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Rassegna stampa, 7 agosto 2011

postato il 7 Agosto 2011
Berlusconi, dopo la mezza apertura di ieri, torna decisamente sui suoi passi e nega ogni possibilità di voto nel 2012: Carlo Bertini, su La Stampa, ci racconta infatti dell’inquietudine dell’inquilino di Palazzo Chigi, preoccupato sempre più che le manovre di parti sociali e diversi pezzi della politica possano essere indirizzate a un cambio di passo e di guardia, ovviamente a suo scapito (per chiarirvi il concetto, date un’occhiata all’intervista a Luisa Todini); come nota infatti Alberto Gentili sul Messaggero, tanti esponenti di primo piano del Pdl stanno sostenendo con forza l’apertura alle proposte lanciate da Casini alla Camera, a partire proprio dalla Commissione per la Crescita, che è il provvedimento che più impensierisce il Cavaliere (perfino il Giornale, con la sua solita rimodulazione dei fatti, prospetta il rafforzamento di un asse tra Pdl e Udc). Massimiliano Amato, su l’Unità però, scava più a fondo e scrive di “tentazioni centriste”: ok al dialogo e al salvataggio della “baracca”, ma poi “Silvio deve andare a casa” (e in questo si trova la quadra con diversi esponenti del Pd, come Letta e Follini e forse – leggete Guerzoni sul Corriere – anche Bersani). Del resto, ha ragione Giampaolo Pansa: come ci si può fidare più di Berlusconi, del “parolaio blu”? – e va bene che la legittimazione popolare è dalla sua, ma saremo pure legittimate noi a dubitarne, no? Claudio Sardo, poi, denuncia il rischio che a pagare il costo delle “goffe” manovre governative siano i soliti noti, ceto medio e famiglie in primis (perfettamente d’accordo, la nostra posizione la trovate su Avvenire), mentre Francesco Cramer sul Giornale ritiene che questa sia una buona manovra, capace anche di convincere la Bce: solo che, per condurla in porto, serve un governo “forte” e con larga maggioranza (le nostre idee hanno fatto breccia anche da quelle parti, eh!). Spazio poi alla tempesta finanziaria vista dall’America: Giuliano Ferrara è convinto che Obama sia incapace di affrontarla e che, a confronto dei radical chic, il “cowboy Bush” fosse molto meglio; Timothy Garton Ash, su Repubblica, analizza il quadro e scommette su un altro default, quello dello storico bipartitismo americano (pare stia nascendo una nuova, importante forza centrista); Eugenio Scalfari, infine, mette a confronto la situazione d’oltreoceano con la nostra.

Berlusconi: nessuna ipotesi di voto nel 2012 (Carlo Bertini, La Stampa)

Il Pdl studia il dopo Cavaliere, e in tanti corteggiano i centristi (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Casini-Pdl, prove tecniche di riavvicinamento (Fabrizio De Feo, Il Giornale)

Tentazioni centriste: «Salviamo la baracca ma poi Silvio a casa» (Massimiliano Amato, L’Unità)

“Dare una mano”. Così Bersani riavvicina il Pd al terzo polo (Monica Guerzoni, Corriere)

L’Udc: non spremete le famiglie (Avvenire)

Todini: “Palazzo Chigi si è mosso in ritardo, è il momento di passare ai fatti” (Umberto Mancini, Il Messaggero)

I timori per quelle misure forzate (Roberto Zuccolini, Corriere)

Il podestà forestiero (Mario Monti, Corriere)

Del parolaio blu non mi fido più. Basta con Silvio (Giampaolo Pansa, Libero)

Unità nazionale. Con chi? (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Una crisi da 5 minuti (Chiara Paolin, Il Fatto)

Strada senza uscita (Claudio Sardo, l’Unità)

Manovra imponente e difficile. Ora ci vuole un governo forte (Francesco Forte, Il Giornale)

La polmonite americana e gli zombie italiani (Eugenio Scalfari, La Repubblica)

Il cowboy Bush meglio dei radical chic (Giuliano Ferrara, Il Giornale)

Ma gli Stati Uniti possono cambiare (Timothy Garton Ash, La Repubblica)

Le Borse crollano, la Rai va in vacanza (Ernesto Galli della Loggia, Corriere)

Bufera sull’addio di Ruffini, “Rai più debole” (Silvia Fumarola, La Repubblica)

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Rassegna stampa, 6 agosto ’11

postato il 6 Agosto 2011
La Politica italiana sembra essersi svegliata da un lungo torpore e torna a ridiscutere di progetti, di programmi, di riforme: e lo fa partendo proprio dalle proposte che Pier Ferdinando Casini ha lanciato alla Camera qualche giorno fa. Il Corriere, infatti, con due articoli a firma di Martirano e Zuccolini, ci mostra come il nostro pungolo centrista abbia rimesso in moto l’attività all’interno dei due grandi partiti, Pd e Pdl:  Berlusconi sembra aver accolto gli input che gli avevamo lanciato (a partire dalla Commissione per la Crescita) e in molti – da Cicchitto a Lupi, passando per Scajola e Fitto – cercano un asse d’intesa nei nostri confronti (in aperto contrasto, è bene notarlo, con il Ministro Tremonti, che invece è alquanto restio al dialogo); stesso discorso anche per i democratici: se da un lato Franceschini chiude (leggete la sua intervista al Riformista), dall’altro il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, ha assicurato collaborazione, spiegando che se “questi stessi provvedimenti il Premier li avesse annunciati alle Camere mercoledì, ora staremmo tutti meglio” (giustissimo). E Bersani? Per ora nicchia, ma Enrico Cisnetto – dalle colonne di Liberal – lo invita a seguire la via tracciata da Casini: serve senso dello Stato, non basta dire che siamo in pericolo; in generale, però, le opinioni della sinistra sono più sulla linea “Franceschini”: per Tito Boeri, su Repubblica, e Massimo d’Antoni, su l’Unità,  si tratta infatti solo di “specchietti per le allodole” (a parte l’anticipo della manovra, nessuna vera decisione) e di “parole senza strategia” (la politica degli annunci ha fallito, non si può più galleggiare); ancora più dura la sinistra “estrema”: Valentino Parlato, sul Manifesto, e Nicola Melloni, su Liberazione, demoliscono senza appello le mosse del Governo: Silvio Berlusconi ha perso “la rotta” e rappresenta ormai un’ostacolo sulla via della ripresa (che forse non arriverà mai, con la crescita del Paese arenatasi all’0,3% e il debito pubblico più alto d’Europa). Secondo Sergio Romano, invece, i primi passi compiuti ieri sono già qualcosa, anche se non bastano, e Mario Deaglio, su La Stampa, chiede infatti più coraggio: bisogna riconoscere la subalternità degli Stati sovrani indebitati nei confronti del mondo della grande finanza e se vogliamo cambiare, quindi, bisogna ripensare profondamente il rapporto tra la Politica e l’Economia (in una prospettiva, magari, finalmente sovranazionale ed europa: leggete Cingolani sul Foglio).

Sì dai centristi. E nel Pd c’è chi apre (Dino Martirano, Corriere)

Sulla crisi il Pdl cerca l’asse con Casini (Roberto Zuccolini, Corriere)

Se Bersani seguisse Casini (Enrico Cisnetto, Liberal)

L’inedito asse Prodi-Casini (Rudy Francesco Calvo, Europa)

Alla prova dei fatti (Carlo Fusi, Il Messaggero)

Come salvare l’Europa (Stefano Cingolani, Il Foglio)

Il dilemma di Silvio. Anticipare anche la data delle elezioni (Ugo Magri, La Stampa)

Franceschini: “Nessun armistizio con Berlusconi” (Tommaso Labate, Il Riformista)

E Berlusconi chiama i leader europei (Andrea Garibaldi, Corriere)

Crisi: il gelo di Confindustria e Abi (Silvio Buzzanca, La Repubblica)

Riapre il Parlamento. Il Pd: premier irresponsabile (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Borsa vuota, Camere aperte (Il Foglio)

Scatta l’operazione miracolo (Gianluca Roselli, Libero)

Rossi: manovra blindata grazie al vincolo della Carta (Monica Guerzoni, Corriere)

Un bis senza risposte (Valentino Parlato, Il Manifesto)

Specchietti per allodole (Tito Boeri, La Repubblica)

Senza rotta (Nicola Melloni, Liberazione)

Più coraggio per cambiare davvero (Mario Deaglio, La Stampa)

Parole senza strategia (Massimo D’Antoni, l’Unità)

L’immobilità di governo e opposizioni (Piero Ostellino, Corriere)

Il muro di gomma (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Il Governo diverso che serve all’Italia (Giovanni Valentini, La Repubblica)

Bene ma non basta (Sergio Romano, Corriere)

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Rassegna stampa, 5 agosto ’11

postato il 5 Agosto 2011
Ieri Silvio Berlusconi ha finalmente incontrato le parti sociali e – dopo il consueto show – si è detto disponibile a rilanciare l’attività di governo accogliendo gli input loro e delle opposizioni. Come ci informano i giornali, però, a stretto giro c’è stato un “controtavolo”, proprio quello delle opposizioni, che hanno riconfermato una strategia comune, ma hanno anche evidenziato alcune differenze: dopo infatti il grande successo del suo intervento alla Camera, Pier Ferdinando Casini ha ribadito lo stop alla stanca litania delle “dimissioni del governo”, perché assolutamente inutile (mentre Bersani è convinto che sia necessario un gesto da parte di B, leggete Casadio su Repubblica) e non perché – così come assicura Cramer sul Giornale, che guarda sempre un film diverso dal nostro – dalle nostre parti si abbia l’intenzione si seppellire il Terzo Polo e abbracciare nuovamente un centrodestra allo sfascio. Roberto Zuccolini sul Corriere e Andrea Carugati su l’Unità ci raccontano interessanti particolari dalle parti del Pdl: stretti infatti nel clima di tensione tra Berlusconi e il ministro Tremonti (ieri i due in conferenza stampa hanno fatto scintille), all’interno del principale partito di maggioranza crescono i sostenitori proprio della linea Casini: apertura alle opposizioni responsabili, sì alla Commissione per la Crescita, sul modello di quella Attali in Francia. Ugo Magri, però ci racconta di una certa freddezza del premier nei confronti delle nostre proposte, per via di un (fondato?) timore: l’idea che – come spiega molto più nel dettaglio Marcello Sorgi – le parti sociali non gli stiano tendendo un’imboscata tesa a scalzare lui e il suo governo. Ora, secondo voi, come è possibile governare serenamente e decisamente l’Italia, quando ci si sveglia la mattina e ci si sente accerchiati? Per questo, come sostiene Maffi su ItaliaOggi, Alfano cerca di riagganciare l’Udc (che però si smarca: e vorrei ben vedere).
Casini: «Ci vuole un armistizio. Noi ci siamo» (Francesco Ghidetti, QN)

Casini: inutile chiedere le dimissioni al governo (Giovanni Casadio, La Repubblica)

Casini tende la mano al Cav e seppelisce il Terzo Polo (Francesco Cramer, Il Giornale)

La mossa di Casini e il rilancio del piano per il passo indietro (Roberto Zuccolini, Corriere)

Berlusconi: “Investirei nelle mie aziende” (Andrea Garibaldi, Corriere)

Silvio e Giulio non si sopportano più. Il Pdl supplica Casini (Andrea Carugati, l’Unità)

Alfano ha agganciato l’Udc ma resta un alleato difficile (Cesare Maffi, ItaliaOggi)

Gelo del premier sull’offerta a Casini (Ugo Magri, La Stampa)

Per Silvio le parti sociali preparano solo una trappola (Marcello Sorgi, La Stampa)

Le parti sociali: subito le misure (Nicoletta Picchio, Sole24Ore)

Le opposizioni: no ai rinvii pronti a lavorare ad agosto (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Il Cav dice cose giuste ma mancherebbe di credibilità (Diego Gabutti, ItaliaOggi)

Tremonti, che resta a fare? (Francesco Cundari, l’Unità)

Tirare le cuoie (Enrico Cisnetto, Il Foglio)

Solo ricette suicide per la crescita (Luciano Gallino, La Repubblica)

L’ostaggio (Loris Campetti, Il Manifesto)

Fallito e vincente (Umberto Ranieri, Il Foglio)

Dimissioni del governo. L’opposizione si divide (Monica Guerzoni, Corriere)

Dibattito in aula, vescovi delusi. L’Avvenire: “Bene soltanto l’Udc” (Il Messaggero)

Ah, le belle crisi di governo… (Bruno Manfellotto, L’Espresso)

Agire subito (Giancarlo Galli, Avvenire)

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Rassegna stampa, 4 agosto ’11

postato il 4 Agosto 2011
Ieri dibattito alla Camera sull’informativa urgente del Premier, Silvio Berlusconi. Così come avevamo pronosticato proprio nelle nostre varie rassegne, tutto si è risolto in una deludente passerella parlamentare: Berlusconi ha preferito non un approccio soft, ma proprio inesistente: si è limitato, infatti, a una replica stanca dei discorsi del 29 settembre e del 13 dicembre – tante promesse, poche realtà (tanto che, leggete Palmerini sul Sole, il “low profile” ha scontentato anche i parlamentari di maggioranza). Deludenti anche l’esordio del neo segretario Pdl, Angelino Alfano, e la replica del leader del Pd, Pierluigi Bersani: tutti i giornali, oggi, sono concordi nel ribadire che l’intervento migliore – una spanna sopra tutti – lo ha tenuto il nostro Pier Ferdinando Casini: “parla Pier Ferdinando, si spengono gli Ipad”, scrive Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera; secondo Marco Tarquinio, poi, “Casini ha dimostrato cosa significa opposizione responsabile”. Pier, infatti, ha anche vanificato il gioco della maggioranza, ripetendo che solo “una fase di armistizio tra i principali partiti può salvare l’Italia”, “non improbabili governi tecnici, ma governi che nascano dalla volontà del Parlamento, dei partiti” e che “il problema oggi non è la liquidazione politica di Berlusconi”: pensare che “la fine politica di qualcuno significhi il successo” significa sottovalutare “le difficoltà che abbiamo davanti e il momento che stiamo vivendo”. E, in conclusione, ha anche lanciato dei punti fondamentali per il rilancio della nostra economia (proprio per questo è riuscito a raccogliere i maggiori consensi): anticipare la riforma fiscale, aumentare la tassazione delle rendite finanziarie, liberalizzare la rete energia, lanciare una Commissione per la Crescita (su Liberal, con un articolo di Errico Novi, ne trovate un’analisi attenta – mentre Savino Pezzotta chiede una svolta immediata). Sergio Rizzo scrive, sul Corriere, di “attese deluse”, mentre Franco Cangini su QN rileva alcuni “segnali di vita nella palude parlamentare” e loda – anche lui – il nostro discorso responsabile e “con i piedi piantati per terra”: imperdibile, poi, l’attacco sferrato dall’AD di Fiat, Sergio Marchionne, che ha chiesto – trovate tutto su La Stampa – un “cambio di leadership”, perché solo così si può veramente uscire dalla crisi (concordiamo perfettamente). Secondo Micaela Bongi, che trovate sul Manifesto, l’intervento che abbiamo sentito ieri è quello di uno “statista” ormai arrivato alla fine della propria parabola, mentre secondo di Tito Boeri, forse, sarebbe stato meglio che il Premier non avesse proprio parlato; infine, assai interessante, è il retroscena del Corriere, a firma di Maria Teresa Meli, sull’armistizio tra Giulio e Silvio: anche perché, secondo Claudia Fusani sull’Unità, mentre questi due si fanno la guerra, Angelino Alfano cerca di vincere la propria personalissima battaglia all’interno del Pdl (sarà vero?).

Casini: “Tavolo comune per favorire la crescita” (Errico Novi, Liberal)

Casini apre uno spiraglio e scarica Pd e Idv (Il Giornale)

Bersani: basta, si dimetta. Casini: serve un armistizio (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Bersani va all’attacco: “Tutto sbagliato”. Casini offre un patto (Monica Guerzoni, Corriere)

Berlusconi: “Più forti della crisi”. E pensa di anticipare la manovra (Francesco Cramer, Il Giornale)

Berlusconi arruola Pier e pensa al piano B (Salvatore Dama, Libero)

Il premier parla agli elettori e snobba la proposta Casini (Ugo Magri, La Stampa)

Il Cav. difende la solidità dell’Italia e segue la via dialogante del Quirinale (Il Foglio)

Segnali di vita nella palude (Franco Cangini, QN)

Quella “fiaccola” che allunga la vita allo statista (Micaela Bongi, Il Manifesto)

Pdl, tra il premier e Tremonti. Alfano vince la sua partita (Claudia Fusani, l’Unità)

Parole in libertà (Tito Boeri, La Repubblica)

Paradosso senza sbocchi (Carlo Fusi, Il Messaggero)

Ora misure choc come fecero gli inglesi nel 2008 (Luca Fornovo, La Stampa)

Non ci siamo. Una svolta o si muore (Savino Pezzotta, Liberal)

Marchionne: “Per ridare credibilità all’Italia serve una leadership più forte” (Marco Alfieri, La Stampa)

Malumori anche nel Pdl e nella Lega per il basso profilo (Lina Palmerini, Sole24Ore)

L’urgenza della realtà, l’obbligo di cambiare passo (Stefano Folli, Sole24Ore)

Le attesa deluse (Sergio Rizzo, Corriere)

L’armistizio tra il Cavaliere e Tremonti (Maria Teresa Meli, Corriere)

La fatica e il coraggio (Marco Tarquinio, Avvenire)

I deputati Udc: “Così il Governo soffoca il pluralismo” (Avvenire)

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Rassegna stampa, 3 agosto ’11

postato il 3 Agosto 2011
Oggi tentiamo insieme una lunga analisi ragionata sugli articoli che abbiamo selezionato per la nostra rassegna stampa. Argomento chiave è senza dubbio l’intervento che il Premier Silvio Berlusconi terrà oggi alle Camere in relazione al rischio default che grava sul nostro Paese: l’intervento, inizialmente previsto per le 15, è stato posticipato al pomeriggio, perché l’entourage di Palazzo Chigi ritiene più prudente parlare a mercati chiusi; e questo, già, vanifica parte del possibile risultato che un simile intervento poteva riscuotere: Il Foglio, infatti, ha pubblicato un interessante editoriale in cui si avanzavano alcune ipotesi sul “come” il Premier avrebbe potuto convincere i mercati, ma ora che la paura del confronto con le piazze economiche ha prevalso, viene scontato pensare che quello di oggi pomeriggio altro non sarà che una bella “passerella parlamentare”. Del resto, Francesco Bei su Repubblica ci offre un ricco retroscena sulle mosse di Berlusconi (la cui popolarità è crollata al 23%), che ai suoi più fidati collaboratori avrebbe raccomandato prudenza: “un tonfo e qui salta tutto” è il mantra ricorrente; anche perché sull’intervento alle Camere grave lo scetticismo di Lega e Tremonti e l’aperta ostilità di Bossi (che, nel frattempo, leggete Setti sul Giornale, è tornato ad indossare la “canottiera”: evviva!). Ma sapete cos’è la cosa più grave? La completa assenza del Ministro dell’Economia, che in momenti come questi dovrebbe rappresentare un baluardo e una sicurezza: e invece, il nostro Tremonti è sommerso dallo scandalo in cui è precipitato e Berlusconi penserebbe già a sostituirlo il prima possibile (circolano già i primi nomi: Grilli di Bankitalia, il ministro Sacconi e l’appena ottantenne Dini): secondo Feltri, sul Giornale, però, si tratterebbe solo di una toppa momentanea e forse, come rammendo, sarebbe peggio del buco. La Stampa, con uno speciale focus, chiede a due economisti di peso – quali Fitoussi e Savona – come e se Berlusconi riuscirà a convincere i mercati: per il primo, è assolutamente impossibile, mentre il secondo è più attendista; nettamente più drastico è il premio Nobel Micheal Spence, intervistato su Repubblica: la colpa non è del “contagio mondiale”, ma del nostro Governo, sempre più “distratto” e “in crisi”. Imperdibile è l’editoriale del direttore De Bortoli sul Corriere, che chiede più coraggio e decisione e al Premier di “preoccuparsi, per una volta, dei problemi dell’Italia”. E, in tutto questo, i cittadini come si sentono? Leggete l’ottimo Macaluso sul Riformista: ci sentiamo presi in giro, ubriacati di belle parole e bei discorsi, quando qui (e ha ragione Casini, che trovate su QN) servono i “fatti” e servono ora. Fatti che il Terzo Polo comincia a produrre: al Senato, ieri, è stata infatti presentata un’ottima proposta di legge avanzata dal senatore Nicola Rossi: l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione. Diciamo basta alla sproporzione tra entrate e uscite: serve responsabilità degli amministratori, per scongiurare l’aggravarsi della situazione.

Il Cavaliere: “Un tonfo e salta tutto” (Francesco Bei, La Repubblica)

Berlusconi calmerà i mercati? (La Stampa)

Vertice sull’Economia. Oggi Berlusconi in Aula (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Spence: “Governo distratto, navigate a vista” (Eugenio Occorsio, La Repubblica)

Primo: domare subito l’incendio (Ferruccio De Bortoli, Corriere)

Premier, la fiducia crolla al 23% (Jacopo Iacoboni, La Stampa)

Il cittadino con le spalle al muro (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Così il Cav. cercherà di convincere i mercati che l’Italia sta in piedi (Il Foglio)

Casini (QN)

Su Verdini la Camera dice no ai magistrati (La Discussione)

Su Tremonti e non solo (Vittorio Feltri, Il Giornale)

Ma sul superministro spunta l’ombra del commissariamento (Roberto Zuccolini, Corriere)

Una regola di responsabilità di fronte alla crisi dei mercati (Luca Cordero di Montezemolo, ItaliaFutura.it)

“Obbligo di pareggio nella Carta”. Parte la proposta del Terzo Polo (Alessandro Fulloni, Corriere)

Nicola Rossi: vincoli di bilancio in Costituzione (Sole24Ore)

E la Camera si allunga le vacanze. Tutti al mare fino a metà settembre (Pier Francesco Borgia, Il Giornale)

Metamorfosi di Bossi. Torna alla canotta per tenersi la Lega (Paola Setti, Il Giornale)

La spinta del Colle: il dovere del dialogo (Marzio Breda, Corriere)

Il silenzio irrituale sui ministeri al Nord (Michele Ainis, Corriere)

“Guerriglia nel Cie, è strategia della violenza” (Alberto Custodero e Corrado Zuninoo, La Repubblica)

Esplosiva Isola Capo Rizzuto (l’Unità)

Ecco perché ho rinunciato al referendum antiporcellum (Stefano Passigli, La Stampa)

Disconoscere l’avversario, errore fatale di destra e sinistra (Liberal)

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Rassegna stampa, 2 agosto ’11

postato il 2 Agosto 2011
Le opposizioni non mollano la presa e continuano (forti del sostegno delle parti sociali) ad incalzare il governo: basta chiacchiere o manovre impasticciate, qui servono i fatti; se Berlusconi non ne è capace, se ne vada. Ieri le borse hanno bruciato oltre 15 miliardi e il divario tra i nostri titoli e quelli tedeschi si fa sempre più ampio e pericoloso: il leader Pd lo ripete anche a Goffredo De Marchis, su Repubblica, “il Paese sente la paura e c’è bisogno di una svolta” – che nella sua visione dovrebbe tradursi nel voto anticipato. Soluzione possibile, che però l’Udc vorrebbe scongiurare, in favore di un largo “armistizio” fra i partiti che si traduca in un serio governo di larghe intese (e su questa scelta, leggete il Sole, pare si sia trovata un’intesa tra la Confindustria di Emma Marcegaglia e proprio il nostro Pier Ferdinando Casini): Rocco Buttiglione, su Liberal, spiega il perché di una simile mossa (“una volta il rango di un Paese era determinato dall’esito delle guerre, ora dall’esito delle grandi crisi: sempre guerra è, ecco perché serve una grande coalizione), mentre Giavazzi sul Corriere chiede “decisioni coraggiose”, perché questa è l’ultima occasione per un rilancio serio. Stessa analisi anche da parte del nostro capogruppo al Senato, Gianpiero D’Alia, che – intervistato dall’Unità – attacca duramente l’inconsistenza della maggioranza e sostiene che “tocca alle opposizioni salvare il Paese”: dov’è il Premier? Eh beh, ce lo siamo chiesti più di una volta in questa settimana e finalmente Palazzo Chigi sembra essersi svegliato. Domani, infatti, Berlusconi parlerà alle Camere (ma, come scrive Bertoncini su ItaliaOggi, non sarà semplice convincerle) e giovedì incontrerà finalmente le parti sociali. En passant, poi, ancora spazio al Tremontigate: Giuliano Ferrara intravede un’unica via d’uscita (dimissioni da parte del ministro – che, a giudizio dell’Elefantino, equivarrebbero a pubbliche scuse); Zuccolini e Franco sul Corriere analizzano la freddezza del Premier su questa vicenda (nemmeno l’attacco speculativo sembra ridurre le distanze tra lui e Tremonti); Di Giovanni, infine, sull’Unità si concentra su un altro particolare importante (e che si ricollega al discorso fatto su di un’intesa tra Marcegaglia e Casini): l’abbandono di Confindustria, un tempo alleato di ferro, nei confronti dell’inquilino di Via XX settembre, per giocare – finalmente – una partita in proprio.

Bersani e Casini incalzano: ora i fatti o Silvio se ne vada (Mario Sanganelli, Il Messaggero)

Bersani: “Il paese sente la paura e i mercati chiedono una svolta. Votiamo subito come in Spagna” (Goffredo De Marchis, La Repubblica)

Pd e Udc: passo indietro unica soluzione alla crisi (Luca Ostellino, Sole24Ore)

Crisi: Berlusconi domani alle Camere poi incontrerà imprese e sindacati (Umberto Rosso, La Repubblica)

Il premier domani in Parlamento. Poi il vertice con le parti sociali (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Come una guerra: grande coalizione (Rocco Buttiglione, Liberal)

Le opposizioni: no al governo tecnico (Silvio Buzzanca, La Repubblica)

Ultima occasione per una svolta (Francesco Giavazzi, Corriere)

Per il Cav in Parlamento non sarà una passarella (Marco Bertoncini, ItaliaOggi)

D’Alia: “Governo fantasma. Tocca alle opposizioni salvare il Paese” (l’Unità)

Sud, l’energia dimenticata (Gianfranco Viesti, l’Unità)

Perché Bologna non va dimenticata (Miguel Gotor, La Repubblica)

Ferrara: “Dia le dimissioni e Silvio le rifiuti” (Andrea Garibaldi, Corriere)

Era l’alleato di ferro. Ora Confindustria non gli crede più (Bianca Di Giovanni, l’Unità)

Critiche e nuove difficoltà. L’isolamento del super ministro (Roberto Zuccolini, Corriere)

L’attacco speculativo non riduce le distanze tra premier e ministro (Massimo Franco, Corriere)

La Lega si rimangia la linea Papa: no all’uso delle telefonate di Verdini (Liana Milella, La Repubblica)

Il Terzo Polo attacca: “Stop ai rapporti” (Liberal)

Il dialogo sarà inutile. A meno che Casini… (Davide Giacalone, Libero)

Benvenuti al Sud (con cento e lode) (Roger Abravanel, Corriere)

A Bari immigrati in rivolta (Eloisa Covelli, Il Riformista)

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Rassegna stampa, 1 agosto ’11

postato il 1 Agosto 2011
Sui giornali di oggi largo spazio alla risposta congiunta che ieri Pd e Udc hanno indirizzato all’appello delle parti sociali e chiedono un incontro subito per mettere a punto proposte concrete di sviluppo economico: serve un “tavolo comune” sulla crisi, da lanciare subito, senza aspettare la ripresa dei lavori a settembre. Una mossa che ha incontrato il placet di Confindustria e dei sindacati e che ha colto in contropiede Palazzo Chigi, che infatti è subito corso ai ripari, dicendosi disponibile a “parlare alle Camere e al Paese”: Marco Galluzzo sul Corriere e Ugo Magri su La Stampa ci raccontano i retroscena di questa improvvisa decisione; si pensa a due mosse: negare ogni addebito tra l’attuale governo e i problemi economici e lanciare un messaggio di “ottimismo”: ma, come spiega bene il nostro Galletti intervistato sul Messaggero, Berlusconi non sa davvero cosa fare e questi sono solo segnali di debolezza. Secondo Cramer, che trovate sul Giornale, invece, questa mossa punta ad alzare una diga contro ogni tipo di “ribaltone” (hanno la fissa del complotto, però) –  mentre Francesco Cundari sull’Unità lancia un avvertimento ben preciso: le opposizioni hanno il dovere morale e politico di intervenire per salvare l’Italia, ma non si può pensare di offrire, in questo modo, una via di salvezza a Berlusconi, nel modo più assoluto. Quindi, la soluzione del governo di unità nazionale può funzionare, a patto – come abbiamo sempre sostenuto – che l’attuale maggioranza riconosca davanti al Parlamento e a tutti gli italiani le proprie gravissime insufficienze (e stando anche attenti al rischio di oligo-tecnocraticismi, interessante a tal proposito Panebianco sul Corriere): bisogna riunificare l’Italia, seguendo – così come indica Sabbatucci sul Messaggero – l’esempio del Presidente Napolitano.

Pd e Udc, invito alle parti sociali (Roberto Giovannini, La Stampa)

Crisi, proposta Bersani-Casini (Roberto Brunelli, l’Unità)

Bersani e Casini alle parti sociali: “Un tavolo comune sulla crisi” (Fabrizio Rizzi, Il Messaggero)

Berlusconi e la crisi: c’è la disponibilità a parlare alle Camere (Marco Galluzzo, Corriere)

Galletti: solo segnali di debolezza a Palazzo Chigi non sanno che fare (Il Messaggero)

Berlusconi alza una barricata contro il golpe (Francesco Cramer, Il Giornale)

Salvare l’Italia, non Berlusconi (Francesco Cundari, l’Unità)

“Parlare al Paese”. Il dilemma di Silvio (Ugo Magri, La Stampa)

Morando: “E ora un governo Monti” (Fabio Martini, La Stampa)

L’Italia unita dal Colle più alto (Giovanni Sabbatucci, Il Messaggero)

L’emergenza è la crisi, ma resta il processo lungo l’ossessione del premier (Andrea Carugati, l’Unità)

Tremonti e Bersani, l’incapacità di scusarsi (Giuliano Ferrara, Il Foglio)

La deriva del partito personale (Ilvo Diamanti, La Repubblica)

Il “sistema Sesto” dalle lire agli euro. Versamenti fino all 2007 (Biagio Marsiglia, Corriere)

Il Parlamento paga l’eredità scomoda dei partiti defunti (Carlo Bertini, La Stampa)

Governi tecnici tra mito e realtà (Angelo Panebianco, Corriere)

Avvenire: “I cattolici non saranno minoranza” (Il Messaggero)

Accuse al peone anti-privilegi e anche la Lega difende la Casta (Carlo Bertini, La Stampa)

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Rassegna stampa, 31 luglio ’11

postato il 31 Luglio 2011
Che il momento sia estremamente difficile si sa. Noi, da parte nostra, ci sforziamo di ripeterlo e di ricordarlo da molto tempo ormai (e non certo per mero disfattismo) e Pier Ferdinando Casini, intervistato oggi dal Corriere, torna a chiedere a gran voce “un armistizio” tra le forze responsabili che precluda alla nascita di un “governo di unità nazionale”: «il presidente del Consiglio dovrebbe prendere coscienza della caduta verticale di consenso del governo e scegliere una delle due opzioni possibili: andare dritto alle elezioni oppure dare il via libera ad un esecutivo di unità nazionale composto dal centrodestra insieme alle forze responsabili dell’opposizione»; perché, se si continua su questa pericolosa china, «il Paese va a rotoli». Il nostro leader chiede poi a Berlusconi che si convochino al più presto le parti sociali, che nei giorni scorsi avevano chiesto una netta inversione di tendenza: serve una reazione decisa e subito; non possiamo più permetterci di tergiversare, bisogna avere (così come chiede anche Claudio Sardo dalle colonne de L’Unità) “il coraggio di fare le riforme”: riforme che puntino a un riequilibrio della situazione e che permettano la sintesi e l’unità nel nostro Paese, ormai sempre più fratturato tra opposti (leggete, interessantissimo, Bonomi sul Sole). Linea che trova eco anche nelle interviste rilasciate da Fini al Messaggero e D’Alema all’Unità. Spazio poi, ancora, al Tremonti-gate: dopo che il Ministro si è detto preoccupato e “spiato”, la Procura ha deciso di avviare un indagine, ma – anche nel centrodestra, leggete l’articolo del Giornale e Sechi sul Tempo – c’è chi comincia a dubitare della buonafede del titolare del dicastero dell’economia e sospetta che ci sia qualcosa oltre ad errori bonari e stupidaggini commesse: secondo il Fatto, questo scandalo che ha “dimezzato” Tremonti è un ottimo colpo per Berlusconi, che così può riprendere fiato e riannodare i fili con l’aerea anti Tremonti nel Governo: e infatti, così come fa notare Stefano Folli sul Sole, lo stato di isolamento del Ministro all’interno della compagine governativa è evidente: nessuno gli ha espresso solidarietà pubblica e la speranza è la crisi di un uomo non travolga tutti. Infine, da Repubblica, con il ricordo di Colaprico e del direttore Mauro, diciamo addio anche noi al grande Beppe D’Avanzo: che, per chi scrive, è sempre stato un modello di onestà, rettitudine e professionalità. Ciao e grazie.

Casini: “Ci vuole un armistizio. Governo di unità nazionale” (Roberto Zuccolini, Corriere)

Fini: “Tremonti chiarisca è un caso senza precedenti” (Claudio Fusi, Il Messaggero)

D’Alema: “È il fallimento del governo Berlusconi non della politica” (Francesco Cundari, Unità)

Carraro: “Per rilanciare l’Italia serve un governo che ci ridia credibilità” (Roberto Brunelli, Unità)

Nuove sintesi per le mille Italie (Aldo Bonomi, Sole24Ore)

Le parti sociali incalzano: “Serve una reazione subito” (Stefania Tamburello, Corriere)

Il coraggio delle riforme (Claudio Sardo, L’Unità)

Vietti: “Basta con le invasioni di campo”. Politici: più etica. Toghe: equilibrio (Danilo Paolini, Avvenire)

Tremonti spiato e pedinato, summit dei magistrati e la Procura apre un’inchiesta (Maria Elena Vincenzi, La Repubblica)

Tremonti dimezzato il salvavita di B. (Fabrizio d’Esposito, Il Fatto)

Mancano le barbe finte (Mario Sechi, Il Tempo)

La solitudine del ministro (Stefano Folli, Sole24Ore)

La pozzanghera del malaffare (Ernesto Galli della Loggi, Corriere)

Doppio colpo al ministro: Confindustria lo molla e la Finanza lo smentisce (Il Giornale)

De Nicola, Pertini e Ciampi. Vecchie lezioni di austerità che la crisi riporta di moda (Filippo Ceccarelli, La Repubblica)

Ciao Peppe, grande firma di Repubblica (Piero Colaprico, La Repubblica)

La forza e il coraggio (Ezio Mauro, La Repubblica)

I No Tav e la rinuncia alla violenza: la strada obbligata per non isolarsi (Marco Imarisio, Corriere)

Giorgio dà l’esempio e si taglia lo stipendio (Alberto Di Majo, Il Tempo)

Caso Noè: “Una discriminazione gravissima” (Chiara Unguendoli, Avvenire)

Albo inutile, non tutela nessuno (Vittorio Feltri, Il Giornale)

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Rassegna stampa, 30 luglio ’11

postato il 30 Luglio 2011
La bufera scatenatasi sul ministro Tremonti si fa sempre più forte e, anche dopo la lettera “chiarificatoria” inviata al Corriere ieri, non accenna a placarsi: il Giornale di oggi scrive infatti di “doppia versione”, con numerose incongruenze tra quella rilasciata al Corsera e quella a Repubblica e, dopo questa presa in giro, l’Udc torna a chiederne le dimissioni (trovate tutto sul Sole). Sergio Romano, sempre sullo storico quotidiano milanese, torna sulla lettera di Tremonti di ieri e nota ancora troppe zone d’ombra (una su tutte, l’idea che un Ministro delle Finanze paghi in nero l’affitto di casa propria è davvero inaccettabile), mentre Francesco Rutelli, intervistato dal Fatto, e Carlo Galli, con un ottimo commento su Repubblica, fanno qualche domanda ben circostanziata sugli aspetti tecnici dei fatti: per esempio, si chiede il leader dell’Api, perché se Tremonti si sentiva minacciato, non ha mai sporto denuncia al Copasir? Marcello Sorgi e Massimo Franco – su La Stampa e il Corriere – provano invece a fare qualche riflessione sulle ricadute politiche reali di questa vicenda: certamente il Parlamento vorrà avere quelle risposte che finora sono mancate, ma non subito; più plausibile è che si aspetti settembre, quando si avrà un quadro reale delle dimensioni dell’affaire e si capirà se e come potervi fare leva per scalzare il governo. Il problema, però, è molto più vasto di come possa sembrare: una nuova questione morale sembra ormai esplosa (leggete Valentini su Repubblica) e il nodo principale della questione è quel senso di fiducia nelle istituzioni che avevano i cittadini e che è stato demolito da una classe politica sconsiderata (Brambilla su La Stampa, interessantissimo). Spazio poi alle reazioni all’approvazione in Senato del cosiddetto processo lungo: mentre Liana Milella su Repubblica fa un quadro generale dei processi ora a rischio (dal dibattimento sul caso Unipol alla strage di Viareggio), Calvi sul Riformista ci racconta le mosse compiute dal neo ministro Palma in questa occasione: c’era chi sperava che si potesse ricucire e ascoltare il parere dei magistrati? Illusi, il “sigillo di Nitto” non ha avuto gli effetti sperati: tanto che c’è chi, come Davide Giacalone su Libero, scrive di “ennesima occasione sprecata” (imperdibile poi Ferrarella sul Corriere che spiega perché questa legge è, ahinoi, molto peggio che “solo” ad personam). Il tutto, mentre Berlusconi si sente minacciato da Gheddaffi, Alfano boccia il ritorno a Forza Italia e Bossi si prepara allo scontro con Napolitano (dopo aver sospeso, per tre mesi, Borghezio).

Caso Milanese: la doppia versione di Tremonti (Gian Battista Bozzo, Il Giornale)

L’Udc: presa in giro, si dimetta (Sole24Ore)

Le frasi choc finiranno in Parlamento (Marcello Sorgi, La Stampa)

La fiducia smarrita (Michele Brambilla, La Stampa)

Un ministro indebolito ma a tutti conviene rinviare all’autunno (Massimo Franco, Corriere)

Tremonti: “Fare di più, sentiremo anche Fmi e Ocse” (Davide Colombo, Sole24Ore)

Rutelli: “Non ha fatto denuncia? Chiediamoci perché” (Il Fatto)

Quello che il Ministro non ha ancora detto (Sergio Romano, Corriere)

Qualche domanda al Ministro e al Pd (Carlo Galli, La Repubblica)

E ora va in onda la questione morale (Giovanni Valentini, La Repubblica)

Processo lungo. Il sigillo di Nitto (Alessandro Calvi, Il Riformista)

Processo lungo: fiducia con proteste (Dino Martirano, Corriere)

I tre motivi per cui questa legge non è solo ad personam (Luigi Ferrarella, Corriere)

Da Unipol-Bnl alla strage di Viareggio le cause a rischio per i testimoni infiniti (Liana Milella, La Repubblica)

Cosa c’è di giusto (e di sbagliato) nel processo lungo (Davide Giacalone, Libero)

“Perché Papa usava i telefonini di altri?” (Guido Ruotolo, La Stampa)

“Lui me l’ha giurata. Lo so da fonti certe” (Francesco Verderami, Corriere)

Italia, spread ai massimi e nei conti del Tesoro si apre un buco di 4 miliardi (Roberto Petrini, La Repubblica)

Il j’accuse dei Radicali: “Carceri, solo l’1% nei media” (Sole24Ore)

Cappellacci: pronto a restituire la tessera Pdl (Corriere)

Bossi: parlerò io a Napolitano. E caccia Borghezio per tre mesi (Marco Cremonesi, Corriere)

Alfano boccia il ritorno a Forza Italia e pensa di fare il Partito Popolare (Enrico Paolo, Libero)

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