postato il 1 Maggio 2011 | in "In evidenza, Lavoro e imprese, Riceviamo e pubblichiamo"

I giovani cristiani ripartono dal lavoro

In una società che ha sostituito alla centralità del lavoratore la centralità del consumatore, il lavoro corre il rischio di perdere la propria importanza in sé per assumere la funzione di mero strumento di procacciamento di reddito. Quest’anno, però, la giornata dei lavoratori sembra ri-acquistare nuova centralità alla luce della concomitante cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, il cui Magistero ha sempre reso omaggio al lavoro dell’uomo, “qualunque esso sia e ovunque si compia”, sottolineandone il “legame estremamente profondo” del problema del lavoro con quello del senso della vita umana; il lavoro, dunque, come problema di natura spirituale. Davanti alle ingiustizie che gridano vendetta – ingiustizie da ricercarsi ai giorni nostri, in primo luogo, nella frammentazione (e la precarizzazione) del lavoro nei lavori, i nuovi lavori e le innovazioni che ne mutano la natura stessa – rimane ancora valida l’indicazione della Laborem exercens, ovvero la necessità di “sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà cogli uomini del lavoro”. Questa esigenza di solidarietà e di partecipazione, così come la possibilità stessa di governare questi radicali cambiamenti, trovò in Giovanni Paolo II la sua formula più alta, quasi profetica, nella proposta di costituire  nel mondo “una globale coalizione a favore del lavoro dignitoso”; a favore di quel “lavoro decente” riaffermato anche da Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate.

Proprio su quest’ultimo concetto, come giovani  cristiani – ricordando la missione affidataci da Giovanni Paolo II: dare testimonianza a Cristo davanti agli altri, chiamati ad essere anzitutto “sentinelle del mattino” – vogliamo dar vita, con le altre associazioni giovanili di ispirazione cristiana, ad una piattaforma generazionale intorno a cui possa svilupparsi un dibattito e confronto pubblico sui problemi che ci premono, innanzitutto quelli del precariato e della disoccupazione giovanile.  La prima occasione utile per concretizzare questa nostra volontà di reagire “contro la degradazione dell’uomo come soggetto del lavoro” è rappresentata dalle veglie di preghiera per i giovani e il lavoro – organizzate, nelle diocesi italiane, da Acli, Cisl e Mcl – a cui parteciperemo senza simboli di partito ma con l’ambizione di poter essere parte di quella generazione di laici cristiani impegnati – auspicata da Benedetto XVI – “capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia e della politica”.

Francesco Coviello – Uff. Politico Nazionale UdC Giovani

Francesco Nicotri – vice Coordinatore Nazionale UdC Giovani



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