Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

Società senza bussola, quali modelli trasmettiamo?

postato il 7 Novembre 2010

Si sta perdendo il senso della religione e di Dio

In una società in cui le icone sono Corona, Lele Mora e le loro perfomance, quale modello stiamo trasmettendo?
La verità è che si sta smarrendo la bussola. Basta pensare al pellegrinaggio di curiosi ad Avetrana, dove è stata uccisa la piccola Sarah, o all’uomo che a Roma ha ucciso una donna con un pugno e che è stato arrestato tra gli applausi dei suoi sostenitori.
Io sono un cristiano con molti peccati, ma quello che veramente mi spaventa è che si sta disperdendo nella nostra società il senso di Dio e della religione.
Anche le società laiche preservano il sentimento di appartenenza religiosa. Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti: hanno tantissimi difetti ma hanno un profondo senso religioso, la consapevolezza che non tutto è nelle nostre mani ma che esiste una sfera oltre cui nessuno di noi puo’ andare.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Società senza bussola, quali modelli trasmettiamo?

L’alluvione del nord-est ed il disinteresse dei media nazionali

postato il 3 Novembre 2010

“Siamo in ginocchio, l’acqua ha invaso tutto”, questo l’sms che mi è giunto poche ore fa da una amica di Casalserugo(PD),uno dei comuni della provincia di Padova maggiormente colpiti dall’alluvione che in queste ore sta flagellando il nostro territorio.

La situazione peggiore si registra nelle provincie di Vicenza e Verona dove si continua a monitorare il livello dei fiumi,a lavorare incessantemente per evitare che la situazione peggiori e nei posti in cui il livello dell’acqua inizia a diminuire si lavora per rimuovere il fango.

I numeri parlano chiaro: 2 morti, 10.000 sfollati e i danni per ora ammontano a 1 miliardo di euro.

Ma alla disperazione della popolazione si aggiunge la rabbia per come la notizia di questo tragico evento sia passata in secondo piano nei TG e nei giornali nazionali: la gente vive questa mancanza di considerazione come una profonda ingiustizia, ripetendo che quando c’è bisogno di dare una mano la nostra Regione è sempre al primo posto, ma quando abbiamo bisogno di essere aiutati rimaniamo in balia di noi stessi e dobbiamo arrangiarci con i mezzi di cui disponiamo.

Intanto nei media nazionali avanti con gli scandali, avanti con le escort! tutto passa come se nel Nord-Est non fosse accaduto niente di grave…una semplice pioggia più intensa del previsto.

Fortunatamente la nostra popolazione sa rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno e di certo non resta ad aspettare che arrivino gli aiuti dall’alto; tuttavia come è accaduto in altre tragedie nazionali, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, compresi i mass media nazionali, per far fronte a questa emergenza che ha una portata eccezionale, promuovendo ad esempio raccolte fondi e iniziative di solidarietà.

Solidarietà che ha sempre contraddistinto la popolazione di questa terra in eventi drammatici come il terremoto dell’Aquila. Solo così il cento cinquantenario dell’Unità d’Italia non sarà puro esercizio di alta retorica povera di contenuti, ma un ideale che affonda le sue radici nella concretezza delle azioni.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Ricco e Enrico Rossetto

1 Commento

Concorso Notai: una storia di professioni e mancate liberalizzazioni

postato il 2 Novembre 2010

oniric notary vision di ste 71Il Concorso per notai tenutosi, o meglio dovremmo dire non tenutosi, recentemente, offre l’opportunità di fare alcune riflessioni.

Vorrei tuttavia evitare quella più scontata, inerente i fatti specifici che hanno portato alla decisione di annullare il concorso perchè, su questo, si concentreanno sia la politica parlamentare, col Ministro che immagino dovrà riferire in Parlamento, sia, probabilmente, la magistratura. Perché, come ha detto l’on. Roberto Rao si è data l’idea di non tutelare il diritto, il merito ed i giovani.

Preferirei quindi soffermare il ragionamento su alcuni aspetti piu generali che non interessino esclusivamente l’episodio del concorso o la professione notarile.

In primo luogo vale la pena ricordare come questo ministro non sia stato particolarmente fortunato con i concorsi. Il Concorso per magistrati tenutosi a novembre 2008 ebbe un epilogo molto simile: in quel caso non furono le tracce ad essere contestate ma il fatto che alcuni candidati furono amessi a sostenere gli scritti con dei codici commentati, contro il regolamento previsto dal bando, con conseguenti ed ovvie contestazioni delgli altri. Insomma, come si suol dire, se un indizio non fa una prova, due iniziano a farsi sentire. Se a questi poi volessimo sommare le frequenti problematiche che sorgono negli esami di abilitazione per la professione forense, sempre di competenza ministeriale, la prova, quantomeno che nel sistema attuale vi siano pesanti lacune, pare assodata.

Forse tuttavia vale la pena porsi una domanda ancora piu radicale:vale veramente la pena mantenere un sistema rigidamente chiuso in cui anche le semplici abilitazioni professionali vengono gestite come veri e propri concorsi, dove si vive sempre con la sensazione che interessi diversi dal puro merito aleggino in queste sedi d’esame, vale la pena avere una nobilitas come la classe notarile che svolge funzioni pubbliche ritenute strettamente necessarie, con le caratteristiche della libera professione, anzi di una delle meglio retribuite fra le libere professioni?

Ha senso alimentare il business dei corsi di preparazione ai vari esami o concorsi che costringono i candidati a pagare ingenti cifre perlopiù sulla presunzione che gli organizzatori possano in qualche modo avere notizie in anticipo sulle prove concorsuali, cosa che, a quanto pare, a volte accade realmente? Non sarebbe invece il caso di puntare parte del rilancio del paese su una politica seria di liberalizzazioni accompagnata da una altrettanto seria riforme universitaria che consenta ad un laureato di conoscere realmente le basi della professione che andrà a svolgere?

Mi piacerebbe che l’occasione consentisse di affrontare seriamente queste domande e, soprattutto che la politica si occupasse di dare le risposte, possibilmente con l’obiettività e la terzietà dagli ordini professionali che le è fin qui mancata.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Alberto Evangelisti

14 Commenti

Chi sta in galera è migliore di loro, nelle carceri italiane è in corso una mattanza

postato il 30 Ottobre 2010

Le prime pagine dei giornali, come le trasmissioni televisive di pseudo informazione, sono veramente nauseanti. Dopo le morbosità sul caso della piccola Sarah Scazzi si ricomincia con i festini del Premier e la sua corte di compagni di merende, lenoni e signorine di facili costumi. E come in una tragedia greca non manca mai il coro, così nelle assurde vicende del Bel Paese non manca mai il coro degli indignati che si indignano e si disgustano dalla mattina alla sera sulle pagine dei giornali e nei salotti televisivi e magari dietro le quinte si fanno quattro risate sul “bunga bunga”.

Premesso che lo stile di vita del Presidente del Consiglio è esecrabile, sembra altrettanto discutibile e a dire il vero incredibile che giornali, tv ed anche illustri commentatori si agitino e si strappino le vesti per storie insulse come queste mentre, ad esempio, nelle carceri italiane si sta consumando una vera e propria mattanza. Non vi affannate a cercare nei quotidiani e nei loro siti, sotto le foto ammiccanti della prosperosa Ruby troverete forse qualche richiamo alla terribile storia di Simone La Penna che è stato lasciato morire in galera, ma non troverete quasi niente sui 54 morti in carcere dall’inizio dell’anno, di cui tiene la triste contabilità il blog Metilparaben, perché in questo Paese ci si occupa del carcere e dei suoi problemi quando mancano le “notizie”.

Le condizioni disumane dei carceri e le tragedie che dentro quelle mura si consumano, in un Paese civile sarebbero la prima notizia. Giornalisti, opinionisti e indignati di professione dovrebbero fare a gare per denunciare una situazione indegna per una democrazia occidentale, per far pressione sulla politica perché si occupi delle carceri e faccia rispettare la Costituzione e il suo articolo 27:  ”Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Nulla di tutto ciò, in questo disgraziato Paese siamo condannati ad occuparci dei festini di Berlusconi, Fede e Lele Mora narrati da protagoniste disinibite dalle cui labbra carnose piene di rossetto pendono fior fiore di giornalisti e i loro lettori; siamo condannati a sapere di tutto e di più su questi personaggi viscidi e tristi mentre non sappiamo nulla delle vite degli sventurati che si spengono tra le squallide mura di un carcere italiano.

Suona così tristemente lontano il monito di uno che la galera la conobbe da vicino, Sandro Pertini: “ricordatevi, quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi”. E considerato chi sta sulle prime pagine, probabilmente un inquilino di San Vittore o Rebibbia è davvero migliore e meritevole di maggiore attenzione e rispetto.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

1 Commento

Che fine ha fatto il ddl anticorruzione?!?

postato il 29 Ottobre 2010

anticorruzione di g_uLo scorso 19 febbraio veniva annunciata in pompa magna dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano la prossima adozione di un atto fondamentale: il ddl anticorruzione. Il ddl è stato sbandierato dagli organi di governo per diversi mesi, ovviamente ripreso per settimane dalla stampa. Poi più nulla.

A partire da questa estate, sembra che il disegno di legge sia scomparso dalla cronaca politica, scomparso dall’ordine dei lavori. La cosa certa è che non è stato approvato.

Qualcuno porebbe essere indotto a pensare che un simile progetto possa passare in secondo piano rispetto ad altri, magari di più immediata preoccupazione; non sarebbe nulla di strano, in fondo esiste sempre una scala di priorità in cui bisogna operare per gradi.

Eppure, proprio in questi giorni, è uscita una classifica stilata da Trasparency International sulla corruzione che viene percepita da manager, impreditori, uomini d’affari e analisti politici: in una scala crescente, l’Italia si posiziona al 67/mo posto dopo paesi come il Ruanda e solo una posizione prima rispetto la Georgia. Una posizione a dir poco preoccupante e che dovrebbe indurre alla riflessione sullo stato attuale delle cose, soprattutto per un paese che vorebbe definirsi democratico e civile.

Tale riflessione, tuttavia, non sembra essere ritenuta abbastanza impostante da tutti. La concentrazione è mantenuta su ben altri obiettivi, ritenuti vitali e di maggior importanza, ma che forse assorbono eccessive energie dal dibattito politico, prosciugando il tempo e sottraendo lo spazio per altre iniziative.

Al momento il ddl anticorruzione risulta fermo nelle commisioni apposite, senza compiere i progressi necessari ad un problema di stringente attualità. Viene naturale domandarsi per quanto ancora potremo e dovremo aspettare perchè il giusto iter venga ripreso, con i tempi più giusti: quelli più rapidi e più produttivi.

Naturale è anche domandarsi se abbiamo il lusso di poter sprecare tempo in questo modo, senza che nulla sia fatto, o se maggiore è il tempo di attesa, maggiori sono i danni a cui rimediare. I dati sulla operosita della Camere sono noti a tutti… e parlano chiaro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Andrea Santacaterina

Commenti disabilitati su Che fine ha fatto il ddl anticorruzione?!?

Emergenza rifiuti, le proteste di Terzigno e la mia terra malata

postato il 27 Ottobre 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”
di Nadia Tortora
Terzigno ormai è famosa in tutta Italia. Ma è famosa per le ragioni sbagliate. I media hanno fatto capire che lì c’è guerriglia perché i cittadini di quel paese del vesuviano, così come è successo già in precedenza, si stanno ribellando alla discarica.
“Chissà cosa pretendono questi napoletani, forse vogliono che la loro immondizia se la prendano le altre regioni” immagino siano stati questi i commenti degli italiani.
La situazione è invece diversa.
Terzigno dista pochi chilometri dal mio paese, posso testimoniare con i miei occhi. Lì c’è il Parco Nazionale del Vesuvio, un parco che dovrebbe essere una riserva naturale, che avrebbe dovuto portare turismo, dove gli abitanti della zona portavano i bambini a passeggiare, dove una volta si faceva jogging.
Invece le persone che ci governano da riserva naturale l’hanno trasformato in discarica a cielo aperta. Nella Cava Sari per due anni sono stati sversati i rifiuti di Napoli e provincia. Per due anni i cittadini di Terzigno sono stati in silenzio ed hanno osservato, ma soprattutto hanno respirato un’aria intrisa da una puzza irrespirabile. Poi il governo decide che sempre nel parco nazionale del Vesuvio, sempre in una riserva naturale, bisognava aprire un’altra discarica a Cava Vitiello. Solo a quel punto si è deciso di protestare pacificamente e di impedire ai camion di sversare. [Continua a leggere]

2 Commenti

Arginare la rabbia

postato il 24 Ottobre 2010

C’è una belva che di notte corre per le città addormentate e penetra nelle case e poi, all’alba, si unisce al branco che batte le contrade d’Italia. Questa belva è la rabbia che la nostra società, rimbambita dalla televisione, sta vedendo riemergere da un passato lontano e ormai dimenticato. E’ una rabbia che nasce dalla povertà, dallo sfruttamento, dalla precarietà e soprattutto dalla mancanza di speranza e di futuro. E’ un sentimento che nasce nel cuore di vecchi con pensioni da fame, di adulti senza più il lavoro e di giovani depredati dei loro sogni. E’ una rabbia sacrosanta per le ingiustizie perpetrate da un sistema immobile e vorace, ma che purtroppo si sta traducendo sempre più spesso in violenza contro il sistema e anche contro se stessi.

Sono le cronache di questo tempo triste a ricordarci le frequenti esplosioni di questa rabbia: il fumogeno contro Bonanni, gli assalti e le intimidazioni a Cisl e Uil, la rivolta di Terzigno e quella dei pastori sardi, senza contare l’aumento esponenziale di suicidi fra precari e disoccupati.

Ma sono ancora segnali troppo deboli per la nostra classe dirigente, impegnata a preservare potere e privilegi, e per la intorpidita coscienza civile degli italiani; eppure c’è un’aria strana, qualcosa cova sotto la cenere di alcune vite, alcuni oltre a tirare la cinghia serrano anche i denti e i pugni per riuscire a trattenere il malcontento che cresce giorno dopo giorno. La rabbia cresce e si diffonde in particolare tra i giovani che non sono soltanto bamboccioni o aspiranti tronisti e veline, ma sono anche ragazzi e ragazze che desiderano un lavoro dignitoso e che non vogliono, con tanto di laurea appesa al muro, ridursi a lavorare in un call center. Chi può scappa via da questo insulso Paese, ma chi rimane è vittima sacrificale di una spietata dittatura generazionale, come scrisse già nel 1995 Ferruccio De Bortoli, dove i padri hanno realizzato i sogni di uguaglianza e sicurezza sociale delle vecchie generazioni a spese della gioventù attuale, che è stata caricata di uno schiacciante fardello di debito pubblico.

In un contesto clientelare e dove il pensiero critico fa fatica ad affermarsi continuano a prevalere “fuga” (la celebre fuga dei cervelli all’estero) e “accettazione passiva” (astensione crescente alle elezioni), ma la rabbia degli impotenti continua ad accumularsi. La domanda allora è la seguente: cosa accadrà quando questo sistema, che già manda sinistri scricchiolii, crollerà definitivamente?

La rabbia, quella bestia che adesso crediamo in gabbia, verrà liberata e farà strage nelle tenere carni dei corpi. Non è questa la fosca previsione dell’ennesimo profeta di sventura, ma è l’esito scontato della rabbia e della disperazione che stanno seminando a piene mani nei cuori degli italiani. C’è un modo per fermare questa corsa verso il baratro? Evitare il disastro è possibile, e se la presa di coscienza della classe politica di fronte ai problemi del Paese resta ad oggi soltanto una chimera, rimane la possibilità di incanalare la rabbia e la delusione in un sentiero democratico fatto di impegno e partecipazione. Trasformare la rabbia in passione è la sfida per chi vuole veramente salvare l’Italia; dire basta alle pastoie gerontocratiche e clientelari è quanto di più coraggioso e saggio si possa fare in questo momento per un Paese che ha disperato bisogno di riforme e di risorse per l’istruzione, la ricerca e lo sviluppo, un Paese che ha disperato bisogno di futuro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Commenti disabilitati su Arginare la rabbia

Censura preventiva in Rai? No grazie.

postato il 21 Ottobre 2010

fragile rai di video_max

Stanno convincendo il pubblico a pagare senza scegliere, abbonandosi al satellite e restando tutti a casa, usando il nome di “Repubblica” per tutta un’altra cosa”.

Così canta Frankie hi-nrg in “Rap lamento”, e ha perfettamente ragione. Poi i vertici della RAI, azienda pubblica italiana, che non venissero a lamentarsi se i cittadini non pagano il canone. E Santoro che è stato sospeso, e il caso di censura preventiva della puntata su Antigua di Report, e i collaboratori di Fazio e Saviano che sono senza contratto, e Ruffini, il direttore della terza rete, che non sa che pesci pigliare, e noi telespettatori che siamo le uniche vittime sacrificali.

Ciò che si rischia non è solo che non si vada in onda, ciò che si rischia è che si vada in onda, ma senza garanzie, il che è ancora più grave. Senza garanzie non si può lavorare, né in un cantiere, né in uno studio televisivo. Non è che essendo l’accusa partita da Fabio Fazio, che un tempo conduceva “Quelli che il calcio” con Idris e Marino Bartoletti, allora non è credibile. Fabio Fazio, e non è una mia opinione, bensì un dato di fatto oggettivo, rappresenta l’ancora di salvataggio di Rai tre, i dirigenti dovrebbero ringraziarlo, perché senza di lui e senza i suoi ascolti di “Che tempo che fa”, la nave sarebbe affondata da un pezzo, essendo il tempo tempestoso. Forse la Nina e la Pinta no, ma la Santa Maria ( la terza nave), sarebbe affondata. Quindi Fazio sarà la loro spina nel fianco e se vorrà andare in onda con i due Roberto, Saviano e Benigni, nessuno glielo potrà impedire, né tantomeno noi… che tra l’altro non vediamo l’ora.

Lucio Presta, intanto, l’agente dei VIP, ha fatto sapere che Roberto Benigni sarebbe disposto anche a partecipare gratuitamente allo “show”, e il direttore di Rai Tre ha presto smentito la notizia del cachet prima di 250 mila per Fazio, e poi di 80mila euro a puntata per Saviano. “La storia dei soldi è una fesseria” (R. Saviano). Insomma, stando alle notizie e alle smentite sembrerebbe che tutti questi problemi di logistica e di denaro non ci siano. E allora perché vogliono bloccarlo?

Un ulteriore caso ancora irrisolto riguarda la storia dell’inchiesta Antigua-villa-di-Berlusconi di Report, puntata che sarebbe dovuta essere censurata preventivamente. Ma come è possibile? Intanto mi dovete spiegare come si fa a sapere se una cosa merita la censura oppure no, se ancora non è andata in onda? Ok la critica, ci sta, ok pure la eventuale denuncia dopo la messa in onda, ma la censura preventiva no, non si può sentire.

Tutto questo è inaccettabile, da blogger amante della buona televisione non smetterò di dirlo.

Riceviamo e pubblichiamo” di Daniele Urciuolo

Commenti disabilitati su Censura preventiva in Rai? No grazie.

Report, no a censure

postato il 18 Ottobre 2010

La libera stampa non puo’ subire censure. Report è un programma giornalistico che apprezzo, la Gabanelli può essere sgradevole a volte per noi politici, ma forse ascoltarla non ci fa male.
Non chiedo che il presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda di Antigua, come non l’ho chiesto al presidente della Camera per la vicenda di Montecarlo. Credo sia importante che la libera stampa e la libera televisione non subiscano censure.
Quanto ad Annozero di Michele Santoro, non mi piace e non ne condivido il taglio, ma la sua trasmissione piace a 6 milioni di persone che potrebbero cambiare canale. Chiudere il programma sarebbe illiberale.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Report, no a censure

Con i ragazzi di Rosarno, contro la ‘ndrangheta

postato il 15 Ottobre 2010

A Reggio Calabria l’incontro con il Procuratore Giuseppe Pignatone: questa terra non può essere lasciata sola

Non è una questione vostra, è una questione ed è un morbo che attanaglia l’Italia perché la testa della ‘ndrangheta è qui ma compra al Nord aziende, fabbriche, immobili, negozi. Dobbiamo ribellarci assieme, il Mezzogiorno non può essere lasciato al suo destino.
È necessario tagliare, ma non sul futuro dei nostri figli, sulla scuola e sulle forze dell’ordine.

5 Commenti


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram