postato il 22 Gennaio 2013 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

Contratto con gli italiani? No, grazie!

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Nel 2001 Berlusconi da Vespa firma il “Contratto con gli Italiani”, una mossa pubblicitaria spettacolare, condita dalla promessa che se non avesse raggiunto almeno 4 risultati su 5, non si sarebbe ricandidato. Ebbene sono stati raggiunti i risultati? Come illustrerò tra poco, la risposta è pesantemente negativa, ma prima vorrei che fosse chiaro un concetto: il Contratto con gli Italiani è stata una bufala, una mossa pubblicitaria con meno vincoli della pubblicità; perché almeno quest’ultima deve essere “veritiera e non ingannevole”, mentre il Contratto con gli Italiani non era nulla di tutto questo. Era uno scherzo, se vogliamo essere buoni e generosi.

E, badate bene, questo non lo dice un antiberlusconiano di ferro; non lo dice un rivale politico di Berlusconi; assolutamente no. Questo lo afferma lo stesso Berlusconi in tribunale. Dovete sapere che nel 2006 un giovane italiano citò in giudizio Berlusconi perché non aveva rispettato il Contratto con gli Italiani; ebbene la difesa di Berlusconi (il materiale è depositato in tribunale, quindi liberamente consultabile) fu che il contratto era “nullo”, dunque nessuno può pretenderne il rispetto: era un semplice “programma politico”. La difesa Berlusconi ammette addirittura che gl’impegni non furono rispettati, anche se accampa le solite scuse: “Se il mancato raggiungimento di una o più parti del programma politico si è verificato, cioè è dovuto a fattori politico-economici imprevedibili e indipendenti dalla volontà del dr. Berlusconi: a partire dell’attentato alle torri gemelle fino al buco di 37 mila miliardi di lire scoperto dopo l’insediamento del Governo…”.

Poi, a scanso di equivoci, invoca l’immunità parlamentare: il Contratto-non contratto rientrerebbe “nell’attività insindacabile” protetta dall’art.68 della Costituzione che “comporterebbe l’improcedibilità del giudizio o la sospensione del processo” in attesa dell’autorizzazione a procedere della Camera.

Ma a questo punto, se lo stesso Cavaliere, sapeva che il contratto era nullo, allora perché firmarlo?

Domanda che probabilmente non avrà mai risposta. Detto ciò, è possibile dare pienamente ragione alla stessa difesa di Berlusconi: il programma non è mai stato lontanamente raggiunto, e per capirlo basta osservare i 5 punti e cosa è stato fatto (poco) e cosa non è stato fatto (molto):

TASSE

La promessa: Abbattimento della pressione fiscale:

● con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui (11.362 euro circa);

● con la riduzione al 23 per cento per i redditi fino a 200 milioni di lire annui;

● con la riduzione al 33 per cento per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui;

● con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.

Il primo punto non è stato minimamente rispettato, infatti l’esenzione per il lavoratore autonomo è solo se si percepiscono 4.800 euro l’anno, mentre per il lavoratore dipendente, l’esenzione è fino a 8.000 euro. Da queste cifre in poi si pagano le tasse.

Anche secondo e terzo punto non sono stati rispettati, come si può vedere da qualsiasi tabella sugli scaglioni IRPEF. In particolare la riduzione al 23 per cento si ha solo per chi ha un reddito uguale o inferiore a 15 mila euro. Sopra i 15.000 euro si paga ben più del 23% di aliquota. Per i redditi alti (sopra i 75.000 euro) si paga il 43% (mentre Berlusconi aveva promesso il 33.

Le tasse sulle successioni e sulle donazioni sono state abolite nel 2001. Successivamente il governo Prodi ha reintrodotto l’imposta, ma solo per grandi patrimoni.

DISOCCUPAZIONE

La promessa: dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione, con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro.

L’occupazione, dal terzo trimestre 2001 (quando è salito in carica Berlusconi) al terzo trimestre 2011 è passata da 21 milioni 798 mila a 22 milioni 865 mila unità, ovvero circa 1 milione di posti di lavoro. Tale incremento è legato quasi esclusivamente a ragioni demografiche ed emersioni del lavoro nero. Questo lo si vede dal tasso di occupazione (occupati in rapporto alla popolazione in età lavorativa) che è, infatti, passato dal 55,9 al 56,8 per cento.

Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, siamo passati dal 9,6% (ultimo trimestre 2000) al 7,5% nel 2005, mentre nell’ultimo trimestre 2010 era all’8,5%. Berlusoconi non lo ha dimezzati (ovvero passare dal 9,6% al 4,8%).

PENSIONI

La promessa: Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione al mese (cifra espressa nelle vecchie lire, ovvero circa 520 euro).

Nel 2006 si può stimare, con l’indagine dello stesso anno della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie, che vi fossero ancora 4,4 milioni di persone con pensione inferiore ai 550 euro.Oggi, a dieci anni di distanza dal “contratto con gli italiani”, la pensione minima è pari a 467,43 euro (905.070,69 lire) a meno di appartenere a un ristretto gruppo di pensionati che soddisfino requisiti di reddito (non superiore ai 7.850,31 euro se singolo e, se coniugato, il reddito cumulato con quello del coniuge non deve essere superiore ai 13.275,21 euro) e vecchiaia (a partire dai 70 anni).

CRIMINALITA’

La promessa: L’introduzione del poliziotto, carabiniere o vigile di quartiere nelle città col risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni

Nel 2001, in base ai conti dell’Istat, il numero dei reati non era di 3 milioni, come sosteneva Berlusconi nel salotto di Vespa, ma di 2.163.826. In totale dal 2001 al 2006 i reati sono aumentati del 28,0 per cento. Nel 2006 si sono registrati 2.771.490 reati. Nel 2011, 2.629.831 reati, con un incremento del 21,5 per cento rispetto a dieci anni fa.

GRANDI OPERE

La promessa: Apertura dei cantieri per almeno il 40 per cento degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le grandi opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.

Premetto subito che qua si potrebbe discutere all’infinito su cosa si intende per “apertura dei cantieri” e per “opera cantierabile”. Se partiamo dalla Legge obiettivo approvata dalla amggioranza nel 2001, troviamo 196 opere (di cui 126 relative ai trasporti), poi portate a 348 per 358 miliardi di spesa. In seguito l’elenco fu portato a 348 opere per complessivi 358 miliardi di euro.

Dopo dieci anni, le opere realizzate, cantierate o in gara (che possono essere ancora molto lontane dall’essere cantierate) sarebbero il 32,2 per cento del totale. Sulla base di queste fonti, nel 2006, alla scadenza del contratto, il traguardo del 40 per cento era perciò assai lontano.

Volendo fare affidamento su dati ufficiali, bisogna restringere lo sguardo alle sole opere approvate dal Cipe tra il 2002 e il 2010 – ma che comprendono anche opere estranee al settore dei trasporti. Facendo le somme si ricava che le opere realizzate o almeno cantierate rappresentano una spesa inferiore al 23 per cento del totale approvato. Il numero, invece, è più elevato perché sono stati realizzati o cantierati progetti molti piccoli o micro lotti (come quelli dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e di altre opere stradali).

Nel 2008, Berlusconi, conscio che il contratto con gli italiani del 2001, era stato disatteso (come lui stesso ha ammesso in tribunale), si è fatto furbo (o almeno pensa di esserlo più degli italiani) e cosa fa? Non parla di contratto, ma di un generico programma, senza però dare obiettivi precisi. Eppure, qualche promessa il Cavaliere doveva farla; la fece e, inevitabilmente, la disattese.

Che promesse fece nel 2008 e cosa realizzò?

Ecco sinteticamente un excursus del programma politico del PDL nel 2008, che è stato quasi interamente disatteso, e per di più con costi esorbitanti per i cittadini.

ABOLIZIONE PROVINCE

Mai realizzato, anzi neanche mai proposto e discusso in Parlamento.

RISANAMENTO ALITALIA

 Alitalia dal 2008 ad oggi non ha mai prodotto utili, lo Stato ha pagato la cassa integrazione per migliaia di dipendenti, ha rimborsato azionisti e obbligazionisti e la compagnia aerea ormai ha esaurito tutta la cassa, brucia 670.000 euro al giorno e si parla di una sua cessione ad Air France. Tutta la procedura del piano Fenice è costato agli italiani 3 miliardi di euro secondo alcune stime, secondo altre si parla di 4 miliardi di euro.

CLANDESTINI

 Sul fronte immigrazione, aveva affermato: «aumenteremo il numero dei Centri di permanenza temporanea per l’identificazione e l’espulsione degli extracomunitari clandestini». Non solo Berlusconi non ha aumentato il numero dei CPT, ma nel 2008 si è impegnato con il governo libico di Gheddafi a pagare 5 miliardi di euro in 20 anni se la Libia avesse bloccato “in ogni modo” le partenze dei barconi con gli immigrati irregolari.

TASSE PER IMPRESE

• graduale e progressiva detassazione delle “tredicesime” o di una mensilità: mai discusso, anzi già dopo le elezioni ha dichiarato che non sarebbe stato possibile farlo.

• rimborsi IVA in tempo commerciale (da 60 a 90 giorni), per lasciare liquidità nelle imprese: mai votato in Parlamento.

• eliminazione di adempimenti burocratici e fiscali superflui e costosi;

• riforma degli studi di settore, partendo dalle realtà economiche territoriali e coinvolgendo anche i Comuni;

• graduale e progressiva abolizione dell’IRAP, a partire da quella sul costo del lavoro e sulle perdite; ebbene l’Irap non è mai stata abolita o ridotta, d’altronde l’irap pesa per circa 40 miliardi e copre circa il 30-40% delle spese sanitarie, per poterla abolire bisogna prima capire dove reperire queste risorse.

• graduale e progressiva riduzione dell’IVA sul turismo: non solo non lo ha fatto, ma anzi ha creato la tassa di soggiorno pari a 5 euro per persona per ogni giorno di soggiorno presso strutture ricettive in città d’arte o luoghi turistici;

TASSE PER LE FAMIGLIE

• graduale e progressiva introduzione del “quoziente familiare” che tenga conto della composizione del nucleo familiare: mai proposto o anche solo ipotizzato.

• abolizione delle tasse sulle successioni e sulle donazioni reintrodotte dal governo Prodi;

• diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del PIL: sotto il Governo Berlusconi la pressione fiscale nel periodo 2008-2011 è stata stabilmente sopra il 42%:

• graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione;

 GIUSTIZIA

• attuazione dei principi costituzionali sul giusto processo per una maggiore tutela delle vittime e degli indagati;

• aumento delle risorse per la giustizia;

• costruzione di nuove carceri e ristrutturazione di quelle esistenti: non solo non ha costruito nuove carceri, ma ha sottratto 70 milioni di euro al progetto di ristrutturazione delle carceri esistenti e 100 milioni al programma di rieducazione dei carcerati

• rafforzamento della distinzione delle funzioni nella magistratura, separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati;

• riforma dell’uso delle intercettazioni;

 SUD

• piano straordinario per il potenziamento delle infrastrutture, la creazione di porti franchi, una legge obiettivo per i beni culturali: nulla di tutto ciò è anche solo mai stato proposto.

 Sembra proprio il caso di dire: contratto con gli italiani? No, grazie!



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