Tutti i post della categoria: Rassegna stampa

Rassegna stampa, 1 ottobre 2011

postato il 1 Ottobre 2011
Continuano i giochi di palazzo intorno alla nomina del successore di Draghi a Bankitalia: sul Messaggero trovate la posizione di Casini, che chiede al Premier un atto di decisione, perché non si può pensare di minare l’indipendenza di Palazzo Koch solo per i veti e le ripicche interne alla maggioranza di governo, (che continua a latitare sulle necessità legate alla crisi economica, ma che procede spedito sulla legge antiintercettazioni, leggete Martirano sul Corriere). Spazio poi al richiamo di Napolitano in chiave nazionale e antileghista (leggete Mauro su Repubblica), l’appello di Della Valle (a pagamento e di dubbia interpretazione) e il commento di Alimonte sulla riforma elettorale.
Casini: “Con gli amici di Vasto parliamo del piano delle imprese” (l’Unità)

Bankitalia, governo sotto accusa. Casini: basta veti, premier decida (Mario Stanganelli, Il Messaggero)

L’unità ritrovata dei cattolici. In campo 16 milioni di iscritti (Paolo Conti, Corriere)

Della Valle: Politici, ora basta (Diego Della Valle, Corriere)

Quando la giustizia è “double face”, le procure fanno il gioco dell’oca (Pierluigi Battista, Corriere)

Nel Pdl parte l’attacco al dissidente Pisanu (Alberto d’Argenio e Alessandra Ziniti, La Repubblica)

La coscienza dello Stato (Ezio Mauro, La Repubblica)

Il rischio di riforme affrettate (Roberto D’Alimonte, Sole24Ore)

Il Pdl apre all’Udc sulle intercettazioni. Il Pd: ostruzionismo (Dino Martirano, Corriere)

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Rassegna stampa, 30 settembre 2011

postato il 30 Settembre 2011
La nostra rassegna stampa di oggi è assai “succulenta”, con diverse “matrici” di lettura. Si parta da quella squisitamente politica, con i guai e i rimescolamenti interni al centrodestra: ieri il deputato Pdl Santo Versace ha abbandonato il suo partito, aderendo al Gruppo Misto (anche se voci insistenti lo danno prossimo a un passaggio con l’Udc), che ormai è in fase di “sbriciolamento” (così come spiega a Roncone sul Corsera): altri 15 deputati starebbero meditando un passaggio simile e Monica Guerzoni ci racconta di un pranzo con Pisanu di 12 senatori “inquieti”, delusi dalla linea attendista e inconcludente del governo e orientanti verso nuovi lidi politici (“c’è il rischio di qualche sgradita sorpresa”). Quali siano, però, questi lidi politici non è semplice definirlo: dopo la prolusione del Card. Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, molti opinionisti si sono detti convinti che il rapporto politico che c’era tra la Chiesa e Berlusconi possa dirsi definitivamente concluso e che, molto presto, il centrodestra potrebbe riarticolarsi in modo assolutamente nuovo, mettendo finalmente da parte il berlusconismo: come spiega bene, infatti, Damilano sull’Espresso, il vero succo del discorso di Bagnasco non sta nell’attacco sferrato al Premier (ormai da molto tempo i vescovi italiani non lo considerano più un interlocutore) ma nell’esplicita richiesta ai cattolici di riorganizzarsi e tornare ad essere centrali in uno schieramento politico ben definito (tesi contestata dal direttore dell’Unità, Claudio Sardo). Ma come? Rifacendo la Dc, forse? No. Un partito cattolico monolitico non serve più a nessuno: l’esempio da seguire c’è e si chiama PPE (Labate sul Riformista ci racconta delle strategie a tal proposito di Angelino Alfano). È senza dubbio una strategia affascinante, ma che non ci convince in pieno: Alfano ci ha deluso più volte, non riuscendo a dimostrare un’autonomia di pensiero e di azione politica che gli permetta di superare la “sindrome del berlusconismo” e finché il centrodestra non si decide a chiudere questa deludente fase politica e ad aprirsi a nuove sfide, un dialogo tra noi e loro (come auspicato da Balardinelli sul Foglio) è impensabile, oltre che impossibile. Altra matrice di lettura è quella economica: ieri il contenuto della lettera inviata da Draghi e Trichet al Governo italiano è stato svelato e ha dimostrato, ancora una volta, come Berlusconi e Tremonti siano stati incapaci di affrontare adeguatamente la crisi – che pure poteva essere, come abbiamo sempre ripetuto noi e sostiene oggi Sofri su Repubblica, un’occasione (vi abbiamo selezionato tre commenti da leggere a tal proposito: uno di Palmerini sul Sole, un altro di Sabatucci sul Messaggero e un ultimo di Menichini su Europa); il grave è che questa incapacità cronica si riflette in ogni azione del governo: prova ne è la mortificante gestione della successione alla Banca d’Italia: non si riesce a scegliere tra Grilli e Saccomanni, minando così l’autonomia gestionale di Palazzo Koch.

Casini: “Non devono scegliere il direttore di un Tg” (Il Giornale)

Versace: “Esco dal Pdl, si sta sbriciolando tutto” (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera)

A pranzo con Pisanu 12 senatori ribelli. Il rischio di sorprese (Monica Guerzoni, Corriere)

Alfano a Bruxelles per sposare il Ppe (Tommaso Labate, Il Riformista)

Ricomincio dalla Tecno-Dc (Marco Damilano, L’Espresso)

Cattolici dopo Berlusconi (Claudio Sardo, l’Unità)

Il pubblico decoro non basta, ci vuole la politica (anche con il Pdl e l’Udc) (Sergio Balardinelli, Il Foglio)

Pensioni e liberalizzazioni, lettera Bce senza risposte (Lina Palmerini, Sole24Ore)

La lettera della BCE senza risposte (Giovanni Sabbatucci, Il Messaggero)

Una lettera indirizzata anche a noi (Stefano Menichini, Europa)

L’occasione della crisi (Adriano Sofri, La Repubblica)

Cellulari, l’asta delle frequenze porta allo Stato 3,9 miliardi (Sara Bennewitz, Repubblica)

«No alla legge bavaglio», la protesta arriva in piazza (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Tg1, Minzolini indagato per il caso della Ferrario (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Geremicca – Terzo polo, una chimera per il Pd (Federico Geremicca, La Stampa)

Buttiglione – Una proposta da prendere sul serio (Rocco Buttiglione, Liberal)

Nel partito assedio a Tremonti. E Saccomanni resta in pole (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Fuori dal tunnel (Massimo Gramellini, La Stampa)

Perché Bersani s’è infilato in quel radicale pasticcio (Salvatore Merlo, Il Foglio)

Ma che si aspetta? (Luigi Campiglio, Avvenire)

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Rassegna stampa, 28 settembre 2011

postato il 28 Settembre 2011
Nel bel mezzo della crisi e nel generale quadro della politica immobilista, qualcosa si muove. Da mesi, ormai, ve lo abbiamo raccontato anche noi nella nostra rassegna, il mondo cattolico (fatto da associazioni, movimenti, intellettuali e uomini politici) ha cominciato a ridialogare al proprio interno, cercando un terreno di interlocuzione comune, per superare definitivamente l’infruttuosa stagione della “diaspora” post-Dc (trovare un intervento di Casini a tal proposito, assai interessante). Un riassunto generale della situazione ce lo fornisce De Marchis su Repubblica, che ci spiega come – specie dopo la prolusione di Bagnasco di qualche giorno fa – appaia evidente e ormai prossima la nascita di un nuovo “soggetto” politico, che raccolga i cattolici dispersi e desiderosi di portare una ventata di nuovo ossigeno alla stantia politica italiana: “dalle macerie del Pdl e dalla resistenza dell’Udc”, scrive il notista politico, “nascerebbe questa nuova forza”; non una nuova Dc, ma la sezione italiana del PPE (ma è così berlusconiana come strategia direte voi! E invece no: perché noi abbiamo sempre lavorato per creare un Partito Popolare, “altri” si sono impegnati per far nascere un Partito Populista). Come ci spiega Alessandro Da Rold su Lettera43, infatti, il convegno che si terrà a Todi il prossimo fine ottobre sarà il momento chiave (per usare le parole di Francesco Bonini, editorialista del Sir) per «articolare una proposta» per superare «il senso di blocco che segue quasi 20 anni di alternanze, tra il centrodestra e il centrosinistra, in cui l’alternativa non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza di governo con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema».

E le associazioni unite sfidano i partiti: “Se il dialogo fallisce, faremo da soli” (Goffredo De Marchis, La Repubblica)

Macaluso – Bagnasco parla. Ma il Pd capisce? (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Democrazia vaticana (Alessandro Da Rold, Lettera43)

E dal faccia a faccia, Giulio esce più forte (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Alla cena con Bossi torna il pressing sulle pensioni. Il Senatur incita l’amico Giulio a misure «nordiste» (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Trichet: i governi rispettino i patti. L’Italia? Con la crescita può farcela (Marika De Feo, Corriere della Sera)

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Rassegna stampa, 25 settembre 2011

postato il 25 Settembre 2011
Grande spazio sui giornali di oggi all’Udc: Pier Ferdinando Casini, infatti, ha partecipato ieri a un convegno organizzato dai Circoli Nuova Italia, vicini a Gianni Alemanno, insieme al leader di Sel, Nichi Vendola. Lorenzo Fuccaro, sul Corriere, ce ne fa un interessante resoconto, mettendo l’accento proprio sul clima di reciproco ascolto ed interesse che c’era fra i vari partecipanti: anche se, cioè, molte delle proposte erano divergenti e spesso proprio contrastanti, il confronto è stato fruttuoso, con addirittura alcuni punti di sintonia. Altro intervento di Casini che trovate sui giornali, è quello legato ai referendum elettorali: la modifica della legge elettorale va fatta in Parlamento, e in ogni caso la priorità numero uno è quella di uscire dalla crisi: o il Pdl è già convinto di averci portato fuori dal tunnel (non quello della Gelmini, per carità)? No, perché se davvero qualcuno pensasse una cosa del genere, basta comprare il Sole 24 Ore di oggi: ci troverete un dossier interessantissimo, redatto da Confindustria, sui 5 punti per uscire dalla crisi e rilanciare la nostra economia (pensioni, infrastrutture, tasse, privatizzazioni e liberalizzazioni): punti su cui il governo ha sempre latitato e che invece sono stati al centro delle nostre proposte, a partire dalla contromanovra che aveva presentato il mese scorso. Sarà solo un caso, quindi, che – come si evince dall’osservatorio di Mannheimer di oggi – anche all’interno del Pdl ci sia chi chiede sempre con maggiore insistenza il passo indietro di Berlusconi (prendete per esempio il Formigoni di oggi)? Spazio poi ai commenti: ottima Irene Tinagli su La Stampa; Scalfari su Repubblica; imperdibile, poi, Mucchetti sul Corriere, che ci spiega perché la Lega di Umberto Bossi voterà contro la sfiducia al Ministro Saverio Romano (in nome dell’onestà e della legalità).

Legge elettorale: Pdl e Lega trattano. No di Casini (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Casini gela Alfano: ora la legge elettorale è una buffonata (Andrea Carugati, l’Unità)

E il leader Udc abbracciò Nichi il nemico (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Cinque riforme chiave, tutti i ritardi dell’Italia (Giorgio Santilli, Sole24Ore)

Occorre ridurre il carico fiscale sul lavoro (Antonio Tajani e Olli Rehn, Sole24Ore)

L’Italia precipita senza paracadute (Eugenio Scalfari, La Repubblica)

Il Futuro è più forte delle crisi (Irene Tinagli, La Stampa)

Il 20% degli elettori pdl vuole che il premier lasci (Renato Mannheimer, Corriere)

Vendola e l’alleato involontario (Andrea Fabozzi, Il Manifesto)

Tutti ossessionati dal mal di pancia della base leghista (Mario Giordano, Il Giornale)

Primarie nel Pdl: strappo di Formigoni (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Per il post Berlusconi si fanno avanti i “riservisti” (Marco Alfieri, La Stampa)

Non si può morire per Tremonti (Maurizio Belpietro, Libero)

La cultura dc utile alla rinascita (Paolo Cirino Pomicino, Corriere)

Il ministro inquisito e il voto della Lega (Massimo Mucchetti, Corriere)

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Rassegna stampa, 22 settembre 2011

postato il 22 Settembre 2011
Le cose vanno sempre peggio. Il giudizio senza appello delle agenzie di rating (atteso a lungo, ma non per questo indolore), in primis di quello di Standar&Poors ha colpito duramente il nostro sistema e la nostra credibilità economico-politico: il declassamento del nostro debito prima e ora di 7 delle nostre principali banche, rappresenta una bocciatura dura della politica economica del governo e in generale, però, anche del nostro sistema Paese. S&P, infatti, sostiene che l’Italia rischia di non superare la crisi a causa della propria incapacità di affrontare i problemi con la forza necessaria, liberandosi in primis dei vincoli e dai legacci del passato: all’estero appariamo come un Paese vittima di caste chiuse, di lobby tecnocratiche, di forze sindacali vetero-ottocentesche. Ora capite perché servono le famose riforme strutturali che andiamo predicando da tempo?

Twitt (Il Riformista)

Standard&Poor’s boccia sette banche italiane (Fabrizio Massaro, Corriere)

Onorevoli a 18 anni e senatori a 25. Dalla Camera arriva il primo sì bipartisan (Il Giornale)

La rete bianca che piace a Luchino (Giovanni Cocconi, Europa)

Abbiamo fede, stiamo tornando (Riccardo Paradisi, Liberal)

Rilancio, cambio in corsa o candidatura di Alfano. Le tre carte (coperte) (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

«Via il Cavaliere o ci scappa il morto» (Giovanni Grasso, Avvenire)

Bossi: Milanese? Noi non vogliamo far cadere il Governo (Iva Garibaldi, La Padania)

Franco – Un pericoloso isolamento (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Così l’Italia spreca il tesoro di Internet (Riccardo Luna, La Repubblica)

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