postato il 13 Gennaio 2012 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo, Riforme"

Come raccogliere un milione di firme per nulla e continuare a far finta di niente

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Confesso che ho sorriso il giorno prima della sentenza della Consulta sui quesiti referendari quando ho letto sui giornali che secondo “indiscrezioni” la suprema Corte era orientata a respingerli, così come ho sorriso nel leggere lo stupore di certi membri del comitato referendario. Tuttavia non ho sorriso per niente alla reazione scomposta di Antonio Di Pietro. Ho sorriso di questa vicenda per la finta indignazione di alcuni membri del comitato referendario: che i quesiti presentati fossero inammissibili dalla Corte Costituzionale era chiaro anche ad uno studente al primo anno di giurisprudenza, ma era stato facile profeta un fine giurista come Cesare Salvi che in un articolo su il Riformista aveva ampiamente previsto il no della Corte. I membri del comitato referendario potrebbero a questo punto scrivere un manuale completissimo dal titolo: “Come raccogliere un milione di firme per nulla e continuare a far finta di niente”. Sì, il rammarico più grande è per tutti quei cittadini che in buona fede hanno sottoscritto il referendum per cancellare il Porcellum, ma che invece sono stati abilmente utilizzati da alcuni per raggiungere fini esclusivamente politici. Il comitato referendario non aveva infatti in animo la riforma della legge elettorale, ma voleva solamente ottenere una legge elettorale ben precisa con il contorno di una redditizia, ai fini elettorali, campagna referendaria. I referendari con i loro quesiti puntavano a ritornare senza troppe seccature e con il consenso popolare al cosiddetto Mattarellum, la legge elettorale precedentemente in vigore, cioè un sistema elettorale che non solo mantiene le liste bloccate (nella quota proporzionale) ma che con i collegi uninominali a turno unico gli stessi deleteri effetti del premio di maggioranza e cioè coalizioni troppo ampie e incapaci di governare. In altri termini il vero obiettivo di Di Pietro, Vendola, Parisi e Veltroni era quello di continuare ad assicurare ai partiti il potere di scegliere gli eletti, con un evidente ritorno personale, e di mantenere in piedi il falso bipolarismo. Spiace che per piccoli interessi di bottega siano stati presi in giro i cittadini e sia stato anche boicottata la seria raccolta di firme di Stefano Passigli, Giovanni Sartori e Domenico Fisichella che proponeva dei quesiti che erano realmente in grado di abolire il Porcellum e consentire l’elaborazione di una nuova legge elettorale in senso proporzionale che restituisca ai cittadini il voto di preferenza. Ora che la decisione della Consulta ha bloccato la strategia dei “referendari” la palla ritorna alla politica e al Parlamento che devono, come auspicato dalla suprema Corte e anche dal Quirinale, occuparsi della riforma della legge elettorale. La riforma della legge elettorale potrebbe essere una straordinaria occasione per la politica, una grande prova di maturità per la classe politica del nostro Paese, e la stagione aperta dal governo Monti potrebbe essere proprio il tempo propizio per ridare dignità alla politica attraverso scelte condivise e responsabili mirate a cercare il bene del Paese e non l’interesse personale e di parte.

2 Commenti
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Filippo
Filippo
12 anni fa

Parlate del referendum Passigli solo ora che avete deciso di volere il proporzionale, ma prima, durante la raccolta firme sia del Passigli che del Parisi siete stati muti! Vergognatevi. La verità è che OGNI partito vuole la legge elettorale che più gli fa comodo. Ed ora vi spacciate come “quelli che denunciano il sistema, quelli che stanno dalla parte dei cittadini”. Svegliatevi gente, qui la partitocrazia vi prende in giro. Indipendentemente dal colore della casacca.

Adriano Frinchi
Adriano Frinchi
12 anni fa

Caro Filippo, l’Udc è per il proporzionale da tempo immemorabile. Basta fare una ricerchina con Google.



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