postato il 21 Luglio 2012 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Cosa è il fiscal compact

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Nell’era della globalizzazione fa figo parlare in inglese e così sappiamo che in questi giorni il parlamento ha approvato il “Fiscal Compact”. Stupendo. Ma cosa è?
Per dirla in “politichese” è stato ratificato il Trattato di stabilità sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria, che detto così fa ancora più impressione, ma non c’è nulla di strano in quanto il fiscal compact è semplicemente un accordo di diritto internazionale, stipulato al di fuori del diritto comunitario. L’accordo riprende le norme del Six-pack, ovvero il nuovo Patto di stabilità e crescita, e impone di inserire nella costituzione il principio del pareggio di bilancio e la correzione automatica in caso di sforamento. La convergenza verso gli obiettivi di medio termine potrà avere uno scostamento massimo per il deficit strutturale pari allo 0,5% del Pil, salvo in caso delle circostanze eccezionali considerate nel Six-pack. In caso di sforamenti o deviazioni dai target stabiliti, vi saranno dei meccanismi automatici di correzione, mentre è confermato l’obbiettivo di ridurre, a partire dal 2015, di un ventesimo l’anno del debito eccedente il 60% del Pil, salvo periodi di congiuntura particolarmente sfavorevole.
Con l’approvazione del fiscal compact abbiamo dimostrato responsabilità e soprattutto svincoliamo la finanza pubblica dagli interessi individuali, in quanto non potrà più essere usata per ottenere voti e per sprechi, perché per attuare questa norma vi dovrà essere non solo maggiore rigore, ma soprattutto dei controlli oggettivi sui conti pubblici, svincolandoli dalle beghe dei partiti e dall’utilizzo improprio (ad esempio approvare progetti inutili che hanno lo scopo di cercare facile consenso).
Ora abbiamo una tabella da rispettare, in soldoni si tratta di trovare 50 miliardi di euro l’anno e come possiamo trovarli? La risposta è molto semplice: dalla lotta all’evasione che sta venendo attuata, finalmente, in forma dura. Ogni settimana sui giornali leggiamo di indagini della guardia di finanza che trovano irregolarità, d’altronde secondo l’Agenzia delle Entrate sarebbero circa 120 miliardi i capitali sfuggiti alle casse dello Stato e in base ai dati raccolti dall’Istat, il valore dell’economia sommersa e dell’evasione in Italia, sarebbe quantificabile tra i 250 e i 275 miliardi di euro. Per intenderci tra il 16 e il 18% circa del Pil. Secondo Confcommercio questo significa circa 154 miliardi di tasse non pagate. Basterebbe fare emergere questa massa di denaro per avere i soldi necessari per rilanciare la crescita e diminuire il debito pubblico, riuscendo anche ad abbassare le tasse.
Indubbiamente il fiscal compact si può prestare a critiche, ma è indubbio che fosse necessario ed è un passo verso l’integrazione fiscale europea, obbiettivo divenuto imprescindibile alla luce degli ultimi sviluppi in Spagna, dove, pur essendo in crisi da un anno, solo ora si stanno prendendo misure urgenti e pesanti (diminuite le tredicesime, blocco delle assunzioni nel settore pubblico, privatizzazioni, aumento dell’iva). D’altronde questo era un passo necessario, soprattutto alla luce di quanto affermato dal ministro delle finanze spagnolo, Cristobal Montoro, il quale ha detto che senza l’intervento della BCE, la Spagna non avrebbe avuto i soldi per pagare i servizi. In pratica il paese iberico sarebbe stato ad un passo dal default.
Ovviamente la situazione spagnola, unita all’annuncio che la regione di Valencia chiederà un intervento statale per ripianare i suoi debiti, mentre come se non bastasse l’esecutivo spagnolo ha rivisto al ribasso le stime del pil per il 2013 e la Bce, con un tempismo davvero fatale, ha fatto sapere che i titoli di Stato della Grecia non saranno più idonei come collaterali. Questo mix di notizie ha generato pessimismo e ha spaventato gli operatori finanziari, facendo partire vendite a raffica e consegnando un venerdì nerissimo per la borsa, ulteriore riprova che vi è un diffuso clima di sfiducia sulla tenuta dei conti.
Proprio per questo dobbiamo continuare sulla strada tracciata di rigore e di attenti interventi nel taglio delle spese improduttive.

13 Commenti
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citoyenne
citoyenne
11 anni fa

Buon pomeriggio, dott. Pezzati

Lei scrive, tra l’altro:
“mentre è confermato l’obbiettivo di ridurre, a partire dal 2015, di un ventesimo l’anno del debito eccedente il 60% del Pil, salvo periodi di congiuntura particolarmente sfavorevole.”

Se ho capito bene, da commenti di altre persone, ciò vorrà dire una finanziaria di circa 50 miliardi all’anno, per circa un ventennio. Ciò vuol dire pure che l’Italia nel frattempo non potrà crescere, anzi il contrario. I dati dell’Istat, dei sindacati, e quanti altri, parlano chiaro e ci dicono che in effetti coloro che vorrebbero cambiare la costituzione (loro nelle parti sbagliate, secondo me) non hanno tutti i torti. Il primo ad essere cambiato dovrebbe essere il primo articolo della costituzione: “L’Italia è una repubblica (forse) democratica, fondata sulla disoccupazione e sulla sottoccupazione”.
Almeno questo articolo direbbe una parte di verità, perchè in effetti quel primo articolo potrebbe continuare: “L’Italia è una repubblica (forse) democratica, fondata sulla disoccupazione e sulla sottoccupazione di quasi tutto il popolo e sulla corruzione, sulla concussione, sull’evasione del resto del popolo”.
A questo punto ci sarà da chiedersi chi dovrà pagare le tasse se la maggior parte del popolo non lavora, chi dovrà pagare le tasse se il resto dei suoi cittadini è fatto di evasori, corruttori, concussori.
La legge è forse meritoria, ma non spiega questo piccolo particolare.
Lei ritiene che con la lotta all’evasione possiamo recuperare tutti quei bei soldoni; ma se la lotta all’evasione si limita a quello che sta facendo ora (perchè non lo faceva anche prima?) la guardia di finanza alla caccia degli scontrini fiscali sarebbe come fare il solletico ad un elefante. Piuttosto, ci si chiede, perchè il governo dei tecnici non fa quei patti con le banche svizzere che hanno fatto gli altri Paesi? Perchè non vengono eliminati i presupposti evidenti delle evasioni (panfili a nome di ditte, suv a nome di anonimi enti, case all’estero a nome di prestanomi ecc.?).
Io invece, oltre all’evasione che vuole tempi lunghi, nel frattempo farei come farebbe un buon capofamiglia: per pagare i miei debiti, venderei i gioielli di famiglia, se non basta ancora passerei agli ori, poi alla macchina, poi alla casetta di villeggiatura, infine alla casa. Perchè se il capofamiglia racimola solo centesimi per poter pagare solo interessi e non intacca il debito, gli interessi crescono e non riuscirà mai venirne fuori, trascinando nel baratro anche la famiglia.
Il capofamiglia/Italia dovrebbe vendere i suoi beni più preziosi per dare una grande stoccata al debito (se proprio non vogliamo parlare di vendita, parliamo di dare in gestione per anni ed anni).
A questo punto mi diletto a giocare, come talora faccio e lei lo sa perchè altre volte sono intervenuta nelle sue pubblicazioni, e scelgo il paradosso: Vendiamo o diamo in gestione per cinquant’anni magari agli emiri arabi (ce li hanno ancora i petroldollari?) tutti i palazzi del potere: Quirinale, Viminale, Palazzo Madama, Montecitorio, per parlare di Roma… in Sicilia si potrebbe fare lo stesso con Palazzo d’Orleans, a Firenze con il Palazzo Vecchio, e così via…
Dove andrebbero a far finta di lavorare i nostri grandi uomini politici? Ma nelle caserme, il luogo sarebbe più adeguato!
Se non bastasse, potremmo alienare anche i beni culturali, piuttosto che lasciarli a marcire. Se non bastasse ancora potremmo impegnare le isolette….
In quanti anni si potrebbe fare un’operazione di questo genere? Nel frattempo gli Italiani potrebbero tirare il fiato e magari tornare ad essere “degnamente” occupati!
una citoyenne

cittadino
cittadino
11 anni fa

Si parla del fiscal compact, cioè di “un accordo di diritto internazionale, stipulato al di fuori del diritto comunitario. L’accordo riprende le norme del Six-pack, ovvero il nuovo Patto di stabilità e crescita, e impone di inserire nella costituzione il principio del pareggio di bilancio e la correzione automatica in caso di sforamento” come riporta il sig. Pezzati che poi prosegue con una puntuale e soprattutto molto chiara spiegazione dell’ argomento analizzato. Alla fine della lettura dell’intervento appare di tutta evidenza l’importanza che questo provvedimento, che sarà anche inserito nella nostra Costituzione, potrà avere sull’ assetto politico-economico e sociale dell’ Italia e dell’ Europa e quindi sulla vita di milioni di persone. Un modo veramente appropriato di trattare certi argomenti che non possono essere derubricati a battute da salotto radical-chic come si fa in alcuni “commenti” che si “commentano” da soli in quanto ci si permette di fare ironia anche sul primo articolo della nostra Costituzione, senza alcun costrutto e senza altro fine che quello di parlare, parlare, parlare, parlare ……………. Cittadino.

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@ citoyenne: rispondo ai vari quesiti. La gdf prima agiva ma aveva le mani, per certi versi, legate. Basti ricordare l’ultimo (vergognoso) scudo fiscale varato dal governo berlusconi: chi regolarizzava la propria posizione, pagava il 5% di quanto portato all’estero in nero (invece di un giusto 40% come era dovuto). Lei dice che non si ottiene nulla dalle analisi che fa ora la gdf? Scusi, ma ne dubito.
Se andiamo a guardare agli articoli di giornale, osserviamo che le cifre già recuperate dalla gdf nei primi 3 mesi, equivalgono a quanto ha recuperato il governo berlusconi in tutto il 2011. Sono dati ufficiali. Cortina, MIlano, le indagini fatte in sardegna… non sono certo fatte a danno del piccolo commerciante, ma anceh così, vorrei sfate un mito, ovvero che ad evadere sono pochi.
No, evadono in tanti: pochi evadono tanto, tanti evadono poco. Il compito durissimo della gdf è stanarli tutti: piccoli e grandi evasori.
L’accordo ocn la Svizzera è in fase di trattativa, ma bisogna che si decida anceh a UE per poterlo stabilire. Soprattutto, il punto focale è che a Svizzera vorrebbe essere lei a calcolare quanto apgare e versare allo stato italiano, senza far eil nome del o degli evasori.
Ma lei pensa che oggi, nel mondo globalizzato di oggi, ci sarebbero problemi a spostar ei soldi dalla svizzera alle cayman??? Ovviamente no. La soluzione è una sola: un accordo che preveda la UE prima, e poi l’ONU. La lotta alle’vasione deve essere globale e mondiale.
Ritornando alla Svizzera: la UE ha avocato a se il compito di svolgere le trattative con la svizzera. a queste sta contribuendo il governo italiano, ma non può quest’ultimo sostituirsi alla UE.

vendita dei gioielli di famiglia. Splendida idea… quali gioielli?
Lei ha enumerato quirinale, viminale e così via….
domanda: chi li comprerebbe? Perchè se qualcuno li compra poi cosa se ne fa??? alberghi di lusso??? li usa come musei??? E le entrate ripagherebbero dell’investimento?
E soprattutto: ma quanto si lamenterebbero i soloni italiani nel vedere venduti questi palazzi? I primi a lamentarsi sarebbero “gli amanti” della storia e dell’arte italiana; gli stessi che scesero in piazza quando comparve sui giornali la provocazione (parlo di alcuni anni fa) di vendere il colosseo.
Parliamo degli immobili in possesso allo stato. Venderli ora? Certo verranno venduti, poco per volta (e possono garantire un buon afflusso di denaro), ma senza svenderli (il rischio di un nuovo fallimento come con le Scip 1 e 2 varate da berlusconi è sempre presente). Anzi, in alcuni casi si preferisce non venderli (come spesso fa equitalia) proprio perchè il rischio è di incassare meno del valore a cui sono stati contabilizzati questi beni… Proprio per questo motivo bisogna procedere alla vendita di questi immobili (come ha affermato il governo), ma cum grano salis…e anche così possiamo ricavare 8-10 miliardi annui….

eppure un tesoro c’è: i nostri musei hanno i magazzini pieni di opere d’arte e reperti mai esposti o valorizzati. In molti casi non vi è enanceh una stima del valore monetario… sarebbe tanto brutto vendere quadri, opere archeologiche e cos’ via che sono chiusi negli scantinati dei musei (badi bene, spesso chiusi dentro casse polverose) approfittando del fatto che il mercato dell’arte in certi casi è “scollegato” dagli andamenti contingenti dell’economia???

come vede, i 50 miliardi annui si possono racimolare (e se non errol a gdf ad oggi ha già incassato nel 2012 poco più di 10 miliardi di euro…e ancora il 2012 deve finire).
Dopo al grande stagioen delle privatizzazioni, ormai restano ben pochi gioielli di famiglia: quote di enel, eni, finmeccanica…che non conviene vendere ora (l’incasso sarebbe veramente basso, vedasi le quotazioni di borsa).

citoyenne
citoyenne
11 anni fa

Buongiorno, dott. Pezzati

Accogliendo la mia provocazione per quello che è, una provocazione appunto, lei mi risponde:

“vendita dei gioielli di famiglia. Splendida idea… quali gioielli?
Lei ha enumerato quirinale, viminale e così via….
domanda: chi li comprerebbe? Perchè se qualcuno li compra poi cosa se ne fa??? alberghi di lusso??? li usa come musei??? E le entrate ripagherebbero dell’investimento?
E soprattutto: ma quanto si lamenterebbero i soloni italiani nel vedere venduti questi palazzi? I primi a lamentarsi sarebbero “gli amanti” della storia e dell’arte italiana; gli stessi che scesero in piazza quando comparve sui giornali la provocazione (parlo di alcuni anni fa) di vendere il colosseo.”

Bene i soloni italiani, come lei giustamente li definisce, potrebbero lamentarsi quanto vogliono…. se questo governo di tecnici sta lasciando a lamentarsi e a marcire milioni di persone, se anche pochi soloni piangeranno, ce ne faremmo una ragione.

Lei continua:

“Parliamo degli immobili in possesso allo stato. Venderli ora? Certo verranno venduti, poco per volta (e possono garantire un buon afflusso di denaro), ma senza svenderli (il rischio di un nuovo fallimento come con le Scip 1 e 2 varate da berlusconi è sempre presente). Anzi, in alcuni casi si preferisce non venderli (come spesso fa equitalia) proprio perchè il rischio è di incassare meno del valore a cui sono stati contabilizzati questi beni… Proprio per questo motivo bisogna procedere alla vendita di questi immobili (come ha affermato il governo), ma cum grano salis…e anche così possiamo ricavare 8-10 miliardi annui….”

Ed io le rispondo che mentre il governo cerca di fare conti su conti, il nostro debito cresce a dismisura per gli interessi che ci sono da pagare e per i quali si continuano a stampare e vendere ad interessi elevati i vari certificati di credito. E’ chiaro che non bisogna svendere, ma non è neanche possibile continuare solo a pensarci.
In effetti quello che io vedo da mio piccolo basso mondo è che appena si salgono i gradini di determinate scale, gli uomini, diventati grandi per grazia ricevuta, non riescono a vedere quello che succette sotto ed intorno a loro.
La marea di disoccupati, la marea di sottoccupati, la marea di contratti che a momenti diverranno, non più a mesi, ma a giorni…
Questo io vedo e loro purtroppo non vedono più!
Io sono già nonna di nipoti che stanno crescendo, ma se riesco a vivere per altri dieci anni, in tempo perchè i miei nipoti possano capire, farei loro una sola raccomandazione: “Arrangiatevi, non fate figli perchè sarebbero solamente degli schiavi del sistema finanziario che ci hanno fatto cadere dall’alto e…. carpe diem”
Una citoyenne

libero ,pensatore
libero ,pensatore
11 anni fa

E’ ormai fuori di dubbio che politicamente Monti è un cretino. Aver cancellato le pensioni, aumentato la pressione fiscale, iniziato l’abbattimento dello stato sociale e delle minime garanzie sul lavoro, ha prodotto solo inasprimento della crisi, aumento della disoccupazione e dello spread. Risultato fuga dei capitali dall’Italia e calo del PIL. Basta con la storia che si può recuperare tutto dalla lotta all’evasione. Non è così, almeno al nord chi ha la partita IVA le tasse le paga e pure troppe. Semmai restano le mafie, i grandi evasori sconosciuti al fisco, il lavoro nero del sud, la prostituzione, le sacche di elusione, la finanza speculativa, ma credo che nessuno si illuda di recuperare gettito fiscale in questi ambiti.
La spending reviue o come cavolo si chiama e un cappio al collo che ci siamo messi che ci porterà alla autodistruzione totale molto presto.
Semmai occorreva coraggio e tagliare i veri privilegi delle caste, dei super manager pubblici, delle pensioni d’oro, del sottobosco politico affaristico che prospera sempre più. La crisi genera aumneto di lavoro nero ed economia sommersa e quindi aumenta il debito e la disoccupazione, perchè chi non c’è la fa più, se può, per sopravvivere passa al sommerso, esattamente come in Grecia (che non ci insegna nulla).
Occorreva azzerare la vergogna della burocrazia, la corruzione, il malaffare politico per attirare investimenti esteri in italia, creando i presupposti per aprire nuove attività. Perchè non è affatto vero che il lavoro costa troppo da noi, ma sono le condizoni generali che sono pessime.
Ora è difficilissimo venirne fuori, rischiamo di bruciare intere generazioni senza prospettive. C’è (forse) solo un modo per no affondare, in mancanza di una europa politica ed i presenza di una nazione che tende al predominio sulle altre. Stampare Euro, tanti, tantissimi, attraverso la bce da dare alle banche centrali per finanziare i debiti sovrani. D’altronde gli stati uniti d’america ne sono un esempio od il regno unito, che si autofinaziano stanpato moneta.
Non ci sono altri modi per far ripartire la economia. Ovviamente facnedo davvero pulizia di una classe politica incapace, corrotta ed inetta. Il rigore sin’ora praticato (solo verso i meno ricchi) toglie liquidità, spaventa chi i soldi li ha ancora, fa fuggire per sempre i capitali all’estero. O ce ne rendiamo conto in tempo o davvero arriverà il default sociale e la rivolta, perchè l’esasperazione nel ceto medio è davvero al limite della sopportazione. Chi non ci crede vada a parlare con la gente anzichè legge i giornali di regime.

cittadino
cittadino
11 anni fa

Carpe diem…., arrangiatevi….., non fate figli che sarebbero schiavi, stampiamo moneta (e la svalutazione di qualche anno fa a due cifre percentuali non era un furto verso i risparmiatori e i bilanci famigliari?), chi è al governo è un ladro o un cretino….
Bene sono proprio questi concetti che hanno imperversato soprattutto in questo ultimo ventennio che ci hanno cacciato in questa situazione. Complimenti a chi ancora ci crede e soprattutto a chi consiglia alle giovani generazioni di fondarci la propria vita!
Tornando alla metafora del saggio che indica la luna (che sarebbe la strada giusta), attenzione, quella indicata non è la luna, cioè la strada giusta, ma è un lampione a forma di palla, all’incrocio di via dei sogni con via delle bufale al centro del paese delle meraviglie, cioè proprio la strada che finisce in un burrone. Cittadino

libero.pensatore
libero.pensatore
11 anni fa

bene cittadino, teniamoci questi personaggi illumati allora… Dove stiamo andando a finire è sotto gli occhi di tutti !! .. prova a parlare di economia e non di filosofia….
saluti

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@ libero pensatore: non sapevo che cortina e milano, visti i risultati delle “visite” della gdf, fossero al sud…grazie per la lezione di geografia.

Purtroppo non posso ringraziarla per la lezione di econmia, perchè ledi afferma che la soluzione è stampare tantissimi euro… ovvero la soluzione peggiore del male.
Stampare tantissimi euro, ha un piccolo problema: aumenta a dismisura l’inflazione e ci spezza le reni con la bilancia commerciale (import di energia e di materie prime..le dice nulla???). Gli USA, a differenza dell’Europa, sono meno dipendenti da certe materie prime (tipo petrolio e combustibili) dell’europa e il regno unito sta avendo anceh lui la sua crisi (veda le ultime manovre finanziarie varate dalgoverno inglese).

lei parla d itagli..benissimo.. questo governo ha appena dimezzato le province, ha tagliato le auto blu e sta cercando di snellir ela burocrazia (l’impulso all’utilizzo di internet per i documenti le dice nulla???).

cittadino
cittadino
11 anni fa

@libero pensatore, non so quanto siano “illuminati” i personaggi che oggi sono al governo, so di certo che non sono nè maghi, nè fate con la bacchetta magica. Sono però riusciti fino ad ora a non farci finire come la Grecia nonostante molti “errori ed ommissioni”. Non ce la faranno anche domani? Forse, ma se dovesse succedere il peggio la responsabilità maggiore sarà di quei partiti della “strana maggioranza” che non appoggiano il governo con decisione e con LEALTA’ e neanche troppo velatamente remano contro. Stiamo nel bel mezzo di una tempesta economica mondiale e la nave Italia ha purtroppo troppe falle, aperte non in questi ultimi mesi ma dalla politica dissennata di questi ultimi decenni. Falle che bisogna assolutamente chiudere se non vogliamo andare a fondo. Quindi in emergenza tutte le forze politiche e sociali debbono fare la loro parte, lavorando in squadra, perchè se qualcuno pensa di fare il furbo remando contro per fare in modo che la nave rimanga in difficoltà per proporsi lui al comando, sappia che il tempo è scaduto: o ce la facciamo adesso, tutti insieme o tutti insieme si cola a picco. Cittadino.

libero.pensatore
libero.pensatore
11 anni fa

Il sud vive perlopiù di assistenzialismo, ora forse un po’ meno di qualche decennio fa. Le medie dei redditi publicate dalla agenzia delle entrate lo testimoniano. Il lavoro nero, la mafia/andrangheta sono dominanti. La regione Sicilia ha il triplo dei dipendenti della regione Lombardia. Gli invalidi non si contano.
Mi creda, non penso sia colpa dei meridionali, ma di una mentalità,di un sistema, di una situazione oggettiva legata alle possibilità di lavoro che è profondamente radicato e difficilmente potrà cambiare, ne ora ne mai.
Ma come dice lei, dott. Pezzati, l’evasione è a Cortina ed a Milano. Forse è vero, a Cortina ci vanno molti evasori, ma è un altro discorso ! (le 4 regioni del Nord danno 120 miliardi l’anno allo stato centrale).
Lei ritiene davvero che l’evasione è nel negozietto sotto casa che a malapena sopravvive schiacciato dalla grande distribuzione ed oberato di spese ??
Mi chiedo ad esempio, come mai un matrimonio al Sud costa, rigorosamente in nero, 50.000 euro ed al nord meno di un terzo. Da dove arrivano quei soldi ?
Non voglio dare lezioni di economia a nessuno, ma non vi è alcun dubbio che questo governo, non votato, ha assunto provvedimenti pessimi che hanno pesantemente cambiato in peggio anche in prospettiva futura, le vite della gente (sopratutto del ceto medio). E’ già migliore dei precedenti ??? Forse si, ci voleva così poco !! Ma manca una cosa importante: la democrazia. Tutto piove dall’alto, prendere o lasciare. Al parlamento solo il compito di ratificare e prendere lo stipendio e le prebende a fine mese. Un po’ poco non le pare ??!!!
Se ci saranno le elezioni nel 2013 (non è certo), i partiti saranno cancellati quasi tutti dallo scenario politico.
Ma poi, visto che presumibilmente mancherà la governabilità, si ritornerà alle urne come in Grecia con lo spauracchio del default per rimettere in sella un nuovo Monti (che è vissuto sino a ieri fuori dall’Italia e dal mondo reale).
Parlo ovviamente da settentrionale (non è colpa mia), ma ho conoscenti ed amici nati nel meridione e residenti qui, che la pensano esattamente come me.
Cordialità

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

@ libero pensatore: consoco bene al realtà del nord, in particolare Milano e il Veneto (non venezia). Lei parla del negozietto sotto casa… ebbene io le dico che l’evasione si annida anche li.
Prendiamo 1000 dipendenti pubblici; 1000 dipendenti privati; 1000 tr negozianti e possessori di partita iva in genere. Facciamo evadere loro (tramite soppio lavoro in nero, straordinari fuori busta ed evasione dell’iva) circa 100 euro al mese (mi sto tenendo molto basso, ma il mio è solo un discorso esemplificativo).
Ogni categoria, evaderà 100.000 euro al mese, per un totale di 1.200.000 euro l’anno di evasioen fiscale. Sommiamo tutte e tr ele categorie e arriviamo a 3.600.000 milioni di evasione fiscale.
Supponiamo ora di considerare non 1000 persone di ogni gruppo, ma 1.000.000 in totale (i dipendenti pubblici sono circa 3 milioni, consideriamo anceh i dipendneti privati e i possessori di partita iva).
Ebbene, l’evasione già passa a 3 miliardi e 600 milioni di euro l’anno. A questa cifra siamo partiti con una evasione di soli 100 euro al mese).
Poi mettimaoci anche l’evasione dei grandi capitali.

Lei ha parlato di piccoli negozietti. Io le chiedo: supponiamo di avere due negozietti, uno onesto e l’altro che evade. Non è forse concorrenza sleale ai danni del negoziante onesto?

Capisco che è stupendo dare la colpa agli altri: ai grandi evasori, al sud, alla grecia, a monti che non capisce un tubo, a berlusconi che non ha fatto niente. E’ tutto vero, ci sono colpe di tutti…ma sia chiaro: le colpe degli altri non assolvono le nostre. Se so che Berlusconi non va bene, perchè lo voto??? Poi no nposso lamentarmi. S enon vado a votare, non posso lamentarmi. Se io evado o approfitto dello stato, poi non posso lamentarmi. Se voto a sinistra sapendo che il programma non mi paice ma per un tornaconto, allora non posso lamentarmi. Stessa cosa se voto al centro per un tornaconto (così ho messo tutte le aree politiche).

Mio padre si lamentava di quanto fossero pagati i calciatori. Aveva ragione. Ma è anceh vero che se lui e gli altr iitaliani che si lamentano di ciò, smettessero di vedersi l partite, farsi l’abbonamento a sky e così via, allroa forse gli stipendi dei calciatori sarebbero più umani. Ho consociuto una perosna: si lamentava di essere sempre senza soldi…MA… poi comprava il cellulare ultimo mmodello facendo rate… Ho conosciuto a milano un muratore che ha fatto un mutuo sul monolocale in cui abitava per comprare una macchina da 60.000 euro (buon per al venditrice che era mia amica e mi presentò il tipo). Se lui salterà le rate, la banca si prenderà la sua casa. Di chi è la colpa? Se poi il suo stipendio da muratore non basta a coprire il mutuo per la macchina, di chi è la colpa???
SOno esempi di una mentalità diffusa in italia: una mentalità che ci convince che alla fine la sfangheremo sempre grazie ad una botta di culo; la mentalità che a noi tutto ci è dovuto senza sforzo e ceh alla fine avremo il lieto fine senza doverci impegnare…

Non è così.

Sul discorso del Sud.
La invito a visitare alcune realtà produttive del sud e restando a zone che conosco bene, le consiglio Mussomeli, Bronte, Gangi. Piccole zone, dove la piccola e media impresa italiana è in espansione e, incredibile ma vero, non chiedono soldi allo stato o alla regione sicilia, ma di avere qualche regola in meno.
Se va a mussomeli, torverà la sede della CNA locale che ha dato vita ad una struttura fenomenale: varie aziende tra loro collegate (condividono la reception) tramite gps e videoconferenze. Troverà aziende produttrici di pannelli fotovoltaici.
A bronte troverà una industria agroaliemntar ein forte espansione (come anche a modica dove, epr svilupparsi ulteriormente, chiedono solo che l’aereoporto di comiso diventi civile a tutti gli effetti per renderlo un hub di carico e scarico merci).
Sono realtà importanti e interessanti che testimoniano, al di là dei luoghi comuni, che ovunque vi sono perle, oltre che letame.

La mafia e la ‘ndrangheta sono realtà negative…ma, come destimoniano i recenti fatti di cronaca, non sono realtà solo siciliane o del sud; le troverà anche al nord.

libero.pensatore
libero.pensatore
11 anni fa

È possibile fare un breve e disincantato bilancio del governo Monti? La prima, avvilente constatazione, è che in quasi 9 mesi di “riforme” e di “vertici decisivi” la montagna del debito pubblico italiano non è stata neppure scalfita. Anzi si è fatta ancora più alta e imponente. Il debito ammontava a 1.897 miliardi di euro nel dicembre 2011, oggi è arrivato a. 1.966. Dunque, la ragione fondamentale della nostra condizione di rischio, la causa causarum delle nostre difficoltà presenti e future si è ulteriormente aggravata. Lo spread si mantiene elevato e torna sui 500 punti.
Il Pil – questo vecchio totem delle società capitalistiche – è nel frattempo diminuito e diminuirà ancora. Scenderà di oltre il 2% nel 2012. Dicono gli esperti che si riprenderà nel 213. Ma per quale felice congiunzione degli astri non è dato sapere. Qui, infatti, la scienza economica si muta in astrologia, dà gli oroscopi. L’elenco dei disastri non è finito.

La disoccupazione è aumentata, quella giovanile in particolare. Per quella intellettuale in formazione il governo propone ora di aumentare le tasse universitarie, così potrà essere efficacemente ridotta… Una nuova tassa sulle famiglie italiane di cui occorrerebbe informare l’on. Casini, che ne è uno zelante difensore.

Nel frattempo le più importanti riforme realizzate dal governo incominciano a mostrare effetti indesiderati che pesano e peseranno sull’avvenire del Paese. Prendiamo la riforma delle pensioni, sbandierata dai tecnici al governo come lo scalpo di un mostro finalmente abbattuto.

Pur senza considerare qui il grande pasticcio dei cosiddetti esodati, che pure costituisce un dramma inedito per migliaia di famiglie, la riforma appare come un’autentica sciagura economica e sociale. L’ allungamento dell’età pensionabile ha già bloccato l’assunzione di migliaia di giovani nelle imprese. Vale a dire che essa impedirà l’ingresso nelle attività produttive e nei servizi di figure capaci di portare innovazione e creatività. Mentre riduce ulteriormente prospettive e speranze di lavoro alle nuove generazioni.

Quale slancio può venire da una società se si chiede agli anziani di continuare a lavorare sino alla vecchiaia e ai giovani di aspettare, cioé di invecchiare senza lavoro? Ma le imprese dovranno tenersi lavoratori logorati e demotivati sino a 65 anni e oltre. Chiediamo: è questo un incentivo alla crescita della produttività, fine supremo di tutte le scuole economiche?

E’ facile infatti immaginare – salvo ambiti limitati in cui l’anzianità significa maggiore esperienza tecnico-organizzativa – che questi lavoratori saranno più facilmente vittime di infortuni, che contrarranno più malattie , si assenteranno per stress, ecc. Dunque peseranno sul bilancio dello stato, probabilmente in maniera più costosa che se fossero in pensione. Non meno fallimentare appare la riforma del lavoro della ministro Fornero. A parte la razionalizzazione di alcuni aspetti di una normativa ingarbugliata, essa ha peggiorato la condizione dei lavoratori occupati. Come hanno mostrato tante analisi pubblicate sul manifesto, questi sono oggi più ricattabili da un padrone che può licenziarli con maggiore facilità tramite un indennizzo monetario. Nel frattempo la giungla legislativa del lavoro precario non è stata cancellata.

I giovani, pochi, che entrano nel mondo del lavoro fanno ingresso nel regno dell’insicurezza, non diversamente da quanto accadeva in precedenza. Ma quanta nuova occupazione creerà questa rivoluzione copernicana della supponente ministro? Perché le imprese straniere dovrebbero precipitarsi a investire nel nostro Paese, dove prevale una forza-lavoro anziana, le università e i centri di ricerca sono privi di risorse, la pubblica amministrazione è in gran parte inadeguata, illegalità e criminalità sono fenomeni sistemici, dove spadroneggia un ceto politico fra i più inetti e affaristici dell’Occidente? Questi ultimi due aspetti, ovviamente, non sono addebitabili al governo Monti, ma fanno parte ineliminabile del quadro nazionale di cui occorrerebbe tener conto. Ebbene, dove ci porterà questo governo nei prossimi mesi?

Economisti e media continuano il loro estenuato ritornello: faremo riforme strutturali, la formula magica che dovrebbe dischiudere la spelonca di Alì Babà, deposito di immensi tesori. Quali riforme strutturali? Forse la nazionalizzazione delle banche, una tassazione stabile sulle transazioni finanziarie, il 3% del Pil destinato alla formazione e alla ricerca, la creazione di un sistema fiscale progressivo, una tassa stabile sui patrimoni, una grande legge urbanistica che protegga il nostro territorio e faccia vivere civilmente le nostre città? Niente di tutto questo.

Le riforme strutturali sono state già fatte e sono quelle che abbiamo esaminato e ora la spending review, che avrebbe bisogno di tempi lunghi e di circostanziata conoscenza della macchina statale per non diventare un’altra operazione di tagli lineari. Quale di fatto è. Deprimerà ulteriormente la domanda aggregata, con quali effetti sul Pil ce lo comunicheranno nei mesi seguenti, invocando qualche altro vertice decisivo. Ma il repertorio pubblicitario è in realtà esaurito. Proveranno con la svendita dei beni pubblici, ma non avranno né il tempo né l’agio. Chi dice dunque, a questo punto, che il re è nudo, che il governo Monti ha fallito? Il fallimento è certo globale. Sono ormai cinque anni che le società industriali navigano nella tempesta e gli uomini di governo, che hanno salvato le banche dalla rovina, protetto i potentati finanziari da tracolli su vasta scala, sono ancora col cappello in mano a chiedere comprensione ai grandi speculatori, definiti mercati.

Cinque anni nei quali si potevano separare le banche di credito dalle banche d’affari, bandire i prodotti finanziari ad alto rischio, riformare le agenzie di rating, regolamentare i movimenti di capitale, chiudere i paradisi fiscali, applicare la Tobin tax, ecc. Eppure niente è stato fatto. La finanza spadroneggia e il ceto politico ubbidisce, demolendo pezzo a pezzo, su suo ordine, le conquiste sociali del XX secolo. E chiama riforme strutturali questo cammino all’indietro verso il XIX secolo. In Italia non si è fatta eccezione. Ma oggi occorre aggiornare il quadro. Non si tratta più, per gli italiani, come alla fine dello scorso anno, di scegliere fra uno dei peggiori governi dell’Italia repubblicana e la strada di una cura severa e dolorosa, ma che alla fine ci porterà fuori dalla catastrofe. Oggi non si da più questa alternativa.

Il governo Monti ha solo ritardato la discesa del paese nell’abisso per un comprensibile effetto psicologico. Oggi appare nella sua piena luce di «governo ideologico», come lo chiama Asor Rosa: esso è la malattia che vuol curare i sintomi, acuendo le cause che ne sono all’origine. E’ l’ideologia che domina a Bruxelles. Lo abbiamo visto con la Grecia, lo stiamo osservando con la Spagna. Un medico che dovrebbe dare ossigeno al malato e continua a tagliare col bisturi. Prima il “risanamento” e poi la crescita è un vecchio ritornello, che oggi appare tragicamente fallimentare. La presente crisi, com’è noto ormai a molti, origina dalla sproporzione fra l’immensa ricchezza prodotta a livello mondiale e la ridotta capacità della domanda di attingerla.

Troppe merci a fronte di redditi popolari stagnanti e in ritirata, sostenuti con il surrogato dell’indebitamento familiare. La politica di austerità, dunque, rende più grave la crisi perché ne ripropone e alimenta le cause. Premi Nobel come Stiglitz e Krugman lo vanno ripetendo da mesi, anche sulla stampa italiana. Forse qualcuno dovrebbe rammentare ai dirigenti del partito democratico che in autunno le condizioni economiche generali del paese saranno peggiorate. E che agli occhi degli italiani il perdurante sostegno a Monti finirà col rendere tale partito interamente corresponsabile di un fallimento di vasta portata. La sua prudenza e il suo tatticismo si trasformeranno in grave irresponsabilità. Perché la forza politica che dovrebbe costituire e aggregare l’alternativa, non solo di facce, ma anche di politiche economiche, apparirà irrimediabilmente compromessa. Parte indistinguibile del mucchio castale che ha fatto arretrare le condizioni generali del Paese.

Un vuoto drammatico che, temiamo, la sinistra radicale non riuscirà a colmare e che indebolirà il tentativo di una nuova “rotta d’Europa”: vale a dire l’alleanza con le sinistre europee per cambiare strategia, a cui gruppi e singoli intellettuali vanno lavorando da tempo. Appare a tal proposito molto significativo che un giornalista come Eugenio Scalfari, uno dei più convinti sostenitori del governo Monti nell’area liberal progressista, abbia preso le distanze con tanta eleganza, ma con tanta fermezza, nel suo editoriale su Repubblica del 15 luglio. Che abbia più fortuna di Stiglitz e di Krugman ?

Piero Bevilacqua

24/07/2012

cittadino
cittadino
11 anni fa

@libero pensatore, la situazione politico-economica, rappresentata così drammaticamente nel suo commento, da chi dovrebbe essere risolta? Dalla sinistra radicale che dovrebbe “trascinare” con l’aiuto di gruppi intelletuali i riformisti del PD, insieme alle altre sinistre europee, in un tentativo di una nuova rotta europea! L’ abbiamo già visto il contributo che la sinistra radicale ha dato allo sviluppo dei ceti meno abbienti in tutta Europa! Vogliamo parlare di quanto ha fatto per loro in Italia? Non era al governo nel 97 quando è stata introdotta la cosiddetta flessibilità in assenza di adeguati ammortizatori sociali, tanto che si è subito trasformata in precarietà? Dove stavano i sindacati che non hanno fatto un’ora di sciopero? La sinistra radicale cosa ha fatto per contrastarne l’introduzione? I salotti radical-chic dei numerosissimi intelletuali erano in ristrutturazione? E poi ancora nel successivo governo Prodi la sinistra radicale non era presente? Cosa è riuscita a portare a casa per i lavoratori? Assolutamente il nulla: il precariato, nel frattempo aggravatosi con il Governo Berlusconi, ha assunto una dimensione impressionante nonostante la loro presenza nel governo, salvo poi andare in piazza a scioperare contro loro stessi, ricoprendoci di ridicolo davanti a tutto il mondo. Segnalo che sono 20 anni che si sono alternati al governo sia il CDX che il CSX, questo alleato anche con la sinistra radicale e con l’appoggio di esimi intellettuali, e quindi la drammatica situazione in cui ci troviamo discende dalla cattiva politica che questi hanno fatto. Ora Monti, non essendo il mago Zurlì, non poteva certo in qualche mese rimediare a questo disastro anche per la gravissima crisi internazionale in atto. Ora invochiamo il ritorno al timone di una delle due parti che ci hanno portato nel mezzo di una tempesta in una barca tutta rattoppata! Ora per salvarci dovremmo affidarci proprio ai responsabili dei nostri guai? Monti non è un dilettante allo sbaraglio o un pifferaio magico come i personaggi che abbiamo avuto al governo in questi ultimi anni, ma è un economista preparato e stimato nel mondo e se abbiamo qualche possibilità di cavarcerla in questo momento è l’unico capace di poterla sfruttare. Se poi Eugenio Scalfari ha preso le distanze dal governo, pazienza, anche perchè in passato ne ha appoggiati altri di governi che non hanno di certo poi brillato per i risultati ottenuti! Per ora al Governo Monti non c’ è nessuna valida e seria alternativa, con buona pace di Berlusconi & C., della sinistra radicale e di Piero Bevilacqua. Cittadino.



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