditori che hanno resistito alla crisi.”) anche l’UDC dovrebbe meritare l’oscar per aver spostato la scelta sui candidati e non su di un “bipolarismo farlocco” che forse è ancora nella mente solamente di qualcuno che ha voluto distruggere il centro in passato e anche indirettamente il Paese per promuovere un’ideologia o se stesso.

lino
lino
14 anni fa

L’aumento della mia pensione per il 2010,è stata di euro 9,50 lorda, meno euro 1,10 per addizionale comunale,meno 0,44 cent di euro per acconto addizionale comunale,meno 4,13 euro per addizionale regionale,meno 2,97 euro per irpef netta, totale ritenute euro 8,69,l’ aumento della mia pensione al netto per il 2010 è di… “0,86 cent.di euro” a fronte di tutti gli aumenti quotidiani, pane,pasta,latte,medicinali,fitto, tasse e tant’ altro che per brevità non elenco.
Evviva,Berlusconi !”prodotto della sinistra” e tutti i politici e sindacalisti di qualsiasi colore e tendenza che stanno sulla paranza del potere.
La buona e brava gente, a spese nostre,con le parole e le chiacchiere ci fanno fessi,mangiano e bevono loro e fanno festa,si rosicano la carne fino all’osso.

massimo
massimo
13 anni fa

Premesso che sono un Dottore commercialista, voglio esprimere una considerazione circa gli studi di settore, arrivati anche quest’anno in netto ritardo:
– non sembrano affatto tenere conto della crisi;
-sono inadeguati e ridicoli, in molti casi privi di logica e contraddittori;
-sono una perdita di tempo che vanifica il lavoro di un anno e considera evasori tutti i contribuenti.

TUTTO IL SISTEMA FISCALE ITALIANO VA RIVISTO!



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