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Costituzione, dalla politica tante dichiarazioni irresponsabili

postato il 17 Agosto 2010

In questi torridi giorni estivi stiamo ascoltando a numerosissime dichiarazioni da parte di tantissimi esponenti di maggioranza e d’opposizione, che fanno uscire dalla loro bocca parole irresponsabili, senza alcuna giustificazione pratica, né teorica. Il detto ricorrente è: Non esiste nessun governo se non quello voluto dagli elettori, dunque, in caso di crisi, bisogna andare a nuove elezioni.

L’impianto di questa dichiarazione è da ricercare nell’art. 88 della Costituzione del 1948, che conferisce al Presidente della Repubblica (e non ai membri del Parlamento) il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni, dopo aver constatato che il governo in carica non goda più di una maggioranza parlamentare sufficiente a garantire la prosecuzione della normale attività di governo, per via del deterioramento del rapporto fiduciario tra i due organi.

Ma, immediatamente, anche questo appiglio risulta privo di fondamento.

Infatti, il potere di scioglimento spetterebbe al Presidente della Repubblica, non certo a parlamentari, che invocano una Costituzione che non conoscono e spesso non rispettano, in nome del principio maggioritario-plebiscitario, vedasi l’on. Bianconi.

La contrapposizione muro contro muro, che ha caratterizzato il bipolarismo incompiuto e improduttivo di questi quindici anni, ha fatto trionfare questa logica, funzionale all’asse Bossi-Berlusconi-(Di Pietro).

Come giustamente ha evidenziato il Presidente Napolitano, bisogna cercare in tutti i modi di evitare le urne e non arrendersi di fronte al vento ferragostano che spinge irrimediabilmente in quella direzione. Bisogna, dunque, giocare in anticipo per essere in grado di cogliere le nuove sfide (e tra queste le elezioni) che potrebbe porre  l’evoluzione del quadro politico, ma, allo stesso tempo, bisogna cercare in tutti i modi di evitare un esito di questo tipo.

Non si tratta di paura del responso elettorale, che anzi potrebbe sorprendentemente premiare il fantomatico “terzo polo” o area di responsabilità, che dir si voglia.

Si tratta, appunto, di una questione di Responsabilità nazionale. Non si può, infatti, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, far sprofondare il Paese in una crisi politica figlia di un capriccio collettivo, crisi, è bene specificarlo, non creata dal Presidente Napolitano ma da una maggioranza litigiosa che sta perdendo, giorno dopo giorno, tutti i suoi 100 deputati di vantaggio.

Bisogna mobilitarsi, prima ancora che in vista di elezioni, per una ricomposizione paziente di un ampio arco costituzionale, che dia luogo, in caso di crisi, all’unico governo che possa affrontare i veri problemi del Paese un governo di unità nazionale, che comprenda chiunque voglia contribuire al bene del Paese e che possa durare il tempo necessario per fare delle riforme, ormai improrogabili.

Non ha senso tirare Napolitano per la giacca invocando a sproposito nuove elezioni, senza peraltro che vi sia un’evidente crisi di governo (mancanza rapporto fiduciario). Bisogna, invece, lavorare a un larghissimo  fronte di Unità nazionale, che raccolga non forze politiche, ma singoli deputati e senatori di qualunque appartenenza politica, purché abbiano a cuore l’interesse supremo del Paese all’unità e alla stabilità. Ottime sponde potrebbero arrivare oltre che dai finiani di Fli e dai rutelliani di Api anche da buona parte del Pd e da un pezzo non trascurabile di Pdl, che al di là delle apparenze non si riconosce più nelle posizioni populiste, demagogiche e oltranziste del suo leader. Questo è un lavoro che le forze più responsabili devono operare in Parlamento e attraverso i media, come da sempre fatto da Casini e dai membri del nascituro Partito della Nazione, ma è altresì un’ardua opera di convincimento e di buonsenso,che va fatta da ciascuno di noi sul territorio e in ogni momento, anche quando in spiaggia sente amici dibattere sull’opportunità di eventuali elezioni anticipate.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Livio Napoleone.

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Riceviamo dalla Riviera Romagnola: sorpresa, il Partito della Nazione è tra i pensieri della gente

postato il 15 Agosto 2010

Salve Presidente e buon Ferragosto a te e alla tua famiglia,

Ti scrivo dal bagno 159 a Cervia dove ieri, complice un tempo bizzoso, al bar della spiaggia ci siamo fatti una sana discussione politica dove devo subito confessare che sei risultato di gran lunga il politico italiano più gradito per la lungimiranza (dimostrata nel rimanere autonomi) e anche recentemente nel prevedere prima, molto prima, quelle proposte proposte alle quali illuminati politici sono arrivati dopo, molto dopo. Insomma Pier, conoscendo i miei polli, mi sono meravigliato non poco di questo gradimento.
Chissà, potrebbe essere che alle prossime elezioni ci portino a una buona vendemmia fino ad oggi negata da promesse pinocchiesche degne di un paese dei balocchi quale quello in cui oggi viviamo. Eppoi con i nostri panni messi alla finestra europea (e mondiale) , lo confermavano due turisti tedeschi, sembriamo (ma forse lo siamo) un paese di “cioccapiatti”. Pier tu saprai bene che la gente non dico ha paura, ma timore sì, che questa situazione unita al difficile autunno “economico” possa sfociare in qualcosa di poco edificante.

Abbiamo bisogno, si diceva ieri, di politici che ci diano fiducia, di politici che si impegnino, insomma abbiamo bisogno di gente seria , e qui, nella Hit-parade, non hai avuto rivali.

Altra cosa che non credevo, quel Partito della Nazione che facevo distante dai pensieri della gente, interessa eccome, (“non sentiamo l’esigenza di un nuovo partito, ma di un aggregazione responsabile ,quella sì !) . Beh è stato piacevole essere rappresentante di quel partito che oggi, nel mio bagno, ha vinto le elezioni. Chissà …tutti a Chianciano per fare “Un Partito sano!”.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Mauro Sorbi (Bologna)

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Se i modelli sono questi…

postato il 12 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo” di Chiara Cudini.

Di fronte al crescente numero di scandali che coinvolgono la politica nasce spontanea una riflessione. Se si guarda l’intero sistema in cui la politica si inserisce, la società, si nota che la questione moralità colpisce molto altro, allo sport, al mondo dello spettacolo… praticamente tutte le organizzazioni sociali e le istituzioni in vista ad un certo punto danno motivo di parlare di sé.

Prendiamo quindi il recente “caso Belen”, coinvolta nell’inchiesta che ha fatto chiudere due famose discoteche di Milano, l’Hollywood e The Club, per spaccio di droga. La testimonianza di Belen Rodriguez (“Ho fatto uso di cocaina insieme a Francesca Lodo, a casa sua, solo due volte nei primi giorni di gennaio 2007”), insieme a quella di altre due donne, era stata raccolta nell’ambito dell’inchiesta “Vallettopoli” del 2007 e ha suscitato ora lo scandalo. A febbraio un parlamentare è risultato positivo al test antidroga a cui si sono sottoposti volontariamente 232 parlamentari. Nello stesso mese il famoso personaggio dello spettacolo Morgan dichiara: “Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa. Lo uso come antidepressivo. Gli psichiatri mi hanno sempre prescritto medicine potenti, che mi facevano star male. Avercene invece di antidepressivi come la cocaina. Fa bene. E Freud la prescriveva. Io la fumo in basi perché non ho voglia di tirare su l’intonaco dalle narici. Me ne faccio di meno, ma almeno è pura”.

Questi sono esempi recenti del comportamento di alcune persone in vista, alle quali si richiede una certa attenzione nel condurre la loro vita, visto che vengono facilmente prese come esempi e modelli di riferimento specie dalle generazioni più giovani. Ma la lista di questi fatti potrebbe andare ben oltre.

Ora, bisogna riconoscere che l’“alta società” è fatta di uomini comuni, che non sono estranei a dubbi, a errori, a indecisioni, e che se agiscono in modo sbagliato spesso è perché loro ritenevano fosse quello giusto o più appropriato. Mi spiego. Ognuno nella vita di tutti i giorni ha davanti delle scelte, che vengono prese in base a ciò che uno ritiene il “bene” per se stesso e che alle volte può non essere il bene comune (es: per poter godere di una vita serena e senza problemi finanziari, scelgo di arricchirmi in tutti i modi, anche illegali). Altre volte capita che una persona agisca in un determinato modo pensando di fare del bene per una certa persona, in realtà finisce però per danneggiarla (es: la madre, iperprotettiva verso il figlio, non gli lascia i suoi spazi, le sue responsabilità e le sue libertà). Detto con le parole di Hegel, noto filosofo tedesco (1770-1831): “La coscienza che propone la legge del suo cuore avverte dunque la resistenza da parte di altri, perché essa contraddice alle leggi altrettanto singole del cuore loro” (Fenomenologia, vol.1).

Ammesso quindi che persone comuni, come noi, possono sbagliare, non si può comunque non stupirsi di fronte agli scandali che di giorno in giorno vengono sollevati: corruzione, droga, pedofilia, risse in parlamento e via dicendo. Infatti, resta il fatto che certi errori non danneggiano solo la reputazione di una persona, ma sono sbagli che si riflettono sulla massa. Come possiamo infatti noi “spettatori” reagire di fronte a tutto ciò? Molti saranno portati a pensare “se possono farlo loro, lo posso fare anche io”, prendendo a modello queste persone; altri perderanno ogni fiducia; altri ancora impareranno l’indifferenza per non procurarsi più tanti dispiaceri e delusioni, rifiutandosi quindi di andare a votare, di accendere la tv, di andare in Chiesa… di credere in qualcosa. Personalmente, penso che ogni mestiere, ogni ruolo abbia una sua importanza e comporti le sue responsabilità. Ad un medico viene richiesta la cura fisica, ma dovrebbe impegnarsi nel curare anche l’anima delle persone sofferenti.

Ad una maestra viene richiesta una buona preparazione, ma sarebbe bene che sapesse rapportarsi in modo costruttivo con i bambini. Ad un politico vengono richieste delle capacità nel gestire lo Stato, ma si sa che prima di tutto dovrebbe occuparsi delle persone. Ad una showgirl e alle persone molto seguite in tv viene richiesto un buon spettacolo, ma dovrebbero stare attente anche al messaggio che trasmettono. In generale, ognuno, indipendentemente dal ruolo che riveste all’interno della società, nella sua vita dovrebbe mantenere una visione generale, tenendo presente di non essere solo ma di vivere circondato da persone con le quali deve convivere, crescere, rapportarsi. Dalle quali riceve qualcosa e alle quali magari offre qualcosa (non mi riferisco all’aspetto materiale).

Ritornando ad Hegel, la soluzione all’antitesi che nasce dalla contrapposizione fra i vari progetti di ogni individuo di realizzare il proprio ideale di vero e di bene, sembra essere proprio quella di uscire dalla propria individualità, giungendo alla consapevolezza di far parte di un’universalità e conferendo quindi alla legge il compito di indicare il vero e il bene universali, riconoscendo a ciascuno tanta libertà quanta questi è disposto a riconoscerne agli altri. Egli era quindi convinto che per una rigenerazione politica, fosse necessaria prima una rigenerazione morale dell’uomo. Ecco allora, che ognuno ridimensionerebbe alcune delle proprie convinzioni, prestando attenzione agli altri e scegliendo che tipo di persona essere. Quest’ultima, a questo punto, può anche diventare modello per qualcun altro.

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Dal 10 al 12 Settembre a Chianciano: per tornare a sperare in un’Italia migliore

postato il 11 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Giuseppe Portonera

Quando qualcuno mi chiede perché ho scelto di impegnarmi in Politica, rispondo sempre che l’ho fatto pensando che oggi più che mai c’è bisogno di novità, di energie nuove e giovani, in grado di cambiare una situazione sempre più marcia e malmessa. Quando poi mi si chiede perché ho scelto proprio l’Udc, allora chiudo gli occhi per un momento e penso. Di motivi ce ne sarebbero tanti e molti di loro sono classici: la provenienza da una famiglia di tradizione democristiana; l’ispirazione cristiana e moderata della politica di questo partito; il fatto di riconoscermi pienamente negli insegnamenti e nell’eredità di Don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi. Ce n’è però uno, che li supera tutti e che amo riassumere in un solo sostantivo: “coraggio”. È stato proprio il “coraggio” dimostrato dall’Udc che mi ha spinto ad abbracciarlo e a sostenerlo giorno per giorno, fin dal 2008, da quando Pier Ferdinando Casini ebbe il coraggio e la forza di dire no a una confluenza di comodo nel PDL (come fece allora qualcuno che ora ne piange le conseguenze) e di affrontare una campagna elettorale tutta in salita. Che ci avrebbe potuto benissimo far sparire dal Parlamento, come se niente fosse. E invece, per fortuna, quella scelta di coerenza e di coraggio convinse tanti come me, che non se la sentivano di dover scegliere ancora una volta tra Berlusconi e la Sinistra. Allora io, che avevo quattordici anni e nessuna esperienza concreta all’attivo, mi chiesi: “Perché una terza scelta non è possibile? Perché, fin da quando ne ho memoria, l’elettorato è sempre stato costretto a scegliere tra due radicali possibilità?”. E mi risposi dopo aver letto il programma elettorale dell’Udc (divenuto nel frattempo Unione di Centro): “Sì. Un’altra scelta è possibile”.

Da allora non ho mai smesso di sognare, non ho mai smesso di aspettare la nascita dell’alternativa concreta ai due blocchi dai piedi di argilla. Dopo il risultato delle elezioni, erano in molti quelli che mi dicevano che “sprecavo il mio tempo”, che “nell’Udc non c’è futuro”, che “prima o poi sarete fagocitati”. “Figurarsi”, rispondevo io. E infatti, dopo due anni, l’Udc è ancora qui e insieme a tanti altri adesso sta finalmente realizzando quel sogno per cui mi sono sempre battuto. Ed ecco che sempre quelli che prima mi invitavano a cambiare partito, adesso mi dicono che “siete degli opportunisti”, che “il Centro non esiste” e che “il vostro unico scopo è contrattare posti di governo”. “Figurarsi”, continuo a rispondere: questa è l’Estate dei Moderati, di un vasto e composito quadro di uomini “liberi e forti” (per usare un termine a me molto caro) che si sono stancati di rimanere ingabbiati in un “bipolarismo forzato” e che vogliono costruire sul serio la nuova “Alternativa”. Costruita sui temi concreti e, purtroppo, dimenticati: la difesa delle istituzioni democratiche fino in fondo, contro ogni cesarismo; un lavoro di ricucitura del Paese, anziché di divisione; riforme in grado di riattivare il nostro circuito sociale ed economico; la volontà di ridare ai cittadini il diritto di scegliere direttamente i propri rappresentanti (con il ritorno al proporzionale e al voto di preferenza); la concretizzazione di una vera “rivoluzione liberale”, con l’eliminazione degli sprechi eccessivi, degli enti inutili e delle burocrazie superflue; una convivenza armonica e rispettosa tra laici e cattolici; il ripudio di ogni fanatismo ed estremismo. Ci siamo sempre confrontati su questi temi, e proprio su queste fondamentali tematiche abbiamo costruito il nostro futuro: ci siamo battuti con forza, consci di essere minoranza, ma convinti di poter costruire la maggioranza. Altro che Terzo Polo. Qui si lavora per costruire il Primo, sia chiaro. Il Polo della ragionevolezza, della responsabilità, del futuro.

La festa annuale dell’Unione di Centro a Chianciano Terme, è sempre stato un appuntamento chiave in questi anni. Proprio l’anno scorso, con la partecipazione di Francesco Rutelli e di Gianfranco Fini, i giornali si lanciarono nella descrizione di retroscena ed alchimie varie. Mere manovre di palazzo. Il Centro che vogliamo costruire è ben altro. È la convinzione che un’Italia diversa e migliore sia possibile. Ecco perché l’evento di Chianciano di quest’anno (dal 10 al 12 settembre) è l’ultimo tassello sulla nostra strada: è il momento che aspettavamo da tanto e che non possiamo permetterci di perdere. Per raccogliere i frutti della lunga “traversata nel deserto” compiuta dall’Udc, per non gettare alle ortiche tutto il lavoro di questi anni. A Chianciano lanceremo l’Alleanza del Futuro, per far si che l’Alternativa diventi reale!

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Amianto nelle scuole: un compagno di scuola molto pericoloso per i nostri figli

postato il 10 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Gaspare Compagno

I nostri figli hanno un compagno di scuola silenzioso, invisibile, e molto pericoloso: l’amianto.

Tutti noi conosciamo la pericolosità dell’amianto, responsabile di malattie mortali come l’asbestosi, o il cancro ai polmoni o il mesotelioma, e proprio per questo, con la legge n. 257, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 13 aprile 1992, era stato deciso di toglierlo completamente dalle scuole. Ebbene, dopo 18 anni dalla legge, ci sono ancora 2400 scuole con l’amianto nei tetti e nelle pareti, costituendo un pericolo mortale per i bambini e il personale che ogni giorno va a scuola, e queste scuole sono principalmente distribuite nel Nord: a Milano si sa con certezza, di almeno 34 istituti, dove l’amianto è presente e bisognerebbe procedere a bonifica.

La situazione, di per sé grave, assume tinte quasi ridicole se consideriamo che il 29 Aprile scorso, il ministro Maria Stella Gelmini aveva espresso soddisfazione per il reperimento (seppur a fatica) dei soldi necessari per la bonifica, per un ammontare complessivo di 358 milioni. Perchè ridicolo? Perchè in realtà gia nel gennaio del 2009 il governo si era impegnato per questa bonifica, e per renderla operativa trovando i soldi, abbiamo dovuto aspettare 16 mesi. Ma ad aggravare questa situazione, si aggiunge la notizia secondo la quale questi soldi sembra siano spariti, ovvero che, all’impegno formale del governo, non sia seguito il reperimento effettivo dei denari che non sono stati inseriti nella manovra aggiuntiva di Tremonti.

E ora?

L’unica cosa è sperare che in qualche modo, questi soldi vengano inseriti nella prossima manovra autunnale (ebbene si, cari cittadini, dopo la manovra estiva, ci attende anche la classica manovra autunnale), anche se è legittimo nutrire qualche dubbio. Ma questo governo, non aveva a cuore il Nord, come ripete sempre Bossi e la Lega? Evidentemente il difetto sostanziale a fare seguire i fatti agli spot riguarda pure le promesse e gli impegni assunti per il benessere dei bambini e del personale pubblico: a Torino si indaga sulla morte di 28 docenti che potrebbero essere imputabili alla presenza di amianto nelle scuole.

Ma la lista potrebbe allungarsi, infatti, la bonifica dovrebbe essere fatta con le scuole deserte, perché durante i lavori chi non ha le protezioni adeguate respira la polvere mortale; invece in italia la bonifica si esegue tranquillamente mentre le scuole sono aperte come ha testimoniato Domenico Mele ai magistrati.

Ma il punto nodale è: dove sono finiti i 358 milioni destinati all’edilizia scolastica? Non si sa, sono spariti nell’orgia di tagli scriteriati attuati in questa finanziaria.

Basterebbe questo a farci saltare dalla sedia, ma in realtà, questi famosi 358 milioni di euro dovrebbero essere molti di più. Infatti, a marzo scorso si era parlato di sbloccare fondi europei destinati all’edilizia scolastica per complessivi 770 milioni, ma non se ne è saputo più nulla. Anzi, il plafond complessivo dovrebbe essere di 1,9 miliardi di euro, ma di tutta questa montagna di soldi, in 16 mesi il governo ha trovato solo 358 milioni per poi farli sparire immediatamente dopo.

Questa cifra la tira fuori il sottosegretario all’istruzione Raffaele Pizza, che, nel marzo scorso, ha affermato che dei 489 milioni di euro relativi ai primi due piani stralcio deliberati dal Cipe – rispettivamente nel 2004 e nel 2006 – ne sono stati erogati 336,4 milioni. Fermo a zero risulta anche il programma straordinario da un miliardo di euro (se si eccettuano i 226 milioni stornati a favore dell’Abruzzo) varato il 29 gennaio 2009 sulla base dell’intesa raggiunta il giorno prima con le autonomie locali e sostenne che un primo stock di azioni urgenti, dal valore di 350 milioni, era pronto a partire nelle settimane successive.

Eppure di tutti questi soldi non se ne è saputo più nulla, se infatti i mesi successivi sono ricchi di proteste dell’ANCI e dell’UPI per ottenere i fondi promessi per l’edilizia scolastica. Non solo, ma molti di questi finanziamenti sono di provenienza della UE, e quindi non erano un aggravio di spesa per lo Stato italiano, probabilmente sono stati usati come bancomat dal governo per tappare le innumerevoli promesse e spot elettorali.

Vorremmo pregare il governo di fare sparire l’amianto che minaccia i nostri bambini

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Gli Italiani senza soldi non vanno in vacanza, ma il PIL cresce

postato il 9 Agosto 2010


di Gaspare Compagno.

Stando al Censis 6 italiani su dieci non andranno in vacanza. Eppure i telegiornali ci mostrano code interminabili sulle autostrade, città d’arte piene, come anche le spiagge e a questo si aggiunge la crescita del PIL, che, ci spiegano, significa un aumento di ricchezza.

Ma è davvero così? I dati bisogna saperli leggere e mettere in relazione. Intanto partiamo dai dati del Censis: solamente poco più del 40% degli italiani potrà permettersi di andare in vacanza a causa della crisi economica che ha fatto perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone. Più nello specifico: meno del 18% delle famiglie italiane a basso reddito potrà permettersi di partire per una vacanza anche breve, mentre per le famiglie a reddito medio il discorso è leggermente migliore, infatti il 46% delle famiglie potranno godersi una breve vacanza.

Il segreto di tutto è proprio nel termine “breve”: a causa dei costi e della minore disponibilità finanziaria, gli italiani riducono i giorni dedicati alla villeggiatura, riducendosi per di più ad una sola settimana. E le città d’arte e le spiagge prese d’assalto? Semplice, spesso si tratta dei residenti medesimi: considerando che la maggior parte degli italiani vive in città considerate “d’arte” o in prossimità di località di montagna o di mare, è facile che i servizi facciano vedere tantissime persone, le quali però non sono turisti.

Sembra strano, ma non lo è, se consideriamo che, secondo il Censis, circa il 58% di cittadini non potrà andare in vacanza e quindi si accontenterà di passare il week end in giro per la propria città. Questi dati sono in linea con i precedenti studi pubblicati dall’ISTAT e da Banca d’Italia che disegnano un quadro di progressivo impoverimento.


Come si spiega questo con la notizia della crescita del PIL? Semplice, l’aumento del PIL non misura la ricchezza degli italiani come soggetti, ma misura quanto viene “prodotto” da una nazione, con il risultato che si può produrre moltissimo e destinare tutto all’esportazione (perché magari il mercato interno è inesistente), o la produzione può essere slegata all’aumento di occupazione.

Un controsenso? Non tanto, se consideriamo il progresso tecnologico che permette di produrre sempre di più con minore personale. Gli esempi sono tantissimi: il più noto è, per noi, la Fiat che in Italia produce lo stesso numero di auto che produce in Brasile, ma con il triplo di impiegati, e anche la STMicroelectronics, ad esempio, produce molto di più con meno dipendenti. In tal senso sono da leggere le dichiarazioni di Telecom che annuncia 3900 licenziamenti anche se mascherati da “messa in mobilità”; o di Unicredit che annuncia 4700 esuberi, come anche la chiusura della Bialetti in Piemonte, della Glaxo in Veneto o della Omsa in Romagna. Quindi, spiace per chi canta “vittoria” nel governo leggendo le stime del PIL, ma gli Italiani sanno bene quale è la realtà economica che attanaglia l’Italia per ora.

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Verso il Partito della Nazione?

postato il 6 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano.

Sembrava un’utopia, un ritornello da risuonare a pochi mesi dai convegni, per avere qualcosa da dire durante i comizi e invece, in un giorno soltanto, quella che sembrava una chimera, ha piantato il primo mattoncino per la sua fondazione.

Due giorni dopo la decisione comune di  un significativo gruppo di parlamentari, che hanno scelto di astenersi in merito alla mozione di sfiducia nei riguardi di Giacomo Caliendo, vicenda notevolmente diversa da quella di Cosentino seppur il tema della questione morale rimanga centrale, sembra che si sia mosso qualcosa. Dopo due anni di vita, o meglio, di sopravvivenza, ieri è crollato definitivamente il sistema bipolare/falsamente bipartitico all’italiana. Così concepito, era lecito aspettarsi un inceppamento, e quel momento pare essersi consumato fra i banchi di Montecitorio.

Un bipolarismo assurdo, del pensiero unico, innestato nel sistema politico di in un Paese bizzarro, che ha prodotto un blocco e una staticità anormale nella burocrazia italiana, da tempo sui generis.

Ora, dunque, è giunto il momento di voltare pagina, di riscriverne una nuova, per risollevare le sorti di questo Paese. Da oggi, sembra che questa svolta sia stata avviata. Parlo di ciò che può significare questa scelta dei tre esponenti di quella che Casini ha definito “area di responsabilità”,convinti che la cosa migliore da fare fosse la comune astensione.

Da oggi può nascere qualcosa di nuovo, ciò di cui si parla da mesi: il Partito della Nazione. Nonostante il nome non sia ancora sicuro, ciò che è certo è che oggi si è mosso qualcosa.

E’ importante voler aprire le porte di questo progetto, nuovo e innovativo, a chiunque voglia porre al servizio del Paese la propria esperienza e il proprio impegno. Non voglio che questo però significhi svendere il partito: dobbiamo mettere in pratica la meritocrazia. Dobbiamo assegnare le cariche soltanto in base al merito. Questa sarà la prerogativa per un partito che possa ambire ad essere protagonista di questa svolta.

Cosa succederà… Lo scopriremo solo vivendo.

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Rimborsi ai viaggiatori: un provvedimento che tutela i consumatori

postato il 4 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”
Come tutti sappiamo, in base alla Carta dei diritti del passeggero è previsto il caso di cancellazioni dovute a «eventi eccezionali».
In questi casi il viaggiatore ha il diritto di scegliere tra il rimborso del biglietto oppure l’imbarco, il prima possibile o in data più conveniente, su un altro volo.
La compagnia aerea ha, ovviamente, l’obbligo di un’adeguata assistenza a terra comprensiva di: somministrazione di pasti e bevande, organizzazione di eventuali pernottamenti, trasferimenti da e per l’aeroporto, due chiamate telefoniche e, nell’era del tecnologico, fax e email a disposizione. [Continua a leggere]

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In politica servono idee (e persone) nuove

postato il 3 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”
di Giuseppe Barocchieri

La prima sensazione che si ha, guardando un qualunque telegiornale al giorno d’oggi, è che non esistono più uomini politici con idee e proposte utili a far progredire il nostro Paese. Per tutta la sua durata, durante un Tg, non si parla d’altro che di beghe interne ai partiti, accuse più o meno fondate, alleanze, scissioni, litigi, aggressioni verbali e… talvolta anche fisiche (abbiamo purtroppo assistito anche a queste deprecabili scene svoltesi all’interno del Parlamento). Nelle rare volte in cui si sente parlare di “idee propositive” queste sono quasi sempre oltremodo criticabili. [Continua a leggere]

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Cedolare secca al 25% e imposte comunali, batosta per i cittadini

postato il 3 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”

di Gaspare Compagno

Domani si avrà l’ufficialità definitiva, ma pare che il Consiglio dei ministri darà vita alla cedolare secca e a una variante della Imu (Imposta Municipale Unica).

Contrariamente a quanto auspicato, questi provvedimenti minacciano di agevolare i redditi alti ed essere un salasso per i redditi bassi, come si può vedere da un rapido calcolo e vedendo le cifre in ballo.

Si parlava di una cedolare secca al 20%,  che sarebbe stata, quanto meno, equa per i redditi bassi (se non una agevolazione per chi è in affitto, vista la deducibilità), ma adesso si parla apertamente di una cedolare secca al 25%, introdotta a partire da Gennaio 2011, che significa un salasso per i redditi bassi, perché, come dice Confedilizia, per i piccoli proprietari di casa, la rendita da affitto è quasi nulla, considerando tasse e balzelli vari. [Continua a leggere]

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